Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
venerdì 5 dicembre 2025
mercoledì 3 dicembre 2025
Franco Astengo: Sinistra e movimento operaio
SINISTRA E MOVIMENTO OPERAIO di Franco Astengo
La presenza in piazza assieme dei lavoratori dell' Ansaldo e dell' ex-Ilva porta Genova in primo piano, com'è tradizione,di lotte operaie che si stanno portando avanti in un contesto ben diverso da quelle anni'70-'80 sia per i riferimenti internazionali sia per quelli legati allo sviluppo tecnologico.
Rimane però un punto comune nella storia delle lotte del comparto industriale: la decisività di questo settore, della sua capacità di produzione, della sua funzione fondamentale per lo sviluppo del Paese.
La classe operaia esiste ancora, non è un pallido ricordo del passato e le manifestazioni di oggi ci richiamano direttamente alla condizione di classe e alla necessità di essere protagonisti nei settori dove si costruiscono "cose che all'indomani non si comperano al supermercato" come recitava un vecchio motto della classe operaia genovese.
La sinistra deve ritornare ad essere il punto di riferimento di questa classe, la sua guida ispiratrice: scrivo della sinistra politica e della sinistra sindacale, della sinistra dell'uguaglianza, della sinistra che difende e promuove il lavoro esprimendo anche una capacità di innovazione da portare avanti non soltanto sul piano dell'innovazione tecnologica ma soprattutto sul piano del rapporto con il territorio nella espressione di una forte tensione verso il quadro di nuove contraddizioni tra contraddizioni per così dire "classiche" e contraddizioni post - materialiste.
La fase della post-globalizzazione ha mutato in profondità il quadro di riferimento, la ripresa dei nazionalismi, la forza delle grandi potenze, il pericolo di guerra ci induce a pensare che sia il livello europeo quello dello spazio politico, economico, progettuale sul quale intervenire.
Ed è questo il punto di riflessione che può essere proposto ai partiti e al sindacato,ciascheduno nella rispettiva autonomia.
In sostanza i punti da rilanciare possono essere così riassunti:
1) l'Europa come spazio politico di riferimento;
2) La politica industriale come centrale in una proposta di programmazione economica;
3) Una politica industriale che si misuri con il grande tema della pace e delle transizioni in atto da quella ambientale a quella digitale.
martedì 2 dicembre 2025
lunedì 1 dicembre 2025
sabato 29 novembre 2025
venerdì 28 novembre 2025
giovedì 27 novembre 2025
Franco Astengo: Numeri dalle Regioni (seconda parte)
NUMERI DALLE REGIONI (seconda parte) di Franco Astengo
Premessa
I commenti ai risultati elettorali di Campania, Puglia e Veneto (elezioni del 23/24 novembre 2025)si sperticano a ricercare perdenti e vincenti mentre viene completamente sottovalutato il tema dell'astensione, arrivata ormai a coinvolgere la maggioranza assoluta di elettrici ed elettori, che rende il sistema terreno ideale per scorrerie di concentrazione (anche personalistica) del potere come dimostra la questione della modifica della formula elettorale che il centro destra sta preparando dopo che per anni la sinistra ha praticamente ignorato il problema (nonostante i tanti richiami del compianto Felice Besostri). Si considerano le elezioni quasi come una mera prova agonistica con i partiti ridotti a litigiosi comitati elettorali. In questi casi poi la semplificazione che la destra utilizza nel messaggio politico prevale.
