Dall'avvenire dei lavoratori
Editoriale
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Diktat bioetico
per maggiordomi?
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Il Cavaliere e la Curia hanno sfidato il Capo dello Stato con conseguenze che nessun commentatore è in grado di ponderare. Resta da vedere come reagiranno il parlamento e il popolo italiano al più eclatante azzardo istituzionale dell'intera storia repubblicana.
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di Andrea Ermano
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Immaginate di servire come cameriere in un locale e di veder entrare un Deputato o un Senatore della Repubblica. Avrete di che meditare. Non rischiano in fondo i parlamentari italiani di fare la figura, se non proprio dei camerieri, quanto meno dei maggiordomi? Maggiordomi e non camerieri, perché ricevono stipendi migliori. E ciò sia detto - absit iniuria - con tutto il dovuto rispetto per i camerieri, per i maggiordomi e naturalmente anche per i nostri parlamentari.
Di fatto, però, tra i banchi del Parlamento italiano vige oggi la legge del bancone di mescita: se servi troppo spesso un bicchiere di vin bianco quando te ne ordinano uno di rosso (o viceversa), vieni licenziato. Allo stesso modo un parlamentare, se preme il bottone verde anziché quello rosso (o viceversa), contraddicendo alle indicazioni del partito, non è ricandidabile oppure lo è ma in fondo al listone e quindi senza speranze di elezione.
La Costituzione nata dalla Resistenza parlerebbe di elezione senza vincoli di mandato, ma il condizionale è d'obbligo. E l'Italia è diventata una repubblica fondata sul Governo, che può catapultare in Parlamento decreti à discretion, o disegni di legge con procedura eventualmente urgente e corsia preferenziale, intimando che li si approvi a tambur battente, anche a colpi di fiducia.
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E veniamo al caso Englaro.
Per Berlusconi Eluana «è una persona viva, respira in modo autonomo, le cui cellule cerebrali sono vive e mandano anche segnali elettrici. Una persona che potrebbe, per ipotesi, anche avere un figlio».
Giudicate voi. Questa è l'argomentazione bio-etica sulla base della quale il Cavaliere ha deciso di ricorrere alla decretazione d'urgenza, nonostante il preavviso negativo del Presidente della Repubblica.
L'urgenza di una legge si giustificherebbe in base alla necessità di salvare una vita innocente, dice il Cavaliere.
Ma Eluana è in un letto d'ospedale da diciassette anni, durante i quali il Parlamento non ha mai, nemmeno una volta, dedicato al tema del "testamento biologico" cinque minuti di dibattito legislativo.
I medici dicono che Eluana versa in uno "stato vegetativo persistente", noto anche come "morte corticale". In questi casi una riemersione nelle prime settimane è possibile e comporta buone probabilità di ripresa della coscienza. Dopo un anno, la possibilità che un paziente in stato vegetativo persistente riguadagni la coscienza risultano assai più scarse e comportano comunque importanti disabilità. Purtroppo, con l'aumentare del tempo le chance diminuiscono fino a scomparire del tutto.
Da quattordici anni i medici ritengono che la "morte corticale" di Eluana sia divenuta irreversibile. "Irreversibile" significa che non sussistono più i presupposti per un risveglio alla coscienza.
Il premier ha detto però di ritenere che la paziente potrebbe ancora riacquistare la coscienza. Ha parlato di "cellule cerebrali vive". E ha usato anche espressioni un po' così. Visto che non crede né ai medici né ai tribunali italiani, il presidente del Consiglio potrebbe aderire all'invito rivoltogli da Beppino Englaro "da padre a padre" affinché egli possa accertarsi in modo diretto delle reali condizioni in cui versa la donna.
Intervenendo proprio su questo tema, un grande luminare della medicina come Umberto Veronesi scrive: "Pensiamo a Terry Schiavo, il caso americano che ha infiammato le cronache internazionali perché, dopo grandi polemiche, la sua vita artificiale fu interrotta... Ebbene, all'autopsia, il cervello di Terry è risultato completamente devastato. Per cui è dimostrato che la ragazza non vedeva, non sentiva, non provava né fame né sete, né null'altro".
