Dal sito di sd
Non è una tragedia, è l'occasione giusta
L'altro giorno, mentre i capogruppo di Pd e PdL trovavano l'accordo sulla nuova legge per le europee, io ero con altri compagni a piazza Colonna, sotto i magnifici portici della veltronianamente detta “Galleria Alberto Sordi”. Martedì sarò a piazza Montecitorio per un altro presidio, Mercoledì lo stesso. Non smetterò di ripetere ad ogni amico incontrato quanto forte sia lo sdegno che provo; non smetterò certo di argomentare le mie ragioni, le nostre ragioni. Continuerò a dire che il parlamento europeo non elegge nessun governo e che quindi uno sbarramento 'governista' non ha alcun senso. Continuerò a dire che, se il problema sono i costi delle campagne elettorali, l'ammontare dei rimborsi assegnati a chi riesce a mandare un proprio rappresentante nelle camere di Bruxelles non cambia diminuendo i partiti, la torta è sempre la stessa cambia solo la grandezza delle fette. Continuerò a dire che non ha senso sostenere che l'Italia debba presentarsi meno frammentata perché i gruppi al parlamento europeo sono già fissati in un numero assai contenuto. Continuerò a dire che se proprio una legge sullo sbarramento andava fatta dovevano deciderlo tempo fa: è buona norma che le regole del gioco siano fissate ben prima che i giocatori si siedano attorno al tavolo e che vengano distribuite le carte. Non smetterò di urlare il mio sdegno, non smetterò di denunciare l'inciucio. Ma, per correttezza, dirò anche altro.
La nostra risposta non può limitarsi a qualche presidio, ad una campagna elettorale basata sul 'vero voto utile' (come fu - ricordo – quella sfortunata della sinistra arcobaleno), al millantare ritorsioni nelle giunte locali, denunciare attentati alla salvaguardia della sinistra e accusare Veltroni di tentato omicidio. Tutto questo francamente sa un po' di vittimismo. Se le forze 'riformiste' presenti in Parlamento deludono nel voler modificare come annunciato la legge elettorale, noi deludiamo come sempre in prontezza di riflessi. Siamo lenti e pigri. È molto comoda la strategia di protesta che abbiamo scelto: lo sforzo lo chiediamo agli altri. Il nostro messaggio è: “Scippano la democrazia. Cittadini indignatevi! Salvate il valore del vostro voto: datelo a noi!”. Stiamo lanciando lo stesso appello che, se solo potessero, lancerebbero al mondo quei poveri panda appesi alle ultime canne di bambù. Da una sinistra democratica, antagonista, critica, radicale – chiamatela come caspita vi pare – personalmente m'aspetterei di più.
Quando attentano alla nostra vita, alla vita di chi difende i diritti e i doveri degli ultimi, vorrei che si rispondesse per una volta dimostrando tutta la nostra forza. Dimostriamo quanto sappiamo esser umili e coraggiosi, umiltà e coraggio: queste sono le parole chiave. Umili quanto serve per accettare le nostre misure lillipuziane; umili quanto serve per guardarci negli occhi, valutare assieme quell'enorme 4% che pende sulla nostra testa, e – per farci coraggio – prenderci per mano. Il Pd e il PdL andranno compatti verso lo sbarramento? Pazienza. Ci siamo già dichiarati contrari, ora vediamo come affrontare il problema che ci si pone davanti. Fosse mai che quello che ci sembra un ostacolo insormontabile possa invece essere il nostro trampolino di lancio? Fosse mai che a qualcuno dei nostri dirigenti venisse in mente che per superare il 4% bisogna stare tutti assieme e che stando tutti assieme (sarebbe la seconda volta) potremmo gettare finalmente le basi per un partito di tutta la sinistra? La sfida che abbiamo davanti non è superare il 4% ma avere il coraggio di affrontare la verità che si cela dietro quel numero oggi troppo alto.
La verità è che in Italia non c'è spazio, non deve esserci spazio, per tutte le nostre fiere sigle comuniste e post comuniste, socialiste e socialdemocratiche, verdi o rosa. In Italia c'è semmai spazio per un partito della Sinistra che accolga tutta questa fierezza organizzata in correnti, gruppi di lavoro o – se proprio vogliamo - 'democratiche' fondazioni. Non c'è nulla di male nella complessità. Torniamo a dare alla parola 'partito' il giusto valore, la giusta consistenza democratica. Un partito è in primis un luogo di confronto. Non è scritto da nessuna parte che i congressi si debbano concludere per acclamazione né, tanto meno, è prescritto che in caso di divergenze d'opinione si debba arrivare al divorzio. Forse basterebbe convincerci di questo, oggi accontentandoci di una lista elettorale, domani di un bel partitone variegato che dibatta al suo interno e ascolti l'esterno.
La faccio troppo semplice? L'economia domestica insegna che la convivenza, oltre che divertente (ma questo è secondario), aiuta ad arrivare a fine mese. Non solo. La convivenza/lista elettorale, e ancor più il matrimonio/partito che potrebbe seguire, permette di sviluppare un progetto per il futuro. Noi di questo abbiamo bisogno, e non di un seggio a Bruxelles.
*Consigliere II municipio di Roma
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