Analisi dei voti di lista del turno elettorale del 23/24 novembre 2025
(le percentuale sono tutte riferite al totale degli iscritti nelle liste)
CAMPANIA
Elezioni regionali 2025
Aventi Diritto 4.975.253 Voti Validi 2.009.713 40,39%
Elezioni politiche 2022
Aventi Diritto 4.510.722 Voti Validi 2.301.727 51,02%
Elezioni regionali 2020
Aventi diritto 4.996.921 Voti Validi 2.357.610 47,18%
Tra le regionali 2020 e le regionali 2025 - 6,79%
Centro-Sinistra
PD 370.016 7,43%
(Regionali 2020: 398.522 7,97% Politiche 2022: 277.763 6,15%)
M5S 183.333 3,68%
(Regionali 2020 233.975 4,68% Politiche 2022 798.013 17,69% )
Riformisti (in precedenza Italia Viva - Azione) 116.963 2,35%
( Regionali 2020 173.884 3,47% Politiche 2022 121.165 2,68%)
AVS 93.596 1,88%
(Regionali 2020 (Europa Verde) 42.997 0,86% Politiche 2022 62.060 1,37% )
Noi di Centro 71.260 1,43%
Politiche 2022 27.730 0,61%
Liste del presidente e civiche 394.754 7,93%
Regionali 2020 1.001.210 (compreso Centro Democratico, PSI, PRI) 20,03%
Rappresentatività complessiva del centro-sinistra compreso il M5S e i riformisti: 24,70%
Centro Destra
Fratelli d'Italia 239.733 4,81%
(Regionali 2020: 140.916 2,82%, Politiche 2022 416.191 9,22% )
Forza Italia 215.419 4,32%
(Regionali 2020 121.694 2,43% Politiche 2022 244.777 5,42% )
Lega 110.735 2,22%
(Regionali 2020 133.159 2,66% Politiche 2022 90.779 2,01% )
Noi Moderati 25.559 e UDC 9.771 35.330 0,71%
(Regionali 2020-UDC- 45.325 0,90% Politiche 2022 13.028 0,28% )
Lista del Presidente e Liste d'appoggio 107.333 2,15%
(Regionali 2020 9.763) 0,19%
Rappresentatività complessiva del centro - destra : 14,21%
Rappresentatività complessiva del "profilo bipolare": 36.91%
Sinistra Campania Popolare 40.743 0,81%
(Regionali 2020 30.955 0,61% Politiche 2022 45.063 0,99% )
Altre Liste 30.858 0,62%
PUGLIA
Elezioni Regionali 2025
Aventi diritto 3.527.190 Voti Validi 1.328.628 37,66%
Elezioni Politiche 2022
Aventi diritto 3.217.704 Voti validi 1.737.554 53,99%
Elezioni Regionali 2020
Aventi Diritto 3.565.014 Voti Validi 1.676.515 47,02%
Tra le regionali 2020 e le regionali 2025 - 9,36%
Centro Sinistra
PD 344.228 9,75%
(Regionali 2020 289.254 4,63% Politiche 277.763 8,63% )
M5S 95.963 2,72%
( Regionali 2020 165.243 4,63% Politiche 2022 491.373 15,27% )
AVS 54.358 1,53%
(Regionali 2020 Puglia solidale e verde 63.754 1,78% Politiche 2022 48.102 1,49%)
Popolari 54.306 1,53%
(Regionali 2020 99.5712,79%)
Liste Presidente e Civiche 282.010 7,99%
(Regionali 2020 303.796 8,52%)
Rappresentatività complessiva del centro-sinistra 23,56%
Centro Destra
Fratelli d'Italia 248.904 7,05%
(Regionali 2020 211.693 5,93% Politiche 2022 425.160 13,21% )
Forza Italia 121.015 3,43%
(Regionali 2020 149.399 4,19% Politiche 2022 190.643 5,92%)
Lega 106.853 3,02%
(Regionali 2020 160.507 4,50% Politiche 2022 91.393 2,84%)
Noi Moderati 10.997 0,31%
(Regionali 2020 UDC 31736 0,89% Politiche 2022 12.265 0.38%)
Civica 1.127
Rappresentatività complessiva del centro destra 13,86
Rappresentatività complessiva del "profilo bipolare" 37,42%
Puglia Popolare (PRC-PCI- PaP) 6.734 0.19%
(Regionali 2020 5.878 0,16% Politiche 2022 17.271 0,53%)
Alleanza Civica 1.683 0,04
VENETO
Elezioni Regionali 2025
Aventi diritto 4.294.694 Voti Validi 1.673.876 38,97%
Elezioni Politiche 2022
Aventi diritto 3.728.012 Voti Validi 2.511.026 67,35%
Elezioni Regionali 2020
Aventi diritto 4.126.114 Voti Validi 2.055.173 49,80%
Tra le elezioni regionali 2020 e le elezioni regionali 2025 - 10,83%
Centro Sinistra
PD 277.495 6,46%
(Regionali 2020 244.881 5,93% Politiche 2022 405.800 10,88% )
AVS 77.261 1,78%
(Regionali 2020 Europa Verde 34.647 0,83% Politiche 2022 87.382 2,34%)
M5S 36.866 0,85%
(Regionali 2020 55.281 1,33% Politiche 2022 145.559 3,90%)
Rifondazione Comunista 10.430 0,24%
