da Aprile
Sinistra e Libertà, il giorno dopo
Franco Astengo, 17 marzo 2009, 10:50
Dibattito Lunedì è stata presentata la lista comune per le europee. Ma la sfida è contrastare la crisi e il tentativo berlusconiano di modificare gli equilibri istituzionali fondati sulla Costituzione. Per farlo si deve rifiutare ogni tentazione radical girotondina, movimentista, stupidamente post materialiste, per attualizzare l'antica frattura "capitale-lavoro" e farne la base delle nuove "issues"
Il giorno dopo in cui è stata presentata "Sinistra e Libertà", lista elettorale che si presenta come novità per la prossima competizione europea e con qualche propensione a definirsi quale soggetto propedeutico per una nuova rappresentanza politica della sinistra italiana, vale la pena di fare il punto della situazione in atto, magari ripetendo cose già dette e scritte, ma cercando di sintetizzarle in una pretesa (probabilmente mal riuscita!) di ragionamento politico.
La crisi finanziaria avviata ormai da molti mesi a livello globale, si è trasformata in crisi economica. Una crisi economica che aggredisce la produzione reale, l'occupazione, la condizione di vita di milioni e milioni di donne e di uomini in tutti i continenti. Molti osservatori hanno parlato di fine del ciclo "liberista" apertosi all'inizio degli anni ‘80. Forse non è il caso di essere così drastici, ma è certo che avremo una profonda modificazione della struttura capitalistica così come l'abbiamo conosciuta negli ultimi decenni. Si invocano interventi pubblici e ricette stataliste, anche a livello sovranazionale come nel caso europeo (concorso di una pluralità di entità statuali diverse attorno ad obiettivi comuni? Insomma, di nuovo l'Europa "delle Patrie" di memoria gaullista?), e si discetta di "colbertismo" da un lato, e di riferimenti al "New deal".
La sinistra dovrebbe ricordare, a questo proposito, il ristrutturarsi ferreo delle condizioni di classe, scegliere i propri riferimenti sociali con grande precisione, attrezzarsi di una progettualità che attualizzi la parte migliore delle propria storia: dalla programmazione pubblica dell'economia al welfare state, all'internazionalizzazione dei progetti di ammodernamento degli apparati produttivi e delle infrastrutture, alla pace quale presupposto decisivo per un nuovo ciclo di crescita, alla difesa dell'ambiente non inteso semplicemente quale valore post-materialista, alla proprietà pubblica delle grandi "utilities".
Il tentativo di concludere l'iter di trasformazione della democrazia italiana, avviato nei primi anni ‘90 con il passaggio alla legge elettorale mista maggioritario/proporzionale, attaccando direttamente la Costituzione repubblicana nei suoi gangli vitali dell'assetto parlamentare: è questa la direzione in cui si muove pesantemente l'attuale governo, al di là delle battute di cattivo gusto sul voto riservato ai soli capigruppo, attraverso la modifica dei regolamenti del Senato, l'uso dei decreti legge, la modifica del rapporto dialettico Governo/ Parlamento in una relazione Governo, Maggioranza/Minoranza tale da ridurre le Camere a solo luogo di ratifica, il definitivo passaggio alla personalizzazione della politica (che il PD avalla attraverso l'utilizzo di un meccanismo di "Primarie all'Italiana", complessivamente negativo).
A questo stato di cose l'opposizione non può rispondere adeguatamente se non risolverà quel problema che, sulle colonne di La Repubblica, Nadia Urbinati riassume definendo la sinistra come "invertebrata". Senza risolvere, cioè, il tema dell'impossibilità di un compromesso sul terreno della democrazia parlamentare e rappresentativa;
Tutto questo richiede la presenza di una soggettività politica adeguata, ponendo alla sinistra italiana la questione, appunto, del "raddrizzare la schiena". Il PD sta tentando, attraverso gli annunci del suo nuovo segretario, di recuperare almeno rispetto ai disillusi ed ai potenziali astensionisti. La sinistra deve, prima di tutto, misurarsi sul merito attraverso proposte concrete riguardanti la crisi economica e la condizione materiale di vita dei cittadini.
La proposta di sussidio a chi perde il lavoro non è né "elemosina di Stato", né "incentivo al licenziamento", ma era necessario analizzarla meglio, riempirla di contenuti, farla diventare strumento di pressione reale avviando una seria mobilitazione di massa attraverso la quale accompagnare, anche, il discorso relativo al sindacato ed al tentativo di isolamento della CGIL, verso la quale stabilire relazioni di sicuro confronto politico.
Questo è soltanto un esempio, perché l'idea di una nuova soggettività politica passa, soprattutto, attraverso il rifiuto di tentazioni radical girotondine, movimentiste, facilmente e stupidamente post materialiste, e l'approfondimento di un recupero della dimensione ad integrazione di massa, da realizzarsi attraverso lo sviluppo di un progetto che raccolga la nuova centralità dell'antica frattura "capitale / lavoro", intrecciando attorno ad essa le nuove "issues" emerse dalla divisioni, dalle segmentazioni, dagli sfrangiamenti derivanti da una società individualistica, consumistica, dominata da una velocità di comunicazione capace di spazzare via, a tempo di record, ideali e valori che invece è necessario conservare, arricchire, rinnovare, non relegare semplicisticamente in una dimensione fatalista- storicista, ma trasformandoli in opzioni concrete, punti di una grande battaglia politica da ingaggiare subito.
