mercoledì 16 maggio 2012

mauro sentimenti: crisi ed elezioni

Crisi economico-sociale e tendenze elettorali in corso in Italia e in Europa.
Se si vuole evitare , nell'analisi delle tendenze elettorali in corso in Europa, di finir prigionieri di valutazioni impressionistiche , per lo più affidate alle intuizioni (giuste o sbagliate) dell'interprete, sono utili alcuni richiami teorici e storici:
A) I determinanti strutturali del ciclo economico e sociale che si è avviato nel 2007 (blocco dell'accumulazione finanziaria globale) , nel 2008 (riduzione della produzione industriale, contestuale inizio della recessione e della caduta del Pil , in atto, di molti tra i paesi dell'eurozona) , nel 2011 (crisi dei debiti sovrani e dei bilanci degli Stati della stessa area) traggono origine da cause che sono sia monetarie che “reali”. Chi afferma che le une sono indipendenti dalle altre produce un falso: in una economia come quella capitalistica non è ipotizzabile che le merci possano essere prodotte e collocate sui mercati senza la mediazione di moneta, banche e finanza e viceversa non è ipotizzabile che moneta e finanza possano sopravvivere senza che abbiano a riferirsi, in ultima analisi, alla produzione di merci (di qualsiasi tipo esse siano) . I fattori “immediati”, ma non ultimi, della crisi sono stati alti prezzi delle materie prime, crisi alimentare mondiale, alta inflazione globale, crisi di fiducia nei mercati borsistici;
B) secondo Marx , e - seppur per ragioni differenti, Keynes - non avremmo crisi nel modello capitalistico se e solo se la domanda aggregata di consumi ed investimenti , da un lato, e la domanda di moneta dall'altro, producessero un equilibrio di piena occupazione (la stessa idea si può esprimere dicendo che le crisi si scongiurerebbero se la redistribuzione del prodotto sociale assicurasse l'assenza di sovrapproduzioni rispetto alla capacità d'acquisto delle merci prodotte).;
C) non esiste , come Sraffa ha dimostrato more geometrico - alcuna autoregolazione dei mercati in grado di assicurare la migliore allocazione delle risorse, ovvero di garantire la piena occupazione. Al contrario il mito del mercato capace di auto-correggersi è funzionale agli interessi economici dominanti ed alla loro ideologia secondo cui allo Stato va impedito di intervenire nel ciclo economico;
D) anche nella presente vicenda storica si manifesta , come in quelle del 1873 e del 1929, la tendenza a cadere del tasso dei profitti, con tutte le conseguenze del caso: disoccupazione, bassi salari, crisi fiscale dello Stato, sovrapproduzione di merci .
E) La mondializzazione attuale va intesa pertanto come la via tramite la quale, con la completa liberalizzazione e deregolazione dei movimenti di capitale, i ceti dominanti del capitalismo hanno tentato di arrestare la caduta del tasso dei profitti, aumentando dovunque le diseguaglianze (globalmente tra aree del mondo con altre, tra territori e ceti all'interno dello stesso paese ). La diseguaglianza , riducendo i salari ed il prodotto sociale redistribuito (meno welfare o nessun welfare ), aumenta la quota del profitto e della rendita e rappresenta la condizione sine qua non per (tentare di) arrestare la caduta del tasso dei profitti ;
