venerdì 20 giugno 2008

pescati nella rete: giovanni pieraccini

Rifondare la Sinistra costruendo una nuova cultura politica
La situazione in cui la sinistra oggi in Italia e in Europa è preoccupante ed in Italia è patologica. Ormai i governi di sinistra in Europa sono ridotti a quello di Zapatero in Spagna e di Brown in Gran Bretagna, oltre la presenza minoritaria nel governo tedesco dominato però dalla Merkel ed il governo laburista dà segni di caduta. In Italia la sinistra in pratica con esiste più in Parlamento, ma è debolissima, frammentata e contraddittoria anche fuori del Parlamento, nel Paese. Ciò denota che c’è un distacco fra i partiti di sinistra e i bisogni , il pensiero, le aspirazioni dei cittadini. Ma negli altri paesi la sinistra ha tutt’ora una presenza importante ed è ovunque alla guida dell’opposizione e c’è anche un dibattito all’interno della stessa sinistra sui propri compiti e il proprio rinnovamento, anche se non molto penetrante. In Italia dobbiamo necessariamente ricostruire la sinistra, rifondarla, e per far questo dobbiamo partire dal lavoro culturale, poiché soltanto con una chiara piattaforma politica si potrà procedere con successo alla sua riorganizzazione.La grande storia e la grande forza del socialismo e del movimento operaio avevano come base due elementi fondamentali: in primo luogo era la capacità di dare agli uomini la speranza, la prospettiva di una avvenire più umano, più fraterno, più giusto. Era una visione del mondo, era un ideale, era una nuova civiltà. Non si sottovaluti la forza di questa motivazione, che era capace di unire vasti starti di lavoratori nella volontà comune di lottare per realizzare questi ideali.Cadute le ideologie, fallito il comunismo, adagiandosi anche settori della sinistra all’accettazione dell’ideologia del mercato, non si è più stati capaci di accendere le luci dell’avvenire, il “sole dell’avvenire”. Chi potrebbe sentirsi impegnato con tutto sé stesso per gli ideali del consumismo, della crescita del PIL, per le politiche dei governi attuali? Portato al centro del sistema l’individualismo, si sono distrutti i valori sociali e collettivi. Nell’inquietudine crescente proprio per questa solitudine dello stesso individuo, chi si oppone non trova sbocchi di lotta politica se non la via della rivolta.Il secondo fondamento era la capacità di dar vita ad una politica di riforme, di conquiste sociali, di progressi civili che davano concretezza proprio all’ideale. Fu la costruzione dello stato sociale e del welfare, fu l’epoca della socialdemocrazia. Ma anche in questo campo oggi questa piattaforma riformatrice è scomparsa o si è ridotta a correzioni e modifiche dell’economia di mercato. Tutto questo mentre siamo di fronte al fallimento dell’economia di mercato sul piano ambientale e della stessa economia.Bisogna dunque avere la capacità di ripensare la sinistra del XXI secolo proprio alla luce di questo fallimento per una soluzione alternativa e bisogna dunque innanzi tutto, concentrare l’attenzione sul centro del problema, per dare vita ad una prospettiva generale per il futuro e così riaccendere le luci spente della speranza per gli uomini.Il tema è, a mio parere, lo sviluppo sostenibile. La stessa espressione “sviluppo sostenibile” non ha origini di sinistra. Fu proposta per la prima volta nel 1987 dalla Commissione Mondiale dell’ambiente e lo sviluppo e fu adottata dal vertice di Rio nel 1992. Ebbe ed ha larghissima diffusione e larghissime adesioni, ma solo a parole. In realtà è dominante il tipo di sviluppo di mercato, fondato sulla logica della crescita indiscriminata del PIL porta con se crescenti contraddizioni e pericoli sempre maggiori. E’ basato su una catena: crescita della produzione, dei profitti, della produttività, dei consumi: ognuno si lega all’altro, ma ciò significa un crescente consumo delle risorse materiali del nostro pianeta, con le crisi già in atto dell’energia, dell’acqua, dei generi alimentari. Tutto ciò è chiaramente insostenibile. Il problema dello sviluppo sostenibile non è tuttavia di semplice soluzione, poiché esso non può significare un regresso verso un allargamento della povertà, ma deve garantire una giusta prosperità, non fondata sull’esasperazione del consumismo, tuttavia pertanto più sulla qualità della vita che sulla quantità della ricchezza, più sui beni della civiltà, dell’arte, della cultura, dell’espansione della personalità che sui consumi. Si può disegnare in tal modo una società futura, una società ideale, che sia attraente e serena, una società che ridia vita alla speranza del “sole dell’avvenire”.Questo richiede l’elaborazione di una politica che innanzi tutto prenda consapevolezza del mondo nuovo: postindustriale, globale, informatico, biogenetico e sia quindi capace di liberarsi dal peso delle vecchie politiche della sinistra, diventata paradossalmente spesso politiche conservatrici. Ed occorre chiaramente riportare l’economia sotto la guida della politica ed anche, quando necessario, all’intervento pubblico, poiché sono necessari programmi pluriennali e complessi per affrontare i problemi dell’ambiente, dell’energia, dell’acqua, della fame.Molte altre cose occorrerebbe mettere in campo -ed occorre farlo – anche sul piano dell’Europa e del mondo, per il necessario coordinamento internazionale di fronte agli squilibri esistenti. In modo particolare occorre inserire il socialismo italiano saldamente nel socialismo europeo. Non possono farlo qui. Quello che ho voluto sottolineare è che il nostro lavoro deve avere, a mio parere, come centro di sviluppo sostenibile.Ma anche il lavoro culturale esige di avere le capacità di riunire tutti gli uomini e gruppi, che pure, sia pure se frantumati, esistono ed avere la capacità di farsi ascoltare e di sviluppare un dibattito. Ciò significa avere accesso ai mass media, che in realtà non abbiamo. Si parte dunque con grandissime difficoltà, ma non possiamo arrenderci, perché se è vero che la sinistra è in crisi o, in Italia, quasi scomparsa dalla scena politica , è anche vero che, della sinistra, della sua capacità riformatrice, dei suoi valori di giustizia, fraternità, pace, libertà c’è un bisogno intenso e crescente. E’ la forza di questo oggettivo bisogno della sinistra che deve darci la capacità di intraprendere un così, difficile cammino.

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