Troppi allenatori e pochi giocatori a sinistra
Grazia Paoletti, 17 marzo 2009, 11:24
Dibattito Comparse le elezioni, ecco che svanisce il tentativo di sintesi a sinistra che si stava tentando. I vari soggetti hanno ripreso a pensare e lavorare alla loro singola riuscita, dimenticando che è necessaria una nuova forza politica unita nella sua essenza ma plurale nelle sue componenti, che sia in grado di governare il paese
E' da tempo che non intervengo su questo sito poichè spesso i blog, senza eccezione, raggiungono livelli di volgarità, di livore, di rissosità (il tutto in senso politico, non per perbenismo!)che li rendono indisponenti e pertanto inutili.
Ci si dovrebbe occupare di ricostruire la sinistra, non dimentichiamolo, oppure vogliamo estinguerci frantumati in mille pseudo sinistrine autoreferenziali?
Molti eventi, recenti e meno, hanno suscitato speranze e aspettative poi vanificate: dal congresso DS con l'uscita dei compagni (e rivendico a loro ed a me questo nome!) per ricostruire in Italia una grande e moderna forza del socialismo, lo stesso che è nelle radici anche di noi comunisti, passando per l'assemblea nazionale organizzata al Palazzo dei Congressi dell'EUR il 5 maggio 2007, fino a tante altre situazioni, compresa la nascita di SD con Mussi e Fava, di Unire la Sinistra di Guidoni, e infine del Movimento di Nichi Vendola a Chianciano.
E'stata incoraggiante la ricomparsa alle riunioni ed il rimettersi in gioco sul territorio di moltissimi compagni che da tanti anni, troppi, si erano disimpegnati o rinchiusi in piccole comunità settoriali. E soprattutto è stato entusiasmante l'emergere con foga di tanti giovani, associazioni, movimenti, singoli, desiderosi di partecipare per costruire una sinistra degna di questo nome ed all'altezza delle sfide del terzo millennio.
Sfide a fronte delle quali noi figli del ‘900, che pure abbiamo assorbito tanta della cultura del secolo breve e lunghissimo insieme, ci sentiamo un po' disarmati, carenti, e speriamo in una nuova linfa. Non nel parricidio, che di rado funziona, ma in una contaminazione fra generazioni, con culture politiche e modalità di fare politica partecipata che finora erano patrimonio solo di alcuni gruppi più avanzati, a cominciare dal femminismo.
Ebbene, appena sono comparse ad un orizzonte abbastanza ravvicinato le elezioni, questo ha buttato all'aria tutto il puzzle che ci stavamo impegnando a costruire, risparpagliandone i pezzi: così oggi sembra che non se ne venga più a capo, con qualcuno che pare si accontenti di riformarne un angolino, fatto di pochi pezzetti, pochi ma SUOI, e lo contempli come se fosse il mondo.
Un atteggiamento inutile e dannoso.
Bene, compagni che ancora pensate ad una sinistra, sarebbe importante a questo punto concentrarsi sui programmi di questo eventuale insieme, ed invece questo lavoro è latitante.
Certamente non vi si supplisce avanzando per la formulazione delle liste nomi più o meno roboanti, che si presume avere appeal. Ho sentito parlare di lanciare nella corsa per Strasburgo nobilissime persone come Battiato (una delle mie passioni giovanili) o Camilleri. Ma per favore, cosa c'entrano con la politica della sinistra, anche se (e lo ignoro) fossero "di sinistra"?
Perché, come invocano tanti, non si tengono in considerazione i territori dove soprattutto si possano elaborare programmi da confrontare e sistemare in una sintesi che abbia valenza nazionale, generale?
Bisogna uscire dalla genericità di enunciazioni, peraltro sacrosante ma insufficienti,tipo "aumentare gli ammortizzatori sociali" o "tassare i ricchi".
Determiniamo obbiettivi, strumenti, risorse. Questa è la base per una seria programmazione, che un tempo era il cavallo di battaglia della sinistra, mentre oggi si evita addirittura di pronunciarla. Abbiamo, fra tutte le forze che vogliono partecipare al processo di costruzione della sinistra, movimenti, associazioni, pezzi di partiti, singoli, enormi risorse culturali ed intellettuali, che i nostri avversari a destra non si sognano neanche.
A sinistra la critica non manca, ma per fare un esempio che alleggerisca il contesto, sono tutti allenatori e poi latitano i bravi giocatori, chi scende direttamente in campo esponendosi di persona, partecipando ad una grande costruzione ognuno con il suo mattoncino.
E' necessaria una nuova forza politica unita nella sua essenza ma plurale nelle sue componenti e radici, che sia in grado di conquistare il potere per dare risposte ai cittadini, ai loro bisogni ed ai loro sogni, e di offrire soluzioni ai gravi problemi del paese nell'interesse di tutti, a cominciare dalle classi più sfavorite e fino alle industrie soggette alla crisi mondiale che devono poter creare lavoro e ricchezza nazionale da redistribuire. Che abbia insomma una cultura di governo.
Bisogna riscoprire oggi il vero significato dell'espressione "interesse generale", che fa parte del patrimonio politico e culturale della sinistra e che è un grande contenuto della Costituzione, la piena attuazione della quale è il primo passo per dare veramente un spinta in positivo al nostro paese.
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