domenica 29 marzo 2009

Vittorio Melandri: e la sinistra che fa?

Colonna sonora, gli applausi per Debora; trama, remake del film “C’eravamo tanto amati”



E la sinistra“che fa”: “se gratta”.



Fortuna c’è Fini “un uomo politico che ormai ha acquisito lo spessore d’un uomo di Stato”.









Ecco due lettere che non vedranno mai la pagina dei fogli a cui sono state indirizzate. Fatte circolare così, tanto per essere in armonia con il tempo uggioso, e con il fatto che Eugenio Scalfari su la Repubblica di questa mattina 29 marzo, definisce il “fascista” Fini “un uomo politico che ormai ha acquisito lo spessore d’un uomo di Stato”.



Buona domenica, vittorio





Caro Parlato



Per dirla con Elio Veltri, l’Italia è “un paese europeo per caso”, e per dirla con Ezio Mauro, “il vecchio populismo (che la anima e guida) non può reggere a lungo la sfida della modernità nel cuore dell’Europa”. Racchiusa in queste due “parentesi” se ne sta, ormai ridotta al lumicino, la speranza che non tutto sia perduto per i cittadini di una Repubblica che ai suoi vertici vede oggi “quattro intoccabili”. Un Presidente della Repubblica, per dirla ancora con Scalfari, che è sì “elemento di massima garanzia che si batterà fino all’ultimo per impedire che possa esistere una Costituzione di maggioranza”, e pure già comunista seppur “migliorista”, ma a cui nessuno chiede conto del perché abbia lumeggiato il compaesano Giovanni Leone con parole a dir poco fragili: “ un giurista al Quirinale”. Un Presidente del Senato, per dirla con Barbara Spinelli, su cui solo in Italia si è “esitato a indagare (…) - dopo le rivelazioni di Abbate e Travaglio - scoraggiando la sua nomina a Presidente del Senato”; non per caso seconda carica dello Stato. Un presidente della Camera che oggi dichiara infastidito che su Mussolini Benito ha cambiato idea, lo dimostrerebbe quello che ha fatto negli ultimi quindici anni, ma a cui nessun fa osservare che quando nel marzo-aprile del 1994 ad Alberto Statera dichiarava che lo stesso Mussolini era “il miglior statista del secolo”, non era un “pischello” di borgata, ma un uomo maturo con alle spalle 42 anni di vita, di cui almeno venti spesi nell’impegno politico di “alto” profilo. Un Presidente del Consiglio che sin dal 1990 una Corte di Appello (pur senza effetti giuridici per sopravvenuta amnistia) ha riconosciuto spergiuro quando dichiarava non veritiera la sua affiliazione alla loggia Propaganda 2 (P2), tessera 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625. Caro Parlato, si ha un bell’essere critici sull’assetto politico di questa Europa, ma se non ci fosse almeno questa, non vedo proprio a cosa gli italiani del futuro potranno aggrapparsi; non certo ad una sinistra rispetto alla quale, a tutt’oggi, formulando un “che fa”, di leninista memoria, e scimmiottando amaramente il poeta, si può solo rispondere: “se gratta”.





Cara Unità



Sono fra quelle migliaia di frequentatori della rete che hanno cliccato sul video dell’intervento della compagna (si può dire?) Debora Serrachiani all’assemblea nazionale dei Circoli PD, partito che si prefigge di aumentare i suoi consensi, e che quindi per conseguenza logica, non dovrebbe essere infastidito dal confronto con chi come me il consenso sino ad ora glielo ha negato. Ebbene, condizionato dall’esperienza, non posso intanto evitare di ricordare che gli applausi, da sempre, nelle nostre assemblee di sinistra, ma anche in quelle di centro che non hanno mai nascosto di “guardare a sinistra”, si è usato riservarli ai più franchi e trasparenti di noi, come è il caso del tutto evidente di Serrachiani, salvo poi riservare i voti ad altri, e cito per tutti tre nomi in ordine alfabetico: Andreatta, Ingrao, Lombardi. Aggiungo che colpisce come un pugno sotto la cintura, l’opera di “riciclaggio” e “auto-riciclaggio” in corso, di cui si legge in queste ore sui giornali. Ovunque si “riciclano” consiglieri regionali in candidati alle provinciali, sindaci di piccoli comuni candidati in comuni un poco più grandi, consiglieri provinciali scaduti in candidati di riserva pronti all’uso, sindaci simbolo pronti a sacrificarsi per reggere il simbolo UE, Presidenti di Regione disposti anche a farsi “di-scaricare” in qualche ri-valorizzatore con il bollino europeo, etc., etc., etc. Ovviamente resta sempre la speranza che i media stiano solo facendo calcolata e perversa disinformazione, ma non invidio Maurizio Migliavacca. Quando nel 1999 in una assemblea DS a Fiorenzuola D’Arda, sostenevamo insieme il referendum per l’abolizione della quota proporzionale residua, avevamo innanzi i cittadini che lo avevano eletto parlamentare nel collegio; oggi, anche a causa del fallimento di quel referendum, gli tocca il compito “ingrato”(?) di pilotare una macchina, che, anche in Europa e pure nelle amministrative, gode di un assetto che di fatto gli permette di sorpassare gli elettori e porta direttamente a destinazione gli eletti. Colonna sonora, gli applausi per Debora; trama, remake del film “C’eravamo tanto amati”.

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