Cari amici di PortofrancoClub, vi inoltro la lettera aperta al PD che ho diffuso in Zona 3 e che, come sospettavo, non ha avuto alcun riscontro, forse perchè anche adesso evocare il socialismo democratico (l'odiata socialdemocrazia) fa scattare un riflesso condizionato di stampo marxista-leninista che cova ancora sotto le ceneri del "partito nuovo".
Cordiali saluti a tutti.
Walter Merzagora
Care democratiche e cari democratici,
dopo qualche giorno di riflessione, in questo particolare e difficile momento della vita politica del PD, dovuto alle dimissioni irrevocabili del segretario Veltroni, mi sento di condividere con voi le ansie e le delusioni che purtroppo, per chi non è più giovane, fanno rivivere altri momenti cruciali, spesso dettati dalle cosiddette “dure repliche della storia” e non invece anticipati attraverso autocritiche e revisioni delle proprie linee politiche.
Per i non più giovani si potrebbero citare i fatti cecoslovacchi (1968), quelli polaccchi (1981), fino ad arrivare ad esattamente vent’anni fa con la caduta del muro di Berlino, che ha definitivamente sepolto i miti del marxismo-leninismo, sopravvissuti solo tra frange estreme politicamente ininfluenti.
Adesso di fronte invece a dure e negative repliche elettorali, ci si dovrebbe interrogare a fondo sul progetto politico del PD, al quale personalmente non ho aderito né nella fase costituente né in quella organizzativa successiva, perché non convinto da tale progetto, che a mio avviso ha assunto l’aspetto di un contenitore politico di principi e di valori molto diversi tra loro e per certi versi inconciliabili (non faccio esempi, ma ognuno di voi è in grado di capire a cosa mi riferisco, soprattutto sul versante etico, della politica estera, della sicurezza, ecc.).
Ci si dovrebbe inoltre chiedere come sia stato possibile che l’Italia, unico tra i paesi della cara e vecchia Europa, non abbia potuto vivere una stagione politica all’insegna del socialismo democratico europeo, al quale peraltro aderiscono diversi dirigenti nazionali del PD e invece si sia assistito ad un triplo salto “carpiato” dal PDS ai DS fino al PD, evitando il naturale approdo alle sponde del socialismo europeo (la tanto aborrita socialdemocrazia) per dar vita ad un partito di ispirazione americana, estraneo alla cultura e alla storia del movimento dei lavoratori, dei ceti medi e dei pensionati del nostro paese.
Ora assisteremo ad una resa dei conti tutta interna alla “nomenclatura romana”, mentre lo tsunami sociale ed economico si ingrossa sempre di più e sta facendo sentire i suoi devastanti effetti su milioni di nostri connazionali e su quelle migliaia di disperati che continuano a sbarcare sulle nostre sponde.
Dovremmo interrogarci un pò di più su questi ultimi dati della cosiddetta economia reale:
- Produzione industriale -17,2%
- Produzione di autoveicoli -31,1%
- Produzione di acciaio -21,8%
- Chimica, macchine utensili, energia: da -20,7% a -7,3%
- Aumento della CIG +15,1%
- Aumento dei precari + 16,9%
- Tasso di disoccupazione +6,7%
Forse a qualcuno il nuovo modello di sviluppo (si fa per dire) piacerà parecchio visto il drastico calo delle auto vendute, i ridotti consumi energetici e altro ancora.
E poi che ci siano milioni di cittadini che smettono di essere voraci consumisti e che non arrivano alla terza settimana del mese o che si rechino in coda presso le mense dei poveri, è quanto di più auspicabile per i cantori pauperisti della vita agreste tipica degli Amish (con tutto il rispetto per le loro scelte di vita).
E che dire dei liberisti ad oltranza per i quali il mercato avrebbe dovuto essere il vero regolatore dell'economia, senza bisogno di alcun intervento statale?
Invece cosa sta succedendo? la risposta è incredibile: più Stato e meno Mercato! Al punto che circolano voci di nazionalizzazioni di banche e di grandi imprese private, mentre i fautori delle liberalizzazioni ad oltranza battono in ritirata.
Quali altri rimedi a tutto ciò? Le risposte non sono affatto facili e non credo che l’attuale governo sia in grado di dare risposte serie ed efficaci per curare un paese diviso, in evidente declino economico e sociale, e che invece avrebbe un estremo bisogno di coesione nazionale.
Mi permetto solo di elencare quali dovrebbero essere, a mio modesto avviso, le priorità necessarie per cercare di invertire la rotta, prendendo in considerazione almeno tre grandi temi di valenza nazionale:
1) Il lavoro
Sono assolutamente necessari nuovi ammortizzatori sociali; corsi di formazione e riconversione professionali per coloro che entrano in CIG; sussidi di disoccupazione temporali e infine, anche se molti non la condividono, una riforma del sistema pensionistico, con parificazione tra donne e uomini e allungamento dell’età pensionabile.
Potrebbe essere utile l’istituzione di un’agenzia nazionale per i precari con il compito di coordinare e stabilizzare i loro rapporti di lavoro.
2) La sicurezza
E’ un tema delicato che si è prestato e si presta a mille strumentalizzazioni, ma che certamente è stato sottovalutato, dato che illustri e seri sociologi, quali il prof. Barbagli (consulente dell’ex-ministro Amato) ne tracciano un quadro nudo e crudo, scevro di paraocchi ideologici, dai quali emerge un chiaro nesso tra immigrazione irregolare e aumento dei reati (vedi Immigrazione e sicurezza, edito dal Mulino).
Se il fenomeno non viene governato seriamente, continueremo a lasciare il pallino in mano ai leghisti, che se ne servono a loro modo e lo giocano con successo sul tavolo elettorale.
3) Le infrastrutture
Il nostro paese soffre di un forte ritardo rispetto ai principali paesi europei in termini di trasporti autostradali, marittimi (dove sono finite le “autostrade del mare” in un paese con oltre 8000 km di fasce costiere?) e ferroviari (avanti tutta con l’Alta Velocità), nonché di infrastrutture ecologiche ed energetiche.
Per quest’ultime sarebbero necessari forti investimenti nelle fonti rinnovabili di energia, compresi i termovalorizzatori di biomasse e di rifiuti e una seria diversificazione energetica che non escluda a priori il carbone pulito (che l’Enel sta vendendo ai cinesi) e nemmeno l’energia nucleare di terza generazione (che sempre l’Enel ha nel suo portafoglio, dal momento che sta partecipando azionariamente al progetto francese del reattore EPR di Flamanville).
D’altra parte uno slogan del PD in campagna elettorale era “rottamiamo il petrolio” e ciò secondo voi come lo si dovrebbe fare?
Riprendo dall’inizio, per esprimere tutta la mia solidarietà a Walter Veltroni che si è speso in un compito molto difficile e forse improbabile, come lo sarà anche per qualunque sia il suo successore, se, mi sia consentito il termine, l”ibrido PD” non si saprà trasformare in un vero partito del riformismo e del socialismo europeo.
A tale proposito mi sento di concludere citando Eduard Bernstein, che esattamente 110 anni fa in I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia (marzo 1899) profeticamente affermava: “L’inasprimento dei rapporti sociali non si è compiuto nel modo raffigurato dal Manifesto di Marx ed Engels. Nascondersi ciò, è non solo inutile ma folle. Il numero dei proprietari non è diminuito ma cresciuto. L’enorme aumento della ricchezza sociale non è accompagnato dalla formazione di una cerchia sempre più ristretta di magnati del capitale, ma dalla crescita numerica di capitalisti di ogni grado. I ceti medi mutano il loro carattere ma senza scomparire dalla scala sociale”.
Tutto ciò si riferiva ovviamente alle nazioni europee maggiormente industrializzate.
Come si diceva una volta, fraterni saluti a tutti e auguri all’intero popolo del PD.
Walter Merzagora
Consigliere di Zona 3-Lista Ferrante
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