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La primavera possibile del Socialismo italiano
Giuliano Ghirlando, 21 febbraio 2008, 13:10
La primavera possibile del Socialismo italiano Dibattito Un intervento, sulla scia dell'articolo di Tamburano di ieri su L'Unità, sulla grande tradizione politica italiana che discende dai fratelli Rosselli, Salvemini, Amendola, Basso, Lombardi, Brodolini, che una nuova generazione sta tenendo viva a dispetto delle acrobazie di pura alchimia fatte da una classe dirigente in "articulo mortis" che ha annientato la vera forza del progetto nuovo: la cultura, la coscienza di classe e la memoria storica
Leggendo l'articolo uscito ieri sull'Unità di Giuseppe Tamburano ("Quei socialisti in articulo mortis"), ho avuto come un sentimento di orgoglio e di riscossa: possibile che non sia l'unico ad avere un'idea così coraggiosa? Certo, che non sia una novità riproporre lo storico simbolo del Partito Socialista Italiano in cui campeggiano il sole nascente, la falce e martello e il libro, potrebbe essere pensato da più parti, specie poi quando trionfano le politiche maanchiste, dell'oltrismo e del nuovismo. Se questi nuovi aggettivi invece servissero solo a far scomparire decenni di storia di lotte civili e sociali che riguardano la lunga tradizione del socialismo italiano, badate bene che i partiti nuovi (PD, Pdl, Sinistra Arcobaleno, Rosa Bianca ecc.), nonostante i nuovi nomi hanno in sé i vecchi vizi del politichese e del mantenimento dello status quo. L'arcaicità su cui muovono i programmi e l'assenza di ricambio generazionale, effettuato in rari casi come specchio per gli stolti, ci mostrano come spesso e a sinistra le divisioni sono montate ad arte da queste classi dirigenti.
Siamo davanti ad un celebre "accattonaggio" di posti e posticini, indegno per qualsiasi grande intellettuale politico del passato della nostra storia repubblicana, che spesso finiva la sua vita politica anche in completa solitudine ma con quell'ideale irriducibile che mai aveva contrattato.
Caro compagno Giuseppe, puoi starne certo che non scompare il Socialismo in Italia, la storia dici bene non finisce certo il 13 e il 14 Aprile, anzi ti invito a dare un'occhiata attraverso le nuove forme di comunicazione (blog, pagine virtuali, forum, web) di come una nuova generazione stia tenendo viva la grande storia del socialismo italiano.
Quel progetto coraggioso di cui parli, una vera e propria primavera di rinascita socialista (vedi alla parola Epinay, la località in cui Mitterrand ricostruì la sinistra francese, rifondando il partito socialista), noi della nuova generazione lo abbiamo bene in mente, purtroppo nessuno ci ha mai dato lo spazio per poterlo proporre. Una nuova via del socialismo illuminato liberale e progressista, che vede tra i padri fondatori i fratelli Rosselli, Salvemini, Amendola, Basso, Lombardi, Brodolini ed altri ancora. Se mai questa scissione e ricomposizione dell'atomo con acrobazie di pura alchimia fatta nella sinistra o meglio da una classe dirigente in "Articulo Mortis" ha annientato la vera forza del progetto nuovo: la cultura, la coscienza di classe e la memoria storica. Non abbiamo nulla da inventare o da nominare come nuovo partito, tutt'altro. Anzi, parlare della questione socialista è necessario e veritiero se a farlo sono le nuove generazioni.
Quel simbolo antico è la storia che ci emoziona, ci riempie di orgoglio e ci fa ancora commuovere pensando al sangue dei martiri dell'antifascismo, delle lotte operaie, delle battaglie dei diritti civili, e sappi che siamo in tanti a volere quel partito socialista operaio come ce ne sono negli altri paesi europei. In quel di Fiuggi, a quasi un anno di distanza, Fabio Mussi non seppe cogliere l'occasione e Boselli era intento a rimettere insieme i cocci della diaspora (Articulo Mortis); noi accettiamo quelle scelte chinando il capo, sperando che qualcuno un domani ci darà ragione. Ma come scrisse Zygmun Bauman: "Dalle ceneri e dalle rovine di una società, l'ideale del socialismo rinasce come l'araba fenice" e la rinascita sarà alle porte.
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