F) Il debito pubblico nei vari paesi europei non è solo il risultato della prassi a seguito della quale una nazione spende più di quello che incassa ma, soprattutto, il risultato di un deficit realizzatosi a favore di privati e classi sociali (rentiers in primo luogo e percettori di profitti in secondo) a scapito di altre. Hanno ovviamente fornito un loro contributo anche la mancanza di efficienza nella spesa, sacche di parassitismo e via dicendo, ma la causa fondamentale del debito rimane quella indicata (legislazione fiscale di favore dei redditi medio alti, evasione , vendita a perdere di assets altamente redditizi dello Stato, mancata o bassa tassazione delle rendite finanziarie , ecc.). Basti qui ricordare che dall'inizio degli anni 60 sino alla metà degli anni 80' la pressione fiscale in Italia è il 34% sul PIL a fronte del 41% nella media dei paesi europei. La storia della legislazione fiscale statunitense renderebbe ancor più chiaro l'assunto: ne è un esempio eloquente il boicottaggio repubblicano , per ora riuscito, della legge Dodd-Franck sulla regolamentazione dei mercati finanziari voluta da Obama e il voto del Congresso che ha fermato la riforma fiscale tesa a far pagare più tasse ai super ricchi.
E) In democrazia non votano solo i cittadini ma anche il c.d. Senato virtuale (espressione di Chomsky), costituito da fondi d'investimento e investitori globali che giudicano, sulla base dei loro interessi, le politiche dei governi e che , ove occorra, decidono fughe di capitali, speculazioni, ecc. così condizionando pesantemente la vita democratica di ogni paese .
F) L'attuale sistema post fordista ha azzerato i precedenti rapporti tra produzione ed occupazione (più produzione e quindi più occupazione ) , e tra produttività e salario (se cresce l'una cresce anche l'altro nonché la quota redistribuita con i servizi di Welfare). Oggi la produttività è funzione, sopratutto, della conoscenza di cui dispone una società (il c.d. intelletto generale) e del fatto che esiste una riserva globale di disoccupati e di precari.;
G) Il prestito di 1000 miliardi di € della BCE alle banche europee, dato al tasso di interesse dell'1%, e usato dalle banche stesse per acquistare titoli con rendimenti fino al 6%, ha mostrato lo sostanza delle scelte politiche, soprattutto tedesche, sulla base delle quali è nato l'euro . Si scopre che il Trattato di Lisbona vieta alla BCE di prestare soldi, cioè finanziare, direttamente gli Stati. E' stato un modo per ricapitalizzare le banche a danno dei bilanci pubblici degli Stati e dei loro cittadini. Il fatto che la BCE non sia prestatore di ultima istanza è conseguenza esatta di questa scelta e della priorità imposta dalla Germania al controllo dell'inflazione. Se Hollande , la SPD e il PSE nel suo insieme vogliono impedire il tracollo della zona euro e del progetto politico europeo devono porsi l'obiettivo di modificare questi fondamentali, pena l'impossibilità di riavviare una crescita sostenibile e di colpire le diseguaglinze.

