dal sito di sd
Dallo sbarramento alla Sinistra a due cifre
Detto tutto il male possibile di uno sbarramento inventato da Berlusconi per consolidare il suo controllo sul centrodestra e da Veltroni per recuperare con la tecnica ciò che la politica gli fa perdere; criticato a fondo il tormentone del dialogo, che apre scenari nel merito negativi, si apre una questione di proposta politica.
Dalla discussione di questi giorni non esce una proposta ma solo resistenza, per quanto motivata. Da un lato, la protesta porta – con altissima probabilità – a far nascere idee di liste di “salvezza democratica”, in cui si mettono insieme forze senza altro fattore comune che la sopravvivenza; dall’altro, può tornare a galla una sorta di riedizione della Sinistra Arcobaleno. Guardando più in là, simili prospettive non riescono né a chiamare davvero in causa le responsabilità del Pd né a fare sì che in quel partito si sviluppi una dialettica libera e feconda. Anzi: finché nel Pd permane un confronto interno così chiuso su sé stesso e con la forma di disputa nei gruppi dirigenti, tutto il dibattito politico ne rimane condizionato e bloccato.
Lo sbarramento deciso a pochi mesi dalle elezioni è una misura odiosa, chiaramente finalizzata ad ostacolare forze sulla carta minori. Ma la sinistra deve avere l’ambizione di porsi come attore politico rilevante: abbaiare alla luna della cattiveria altrui è il modo migliore per essere poco valutati dagli elettori.
E’ il momento di cambiare il campo di gioco: finora siamo stati nell’angolo degli sconfitti di aprile e nulla di quanto sta succedendo è riuscito ad uscirne.
Due anni fa SD è nata per contribuire alla formazione di un partito della sinistra e del socialismo europeo, valutando ampio e oggettivo lo spazio politico ed elettorale esistente in Italia e le vicende di questi anni confermano quella ipotesi. Una sinistra “a due cifre”, dicemmo: ora è il momento di rilanciare con grande determinazione la stessa sfida. Gli errori compiuti e gli scacchi subiti, lo stesso abbandono di quella prospettiva ci hanno fatto vedere almeno le cose da non rifare e adesso c’è una nuova, grande occasione. Uscire dall’angolo, cambiare il campo, produrre uno scatto che costringa a muoversi anche chi ha pensato dopo aprile di non aver perso e oggi non gode di buona salute.
Diamo vita allora ad un atto politico pubblico, nazionale e locale. Mandiamo una lettera aperta:
“Ai compagni e alle compagne
- che nei Verdi e nel PdCI sono percorsi da un dibattito interno sulle scelte strategiche ed elettorali,
- che già fuori dal PRC o ancora al suo interno lavorano per una svolta profonda,
- che nel Partito Democratico ne hanno sostenuto il carattere di forza della sinistra,
- della Cgil che pensano che riformismo vuol dire innanzitutto il merito dei problemi,
- a tutti quelli che considerano pratica democratica consultare i lavoratori e non le primarie dei capi,
e, naturalmente, di Sinistra Democratica e del Partito Socialista, che sono nati come forza del socialismo europeo.
A tutti voi facciamo una proposta per le prossime scadenze elettorali, perché sentiamo il bisogno di uscire dalle secche meschine di queste settimane e l’urgenza di uno scatto di rinnovamento.
Secche meschine, perché il pasticcio dello sbarramento per le europee serve con evidenza a rinsaldare con mezzi tecnici partiti in difficoltà per ragioni politiche e crea, per di più, una zona fumosa di un presunto “dialogo” che durerà fino a quando Berlusconi lo riterrà utile per sé. Pesante responsabilità, quella del Pd, perché cerca di fare deserto intorno a sé, è sempre più lontano dall’autosufficienza e, terrorizzato da Di Pietro, mette a repentaglio ogni possibile alleanza: altro che vocazione maggioritaria, il Pd è più piccolo, più solo, più diviso di prima. E sull’altare del “dialogo” si apre il rischio concreto di inaccettabili compromessi su Rai e giustizia, per non parlare delle tensioni su un federalismo di facciata e dai costi incalcolabili.
