sabato 9 agosto 2014

Gim Cassano: La maggioranza del Nazzareno

La maggioranza del Nazzareno ha imposto la “sua” riforma. Intanto, l’Italia affonda. Con 183 voti a favore e 4 astensioni, su 187 presenti in aula (M5S, SEL, Lega non hanno partecipato al voto), il Senato ha approvato le riforme istituzionali che Berlusconi e Renzi hanno dapprima concordato, e poi imposto al Paese. Per illustrare il clima di tronfio conformismo che si sta respirando, basta citare due tra le dichiarazioni rilasciate subito dopo il voto: la prima, che spicca per la sua surreale ridicolaggine, è quella della senatrice Anna Finocchiaro, che ha dichiarato: “il voto ci consegna un Senato forte”. A quale forza si riferisce l’acuta senatrice, parlando di un senato che si vuol rendere del tutto superfluo nella mancanza di funzioni proprie, nella marginalità, nella squallida composizione, nella non rappresentatività? La seconda è il consueto tweet del boyscout di Rignano che, apprezzando l’esito del voto, ha cinguettato: “nessuno più fermerà le riforme”. Appunto: nessuno più fermerà i contraenti del patto del Nazzareno. Più che un cinguettio, questo appare come un minaccioso avvertimento. Intanto, il Paese va a fondo, e le parole di Draghi, nella loro brutalità, indicano quale sia il grado di considerazione che negli ambienti europei si ha delle cosiddette riforme italiane. In quasi sei mesi, il governo della discontinuità, a parte il “bonus” degli 80 euro, certo non sgradito a chi lo ha ricevuto, ma privo di alcuna efficacia anticiclica e caratterizzato da uno spudorato sapore preelettorale, non ha partorito alcunchè per affrontare le difficoltà economiche del Paese. Neanche un’idea. Il nostro riformatore ha incontrato i partners europei ed affrontato il semestre di presidenza italiana senza una strategia di politica economica, di qualsiasi segno essa potesse essere, e limitandosi a perorare genericamente la causa di un’Italia che stava facendo i compiti per propria convinzione e non per obblighi imposti. Ma in cosa consistano questi compiti, nessuno lo sa, in Europa, ed in Italia. Se poi per “compiti” e per riforme tali da rimettere in marcia il Paese e tali da persuadere l’Europa che qui si stia facendo sul serio, si intendevano i contenuti del voto di oggi al Senato, allora c’è da interrogarsi sul suo stato di salute mentale.questi compitiqqquesti Per il resto, ottenendone un neanche tanto garbato rifiuto, il nostro ha cercato di ottenere che in una qualche maniera vengano allentati i vincoli che di fatto penalizzano gli investimenti pubblici. Ma senza indicare strategie, priorità, coperture. Difatto, oggi non esiste alcuna linea di politica economica: il Paese vero si arrabatta come può, senza che da parte del governo si indichi una strada, rigorista od espansiva che questa possa essere. Si ha la fondata convinzione che la vera maggioranza non sia quella di governo, ma quella che fa capo al Patto del Nazzareno, buona per assicurare congiuntamente ai suoi contraenti quell’occupazione del potere che per vent’anni nessuno dei due era riuscito da solo ad accapararsi stabilmente. Ma del tutto inadeguata a dare una qualsivoglia risposta alla questione centrale che oggi si pone: quella di rimettere in marcia il Paese. Si sono annunciati per il prossimo futuro provvedimenti dei quali non si sapeva quali potessero essere le coperture; si è pasticciato sulla spending revue; si sono fatte stime sul PIL regolarmente smentite dai fatti. Nel frattempo, il clima di sfiducia attorno al sistema-Italia va montando: lo spread che, checchè se ne dica, qualcosa indica, ha ripreso a muoversi; la Borsa Italiana non attira più; l’occupazione continua a inanellare record negativi; la Fiat se ne va, Merloni vende, Alitalia viene salvata dagli arabi, ma a caro prezzo per noi. Non si affrontano le questioni cruciali, per la semplice ragione che questa maggioranza (e meno che mai quella del Nazzareno) non ha le idee, la cultura politica, i riferimenti sociali che le consentano di affrontarle. Non esistendo una credibile alternativa di sinistra, questa maggioranza ha gioco facile nel proseguire in una sorta di “io, speriamo che me la cavo” senza parlare di radicali tagli alla spesa corrente, di patrimoniale, di pianificazione e di investimenti. In compenso, si elimina il Senato e si creano le premesse perché chi governa possa farlo prescindendo dall’opposizione, da ogni idea di bilanciamento dei poteri, e dal gioco politico di una democrazia nella quale i cittadini possano far sentire la loro voce. E si ha la sensazione che la rozza ed approssimata urgenza con la quale si stanno traducendo in legge gli accordi del Nazzareno sia in realtà finalizzata alla necessità di far presto passare, senza discussione né opposizione, ed attraverso procedure sottratte al gioco democratico, politiche economiche eterodirette, che faranno pagare ai più il costo non dell’uscita dalla recessione, ma del suo perdurare in termini che però siano finanziariamente compatibili con gli interessi dei pochi e della parte forte dell’Europa. Gim Cassano, 08-08-2014 (347-3013770, gim.cassano@tiscali.it)

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