lunedì 5 gennaio 2009

Carlo Leoni: questione morale, questione politica

dal sito di sd

Questione morale, questione politica
Assolve, come sempre, nel modo più rigoroso e puntuale, il Presidente Napoletano, alla sua funzione di rappresentante dell’unità nazionale e di supremo garante delle istituzioni repubblicane, nel richiamare, come ha fatto di nuovo nel discorso di fine anno, tutte le parti politiche ad una maggiore collaborazione ed a riforme condivise.
Come spesso è accaduto, però, nel corso dell’ultimo quindicennio, un richiamo di questa levatura si è immediatamente rinsecchito nella ricerca di piccole convergenze spesso opache e poco chiare ai più.
E’ il caso, manco a dirlo, dei temi della giustizia. Di questo, infatti, si è subito cominciato a discutere come se non ci fosse niente di più importante di cui occuparsi nella situazione attuale, come se non si fosse in una grave emergenza sociale e produttiva, come se non ci fossero migliaia di italiani che stanno passando da un giorno all’altro nella condizione drammatica della disoccupazione.
Il Ministro ombra del PD per la giustizia, l’on. Lanfranco Tenaglia, ha gettato lì la proposta di conferire ad una collegio di magistrati e non più al solo GIP il potere di intervenire sulla custodia cautelare degli indagati.
Come si può essere in disaccordo? Sarebbe una misura capace di introdurre maggiori garanzie e come tale degna della più piena considerazione. A condizione, ovviamente, che si stia facendo sul serio e cioè che si sia calcolato che l’attuale organico della magistratura può consentire l’attuazione in tempi non biblici di una tale misura. C’è più di un dubbio a tale proposito, soprattutto per quel che riguarda i tribunali minori.
Ma vorrei osservare che nel Convegno di presentazione del programma del PD sulla giustizia, che si è tenuto a Roma poche settimane fa, molte e più ricche erano le idee dei democratici e soprattutto più orientate a snellire e modernizzare un sistema giustizia che gronda inefficienza da tutti i pori.
La proposta di questi giorni ha però un carattere, mi si perdoni l’espressione, più “accattivante”, maggiormente adatto ad autorizzare i maggiori quotidiani di informazione a titolare sul venire avanti, nel PD,. di un’ala “trattativista” verso il centrodestra, sospinta a dialogare con il Pdl dopo le inchieste di Napoli, Pescara, Potenza, e così via.
L’impressione è ancora una volta che si cerchi il famoso “dialogo sulle riforme” non per risolvere i mille problemi in cui si dibattono i comuni mortali, ma per compattare in qualche modo il mondo politico ( come fosse una “casta” ) in una trincea di difesa dalle incursioni della magistratura.
Intendiamoci, anche le vicende di questi giorni ci dicono che singoli magistrati, come è ovvio, possono sbagliare e che quando sbagliano, intervenendo sulla delicata materia delle libertà individuali, producono guai seri. Ma è anche vero che gli eventi più recenti ci dicono che il sistema ha i suoi meccanismi autocorrettivi anche in materia di misure cautelari, che sono chieste dal pubblico ministero ma decise dal gip e successivamente valutate dal tribunale del riesame.
Quella che inevitabilmente apparirebbe, lo si voglia o no, come la santa alleanza dei politici contro i magistrati, getterebbe ulteriore discredito sulla politica, sui partiti e sarebbe un vero suicidio per un partito democratico che sta vivendo un difficile momento e che, con alcuni suoi amministratori indagati, di tutto ha bisogno, io credo, tranne che dell’accordo con Berlusconi sulla giustizia.
Da questo punto di vista trovo sconcertanti le manifestazioni popolari a Pescara in difesa di Luciano D’Alfonso.
Sono contento anch’io che i magistrati non considerino più il Sindaco di Pescara come il capo di un’associazione a delinquere. Ma egli non è stato ancora prosciolto da ogni accusa e poi, a prescindere da ciò che fanno o che non fanno i magistrati, c’è il problema,in Abruzzo come in Campania e in tanti altri posti, del recupero di una etica della politica, di un diverso costume di vita degli amministratori pubblici.
Anche di questo ha parlato il Capo dello Stato, ma si è preferito far finta di niente.
Può anche darsi che a Napoli, come a Pescara o a Firenze i magistrati non riescano ad individuare precise responsabilità per precisi reati commessi, ma questo starebbe a significare che tutto va bene così ? che non c’è nulla da cambiare nel rapporto tra affari e politica ?
Non scherziamo. Sta emergendo uno stile di governo al cui centro vi è l’interesse personale, l’allestimento di una rete di clientele, rapporti di fiducia con singoli imprenditori, un trasversalismo sfacciato e ipocrita. Tutte cose che si ritengono utili per essere riconfermati, la prossima volta, consiglieri, assessori, sindaci.
Quanto costano certe campagne elettorali a preferenza unica ? E chi le paga ? E perchè si spende così tanto per farsi rieleggere, se poi l’indennità da amministratore locale è assai modesta ?
La verità è che i partiti sono ormai scatole vuote, territorio desolato per le scorribande di qualunque avventuriero, treni da cui si sale e si scende solo per fare carriera.
Solo se si parte da questa consapevolezza si potranno trovare le risposte giuste.
Sinistra Democratica, nei prossimi giorni, presenterà una sua proposta di normative anticorruzione .
Saranno gli argomenti e progetti di una nuova stagione di mobilitazione.
*del Coordinamento nazionale

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