lunedì 21 maggio 2012

Diego Dilettoso: Qualche nota sul nuovo governo francese

L’amico Giovanni Scirocco mi chiede una nota sul nuovo governo francese. Cercherò di tracciare un ritratto conciso, partendo dagli elementi generali, per arrivare ad una presentazione sintetica dei ministri più importanti.

Anche se il nuovo governo francese sarà essere confermato soltanto se la sinistra vincerà le elezioni legislative di giugno, la scelta di Jean-Marc Ayrault come primo ministro, ed i nomi degli altri membri del suo gabinetto, suggeriscono già alcuni orientamenti di fondo della presidenza Hollande. Si annuncia infatti un governo dominato dal Partito socialista (PS): contrariamente alla gauche plurielle (sinistra plurale) di Jospin, il cui governo annoverava membri comunisti, verdi, radicali, e chevenèmentisti, la squadra di Ayrault conta solo un ministro verde (Cecile Duflot), ed un’indipendente vicina al partito al radicale (Christiane Taubira). Questa situazione si spiega attraverso il fatto che i verdi abbiano raccolto pochi suffragi alle elezioni presidenziali (2,31%), il Front de gauche di Melenchon abbia espressamente rifiutato di entrare nel governo, ed i radicali di sinistra non abbiano presentato un candidato presidenziale, in cambio della promessa di alcune circoscrizioni elettorali con concrete possibilità di vittoria.

Inoltre, per quanto tutte le correnti del PS siano rappresentate nel nuovo governo, quella hollandiana occupa evidentemente i posti chiave. Stupisce il fatto che il sindaco di Lilla e segretaria nazionale del PS, Martine Aubry, in lizza fino all’ultimo per diventare primo ministro, non abbia nessun incarico ministeriale. Aubry, che rappresenta l’ala «di sinistra» del PS, gode di una certa popolarità presso i simpatizzanti socialisti per essere stata il ministro del lavoro all’epoca della legge sulle 35 ore – ancora oggi, la destra la detesta per questo motivo. Se Hollande avesse scelto Aubry come primo ministro, la linea del governo sarebbe più a sinistra, ma comunque socialdemocratica – dopotutto, Aubry è la figlia di Jacques Delors, l’ex-presidente della commissione europea ed illustre esponente della deuxième gauche (seconda sinistra). Ma i rapporti tra Hollande e Aubry sono notoriamente pessimi; per questo motivo, il nuovo presidente ha optato per un «fedele» come Ayrault. Come contropartita, ad Aubry è stato proposto il ministero della cultura, ma la segretaria del PS ha rifiutato.

Sempre in ambito generale, è degno di menzione il fatto che questo governo sia il primo a rispettare la parità numerica tra membri uomini e donne (17 e 17) – anche se alcuni osservatori hanno fatto notare come i ministeri più importanti (economia, esteri, interni, difesa) siano andati agli uomini.

*

* *

Il nuovo primo ministro, Jean-Marc Ayrault, è stato a lungo capogruppo dei deputati del Partito socialista e sindaco di Nantes dal 1989. Politicamente è molto vicino ad Hollande – si autodefinisce un «reformiste décomplexé» (un riformista senza complessi d’inferiorità). Oltre ai rapporti personali col presidente, nella nomina a Palazzo Matignon, ha contato anche il fatto che Ayrault sia un buon conoscitore degli arcani parlamentari, e che parli bene il tedesco, atout importante per le negoziazioni con Merkel.

Come ministro dell’economia è stato scelto Pierre Moscovici, altro socialista vicino ad Hollande, ex-strausskahniano, ed ex-ministro dell’integrazione europea all’epoca del governo Jospin. Si tratta di un «moderato», scelto, aldilà delle qualità personali, per «rassicurare» i mercati internazionali.

Il ministro degli affari esteri è l’ex-primo ministro di Mitterrand, Laurent Fabius. Molto intelligente, colto, ma notoriamente arrogante, è stato spesso accusato di avere una linea politica fluttuante, esclusivamente al servizio delle proprie velleità presidenziali – ormai tramontate da tempo. All’inizio degli anni 2000 rappresentava l’ala destra (blairiana) del PS, ma nel 2005, ha creato stupore difendendo, da un giorno all’altro, il «no» al referendum sulla Costituzione europea, che accusava di non essere abbastanza di sinistra. Per il suo temperamento altezzoso e per la spregiudicatezza politica, Fabius fa un po’ pensare ad un Massimo D’Alema francese.

Il nuovo ministro degli interni si chiama Manuel Valls ed è l’esponente più rappresentativo della «destra» del PS. Anche lui molto ambizioso, ha spesso criticato la dirigenza del PS, che considera troppo vecchia – lui ha solo 50 anni... – difendendo, contro i propri compagni di partito, misure socialmente controverse come l’aumento dell’IVA e l’istituzione della cosidetta règle d’or (regola d’oro), che impone ai governi l’equilibrio di bilancio. Su temi come la sicurezza e l’immigrazione si è costruito una reputazione da «duro». Per fare un altro parallelo, l’equivalente di Valls nella politica italiana potrebbe essere Matteo Renzi.

