lunedì 12 dicembre 2011

Lorenzo Borla: Maurizio Landini

Maurizio Landini, domenica sera a “Che tempo che fa”. Dice cose sacrosante sul divario fra ricchi arricchiti e poveri impoveriti. Dice magari qualche cosa inesatta, nell’eccitazione del suo ragionamento. Dice le cose con la rabbia, non ingiustificata, di un operaio alla catena di montaggio. Fa il suo mestiere di sindacalista, a difesa degli interessi dei lavoratori. Tanto di cappello a quest’uomo che, da segretario nazionale della Fiom guadagna 2.300 euro netti al mese. Dice le cose con una torrenziale e insopportabile retorica, stile anni Cinquanta. Non ha capito che, se dicesse le cose in modo più pacato, magari non otterrebbe migliori risultati dalla Fiat, ma forse attirerebbe più simpatia alla sua causa. Non gli è stata posta, né lui l’ha introdotta, la domanda cruciale: quali sono le correnti condizioni di lavoro nell’industria dell’auto, in Germania e Francia, a paragone dell’Italia. E pure quali sono in America, a cui Marchionne evidentemente si ispira. A meno di non sostenere che lì sono delle bestie, mentre in Italia ci vogliono maggiori riguardi perché siamo più fragili... (non a caso abbiamo perso quasi tutte le guerre...). E dopo aver tifato la domenica allo stadio, il lunedì siamo più stanchi... Quanto al fatto che in Germania e Francia gli operai vengono pagati di più, ciò non è dovuto soltanto ai padroni delle ferriere spietati e sfruttatori, ma anche al cuneo fiscale che pagano gli operai per sostenere, fra tante altre cose, gli aiuti ai giornali per la pluralità dell’informazione, agli ippodromi per aiutare l’industria delle corse e delle scommesse, eccetera... Cari saluti. Lorenzo Borla

11 commenti:

sergio ha detto...

Non ho capito se Landini, secondo te, è un bravo sindscalista o è un trombone. Io so che la Fiat in America ha trovato un sindacato che non ha firmato l'accordo fino a quando non ha presentato il piano strategico mentre in Italia neppure il Governo lo ha, a meno di non voler parlare di quell'opuscolo dato agli operatori di borsa che anche Quattroruote ha pubblicato (ma che ormai ha un anno e mezzo di vita ed ancora non si vede una cicca).

Sergio Tremolada (Nuova Società)

PS.: dei 20 Mld di Euri da investire dichiarati se ne sono visti solo 5.

lorenzo ha detto...

Secondo me è un sindacalista assolutamente e appassionatamente dedito alla sua causa. Ma quando va a raccontare le sue idee in televisione dimentica di non trovarsi a un comizio di piazza degli anni '50 e purtroppo suona come un trombone. Vero quello che dici sulla Fiat in America e in Italia, ma non è questo il punto. Vogliamo sapere quanto i diritti dei lavoratori Fiat in Italia vengano conculcati da Marchionne rispetto a Francia, Germania e America e, sempre rispetto a questi Paesi, quanto siano più dure, estenuanti, defatiganti, le loro condizioni di lavoro (come appare dalle parole di Landini). Aggiungo il commento di Claudio:
Cari saluti. Lorenzo Borla

guido ha detto...

A me sembra che Sergio (T) abbia ragione, così come ne aveva da vendere Landini. Il Sergio (M) mi sembra uno di quei furbacchioni che riesce a fregarti persino con il maglioncino (speriamo che ogni tanto lo lavi) Finora ha sganciato un sacco di buone parole ma neppure a) un modello nuovo capace di incantare il mercato, quello vero b) un piano industriale per farlo c) i soldi promessi. Cosa aspettiamo? G

dario ha detto...

Marchionne è (come fu Romiti) un grande esperto di finanza mondiale, tant'è che viene da un'azienda finanziaria e non da una industriale, e come tutti i finanzieri ha un innato sesto senso per capire quand'è ora di fare affari, è invece molto meno bravo sul piano produttivo e temo che in FIAT purtroppo oggi non ce ne siano molti.

La FIAT inoltre sconta il fatto di essersi fatta trovare a metà del guado sia dalla prima crisi finanziaria del 2008 sia dalla seconda nel 2011 e la sua diminuzione di potere politico in Italia, ventanni fa con il c.... che il Governo avrebbe fatto due manovre (autunno e inverno 2011) con rincari delle accise sulla benzina.

