lunedì 31 ottobre 2011

Le 100 proposte di Matteo Renzi

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2 commenti:

luciano ha detto...

Mi limito ad analizzare due proposte, quelle che riguardano temi che conosco
bene:

26. Riformare gli ordini professionali. Bisogna abolire gli ordini
professionali superflui e ricondurre i rimanenti a una funzione di
regolatori del mercato e non di protezione corporativa per quanti esercitano
già la professione. Bisogna arrivare all’abolizione delle tariffe minime e
ulteriore riduzione dei vincoli alla pubblicità per gli studi
professionali, in maniera tale che tutti abbiano la possibilità di farsi
conoscere.

Gli ordini non hanno mai avuto la funzione di regolatori del mercato, bensì
quella di verifica dei titoli (laurea, requisiti penali, superamento esame
di stato, assenza condizioni di incompatibilità) per l'esercizio della
professione e di controllo deontologico. Non vi è "protezione corporativa
per quanti esercitano già la professione", visto che gli esami di stato non
sono gestiti dagli ordini, ma appunto dallo stato, e gli ordini sono
obbligati ad iscrivere tutti quelli che vengono promossi; tanto è vero che
p.es. gli avvocati raddoppiano di numero ogni 10-12 anni, cosa che
ovviamente, se vi fosse in concreto la "protezione corporativa", non
avverrebbe. Le tariffe minime sono state già abolite nel 2006 dalla
lenzuolata di Bersani (con effetti nefasti, aggiungo io). La riduzione
"ulteriore" dei vincoli alla pubblicità, dato che quelli rimasti riguardano
solo il decoro della professione, avrebbe l'unico effetto di far dilagare le
più turpi "americanate".

48. Avvocati pagati solo su preventivo. Al fine di evitare effetti
distorsivi dell’applicazione delle tariffe sulla lunghezza dei processi,
obbligo di stipulazione di un mandato che comprenda anche il preventivo per
lo svolgimento dell’intero incarico, a prescindere dalla durata del
procedimento. Ciò consentirebbe di incentivare gli avvocati ad una più
rapida conclusione delle cause.

Davvero un'idea brillante, non c'è che dire ! Evidentemente chi l'ha
scritta ignora completamente la realtà processuale, che è per definizione
dialettica. Quello che un avvocato fa in un giudizio dipende solo in parte
- a volte in minima parte - da lui. A differenza del chirurgo che deve fare
un intervento o dell'ingegnere che deve fare un progetto, l'avvocato si
trova a svolgere attività che dipendono in larga misura da scelte altrui:
scelte del giudice e delle altre parti in causa. Mettere a carico
dell'avvocato una specie di "rischio di impresa" significa semplicemente
snaturare la libera professione e far dilagare quell'altra "americanata" -
permessa dal decreto Bersani - che è il c.d. patto di quota lite. Un
sistema che consente all'avvocato di spennare il cliente privato e di essere
sottopagato dai clienti forti, i quali approfittano del fatto che le
professioni sono tutte inflazionate per pagare i professionisti in
proporzione molto meno dei loro dipendenti: una forma di precariato di lusso
(lusso si fa per dire).


Conclusione: si tratta di proposte demagogiche che appartengono al più puro
luogocomunismo liberista propalato dai giornali di confindustria
(praticamente tutti), fatte da chi non sa nulla di queste materie e non ha
fatto la fatica di documentarsi prima di parlare.
Non ho analizzato le altre, ma se il campione è rappresentativo mi sa che il
giovin paraculo fiorentino potrà riuscire nella straordinaria impresa di
farci rimpiangere Berlusconi.

Luciano Belli Paci

paola ha detto...

95. Immigrazione intelligente. Occorre stabilire una politica attiva e molto dettagliata nei confronti dell’immigrazione legale. Si stabilisca un piano nel quale siano definite le competenze professionali che è più urgente per il Paese acquisire e si aprano le porte a queste competenze, da valutare nelle ambasciate e nei consolati italiani nel mondo.

Questo pensiero, questa posizione sono vigliacchi ed offensivi. L'ho letta - sinceramente, perché me l'hanno segnalata, lì per lì non l'avevo vista - e ho provato - posso dirlo? - schifo. Soprattutto se, come è noto, chi l'ha scritta si dice cattolico. Certo che non è immigrazione intelligente quella dei disperati che arrivano sui barconi, dei disperati che trovano la morte nella bara del Mediterraneo, delle disperate che sono state violentate nei campi di transito. Non è immigrazione intelligente quella dei tanti bambini come Alidad che fuggono da Afghanistan, Pakistan eccetera e cercano di arrivare qui nascosti sotto un camion. Le "competenze professionali" da stabilire in un "piano" e da "valutare" nelle ambasciate ... ma lo sanno, di cosa parlano? Rispondono ad un problema umanitario, sociale, economico enorme, planetario, tragico, con frasi farsesche, da politica di latta luccicante. No, non voglio fare il nome di chi l'ha partorita, che si crede senz'altro "intelligente", tirate un po' a indovinare, è fin troppo facile. Mi indigna che si possa solo pensare di usare parole simili, arroganza simile, un simile disprezzo per l'umanità, di fronte a tutto il dolore che vediamo e che sappiamo. Per l'umanità e per la storia dell'umanità - ma già, la parola "storia" sa così di vecchio ... Qui non si tratta di essere socialisti o comunisti o progressisti, qui è in gioco un'idea di umanità solidale, sono in gioco i fondamenti di un'idea di civiltà, evidentemente ignorata da questi personaggi. Che - comunque - vivono lautamente sistemati nei vari Palazzi, bisogna sottolinearlo sempre. Oggi Aldo Grasso scriveva che forse è arrivato il tempo - mentore Giorgio Gori - del partito-format. Beh, ci stia chi vuole. E poi, saranno anche intelligenti, ma se oggi la realtà è così dura da mandare in crisi anche il format per eccellenza, il Grande Fratello, figuriamoci un partito-format. Saranno anche intellligenti ... (p.m.)