venerdì 20 marzo 2009

La nostra Europa non è quella di Barroso

Da Aprile

La nostra Europa non è quella di Barroso
Mo. Ma, 19 marzo 2009, 18:10

Europee Al vertice del Partito Socialista Europeo (Pse), riunito da questa mattina a Bruxelles, il Partito Democratico è arrivato per la prima volta con una delegazione che comprende le diverse anime del partito: l'ex presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, ed il parlamentare Lapo Pistelli, della Margherita. Un buon segnale del fatto che sia in via di soluzione la questione del gruppo di appartenenza a Strasburgo, a partire dalla prossima legislatura



Si è riunito oggi a Bruxelles il vertice dei socialisti europei di governo e di partito, in vista del consiglio europeo di primavera. Un vertice che ha segnato la netta presa di distanza dei socialisti dalle politiche improntate sino ad oggi dai capi di stato e di governo dei ventisette contro la recessione economica, un vertice che segna però anche delle importanti novità in movimento nel campo del centrosinistra italiano, vista la presenza di Massimo D'Alema e Lapo Pistelli (ex Margherita) in qualità di rappresentanti del Partito democratico (e non più dunque dei soli Ds).

Il piano Ue contro la recessione economica sul tavolo dei capi di Stato e di governo dei Ventisette è inadeguato, poco ambizioso, e non contiene sufficienti misure con effetti a breve termine per avere il risultato sperato, in particolare per quanto riguarda il mantenimento dei posti di lavoro a rischio, che sono ormai "25 milioni". È quanto ha detto, in sostanza, il presidente del Pse, l'ex premier danese Paul Nyrup Rasmussen, presentando in una conferenza stampa le conclusioni del vertice dei leader socialisti europei. Secondo Rasmussen, la Commissione europea di Josè Manuel Barroso "sta correndo dietro agli eventi", cercando di coordinare i diversi piani nazionali anticrisi degli Stati membri, e di far approvare un proprio piano comunitario da cinque miliardi di euro per progetti energetici e la diffusione della banda larga di internet.
"Noi abbiamo bisogno di un piano molto più ambizioso e allo stesso tempo più realista", ha detto Rasmussen, secondo il quale "sarebbero necessari molti più investimenti, in particolare per conservare i posti di lavoro".

Quanto al piano di rilancio economico da cinque miliardi di euro della Commissione, il presidente del Pse lo ha liquidato affermando che si tratta "di un'altra pezza a colori ('quick fix', ndr) messa da Barroso: quello che ci manca è un vero piano di rilancio da parte della Commissione".

Tuttavia, a spiergare come mai il Pse non chieda ai leader di governo dell'Ue di bocciare il piano di rilancio di Barroso, la leader del Ps francese, Martine Aubry, ha risposto: "Il piano è insufficiente e ce ne vuole un altro ben più ambizioso, ma intanto, per senso di responsabilità, noi pensiamo che sia necessario approvarlo". Facendo capire che sul progetto del Pse si baserà la campagna elettorale per le europee, per "un'altra visione globale" e per "un'altra Europa, diversa da quella di Barroso e dei suoi amici Sarkozy e Berlusconi".
"Oggi è la destra in Europa che sta aggravando la crisi mondiale", con la sua inadeguatezza, ha concluso Aubry.

Il segretario politico del Ps francese, ha inoltre spiegato che i socialisti europei sono contrari alla riconferma del presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, e che avranno un loro candidato per la guida dell'Esecutivo comunitario, anche se non ha precisato il nome di questo candidato. "Abbiamo un Manifesto per l'Europa, e non possiamo non incarnare questo Manifesto in una persona, una personalità politica che porti i nostri valori umanisti e solidarietà sociale e che renda credibile le nostre idee di cambiamento per i cittadini europei. L'Europa che vogliamo - ha sottolineato Aubry - non è questa Europa diretta da Barroso e da i suoi amici Sarkozy e Berlusconi".

I socialisti europei hanno stilato una controproposta di sette punti, alternativa a quella in discussione nel summit Ue, che considerano troppo poco ambiziosa finanziariamente, e non abbastanza concentrata sulla solidarietà sociale, sulla necessità di mantenere i posti di lavoro a rischio, e sul bisogno di massicci investimenti da realizzare a breve, e non a lungo termine.
I nodi italiani.
Al vertice, per l'Italia hanno partecipato Vittorio Craxi a nome dei Socialisti e, per la prima volta a nome del Pd e non dei Ds, Massimo D'Alema e il parlamentare Lapo Pistelli (ex Margherita, da europarlamentare ha fatto parte del gruppo dei liberaldemocratici, ed anche questa è la prima volta), venuto - come lui stesso spiega - "come rappresentante personale di Franceschini".
Il nuovo leader del Pd era stato invitato al vertice dal presidente del Pse Poul Nyrup Rasmussen.

La partecipazione di Lapo Pistelli è stata sottolineata come "un fatto positivo" proprio da D'Alema che non ha nascosto un cauto ottimismo. "Siamo in un clima di crisi. Sinceramente - ha spiegato ancora D'Alema - la crisi stessa spinge ad una collaborazione sempre più forte tra le diverse famiglie progressiste del centrosinistra internazionale. Questo dovrebbe anche rendere le nostre decisioni più semplici". D'Alema ha poi precisato che la questione della collocazione alle europee del Pd "sarà discussa nelle sedi proprie dai dirigenti del partito". Ma "molto dipende anche da quello che deciderà il Pse ".
E un'ulteriore chiave di lettura la fornisce la presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso: "La partecipazione dell'onorevole Pistelli è l'esempio - ha affermato - che la famiglia socialista si allarga diventando la casa dei progressisti'.

Non ne è però convinto Vittorio Craxi, del Partito Socialista - alleato ai Verdi, Sd e i Vendoliani nella lista "Sinistra e Libertà" che fa esplicito riferimento a tre diversi gruppi in Europa con libertà di scelta dei futuri eletti- , secondo il quale "il Pd si dividerà come nell'ultima legislatura". Nel commentare i risultati del vertice del Pse, Craxi ha parlato "di un messaggio di sostegno alle politiche anti-crisi, di un invito chiaro e solenne a rendere prioritaria la questione sociale, la lotta alla disoccupazione. Sulla necessità di unità e solidarietà, si ritrovano tutti i partiti nazionali che si preparano a diventare il primo partito europeo". Craxi aggiunge un'osservazione: "Rilevo con rammarico come unità e solidarietà non ci siano in Italia, dove i due partiti (Pd e Partito socialista) sono uniti a Bruxelles e divisi a Roma".

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