giovedì 29 settembre 2016

Andrea Ermano: Rompicapo

EDITORIALE Avvenire dei lavoratori Rompicapo curioso e raro C'è un passaggio, curioso e raro, nell'intervista rilasciata ieri da Carlo De Benedetti al Corriere, un passaggio in cui l'intervistatore domanda all'Ingegnere se, per trovare i soldi necessari ad abbattere le imposte sul lavoro e a rilanciare la crescita, non ci voglia una patrimoniale... Una patrimoniale?!? di Andrea Ermano Già se n’era parlato, in effetti, di patrimoniale alcuni anni fa, ma ormai neppure questo basterebbe più. Ai patrimoni dovrebbero aggiungersi, secondo l’Ingegnere, anche i grandi redditi ("non da lavoro"). E non è tutto. Anzi, non è ancora niente. Il punto vero sta là dove, con scarto repentino, l'intervistato aggiunge che "l’energia umana è molto più importante del petrolio". Vi domandate che cosa c'entra qui il petrolio? Qui l’intervistato ci soccorre con un "esempio", l'esempio di Israele, un Paese dove c'è "un’intelligenza per centimetro quadrato che non esiste in nessun’altra parte del mondo; con il servizio militare che serve a educare i cittadini, a farli studiare, a formarli all’uguaglianza. Un Paese naturalmente socialista". Curioso e raro rompicapo! Ricordate quel che insegnava Umberto Eco e cioè che, quanto più infrequente appare una certa sequenza di parole, tanto più elevato risulterà il suo contenuto d'informazione? Ebbene, se questo è vero, bisogna allora ammettere che il passo merita una certa applicazione. Perché in esso si manifesta, dall'interno della classe dirigente italiana, un sorprendente cambio di paradigma a fronte della catastrofe cui ci sta conducendo la globalizzazione neo-liberale. Carlo De Benedetti: "In gioco la sopravvivenza della democrazia" "L'Occidente è a una svolta storica. È in gioco la sopravvivenza della democrazia", dice De Benedetti. In effetti assistiamo alla distruzione dei ceti medi, nella prospettiva del vedersi avverare la previsione di Larry Summers, ex segretario al Tesoro di Clinton: "Stagnazione secolare". Il che può mettere seriamente a rischio la pax europaea uscita dalla Seconda guerra mondiale: "In Francia non si può escludere che diventi presidente Marine Le Pen. Il padre non poteva farcela: troppo legato a Vichy e all’Algeria francese; lei sì. Hollande si è sciolto al sole, Sarkozy è un déja-vu che i francesi non vogliono più. La Spagna è senza governo da un anno, il Portogallo in bilico, la Grecia è ancora lì perché nessuno ha interesse a fare davvero i conti. In Polonia vige un nazionalismo di destra. L’Ungheria è già passata all’estrema destra, l’Austria no, ma solo grazie alla colla delle buste che ha causato il rinvio delle presidenziali. Una situazione da anticamera del fascismo". Ci troviamo in una situazione da anticamera del fascismo?! E, se sì, basterebbe allora una patrimoniale? Certo, il premier Renzi – quando avrà auspicabilmente perso il referendum costituzionale, venendo per altro rispedito dal Capo dello Stato di fronte alle Camere per chiedervi un rinnovo della "fiducia" – farebbe anche bene a licenziare una grande operazione di verità fiscale focalizzata sulle grandi ricchezze e finalizzata ad alleggerire la pressione contributiva che grava sul lavoro. Ma non sarebbe che l'inizio. Perché di qui in poi occorrerebbe davvero guardare all'esempio d'Israele che, grazie all'energia dell'intelligenza umana e pur privo di significative risorse naturali, è riuscito a raggiungere un elevato standard di benessere, di crescita e di democrazia. In tal proposito De Benedetti pone in evidenza lo strumento egualitario dell'esercito israeliano in "un Paese naturalmente socialista". Evviva il Socialismo. Troppa grazia. E però ci si contenterebbe anche con meno, in questa nostra Italia attuale, la cui Costituzione per inciso "ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" (Art. 11). A che cosa ci servirebbe l'esercito israeliano? Con tutto il rispetto, ci basterebbe introdurre una leva civile, dato che le varie "emergenze" da noi sono sismiche, idro-geologiche, migratorie ecc. Su di esse il Mercato per altro continua una sua splendida latitanza (c'è ben poco da arricchirsi evitando inondazioni). Un servizio civile (obbligatorio e universale, come lo immaginava Ernesto Rossi nel suo saggio "Abolire la miseria") offrirebbe il punto archimedeo su imperniare anche un discorso serio – cioè fatto di diritti e doveri – circa il reddito di cittadinanza. Lo stesso, fatte le debite proporzioni, dicasi a livello continentale, dove servono migliori rapporti di comunicazione e coordinamento tra le forze armate esistenti, ma certo non i grandi eserciti europei di cui tanto si favoleggia ultimamente (fermo restando che per noi è sempre valida l'esortazione di Sandro Pertini: "Svuotate gli arsenali, riempite i granai!"). Anche l'UE si gioverebbe non poco dall'istituzione di un servizio civile europeo all'interno del quale poter ricombinare esperienze di formazione, quali l'Erasmus, con la solidarietà sociale e il lavoro di pronto intervento ovunque esso sia necessario. Soprattutto, una grande organizzazione del servizio civile europeo potrebbe rivelarsi lo "strumento degli strumenti" più adatto a valorizzare l'energia umana delle giovani generazioni umiliate e offese per causa di una disoccupazione strutturale dilagante.

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