Il ministro della giustizia è Christiane Taubira, deputata indipendente della Guiana, ma vicina al partito radicale di sinistra. Ha guadagnato una certa notorietà per aver presentato nel 2001 una legge che definiva il commercio transatlantico degli schiavi neri come un crimine contro l’umanità, e per la sua presenza come candidata radicale alle elezioni presidenziali del 2002, contribuendo a quella dispersione dei voti di sinistra, che è costata l’eliminazione di Jospin al primo turno. Durante le primarie del partito socialista dell’anno scorso, questa deputata, considerata come un «elettrone libero», ha stupito tutti appoggiando la candidatura di Arnaud Montebourg, il «terzo uomo».

E veniamo appunto a Montebourg, avvocato e deputato della Saona, nominato ministro del redressement productif, una sorta di ministero della reindustrializzazione. Questa nomina sembra particolarmente azzeccata, in quanto, da anni, Montebourg ha mostrato attenzione al tema della desindustrializzazione. Per rilocalizzare la produzione, il neo-ministro propone la «demondializzazione», cioè un sistema che privilegi gli scambi commerciali tra paesi che rispettano gli standard europei in materia sociale, ambientale, e sanitaria – i prodotti fabbricati in paesi che trasgrediscono questi criteri, vengono sottoposti a dazi doganali più onerosi. Dopo quasi trent’anni di assenza di una politica industriale in Francia, la nomina di Montebourg a questo ministero strategico crea aspettative piuttosto importanti.

Merita infine un accenno la nomina di Aurélie Filippetti al ministero della cultura, non fosse altro che per la sua storia personale. La Filippetti, professoressa laureata presso la prestigiosa École Normale Supérieure, proviene infatti da una famiglia di minatori comunisti di origine italiana, trasferitasi in Lorena all’epoca del fascismo. Su queste vicende, questa deputata della Mosella ha scritto un libro, Les Derniers Jours de la classe ouvrière.

*

* *

Se i socialisti vinceranno le elezioni legislative di giugno, il governo Ayrault dovrà immediatamente affrontare alcune prove cruciali. Particolarmente significativi saranno gli sviluppi in ambito europeo: se Hollande convincerà i tedeschi sulla necessità di stimolare la crescita, forse l’Europa uscirà dalla crisi sistemica in cui è precipitata da ormai cinque anni. Se fallirà in questo proposito, l’Europa sprofonderà definitivamente nel baratro – ed il PS imploderà come il PASOK di Papandreu. Per questo motivo, ci si deve augurare il successo di Hollande e della sua squadra di governo: da questo dipende l’avvenire dell’Europa intera.

4 commenti:

guido ha detto...

Grazie, mi è stato molto utile. Domanda: quale è l’organo i stampa italiano che ha pubblicato un resoconto così chiaro? Attendo risposta GM

felice ha detto...

nessuno, ma dal momento che non pubblicano in occasione di eleziioni i dati sui voti assoluti dei singioli candidati sindaci e liste delle elezioni italiane, cosa si pretende dalla stampa domestica?

pier Paolo ha detto...

Se ci aspettiamo ancora analisi di politica estera decenti dalla stampa italiana...

Ricordo ancora quando nel 2004 Howard Dean, governatore del Vermont, corse alle primarie democratiche con un programma estremamente avanzato (per gli USA, non certo per noi europei), e venne etichettato dai nostri pennivendoli come un "estremista radical"...
Dean perse le primarie - passò Kerry, un candidato inutile che infatti perse malamente - ma poi, da buon eccentrico "estremista radicale", chissà perché il partito lo scelse come presidente del Democratic National Committee.
Capire la piattaforma di Dean (fund raising attraverso il web, forti spinte per riforme sanitarie e sociali) sarebbe stato comunque utile, visto che la medesima piattaforma e metodi di campagna elettorale simili sono stati utilizzati, con maggior fortuna nel 2008 da Obama. Il che significa che si stava affermando una qualche sorta di tendenza.

Il problema è che il livello dei corrispondenti esteri è estremamente basso - in genere si limitano a un "taglia e incolla" di notizie lette frettolosamente sulla stampa locale, spesso prendendo quello che serve, strumentalmente, alla polemica politica italiana.

Morale della favola: se si vogliono leggere analisi serie sulla Francia: Libération, le Monde e les Echos, sul web.

guido ha detto...

Hai ragione, non è solo dagli esteri, è la mancanza di spirito giornalistico che manca, in favore del “componimento” liceale. Il 911 un amico corrispondente di un grande quotidiano italiano, e peraltro buona firma, era a NY ha preso la sua motoretta e si è precipitato a quello che sarebbe diventato Ground zero in tempo per rischiare di essere travolto dal crollo della seconda torre è tornato a casa la sera coperto di bianco con l’articolo in testa, se non in tasca., Ma il suo giornale aveva già commissionato il pezzo di colore a una firma che stava in albergo a Miami. Che ci volete fare? Moriremo ignoranti ma sapendo tutti i luoghi comuni del caso sui Greci e i Romani. G