(Regionali 2020 Veneto Ec.Sol. 9.061 0,21% Politiche 2022 23.292 0,62%)
Riformisti e Civiche 35.669 0,83%
( Regionali 2020 12.426 0,30%Politiche 2022 210.020 5,63%)
Lista del Presidente e Civiche 24.296 0,56%
(Regionali 2020 41.275 1,01)
Volt.5.339 0.12%
(Regionali 2020 14.246 0,33%)
Rappresentatività del centro sinistra 10,91%
Centro Destra
Lega 607.220 14,13%
(Regionali 2020 347.832 8,43% Politiche 366.425 9,82%)
Fratelli d'Italia 312.839 7,28%
(Regionali 2020 196.310 4,75% Politiche 2022 818.520 21,95%)
Forza Italia 105.375 2,45%
(Regionali 2020 73.244 1,77% Politiche 2022 173.609 4,65% )
Noi Moderati 18.768 0.43%
(Politiche 2022 51.931 1,39%)
UDC 28.109 0,65%
Liga Veneta 30.703 0,71%
(Regionali 2020 48.392 1,17% )
Regionali 2020: Lista Zaia Presidente 916.087 22,20%
Rappresentatività complessiva del centro destra 25,68%
Rappresentativà complessiva del profilo "bipolare" 36,59%
Il caso Veneto fa prestare grande attenzione al fenomeno della volatilità interna alle coalizioni. In un quadro di complessiva flessione di partecipazione al voto la posizione dell'ex-Presidente della Regione Zaia ha mutato profondamente il quadro politico: sparita la lista a lui intestata nelle regionali 2020 la Lega con lo stesso Zaia capolista ha raccolto circa 240.000 voti in più rispetto alle politiche 2022 perdendo, nella somma tra la Lista Zaia e la Lega nel 2020 circa 600.000 voti mentre Fratelli d'Italia è calato tra il 2022 e il 2025 di oltre 500.000 voti con l'uscita verso l'astensione più alta fra le regioni al voto il 23/24 novembre.
Resistere Veneto 83.054 1,93%
Democrazia Sovrana Popolare 12.941 0,30%
(Politiche 2022 26.631 0,71% )
Popolari per il Veneto 6.071 0,14%
In conclusione
non si può ignorare che nel momento in cui si scrive di affinamento del profilo bipolare del sistema si dovrebbe rilevare che nelle tre importanti regioni andate al voto il 23/24 novembre 2025 la somma delle due coalizioni di centro sinistra e di centro destra (presentatesi in tutti i casi in completo e nel Veneto comprendendo anche Rifondazione Comunista) non arriva al 40% dell'intero elettorato. Un grado di rappresentatività del tutto insufficiente nel momento in cui, tra l'altro, si è tornati a parlare di premierato: il rischio concreto, in un Paese politicamente articolato come l'Italia, è quello di andare ad eleggere un Primo Ministro con una quota più o meno del 20% dell'intero elettorato.Sicuramente in quel caso giocherà un forte ruolo la presonalizzazione ma adesso è necessario comunque avvertire in particolare i partiti dell'opposizione: è possibile che si avveri la possibilità che emerga una forma di governo fortemente accentrato in dimensione monocratica eletto con una percentuale molto bassa di consenso reale e probabilmente neppure l'adozione di un sistema elettorale proporzionale e il ritorno a governi di natura parlamentare potrebbero ovviare a questo stato di cose che ha profonde ragioni di carattere internazionale e soprattutto di situazione sociale che genera profonda sfiducia. Determinante dovrebbe essere il ritorno ad un ruolo dei partiti di aggregazione sociale e pedagogia politica. Di questo, ribadiamo, non sembrano occuparsi le forze politiche anche dell'opposizione ma l'analisi di questa situazione non può essere certamente approfondita in una sede di semplice esposizione di dati (si ricorda, infine, che tutte le percentuali sono riferite al totale degli aventi diritto).
mercoledì 26 novembre 2025
Franco Astengo: Numeri dalle Regioni (parte prima)
NUMERI DALLE REGIONI (parte prima) di Franco Astengo
Questo abbozzo di analisi riguardante l'esito elettorale del 23/24 novembre 2025 relativo alle regioni Campania, Puglia e Veneto rappresenta la prima parte di un lavoro più completo che mi auguro di realizzare nei prossimi giorni.
