da aprile on line
Il PSE subito, qui e ora
Marco Brunazzi*, 04 febbraio 2009, 10:43
Dibattito La vera risposta politica all'accordo sullo sbarramento alle prossime elezioni europee non può ridursi al solito piagnisteo vittimistico e impotente e non può consistere in una arlecchinesca coalizione degli esclusi. Occorre invece spostarsi da posizioni prevedibili e perdute in partenza, per muoversi su di un altro piano: quello già prefigurato a Volpedo e oltre. La creazione del partito socialista europeo, in totale discontinuità con gli attuali partitini in coma irreversibile
Vorrei condividere con aprileonline alcune mie sommarie considerazioni a partire dall'accordo PD-PDL per introdurre lo sbarramento del 4% alle prossime elezioni europee. Naturalmente, ne penso tutto il male possibile e ritengo sacrosanto e necessario manifestare la protesta in tutte le forme e sedi adeguate.
Detto questo vorrei però aggiungere che la vera risposta politica non può ridursi al solito piagnisteo vittimistico e impotente. Anche in un match sportivo le eventuali scorrettezze dell'avversario, anche non rilevate dall'arbitro, non possono limitarsi a generare soltanto le pur legittime proteste. Dopo, bisogna prenderne realisticamente atto e produrre un mutamento di tattica o di strategia di gioco, atto a recuperare quanto perduto. Credo che la soluzione non possa consistere in una arlecchinesca coalizione degli esclusi, da Mastella a Diliberto, ecc. destinata a risolversi inevitabilmente in coalizione dei perdenti.
Credo invece che occorra "la mossa del cavallo", spostandosi da posizioni prevedibili e perdute in partenza per muoversi su di un altro piano. Appunto quello già prefigurato a Volpedo e oltre: la creazione del partito socialista europeo, in totale discontinuità con gli attuali partitini in coma irreversibile e alle soglie della sospensione coatta dell'accanimento terapeutico. L'appello di Volpedo dovrebbe chiamare subito a raccolta una nuova "adunata dei refrattari", definiti però dalla preventiva volontà di riconoscersi nella famiglia e nel gruppo parlamentare del PSE a Strasburgo, famiglia fortunatamente abbastanza ampia da poter contenere comodamente e dignitosamente sia i moderati che i radicali - compresi possibilmente i Radicali, i Verdi e Vendola - che in Italia invece non sono mai riusciti a coabitare in uno stesso grande partito socialista o almeno rosso-verde.
Questa iniziativa deve però necessariamente poter ricevere l'approvazione dello stesso PSE, possibilmente sollecitato dagli attuali europarlamentari italiani uscenti di matrice socialista. Dopo, ma solo dopo tutto ciò,quando fosse nata la sezione italiana del PSE, si potrebbe eventualmente trattare persino un onorevole accordo elettorale col PD - e con chi altri se no? Di Pietro?! Casini?! Ferrero?!.
La politica seria non può vivere solo di sentimenti, pur apprezzabili, ovvero di risentimenti, pur comprensibili. Di questi si è campato per quindici anni dopo Craxi e tangentopoli e si vede ora con che mirabolante esito politico! Tra l'altro, una scelta del genere potrebbe davvero rendere dirompenti le contraddizioni in seno al PD, ma prima delle elezioni e non solo dopo, quando la presumibile disfatta sarà ormai fatale per tutti, nessuno escluso.
Mi scuso per l'invadenza e la frettolosità dell'argomentazione, ma mi preme conoscere l'opinione dei molti compagni e compagne che frequentano aprileonline, anche perché so che molti altri preferirebbero una battaglia di principio, pur se probabilmente perdente, alle prossime elezioni, nella convinzione che dopo si disintegrerà il PD. Al contrario, io penso che l'unica chance per ribaltare l'attuale disastrosa situazione sia proprio il PSE subito, qui e ora. E se non ora, quando?
* Direttore dell'Istituto di Studi Storici "Gaetano Salvemini"
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