venerdì 1 gennaio 2010

vittorio melandri: apologo sull'onestà nel paese dei corrotti

Lo so, avevo scritto solo pochi giorni fa che avrei diradato le mie rotture, ma questa mattina aprendo la posta, ho trovato gli auguri di un amico che mi ha riportato alla mente un apologo scritto da Italo Calvino dal titolo appunto di: “Apologo sull’onestà nel Paese dei corrotti”.



Pezzo uscito in forma di articolo su la Repubblica del 15 marzo 1980, e poi ripreso in vari libri successivi.



Poiché siamo all’apertura di un nuovo decennio, vale la pena forse di rileggerlo (lo trovate in allegato) anche alla luce delle “sempre sagge” parole del Presidente della Repubblica che a proposito di “Etica” (la maiuscola è mia) nel suo “meditato” messaggio di fine anno ha fra l’altro affermato che…



“È necessario che si riscoprano (nota mia …. RI-scoprano) e si riaffermino valori troppo largamente ignorati e negati negli ultimi tempi. Più rispetto dei propri doveri verso la comunità, più sobrietà negli stili di vita, più attenzione e fraternità nei rapporti con gli altri, rifiuto intransigente della violenza e di ogni altra suggestione fatale che si insinua tra i giovani”.



Per poi proseguire sostenendo…. che



“In realtà, non è vero che il nostro paese sia diviso su tutto: esso è più unito di quanto appaia se si guarda solo alle tensioni della politica” …….



E perciò……



“…..si dovrebbero ormai, da parte di tutti, contenere anche nel linguaggio pericolose esasperazioni polemiche, si dovrebbe contribuire a un ritorno di lucidità e di misura nel confronto politico”…



Trovo proprio che possa essere di drammatica attualità paragonare, a trent’anni di distanza da quando sono state scritte, le parole di Calvino e quelle del “nostro” Presidente Napolitano, che si dichiara deciso a perseverare nel suo impegno…..



“…. per una maggiore unità della nazione : un impegno che richiede ancora tempo e pazienza, ma da cui non desisterò”.



Prossima tappa, in “via Bettino Craxi”.



vittorio melandri



P.S.

L’8 marzo 1981, giusto (circa) un anno dopo Calvino, Riccardo Lombardi a Piacenza ci aveva parlato della “mutazione genetica” del suo, del nostro, del mio, PSI.

Darwin avena intuito che a volte le mutazioni genetiche portano ad un rafforzamento dell’organismo che le vive, a volte, alla sua morte. Nel secondo caso, non sempre si intitolano strade ai defunti, che come noto sono da sempre in numero superiore, alle strade disponibili alla toponomastica.

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