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venerdì 27 giugno 2025
Gianluca Mercuri: Mamdani, New York e l'eterna ricerca di un'anima di sinistra
Mamdani, New York e l'eterna ricerca di un'anima di sinistra
editorialista
Gianluca Mercuri
Provate a immaginare Joe Biden che, un paio d’anni fa, si tuffa nel mare gelido a Capodanno, completamente vestito, e poi guarda il cellulare che lo sta riprendendo e dice ammiccante: “Sto congelando… l’inflazione”.
Il vecchio presidente si tuffò invece in una campagna senza speranza, da cui si ritirò troppo tardi e senza evitare il ritorno di Trump.
Zohran Mamdani, il 33enne socialdemocratico eppure radicale che ha stravinto le primarie democratiche per il sindaco di New York, quel tuffo a Capodanno l’ha fatto davvero. Le acque erano quelle (oltre che fredde) mai pulitissime di Coney Island, lo spiaggione ultra-pop di New York, il posto meno elitario che ci sia. Lo slogan non parafrasato era questo: «Sto congelando… il vostro affitto! Da prossimo sindaco di New York». Risultato: pubblicazione virale su TikTok, e lo sconosciuto deputato dell’assemblea statale che due mesi prima rifletteva in un caffè yemenita del Queens se candidarsi davvero, iniziava un’ascesa travolgente.
Ecco, in questo confronto impossibile tra il vecchio presidente e il giovane (possibile) sindaco forse c’è già tutto: perché i democratici e le sinistre perdono spesso, perché i democratici e le sinistre a volte vincono. Perdono quando non danno mai uno straccio di idea di nuovo, si arroccano alla logica dei clan - in questo caso i Cuomo di Andrew, sposato con una Kennedy, sponsorizzato dai Clinton - e pensano di potersi/doversi riproporre ancora e ancora, anche quando si avvicinano ai 70 anni, e hanno già governato lo Stato di New York, per non dire delle accuse di molestie sessuali. Vincono invece, o almeno scoprono qualche inattesa chance, quando la logica-illogica della casta che si autoperpetua viene spazzata via da un nuovo che suona autentico, in un modo così potente che quasi non conta se lo sia davvero.
Ecco, su Mamdani è scattato subito il gioco della non autenticità effettiva, con ampi riferimenti al suo background privilegiato, in quanto figlio della regista Mira Nair e di un professore della Columbia University. E anche quello dell’eccesso di radicalità delle sue proposte, che lo renderebbe destinato alla sconfitta a novembre o al fallimento se davvero sarà sindaco. Un riflesso cui parte dell’élite democratica non ha resistito. «Questo è il giorno migliore per Donald Trump da molto tempo a questa parte, ora ha un simbolo a New York che tutti i repubblicani possono indicare», ha detto per esempio Hank Sheinkopf, uno dei loro strateghi newyorchesi. Che però così riecheggia Trump in persona, subito pronto a truttare (l’equivalente di twittare su Truth, il suo social) che Mamdani è un «lunatico comunista al 100%» e che «abbiamo già avuto dei radicali di sinistra, ma questo sta diventando un po' ridicolo. Ha un aspetto TERRIBILE, la sua voce è irritante, non è molto intelligente, AOC al cubo, TUTTI scemi quelli che lo sostengono», con riferimento ad Alexandria Ocasio-Cortez, l’ex barista ora deputata, diventata il simbolo della sinistra radicale e, agli occhi dell’establishment, l’emblema del velleitarismo ultra-progressista.
Il paradosso è che lui, Mamdani, si è ispirato proprio al presidente. «Sia Donald Trump sia la nostra campagna sono in grado di vedere la disillusione della politica, l'incapacità di molti di festeggiare per le briciole che non possono sfamare loro e le loro famiglie», ha detto dopo il successo su Cuomo. Naturalmente la distanza che sottolinea è abissale: «La differenza è che Trump cerca di sfruttare questo sentimento senza alcun desiderio di affrontarlo».
La parola chiave è affordability, accessibilità: che senso ha essere la città più cool del mondo se poi la maggior parte dei suoi abitanti non se la possono permettere? Da qui il programma definito radicale dagli osservatori e socialista-democratico dal candidato. Che vale la pena conoscere con qualche dettaglio. La proposta principale è quella del video di Coney Island: Mamdani promette di nominare al Rent Guidelines Board (l’organismo che decide i canoni dei circa 960.600 appartamenti stabilizzati di New York) persone che si impegnino a bloccare gli aumenti degli affitti, che finora scattavano inesorabilmente ogni anno; promette di aprire 5 negozi di alimentari di proprietà comunale, uno per ogni quartiere, che, non dovendo pagare tasse sugli affitti e sulle proprietà, potrebbero abbassare il costo del cibo; propone di rendere completamente gratuiti gli autobus in tutta la città, espandendo un programma pilota che dall’anno scorso ha già reso free cinque linee; e di rendere universale l'assistenza per tutti i bambini tra le sei settimane e i cinque anni di età, finanziando asili nido e centri di assistenza all'infanzia. Mamdani propone anche un nuovo ufficio che aiuti le piccole imprese, con l'obiettivo di ridurre multe, tasse e regolamenti, aumentando del 500% i fondi dei Business Express Service Team, che aiutano le aziende a gestire permessi e adempimenti. E poi nuove norme sulle app di delivery, con retribuzioni standard per i fattorini e possibilità per i clienti di lasciare la mancia all'inizio dell'ordine.
Non sorprende che tra i finanziatori di Cuomo ci fossero proprio app e grande distribuzione. Né che a Wall Street sia scattata la psicosi del chiunque-tranne-Mamdani, che il suo programmone «comunista» lo vuole finanziare con un aumento forfettario del 2% delle tasse per l'1% dei newyorkesi che guadagnano più di un milione di dollari all'anno.
Dietro tutto questo c’è Morris Katz, lo stratega della campagna che ha asfaltato Cuomo. Da martedì sera, ha raccontato al New York Times, lo cercano «molti democratici di tutto lo spettro ideologico», a caccia di consigli per «catturare un'energia simile nelle loro campagne». A tutti suggerisce di «candidare persone che abbiano posizioni chiare sui vari temi, anziché oscillare in base a quello che indicano sondaggi e focus group». Ma Katz non è molto ottimista sull'establishment del partito, che da una parte dice di voler riconquistare i giovani e la classe operaia e dall’altra a New York ha preferito Cuomo a un volto davvero nuovo. «Ci stiamo sparando sui piedi», dice. Eppure la domanda chiave dovrebbe riguardare i deboli, ricorda: «Come possiamo iniziare a sollevarli anziché cercare di soffocarli?».
Ecco, da due o tre lustri la domanda risuona sinistra tra tutte le sinistre del mondo, ma quando qualcuno prova a dare risposte, scatta subito l’etichetta del (troppo) radicale, o radical-chic. I dem scettici dicono che le ricette newyorchesi non sono applicabili allo Iowa, come se nell’America profonda avessero trovato il modo di rendersi presentabili, e come se le esigenze espresse da Mamdani – autenticità, attenzione per i problemi concreti dei più svantaggiati – non valessero ovunque.
Magari se non valgono in Iowa potrebbero valere in Italia, dove l’abolizione della povertà non ha funzionato ma una leadership più radicale qualche voto in più l’ha preso. E venendo dallo Iowa a Milano, che fa sconti sugli oneri di urbanizzazione per grattacieli ma non riesce a controllare gli affitti alle stelle, non vale anche qui la domanda «che te ne fai della città più scintillante d’Italia se non te la puoi permettere?».
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