In questa occasione mi sono occupato soltanto del tema della partecipazione al voto e dei dati riguardanti i raffronti circa l'elezione diretta dei presidenti della Giunta.
Seguirà un tentativo di analisi sui voti delle liste e ancora un riassunto complessivo della tornata iniziata a settembre e che ha riguardato 6 regioni (Marche, Calabria, Toscana, Campania, Puglia, Veneto).
Si è utilizzata la cifra dei voti validi (quindi già depurati di schede bianche e nulle)
Andando per ordine
PARTECIPAZIONE AL VOTO
CAMPANIA
Elezioni Regionali 2025
CAMPANIA
Aventi diritto
4.975.223
Voti Validi
Candidati Presidente 2.121.474 42,64%
Liste 2.009.713 40,39%
Voti validi ai candidati presidenti (6) in maggior numero rispetto ai voti di lista 111.761
Elezioni Politiche 2022
CAMPANIA
Aventi diritto
4.510.722 (differenza dovuta agli iscritti all'estero)
Voti Validi (regione Senato)
2.301.027 51,01%
Elezioni Regionali 2020
CAMPANIA
Aventi diritto
4.996.921
Voti Validi
Candidati Presidente 2.774.104 55,51%
Liste 2.357.610 47,18%
Voti validi ai candidati presidenti (7) in maggior numero rispetto ai voti di lista 416.494
Differenze:
Voti validi in meno tra i candidati presidenti 2025 e i candidati presidenti 2020 652.630 (- 12,87%)
Voti validi in meno tra le liste: Regionali 2025, Politiche 2022, Regionali 2020
Tra le Regionali 2025 e le Politiche 2022 291.314 (- 8,37%) Tra le Regionali 2025 e le Regionali 2020 347.897 ( - 6,79%)
PUGLIA
Elezioni Regionali 2025
Aventi diritto
3.527.190
Voti Validi
Candidati Presidente 1.437.609 40,75%
Liste 1.328.628 37,66%
Voti validi ai candidati presidenti (4) in maggior numero rispetto ai voti di lista 108.981
Elezioni Politiche 2022
Aventi diritto 3.217.704 (ricordare sempre gli iscritti all'estero)
Voti Validi 1.737.554 53,99%
Elezioni Regionali 2020
Aventi diritto
3.565.014
Voti validi candidati presidenti 1.862.023 52,23%
Voti validi liste 1.676.515 47,02%
Voti validi ai candidati presidenti (8) in maggior numero rispetto ai voti di lista 185.508
Differenze:
Voti validi in meno tra i candidati presidenti Regionali 2025 - Regionali 2020 424.954 (- 11,48%)
Voti validi in meno tra le liste Regionali 2025, Politiche 2022, Regionali 2020
Tra le Regionali 2025 e le Politiche 2022 408.926 (-16,33%) Tra le Regionali 2025 e le Regionali 2020 347.887 (9,36%)
VENETO
Regionali 2025
Aventi Diritto 4.294.694
Voti validi candidati presidente 1.881.272 43,80%
Voti Validi liste 1.673.876 38,97%
Voti validi ai candidati presidenti (8) in maggior numero rispetto ai voti di lista 207.396
Politiche 2022
Aventi diritto 3.728.012 (tenuto conto degli iscritti all'estero)
Voti validi 2.511.026 67,35%
Regionali 2020
Aventi diritto 4.126.114
Voti validi candidati presidenti 2.453.519 59,46%
Voti validi liste 2.055.173 49,80%
Voti validi ai candidati presidenti (8) in maggior numero rispetto ai voti di lista 398.346 (in tutte e tre le regioni si evidenzia un calo nella differenza tra i voti ai candidati presidenti e alle liste: segnale del differente peso politico tra le candidature).