Se questo è il triste quadro clinico, cessare l'accanimento terapeutico sembrerebbe un atto di pietà. Non si comprende perché taluni cardinali parlino addirittura di "assassinio" e di violazione dell'umana dignità. Tanto più che la Corte europea per i diritti dell'uomo ha respinto le richieste di varie associazioni filo-vaticane considerando tali richieste "irricevibili" in quanto "i ricorrenti non hanno alcun legame diretto" con la paziente.
Aderendo invece alle richieste del padre, Beppino Englaro, l'ordine giudiziario italiano ha ritenuto "soddisfatti" entrambi i presupposti necessari per poter autorizzare l'interruzione dell'alimentazione artificiale nel caso in questione. I presupposti sono: 1) che «la condizione di stato vegetativo sia irreversibile e non vi sia alcun fondamento medico, secondo gli standard scientifici riconosciuti a livello internazionale, che lasci supporre la benché minima possibilità di un qualche recupero della coscienza», e che 2) sia provato in maniera chiara, univoca e convincente che il paziente, prima di perdere lo stato di coscienza, sarebbe stato contrario alla continuazione delle cure.
Stando così le cose, ci si chiede per quale ragione i nostri governanti (e il Vaticano) ritengano inattendibili i responsi delle corti d'Appello, di Cassazione e Costituzionale, oltre che le diagnosi mediche e la valutazione, si immagina molto sofferta, degli stessi genitori di Eluana.
Se il Govenro italiano o magari anche la Curia vaticana porteranno dinanzi all'opinione pubblica delle ragioni chiare circa le potenzialità di guarigione di Eluana, li ringrazieremo. Se non saranno in grado di farlo, dovrebbero forse iniziare a prepararsi a chiedere scusa, anzitutto a Beppino Englaro e alla sua famiglia.
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Dal Quirinale, parecchie decine di metri sopra il livello del mare, ma anche sopra il livello di Palazzo Chigi e dei sacri palazzi romani, è giunta la seguente bocciatura: «Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha preso atto con rammarico della deliberazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto-legge relativo al caso Englaro. Avendo verificato che il testo approvato non supera le obiezioni di incostituzionalità da lui tempestivamente rappresentate e motivate, il Presidente ritiene di non poter procedere alla emanazione del decreto».
Inutile elencare qui le accuse fuoriuscite dalla bocca di Berlusconi: contro la Costituzione "sovietica", contro il presidente della Repubblica ecc.
Il capo dell'opposizione, Walter Veltroni, ritiene che il presidente del Consiglio abbia voluto "deliberatamente creare un incidente istituzionale". In effetti, Berlusconi e il segretario di Stato vaticano conoscevano entrambi il pensiero di Napolitano, che è il rappresentante di tutti e non il passacarte di qualcuno. Ma ormai il Cavaliere e la Curia hanno sfidato il Quirinale, con conseguenze che nessun commentatore è ancora in grado di ponderare.
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Fin qui a grandi linee il caso Eluana. Che dire ancora?
Ritorniamo alla figura del maggiordomo. L'uso della decretazione d'urgenza è ormai giunto a tal punto che quasi tutte le leggi italiane vengono di fatto avallate dal potere legislativo sotto dettatura del potere esecutivo. I parlamentari si fanno maggiordomi delle segreterie. E il legislativo rischia di diventare il cameriere dell'esecutivo, ma quel che è peggio lo Stato italiano si ancella della Chiesa cattolica.
Ora che il Presidente della Repubblica ha negato la firma e il Presidente della Camera ha parlato di "grave errore" del governo, non resta che vedere come reagiranno il parlamento e il popolo al più eclatante azzardo istituzionale dell'intera storia repubblicana.
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