Sia chiaro: non crediamo che gli sbarramenti siano una ferita alla democrazia. Pensiamo invece che la politica debba trovare una nuova fase di legittimazione e di autorevolezza anche a partire da una rinnovata verifica di rappresentanza non distorta da meccanismi tecnici e non soddisfatta dalla inflazione di “primarie” che sono sempre più spesso elezioni dirette un po’ troppo plebiscitarie o rimedio a dinamiche malate interne ai partiti.
Uno scatto di rinnovamento, perché non è più sopportabile una frantumazione sempre meno comprensibile, che garantisce piccole rendite di posizione di piccoli gruppi dirigenti di fasi passate e si esprime in modi e linguaggi sempre meno comprensibili. E questo scatto inizia dal liberarsi di un atteggiamento di lamento e di paura: che sinistra possiamo mai essere se timorosi di uno sbarramento?
Noi pensiamo che ci debba essere un ancoraggio forte al grande soggetto storico del socialismo europeo, che questo sia il punto essenziale per le elezioni europee e che abbia una grande importanza anche per le elezioni amministrative, pur consapevoli della originalità e delle articolazioni che le elezioni locali hanno per loro natura. E tuttavia occorre – anche per la contemporaneità delle due elezioni, che ci sia il massimo di coerenza tra le due proposte.
Anche qui, sia chiaro che non pensiamo che il richiamo al socialismo europeo risolva tutto e non ci sfugge la necessità anche esso debba cambiare, a partire da un approccio nuovo – che finora è mancato – al grande tema della crisi economica mondiale e a come uscirne in una prospettiva di equità sociale, nuovo modello di sviluppo, espansione dei diritti, della democrazia e delle prospettive di pace e cooperazione internazionale. E, in particolare, è impellente una netta svolta ambientalista nelle sue mpolitiche e nella sua caratterizzazione.
Per le amministrative vogliamo costruire alleanze di centrosinistra ma queste dovranno essere capaci di innovazione programmatica e di una nuova fase di trasparenza, etica pubblica e partecipazione: dunque alleanze che devono essere costruite e non date per scontate.
Per le europee vogliamo essere chiari con gli elettori dicendo loro che saremo con il PSE.
In questi impegni sta il rinnovamento necessario e, per noi, possibile. Ce lo chiede la difficoltà estrema del momento, ce lo chiedono le esigenze del mondo del lavoro, ce lo impone la necessità che la sinistra possa essere utile, non solo agli strati sociali a rischio di impoverimento e marginalità ma anche all’insieme delle forze più vive ed attive della società, motore dello sviluppo e del progresso civile e sociale, come nei momenti migliori della storia e della esperienza della sinistra, in Italia ed in Europa.
Vi proponiamo di impegnarci insieme, di presentarci agli elettori così, con una proposta da lanciare e poi da far crescere in forme partecipate e aperte. Guai a noi se pensassimo ad improbabili cartelli elettori “per difendere la democrazia”, a riedizioni di finte e provvisorie “unità” che gli elettori hanno già condannato, a richieste di voto “per la sopravvivenza”.
Vi proponiamo di costruire insieme un presente ed una prospettiva: non facciamo finta di essere tutti d’accordo, non pensiamo che basti definire “unitaria” una proposta perché l’unità ci sia davvero. Ci sarà tra tutti quelli che condivideranno costruzione e proposta ma – almeno – sarà una discussione franca e vera, comprensibile e giudicabile.
E’ ovvio che questa proposta si intreccia con i processi in corso per la costruzione di un nuovo e grande soggetto politico della sinistra italiana. Le elezioni e le liste non sono i partiti ma possono essere una tappa importante. Oggi i temi sono crisi economica e condizioni di vita e lavoro, diritti sociali e civili, critica e modifica di un modello di sviluppo dissipatore di risorse e dell’ambiente, equità sociale e costruzione del futuro, libertà personali e collettive: sono forse diversi questi temi tra elezioni e pratica politica? Tra liste e soggetto politico? E allora, cominciamo e costruiamo.”
*Consiglio nazionale di SD
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