Differenze:
Voti Validi in meno tra le liste Regionali 2025, Politiche 2022, Regionali 2020
Tra le Regionali 2025 e le Politiche 2022 836.726 (-28,38%) Tra le Regionali 2025 e le Regionali 2020 381.297 (-10,83%)
Complessivamente tra le 3 regioni in cui si è votato il 23/24 novembre 2025 la dimunizione di voti validi è stata, tra le Regionali 2020 e le Regionali 2025 di 1.458.378 voti (-26,98%)
Effettivo grado di rappresentatività dei presidenti eletti tra il 2020 e il 2025 (percentuali sul totale degli iscritti)
CAMPANIA
2020: De Luca 1.789.017 su 4.996.921 35,80%
sconfitto Caldoro 464.921 9,30%
2025: Fico 1.286.188 su 4.975.253 25,85% (-9,95%)
sconfitto Cirielli 757.836 15,23%
PUGLIA
2020: Emiliano 871.028 su 3.565.014 24,43%
sconfitto Fitto 724.928 20,33%
2025: De Caro 919.665 su 3.527.190 26,07 ( + 2,27%)
sconfitto Lo Buono 505.055 14,31%
VENETO
2020: Zaia 1.883.960 su 4.126.114 45,65%
sconfitto Lorenzoni 385.758 9,34%
2025: Stefani 1.211.356 su 4.294.694 28,20% (-17,45%)
sconfitto Manildo 543.278 12,64%
Da notare il risultato di De Caro in Puglia che migliora il grado di rappresentatività di Emiliano dell'1,36% mentre il candidato del centro destra cala del 6.02%.-
La rappresentatività media dei 3 presidenti eletti è quindi fissata al 26,70% mentre nel 2020 era del 35,29% con un calo dell'8,59%
Il consuntivo di questa primo - molto parziale - abbozzo di analisi può essere riassunto in una sola indicazione: prosegue un alto tasso di volatilità elettorale ma a senso unico verso l'astensione. Vedremo meglio in seguito analizzando i risultati delle singole liste: i partiti dimostrano di non riuscire a realizzare un sufficiente radicamento nella società e questo rende il sistema progressivamente sempre più fragile. All'orizzonte poi il tentativo di modificare la formula elettorale in senso di maggiore personalizzazione e di premio di maggioranza nell'esaltazione della goveranibilità: l'ennesimo taglio di rappresentanza, cioè esattamente il contrario di quello che servirebbe per cercare di consolidare una qualche credibilità del sistema.
Naturalmente le ragioni dell'astensionismo sono complesse ( questa volta si è cercato anche di giustificare il fatto con il facilmente prevedibile esito nelle 3 regioni in questione) ma nel "caso italiano" si vedono quelle ragioni strutturali in parte già indicate che rendono - appunto - il sistema fragile e possibile preda di scorrerie improvvise, tanto più che ci troviamo in una fase di difficoltà del sistema liberal-democratico.
martedì 25 novembre 2025
lunedì 24 novembre 2025
domenica 23 novembre 2025
Franco Astengo: Il contratto dei metalmeccanici
IL CONTRATTO DEI METALMECCANICI di Franco Astengo
1) "E' stato firmato il contratto dei metalmeccanici che prevede 205,32 euro di aumento medio. L’intesa è stata raggiunta dopo una lunga trattativa da Federmeccanica e Assistal con Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm.
Il contratto scaduto a giugno 2024 è stato rinnovato dopo 17 mesi di difficili trattative caratterizzate da ripetuti “stop and go”, con una rottura del tavolo, 40 ore di sciopero e manifestazioni in tutt’Italia, e dalla metà di luglio una ripresa del negoziato.L’aumento mensile che al livello medio (C3 ex 5°liv.) è di 205,32 euro, porterà ad un aumento di 177 euro dei minimi per i prossimi tre anni. La prima rata di 27,70 euro è stata già erogata il 1° giugno 2025, la prossima tranche di 53,17 euro sarà pagata il 1° giugno 2026, gli ulteriori 59,58 euro il 1°giugno 2027, la quarta tranche di 209; 64,87 sarà corrisposta il 1° giugno 2028. Gli aumenti contrattuali pari al 9,64%, sono superiori al tasso di inflazione Ipca previsto del 7,20%, ma spalmati su 4 anni e non più su 3. Aumentano anche i Flexible benefit completamente esentasse, dagli attuali 200 euro a 250 euro da erogare entro febbraio 2026 che nel periodo 2021-2028 raggiungono così la somma di 1.750 euro netti per ciascun addetto. Importanti novità riguardano anche le parti normative del Ccnl, con l’’ampliamento a 96 delle ore/anno per l’orario plurisettimanale per meglio bilanciare i carichi di attività e il contestuale innalzamento a 128 ore del tetto tra plurisettimanale e straordinario in quote esenti. Si prevede che i contratti a termine possano superare i 12 mesi di durata a fronte di specifiche causali, ma dal 2027 le causali per prorogare i contratti di 12 mesi potranno essere usate solo se saranno stabilizzati almeno il 20% dei precedenti contratti a tempo determinato. Sullo Staff-leasing è stato introdotto il diritto dopo 48 mesi ad essere stabilizzati a tempo indeterminato presso l’azienda oggetto della missione."