Fraterni saluti

Dario Allamano

lanfranco ha detto...

e ammesso che gli operai francesi o tedeschi lavorino in condizioni
peggiori,è forse per un socialista una ragione per peggiorare quella
degli italiani?

claudio ha detto...

peggiori non credo: guadagnano di più e le loro pause, ritmi e assenteismi
consentono una qualità molto superiore alla nostra, mentre non risultano
svenimenti sulle loro linee di montaggio

lorenzo ha detto...

Certo non lo è, ma se perdono il lavoro, a chi si rivolgono? Ai socialisti?

maurizio ha detto...

Caro Lanfranco,
è vero che non sarebbe una buona ragione per un socialista, ma i conti
con la concorrenza - almeno a livello europeo - bisogna pur farli. Non
sono un esperto e della Francia so molto poco. So però, come tutti,
che in Germania i salari sono molto più alti come è molto più alta la
produttività. Inoltre c'è la Mitbestimmung - che Paolo Borioni
preferisce tradurre come "codeterminazione" piuttosto che come
"cogestione" - che in Italia è sempre stata avversata sia da destra
(troppo potere ai sindacati) sia da sinistra (collaborazionismo e fine
dell'antagonismo sociale). Sarebbe ora invece di abbandonare certi
schematismi e di studiare le realtà estere da vicino, almeno da parte
di chi fra noi ha conoscenze e strumenti idonei. Su Marchionne mi ero
illuso che fosse l'erede di Ghidella (un duro, ma che le auto sapeva
farle, eccome) mentre comincio a temere che sia un erede, in peggio,
di Romiti. Almeno il vecchio autocrate mesi fa, quando Marchionne
blaterava di fine della lotta o conflitto di classe, ha detto che se
ci può essere convergenza quando si tratta di realizzare profitti,
nella fase della redistribuzione il conflitto è inevitabile perchè
strutturale. Con il che l'uomo in giacca e cravatta ha decisamente
scavalcato a sinistra il post-moderno con il maglioncino (su questo
vorrei tranquillizzare Martinotti: penso ne abbia una armadio pieno,
anche se sono tutti uguali). Comunque noi siamo ben lontani non solo
dalla redistribuzione, ma anche dalla realizzazione. Su Landini e FIOM
ho grossi problemi. Capisco le loro difficoltà, ma troppo spesso le
loro dichiarazioni e posizioni mi sembrano obbedire più alla logica di
un partito antagonista che a quella di un sindacato che non può dire
sempre e soltanto no. Magari alla fine si vedrà che avevano ragione
loro, ma al momento qualche spazio va pur cercato, se non altro per
non rappresentare un alibi per la FIAT.
Maurizio Giancola

luciano ha detto...

Domanda (non retorica): ma la produttività per addetto dipende dagli
addetti, o dall'efficienza tecnologica dell'impianto, oppure da entrambi i
fattori ?
C'è poi un altro elemento che continua a risultarmi davvero oscuro.
Se il costo del lavoro incide, come si è letto, per il 7 % sul prezzo finale
del prodotto auto, come si spiega questa specie di guerra totale di
Marchionne ? Impone condizioni durissime, spacca i sindacati, esce da
Confindustria ... Tutto per un recupero di quanto ? Del 5, del 10 % sul
costo del lavoro in relazione alla produttività ? Che rapportato a quel 7 %
vorrebbe dire lo 0,35 - 0,7 % di riduzione del costo finale del prodotto.
C'è insomma un'apparente sproporzione abissale tra mezzi e fini. Ma
sicuramente dipenderà dalla mia personale incapacità di padroneggiare la
materia.
Io, che in queste cose sono un po' rozzo, sarei per accettare i modelli solo
se si possono avere in blocco.
Si vuole la flex-security come in Danimarca ? Ok, ma non solo un pezzo
(flex), tutta intera: con quelle indennità di disoccupazione, quei programmi
di formazione e di accompagnamento al reimpiego, quei servizi sociali.
Si vuole il modello industriale tedesco ? Ok, ma tutto quanto: con quegli
investimenti sulla modernizzazione continua dei processi, degli impianti e
dei prodotti, con quei salari, con quei consigli di sorveglianza eletti dai
lavoratori.
Poi si vede chi ci sta ...

LBP

sergio ha detto...

La produttività per addetto - o meglio per ora lavorata - è un rapporto che
ha al numeratore il valore aggiunto prodotto con un ora di lavoro che sta al
denominatore. Se si guardasse questo numeratore con gli occhi aperti,si
scoprirebbe l'ombrello. Sul perché occorra scoprire l'ombrello e su come mai
quel numeratore è maggiore del nostro e non solo in Germania, sono due
questioni successive...
Sergio Ferrari

marco ha detto...

a economia ci hanno spiegato che riguarda anche l'intensità di capitale ....