lunedì 2 marzo 2009

Betty Leone: equità distributiva per uscire dalla crisi

dal sito di sd

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Equità distributiva per uscire dalla crisi
di Betty Leone*
Dom, 01/03/2009 - 21:38
Qualche giorno fa’ Guglielmo Epifani ha proposto una tassa di solidarietà di due anni, per chi guadagna più di 150.000 euro all’anno, per sostenere il reddito di disoccupati e precari. La proposta, nonostante fosse accompagnata da dati dell’IRES che segnalano un aumento dell’8,3% dei redditi dei dirigenti a fronte dello 0,5% dei redditi di operai ed impiegati, è stata criticata da più parti, o perché alimenterebbe la lotta di classe (!!!) o perché demagogica ed inefficace.
La Cgil tuttavia non sembra così isolata a livello internazionale. La CES (Confederazione Europea dei sindacati), di cui fanno parte anche Cisl e Uil, in un suo recente documento recita
- E’ giunto il tempo di una distribuzione più equa dei redditi in seno all’Unione europea e nelle imprese. Le libere professioni e i dirigenti d’impresa possono guadagnare più dei lavoratori ordinari, ma la differenza tra i redditi deve rimanere ragionevole…..Per la Ces il Consiglio Europeo deve affrontare i seguenti punti:
- 1) gli stati membri devono rivedere l’efficacia del proprio quadro regolamentare, affrontando le remunerazioni eccessive;
- 2) gli stati membri devono coordinare il proprio sistema fiscale per creare condizioni identiche per tutti. Essi debbono anche allineare le misure fiscali per contrastare i sistemi di retribuzione eccessiva…….

Il documento prosegue con altre proposte di misure fiscali e contrattuali per evitare l’eccessiva sperequazione dei redditi da lavoro considerata non solo un’ingiustizia sociale ma “un danno all’economia reale”. Come si vede il sindacato europeo va ben oltre la prudente proposta di una tassa temporanea di solidarietà, per porre il tema di una più equa redistribuzione della ricchezza al fine di sostenere la domanda interna e contrastare gli effetti della recessione economica.
Dello stesso parere è J. Stiglitz, premio Nobel per l’economia, quando chiede il ritorno ad una maggiore progressività della tassazione per reperire le risorse necessarie ad uscire dalla crisi e afferma:”sbaglia chi pensa che la crescita dipenda solo dall’accumulazione e non anche dalla redistribuzione”. Del resto è persino ovvio che in tempo di crisi, quando si produce poco, per rilanciare l’economia, bisogna utilizzare al meglio le risorse disponibili e chiamare tutti alla responsabilità, prima che alla solidarietà, perché la recessione può produrre effetti incalcolabili per la vita di tutti, in termini di benessere e sicurezza sociale.
Stupisce dunque che la proposta della Cgil non abbia aperto una discussione seria, come avviene nel resto del mondo, sulla necessità di un intervento pubblico non solo per salvare le banche ma anche per orientare un riequilibrio dei redditi nel paese (vedi ad esempio il recente piano anticrisi di Obama). L’impressione è che ormai nel dibattito italiano il merito entri poco e si preferisca alimentare un clima di caccia al nemico (in questo caso la Cgil) per confermare un modello di governo autoritario piuttosto che affrontare la drammaticità della crisi con misure adeguate.
Dello stesso segno è il disegno di legge - delega sulla “regolamentazione”(sarebbe più corretto dire limitazione) del diritto di sciopero nei trasporti, dsegno il cui vero obiettivo è quello di annullare la possibilità dei lavoratori di difendere il proprio salario ed i propri diritti attraverso una forma di protesta che metta in campo i rapporti di forza esistenti tra azienda e lavoratori. Lo sciopero è infatti questo : l’esplicitazione del naturale conflitto tra capitale (il cui primo interesse è l’accumulazione) e lavoratori (il cui primo interesse è il proprio benessere), conflitto che garantisce la ricerca di nuovi equilibri capaci di far progredire la società; è insomma uno degli strumenti del progresso democratico. Per questo motivo la nostra Costituzione garantisce lo sciopero come diritto individuale. Sarebbe assai pericoloso non vedere che il Governo con questo provvedimento persegue il suo disegno di controllare la crisi con un accentramento autoritario dei poteri. Del resto la storia ci dice che le crisi economiche e sociali aumentano il rischio di derive autoritarie mentre sarebbe necessario un aumento di responsabilità di tutti. Ha ragione dunque la Cgil ad opporsi all’ennesimo tentativo del Governo di ridimensionare il ruolo e l’influenza del sindacato e la libertà dei lavoratori.
Noi stiamo con la Cgil: per uscire dalla crisi serve più equità distributiva e più democrazia.
* del Coordinamento nazionale di Sd

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