lunedì 19 marzo 2012

Andrea Ermano: Con la maggiore oggettività possibile

Dal sito dell'Avvenire dei lavoratori

EDITORIALE


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Con la maggiore

oggettività possibile


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di Andrea Ermano


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Nessun avversario del Pd, eccetto il Pd stesso, avrebbe saputo manovrare questa grande forza politica nella morsa in cui essa, serenamente, pacatamente, si è venuta a trovare. E nella quale il suo segretario, Pierluigi Bersani, deve ora guardarsi dal venire accostato a Walter Veltroni nei panni del leader di un partito “di destra”, e sia pure di una destra decente. Perché, se ciò accadesse, s’innescherebbe un’emorragia elettorale verso SEL-IDV e verso il non-voto, con effetti esiziali non solo per il Pd.

Presi tra due fuochi, i democrats devono affrettarsi a “rientrare” nella loro tradizionale area di consenso, che è il popolo di sinistra, con buona pace del tentativo orwelliano di cancellare la “sinistra” dai dizionari e dalle istituzioni politiche della neo-lingua nazionale.

Eugenio Scalfari assevera che il Pd è, ça va sans dire, "un partito liberal-socialista". Laddove il liberal-socialismo, sostiene, è come un cappuccino, gustosa miscela di latte e caffè. Caffè che simboleggia il socialismo. E, in nome di questo “caffè”, il governatore pugliese Nichi Vendola dovrebbe chiedere, sempre secondo Scalfari, la tessera del Pd. Se Vendola entrasse nel Pd, e se lo facesse “per accrescere la dose di caffè in quel cappuccino, credo che sarebbe un fatto positivo”, conclude il fondatore de La Repubblica in un editoriale nel quale egli si richiama a Norberto Bobbio, Guido Calogero, Carlo Rosselli, Piero Gobetti, Filippo Turati e, insomma, a tutti i padri illustri del cappuccino italiano.

Alcuni amici stranieri mi hanno chiesto di spiegargli questa metafora scalfariana che a me pare stupefacente non per “l’esempio pedestre”, quanto per la conversione di centottanta gradi che essa veicola. Non aveva, l’autorevole editorialista, bruscamente redarguito il Pd solo pochi giorni fa a causa delle intemperanze filo-socialiste di parte del suo gruppo dirigente? Ieri il latte non era bianco abbastanza. Oggi manca di caffè. Che la stessa persona in fatto di cappuccini cambi idea cosi frequentemente, mi stupisce non poco.

Gli amici stranieri si sono detti stupiti del mio stupore, essendo che “ovunque i giornali fondano le loro fortune sulla debolezza del cervello umano, mentre l’opinione pubblica occidentale dimentica quel che loro scrivono prima ancora d’averlo letto”, dicono loro.

Ad ogni modo ecco le conclusioni cui giunge Scalfari: “Il Pd deve restare un partito liberalsocialista se vuole vincere. Ma nulla vieta che la quantità di latte e di caffè nella miscela possano cambiare”. E ciò conclude dopo averci assicurato di avere riflettuto “con la maggiore oggettività possibile”. È come se Scalfari ammettesse l’esistenza di un oggettività un po’ diversa dalle preferenze del soggetto. Ergo, c’è dell’onestà intellettuale in quest’assicurazione. E noi, si parva licet, ce ne sentiamo rassicurati.

Dopodiché, il centro-sinistra italiano alle elezioni politiche potrà vincere o perdere o pareggiare. Dipenderà anche dal grado di eventuale distorsività maggioritaria della nuova legge elettorale, se ci sarà ancora una volta una legge elettorale in sostanziale dissidio con l’impianto della nostra Costituzione. (Qualora nel 1994 si fosse votato con la proporzionale, avremmo probabilmente avuto un governo di coalizione Martinazzoli-Occhetto: niente di entusiasmante, ma sempre meglio di Berlusconi).

Che alle elezioni del 2013 il centro-sinistra vinca, perda o pareggi – e che ne esca un governo di centro-sinistra, centro-destra o di grosse Koalition – la sinistra italiana farebbe un piacere a se stessa, e al Paese, se ritornasse unita, non necessariamente unita nello stesso partito, no: unita al governo oppure unita all’opposizione.

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