Sulla base di questi assunti storico- teorici deriva la riflessione che segue sulle tendenze emerse nelle recenti elezioni in Europa (presidenziali in Francia, politiche in Grecia, amministrative parziali in Italia ed in Germania).
In primo luogo appare evidente la stretta relazione che i fenomeni registrati dal voto hanno col quadro sopra illustrato: si tratti della vittoria di Hollande in Francia, di quella della SPD in Reno-Westfalia, della frammentazione in Grecia con possibili esiti balcanizzanti, dell'affermazione in Italia del movimento 5 stelle , contestuale all'estrema debolezza mostrata dal sistema politico italiano sorto durante il ventennio berlusconiano, si parla – sempre ed anche – delle risposte differenti che in questi paesi la società, i cittadini ed il sistema politico offrono alla situazione determinata da quei fondamentali strutturali prima indicati. I cittadini reagiscono , nel voto, alla maggiore povertà e precarietà , alla solitudine, al progressivo indebolimento dei legami sociali e dei servizi assicurati dai sistemi europei di welfare , alla fragilità del sistema politico istituzionale e della stessa democrazia che di quel sistema vive.
Il grillismo. Si tratta di una forma dell'offerta politica , peculiare ai caratteri assunti oggi dalla situazione italiana . Definirla “antipolitica” è una sciocchezza concettuale oltre che linguistica. Anzi: l'affermarsi di una crescente spoliticizzazione ( secondo cui l'economia di mercato autoregolantesi è parte delle leggi di natura , come il movimento degli astri) unita al meritato discredito del sistema partitico che regge le nostre istituzioni , rende del tutto comprensibile l'affermazione di un movimento di tal genere. Movimento in parte diretto da Grillo in parte autodiretto dai militanti sulla base di opzioni civiche non sempre e non affatto coincidenti, nell'ethos antistituzionale e antipartitico, con quelle del medesimo Grillo. Il quale promuove opzioni progressive (art.18) e civiche, assieme ad altre conservatrici (no al voto ai giovani immigrati nati in Italia e reazionarie (elogio dell'evasione fiscale) e che trova nel degrado e nell'incapacita ad autoriforrmarsi del sistema partitico-istituzionale il suo specifico e dominante terreno di coltura. Il grillismo è in questo senso il termometro di una febbre che ha altre cause . Un movimento che: presenta aspetti di civismo positivo assieme alla tendenza, letale, ad eludere qualsiasi domanda sul rapporto democrazia – processi economico sociali – sistema politico; non si pone il tema, che pare non comprendere, del ruolo del conflitto economico nello stesso degrado del sistema politico e , non a caso, nemmeno tenta di indicare ipotesi ricostruttive di carattere sistemico; ha anticorpi deboli per resistere ad eventuali torsioni autoritarie che il paese potrebbe sperimentare; rifiuta la dicotomia destra/sinistra , ritenendola espressione di un mondo non più esistente, non vedendo che il mondo continua, come prima, ad essere diviso tra i pochi che detengono la maggior parte della ricchezza prodotta , e il potere che ne deriva, e i tanti , il mondo naturale e la riproduzione delle forme di vita tra essi , che di quel potere e di quella concentrazione di ricchezza sono vittime. Con ogni probabilità si incaricherà di rappresentare parti dell'elettorato leghista berlusconiano in cerca d'autore, candidandosi a divenire una delle forme del nuovo centro destra in incubazione.
IL PD: si può dire, sulla base dell'analisi dell'Istituto Cattaneo, che anche per il PD si segnalano vistosissime difficoltà di rapporto con vaste aree di elettorato, a cominciare da quello delle regioni del quadrilatero appenninico . Il sostegno dato al Governo Monti è l'ovvia conseguenza della visione che anima la cultura economica del PD. Quella maggioritaria ed egemone. Quella che non ha nel suo orizzonte la modifica dello statuto della BCE nè l'idea che se si vuole salvare l'Europa unita serve un cambio sostanziale della costituzione economica, ora a guida conservatrice e liberista. Non ha il PD alcuna possibilità , in queste condizioni, di interpretare adeguatamente i passaggi d'epoca in corso e di impedire che una nuova destra riorganizzata ridiventi rapidamente egemone in Italia.
Il socialismo europeo. L'SPD e il PSF hanno vinto due importanti elezioni. La loro alleanza , assieme al resto del socialismo espresso nel PSE, ai Verdi ed a parti della sinistra europea, costituisce al momento l'unico strumento ipotizzabile per cambiare la costituzione economica europea in direzione dell'uguaglianza e della sostenibilità: ma la strada - per costruire un'Europa dei popoli , soggetto politico che ripudi il neoliberismo e realizzi un compromesso, tra capitalismo e società , più avanzato di quello affermatosi nel novecento - è pieno di nodi irrisolti. Infatti: nella SPD è ancora forte la presenza degli eredi delle terze vie , varianti tutte di culture neoliberiste che ci hanno condotto al disastro attuale, nel PSF ed in genere nel PSE non c'è ancora chiarezza sufficiente sulle scelte da compiere. E di chiarezza , per giungere a svolte radicali nel governo economico dell'Unione ed a riformare, nei tempi e modi possibili, il capitalismo europeo nelle sue determinanti strutturali , vi è grandissimo bisogno.

Assumiamoci il compiuto , in Italia ed in Europa , di dar vita ad un forum europeo costituente per il socialismo europeo che , con proposte di merito, solleciti i partiti socialisti ed il PSE a realizzare ed adottare un chiaro progetto di superamento del neoliberismo e dell'attuale costituzione economica europea . Pena, in assenza di questo risultato, l'irrilevanza storica dello stesso socialismo e la fine del progetto europeo.
Rivolgiamo nuovamente a Sel e al PSI la proposta politica di dar vita al Partito Italiano del socialismo europeo, cominciando con l'iscrizione da parte di SeL al PSE.
Organizziamo , in ogni città, coi gruppi dirigenti di SeL e del PSI, incontri pubblici per costruire assieme a loro gli obiettivi che ci attendono.



Mauro Sentimenti (" Le Ragioni del Socialismo", associazione di Modena)

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