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martedì 22 aprile 2025
Giorgio Panizzi: 25 aprile
25 APRILE. FESTA DELLA LIBERAZIONE
Storia Memoria Futuro
Celebrazione dell’ottantesimo anniversario
25 aprile 1945÷25 aprile 2025
Libertà e Liberazione. Un binomio inscindibile per dare senso alle celebrazioni dell’ottantesimo Anniversario della Liberazione dell’Italia dall’invasione nazista e dalla dittatura fascista.
La Liberazione, il 25 aprile 1945, fu la conclusione di un processo lungo e doloroso che ebbe le sue fasi decisive nella guerra distruttiva che fece comprendere a tutti gli italiani il senso della dittatura fascista. La guerra aveva prodotto orrore e distruzione. Si era svolta in tutta la penisola, con gli ‘avvisi’ dei figli giovani morti in guerra, con i primi e poi numerosi bombardamenti aerei sulle città, poi con battaglie sanguinose e poi con graduali liberazioni. Gli Alleati, ancora in guerra con l’Italia, prima dell’8 settembre del 1943 – data dell’armistizio – erano stupiti dell’accoglienza che i cittadini tutti manifestavano al loro ingresso nelle città. Portavano, comunque, la fine della guerra, la libertà. I romani dovettero attendere con lotte e dolori e subire lutti e stragi – le Fosse Ardeatine per tutte – prima che gli Alleati ‘liberassero’ Roma, il 4 giugno del 1944, dopo sei mesi dallo sbarco di Anzio che prometteva, invece, una rapida avanzata e quindi la Liberazione di Roma. Dal 4 giugno 1944 al 25 aprile 1945 è passato quasi un anno, e nell’Italia centrale e settentrionale si è svolta la guerra di Liberazione. Unanimemente riconosciuto è il fatto che non si sarebbe avuta Liberazione se non ci fosse stata una Resistenza, un’azione attiva, di organizzazioni antifasciste e di brigate partigiane. Fu una guerra che in qualche caso è stata definita ‘guerra civile’. Una guerra in cui tutta la popolazione veniva coinvolta, nelle città e nelle campagne, con eventi ignobili e mostruosi che furono talvolta ricostruiti e certificati addirittura dopo più di sessant’anni, com’è il caso di Sant’Anna di Stazzema il cui processo si è chiuso nel 2007, dopo l’eccidio avvenuto il 12 agosto 1944.
In tutto questo periodo era il desiderio di libertà che motivava e sosteneva la lotta per la Liberazione. Una libertà cercata da tutti, per i più svariati motivi e – diremmo paradossalmente – anche da chi si opponeva ai combattenti della Resistenza e all’impegno degli Alleati.
Italo Calvino, in alcune pagine de “Il sentiero dei nidi di ragno”, dà una illustrazione magistrale dei vari motivi che portavano molti di allora a combattere per la libertà. E spiega anche che con il medesimo furore, con altrettanto impegno, anche chi stava dall’altra parte, cercava una sua libertà.
Scrive Calvino: “Perché c’è qualcos’altro, comune a tutti, un furore…..”. “Da noi, niente
va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’intendi? Uguale al loro, ….., tutto servirà se non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L’altra è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell’odio,” …..”Questo è il significato della lotta, …... Una spinta di riscatto umano,….. Io credo che il. nostro lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro sé stessa, per la nostra redenzione, così come i fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo.”
Sono parole che danno sprone al nostro impegno politico di oggi. Che tramutano la storia in memoria. In un processo della nostra mente che ci fa raccogliere tutte le esperienze, ricordate, tramandate nei racconti o vissute, come basi per prospettare un futuro. Un futuro che richiede coraggio nel progettarlo e capacità di innovazione culturale e sociale, uscendo dagli schemi passati, senza dimenticarne i valori ma nella consapevolezza che, se ci si vuole liberare dagli schemi reconditi, il senso della libertà è quello che ci deve guidare e che ci fa rendere attuali le memorie del 25 aprile 1945.
Giorgio Panizzi/aprile 2025
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