Dall'Avvenire dei lavoratori
Di strappo
in strappo
--------------------------------------------------------------------------------
Modifica dei regolamenti parlamentari
o nuovo tentativo di golpe istituzionale?
--------------------------------------------------------------------------------
di Felice Besostri
--------------------------------------------------------------------------------
La costituzione della Repubblica Italiana configurava e formalmente ancora configura uno Stato con forma di governo parlamentare, nel quale l’indirizzo politico è determinato dal rapporto tra Parlamento e Governo.
Con le riforme delle leggi elettorali con l’indicazione del candidato premier, già è stata modificata la forma di governo, con accentuazione del ruolo del Primo Ministro.
Il Primo Ministro, rimanendo invariato l’art. 92 della Costituzione è ancora nominato dal Presidente della Repubblica, che è però vincolato dalle indicazioni del corpo elettorale. Il premio di maggioranza e le liste bloccate, confezionate dal capo delle coalizioni, hanno creato, in fatto, una sorta di premierato: come in Gran Bretagna è il leader del partito vincitore che viene nominato.
Il premier Berlusconi ha dimostrato che pur disponendo di una amplissima maggioranza parlamentare in Parlamento, non è capace di governare, se non a colpi di voti di fiducia e di decreti legge.
Il nostro Primo Ministro è sempre più insofferente rispetto alle procedure parlamentari: una semplice perdita di tempo nella sua visione carismatico-autocratica.
Ecco il colpo di genio: in Parlamento non dovrebbero più votare si singoli parlamentari, ma soltanto i capigruppo!
Non ci sarebbero più problemi di quorum per le votazioni.
Come corollario ha proposto anche una drastica diminuzione dei parlamentari.
Non si capisce a questo punto perché non proponga che si eleggano soltanto i futuri capigruppo che rappresenterebbero in Parlamento tanti parlamentari, quanti sarebbero spettati alle singole liste in base ai voti ottenuti.
Questa logica conseguenza delle idee del Berlusconi è una pura provocazione: è chiaro che non passerebbe mai per l’opposizione di tutti i parlamentari compresi quelli del PdL.
Purtroppo, per lui, alla proposta di Berlusconi si oppone il dettato della Costituzione e precisamente l’art. 67 Cost., che recita: "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". Funzione essenziale dei parlamentari è quella legislativa, compresa l’iniziativa delle leggi (artt. 70 e 71 Cost.).
L’attività non è vincolata da alcun mandato, compreso quello del Gruppo di appartenenza. Ogni parlamentare può parlare e votare in dissenso dal gruppo di appartenenza: quindi il Capogruppo non può votare in sua vece.
I Capigruppo, riuniti nella Conferenza dei Capigruppo, hanno poteri enormi sul calendario dei lavori: se potessero votare in luogo dei singoli parlamentari saremmo di fronte ad un golpe istituzionale: un vero e proprio attentato alla Costituzione.
Purtroppo i rimedi giuridici contro le riforme dei gruppi parlamentari sono scarse se non inesistenti.
Come nei confronti delle legge elettorali incostituzionali il nostro ordinamento anche per l’ignavia delle Corti Giudiziarie e della Corte Costituzionale non offre garanzie giurisdizionali.
Si pensi che contro le leggi elettorali incostituzionali ci si dovrebbe rivolgere, secondo la nostra Eccellentissima Suprema Corte di Cassazione, alle Giunte delle Elezioni delle Camere elette con la legge ... incostituzionale!
Nessun commento:
Posta un commento