martedì 27 ottobre 2015

Jeremy Rifkin, The Third Industrial Revolution: How Lateral Power Is Transforming Energy, the Economy, and the World

Jeremy Rifkin, The Third Industrial Revolution: How Lateral Power Is Transforming Energy, the Economy, and the World L'economia globale sta rallentando, la produttività è in declino in ogni area del pianeta, e la disoccupazione resta ostinatamente elevata in ciascun Paese. Allo stesso tempo l'ineguaglianza economica fra ricchi e poveri ha raggiunto il punto più alto nella storia dell'umanità. Nel 2010 la ricchezza accumulata dalle 388 persone più ricche del pianeta ha eguagliato quella della metà più povera del genere umano. Nel 2014 la ricchezza degli 80 (80!) individui più ricchi del mondo ha eguagliato quella della metà più povera del genere umano. Questa tragica realtà economica viene oggi ulteriormente aggravata dalla rapida accelerazione dei mutamenti climatici cagionata dall'aumento delle emissioni dei gas prodotti dall'industria, responsabili del riscaldamento globale. I climatologi sostengono che la concentrazione globale del carbonio nell'atmosfera, che negli ultimi 650 mila anni è andata dalle 180 alle 300 parti per milione, è salita dalle 280 ppm immediatamente precedenti all'alba dell'era industriale alle 400 ppm del 2013. Le concentrazioni di metano e monossido d'azoto nell'atmosfera, cioè gli altri due gas che surriscaldano il pianeta, mostrano traiettorie altrettanto ripide. Al summit globale sul clima di Copenhagen del dicembre 2009 l'Unione europea propose che le nazioni del mondo ponessero un limite all'incremento della temperatura terrestre fino a 3,5 gradi Fahrenheit (2 gradi Celsius). Ma anche un incremento di soldi 3,5 gradi finirebbe per riportarci alla temperatura del pianeta Terra di molti milioni d'anni fa, cioè all'epoca del Pliocene, con conseguenze devastanti per gli ecosistemi e la vita umana. La proposta dell'Ue venne ignorata. Oggi, sei anni più tardi, l'impennata nell'uso dei combustibili a base di carbonio ha aumentato i livelli del diossido di carbonio atmosferico ad una velocità di gran lunga superiore alle proiezioni precedenti, rendendo probabile una fuga della temperatura terrestre oltre l'obiettivo dei 3,5 gradi, per raggiungere il traguardo degli 8,6 gradi Fahrenheit (4,8 gradi Celsius) entro il 2100 - temperature che sulla Terra non si erano viste da milioni di anni a questa parte. (Ricordate, gli esseri umani anatomicamente moderni - la specie più giovane - hanno abitato il pianeta solo per gli ultimi 195 mila anni circa). A rendere tanto terrificanti questi picchi della temperatura terrestre, c'è il fatto che l'aumento della temperatura vada ad alterare drasticamente il ciclo idrologico planetario. Il nostro è un pianeta acquatico. I diversi ecosistemi terrestri si sono evoluti nel corso delle epoche geologiche in modo strettamente connesso all'andamento delle precipitazioni. Ogni volta che la temperatura sale di un grado Celsius significa un aumento del 7 per cento nella capacità dell'atmosfera di trattenere l'umidità. Questo porta a un drastico cambiamento nella distribuzione dell'acqua, con precipitazioni più violente, ma una riduzione nella loro durata e nella loro frequenza. Le conseguenze già si avvertono negli ecosistemi planetari. Stiamo vivendo nevicate invernali più dure, tempeste e inondazioni primaverili di portata più drammatica, siccità estive più prolungate, un numero superiore d'incendi boschivi, uragani più intensi (di categoria 3, 4 e 5), lo scioglimento dei ghiacci sulle alte vette e l'innalzamento del livello del mare. Gli ecosistemi terrestri non sono in grado di riadattarsi a un cambiamento talmente drastico del ciclo dell'acqua del pianeta in un lasso di tempo tanto breve, e vengono perciò sottoposti a uno stress sempre più intenso, tanto che alcuni di essi si ritrovano sull'orlo del collasso. Oggi la destabilizzazione delle dinamiche dell'ecosistema in tutto mondo ha portato la biosfera al sesto evento di livello estintivo degli ultimi 450 milioni di anni della vita sulla Terra. In ciascuna delle cinque precedenti estinzioni il clima terrestre aveva raggiunto un punto critico, spingendo l'ecosistema in un circolo vizioso che ha cagionato la veloce distruzione della biodiversità del pianeta. In media, ci sono voluti fino a dieci milioni di anni per recuperare la biodiversità perduta. I biologi ci dicono che potremmo assistere all'estinzione della metà delle specie terrestri entro la fine di questo secolo, inaugurando una nuova epoca desolata che potrebbe durare milioni di anni. James Hansen, ex capo dell'Istituto Goddard per gli Studi Spaziali della Nasa, prevede un'ascesa della temperatura terrestre di 4 gradi Celsius fra oggi e la fine del secolo - e con essa, la fine della civiltà umana così come la conosciamo. L'unica speranza, secondo Hansen, è quella di ridurre l'attuale concentrazione di carbonio nell'atmosfera dalle 400 ppm alle 350 ppm, più o meno.

Nessun commento: