GIU’ LE MANI DA BETTINO, CRAXI NON C’ENTRA COL PDL Intervista di Bobo Craxi al Riformista del 28 Marzo 2009
"L'omaggio di Berlusconi a Craxi celebra la nostra fine, non il riscatto dei socialisti attraverso di lui." Bobo, figlio di Bettino Craxi, non ha gradito la citazione del padre fatta dal premier dal palco della Fiera di Roma: "Craxi, col Pdl, non c'entra niente". Giù le mani da Craxi? "Il punto è che il disegno teorico e politico del berlusconismo con Craxi non c'entra nulla. A parte che, nonostante l'amicizia tra mio padre e Berlusconi non ci fu mai un passaggio diretto di consegne, sono certo che mio padre non avrebbe sostenuto l'attuale posizione di Berlusconi." Perché? "L'elemento dominante del craxismo è il rovesciamento dei rapporti di forza a sinistra e la sfida all'egemonia comunista per realizzare l'unità delle forze progressiste alternative alla Dc. Mio padre si considerava un epigono di Mitterrand, non di De Gaulle." Berlusconi invece? "Dopo la fase della difesa della libertà di fronte alla macchina da guerra c'è stata una involuzione politica. E ora il Pdl è un partito plebiscitario nella forma. Anche il riferimento al Ppe poi taglia definitivamente i ponti col filone socialista, laico e liberale proprio del Psi." Eppure ci sono tanti socialisti: Brunetta, Sacconi… "Sono socialisti perché stavano seduti allora dove sta seduto Fini oggi: alla quinta fila. Sono «ex». Punto. Non capiscono che il Pdl è un salto rispetto a Forza Italia. Non dico che Berlusconi è un fascista ma politologicamente il nuovo partito assomiglia al partito unico del ventennio: tiene dentro tutto e il suo contrario in nome di una alleanza nazionale. È una rottura anche rispetto alla Dc. Ai socialisti dico: uscite finché siete in tempo." Prevede una brutta fine per loro? "Come quella dei palestinesi di Giordania durante il settembre nero. Ricorda? Uscirono da Israele per chiedere rifugio in Giordania e furono massacrati. Quelli che sono andati in Forza Italia per non cadere nelle mani dei comunisti in nome dell'identità socialista stanno facendo la stessa fine." Il Pdl nasce da quindici anni di Seconda Repubblica. Non salva niente? "I comunisti, dopo il '92, avevano paura di scomparire e Berlusconi aveva paura di essere travolto dalla fine della Prima Repubblica. Ora, ciò che resta di quella paura, è la vittoria di Berlusconi." Nel '94 i socialisti scelsero lui. "Sì. Era necessaria una discontinuità. Nel vuoto politico gli elettori socialisti votarono contro la gioiosa macchina da guerra per salvare la loro identità. Anche se Berlusconi, in nome della retorica del nuovo, non mise i parlamentari socialisti nelle liste per paura di compromettersi l'immagine." Un tradimento rispetto all'amicizia con Craxi? "Diciamo che al di là dell'amicizia il rapporto è controverso dall'inizio. Basti pensare che nel libro che Berlusconi ha mandato a tutti gli italiani Craxi è assente. Dopo la riabilitazione, la cancellazione: un'operazione staliniana." Proprio non le piace il Pdl. "Ma scusi, guardi anche le politiche del governo: una volta sono di destra, una di sinistra. L'elemento coagulante non è ideologico né programmatico. Nel richiamo al popolo le singole appartenenze si sgretolano." Che pensiero le viene dopo il discorso di Berlusconi? "Mi vengono in mente i diari di Nenni in esilio a Ponza. Diceva che il ventennio aveva rappresentato per Mussolini la gloria e per i socialisti l'esilio. Anche Berlusconi ha vissuto con i socialisti vent'anni di gloria. Ora il suo omaggio a mio padre è doloroso, perché celebra la nostra fine, non il nostro riscatto attraverso di lui." A.D.A.
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