domenica 8 marzo 2009

Pier Luigi Camagni: spunti di riflessione politica: diseguaglianza dei redditi

Spunti di riflessione politica: diseguaglianza dei redditiCondividi
Gio 14.31
L’Italia ha uno dei più alti indici di Gini d’Europa e tra i più alti dell’area OCSE.
Ci precedono solo Regno Unito e Stati Uniti. L’indice di Gini è un indice di disuguaglianza dei redditi.
Significa che chi in Italia è ricco, è molto molto ricco, e chi è povero è, altrettanto, molto molto povero.
Negli ultimi 25 anni tale disuguaglianza è fortemente aumentata – e ancora di più negli ultimi anni e con l’attuale crisi – tanto da vedere la quasi completa sparizione del cosidetto “ceto medio” che, ormai a tutto diritto, entra nelle fasce della quasi povertà con famiglie di impiegati e artigiani che fanno fatica ad arrivare alla famosa quarta settimana.
Poco più di un mese fa, EURISPES, nel suo rapporto annuale (che qualcuno ha voluto leggere come la conferma della visione “ottimistica” del Bel Paese non a grande rischio di crisi per l’economia reale, visione del resto smentita, vedi andamento negativo del pil o aumento della richiesta di cassa integrazione del 553%. Ma, del resto, lo ammette ormai lo stesso Ministro Tremonti che durante il 'Credit e liquidity day' al ministero dell'Economia, dice che il 2009 sarà peggio del 2008), affermava alcune cose:
• l’Italia ha un tasso di occupazione tra i più bassi d’Europa
• ha, a parità di livello, salari più bassi del resto d’Europa
• i top manager italiani hanno stipendi tra i più elevati d’Europa, pari mediamente a 243 volte uno stipendio medio
Tutto questo, tra l’altro, mentre si pagava Bonolis un milione di euro per 4 serate a San Remo (sia detto con tutto il rispetto per la grande professionalità dello stesso) e, dall’altra parte dell’oceano, il neo eletto Presidente Obama, tra i suoi primi interventi, fissava un tetto di 500.000 dollari agli stipendi dei manager pubblici.
E proprio sul tema di disparità di reddito e tassazione, in questi stessi giorni, Stati Uniti e Regno Unito (i paesi che ci superano nella disparità di reddito, ma anche paesi dove c’è un governo socialista – UK – e una nuova amministrazione riformista – USA) propongono una loro ricetta.
Negli USA, Obama, con il President’s Budget presentato il 26 febbraio, annuncia sgravi fiscali sui redditi medio-bassi (si parla di quasi il 90% della popolazione americana) e, nel contempo, un accrescimento del carico fiscale per quelli più alti (circa il 5% della popolazione), con un aumento delle aliquote sugli ultimi due scaglioni di reddito (rispettivamente dal 33 al 36% e dal 35 al 39,6%) e un aumento dell’aliquota massima su dividendi e capital gain dal 15 al 20%.
Parimenti nel Regno Unito è stata introdotta un’aliquota d’imposta del 45% (dal precedente 40%) per i redditi superiori a 150.000 sterline. A questo si aggiunge un dimezzamento della “personal allowance”, l’ammontare su cui non si paga imposta, per i redditi superiori a 100.000 sterline e la sua totale eliminazione per redditi superiori a 140.000 sterline.
Anche in Germania, poi, il partito socialdemocratico ha proposto un aumento dell’aliquota dal 45 al 47,5% per i redditi di persone singole superiori ai 125.000 euro e su quelli di coppie con reddito complessivo superiore a 250.000 euro.
Se è pur vero che l’aumento della progressività delle imposte ha pro e contro e che, comunque, non rappresenta necessariamente l’unica soluzione, credo che su politica fiscale e politica di redistribuzione del reddito occorra ragionare.
E ragionare in maniera seria e non limitandosi ad affermazioni anche un po’ demagogiche come quella sentita dell’assegno di disoccupazione. Meglio, molto meglio sul tema, quanto affermato invece da Lanfranco Turci con la sua proposta di revisione del sistema degli ammortizzatori sociali in un quadro più generale di indirizzo del mercato del lavoro verso un sistema di flexsecurity (ricetta, non dimentichiamolo, già ampliamente applicata dai partiti socialisti del Nord Europa). A tal proposito va ricordato anche l’impegno in questo senso di Pietro Ichino sul contratto unico.
Una politica di redistribuzione dei redditi che passa, anche e soprattutto, come avevo già avuto occasione di commentare qualche giorno fa ad una nota di Turci, attraverso una maggiore e più efficiente lotta all’evasione.

La disuguaglianza dei redditi tra i paesi Ocse
(Indice di Gini per l’Italia posto uguale a 100. Fonte: Atkinson e Brandolini, 2000).

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