2) Il contratto dell' antica "classe generale" quella che esprimeva il sindacato "soggetto politico" nel passaggio per dirla con Bruno Trentin "da sfruttati a produttori".
Abbiamo riportato integralmente i principali passaggi dell'accordo contrattuale rilevandolo dal sito del "Sole 24 ore", ovviamente non siamo in grado di fornire una valutazione di merito: questo testo è finalizzato soltanto a segnalare non solo la diversità dai tempi trascorsi quando il contratto dei metalmeccanici era il "contratto" che segnava un'intera stagione economico - sociale.E' il caso di approfondire invece il quadro generale all'interno del quale la firma del contratto si situa (per combinazione la firma dell'intesa ha coinciso con la decisione di Moody's, una delle più influenti società di ricerche finanziarie al mondo, ha migliorato la sua valutazione (il rating) dell'Italia. Tecnicamente lo ha portato da Baa3 a Baa2. Decisione intorno alla quale il governo di destra ha battuto la grancassa soprattutto al riguardo della "stabilità"). Anche per la sinistra politica il contratto dei metalmeccanici non assume più un aspetto di "centralità". Una sinistra alle prese con ormai storiche difficoltà di radicamento sociale e, nella fattispecie, con l'idea che prevalentemente gli operai dell'industria si sono spostati a destra perchè trascurati nella loro condizione di vita e di lavoro e sensibili al richiamo corporativo. Quanti sono i dipendenti nell’industria metalmeccanica in Italia? Più di 1,8 milioni (dati Istat) se contiamo anche il lavoro interamente sommerso (che avrebbe un’incidenza relativamente bassa in questi comparti) e quel po’ di occupazione metalmeccanica attiva in imprese che ufficialmente non sono metalmeccaniche: al netto di queste due componenti, gli occupati delle imprese metalmeccaniche sono circa 1,7 milioni. Alla vigilia della crisi superavano i due milioni: in un quinquennio le imprese metalmeccaniche hanno dunque bruciato circa 300 mila posti di lavoro. Un terzo di questa perdita è concentrata nei settori della fabbricazione di prodotti in metallo (come generatori, caldaie, armi, ferramenta) che - insieme all’industria meccanica - esprimono il grosso dell’occupazione metalmeccanica.
3) Sorge una domanda:
Questo contratto come si colloca nel quadro complessivo della situazione industriale che appare - tra l'altro - dominata dalla vicenda ILVA e dalla concreta possibilità di secco ridimensionamento della presenza della siderurgia in Italia.Ci troviamo nella situazione dell’ennesimo passaggio nella lunga storia dell’apparentemente irreversibile declino dell’Italia dei settori fondamentali nella produzione industriale. L’Italia si trova in una situazione d’incapacità di difesa del proprio residuo patrimonio economico soprattutto perché si trova di fronte ad uno specifico intreccio perverso tra politica ed economia che ha finito con il paralizzare scelte fondamentale che sarebbero state necessarie, soprattutto dal punto di vista dell’intervento del pubblico sia sul piano degli investimenti che della gestione. Il quadro complessivo appare di grave insufficienza anche dal punto di vista della realtà finanziaria e delle infrastrutture. Il tessuto produttivo nazionale attraversa, da anni, una crisi strutturale che condiziona l'economia del Paese e non si è mai riusciti a varare una sintesi di programmazione economica, all'interno della quale potesse emergere la capacità di selezionare poche ed efficaci misure, in grado di incrociare la domanda di beni e servizi e promuovere una produzione di medio e lungo periodo.Appaiono, inoltre, in forte difficoltà anche gli strumenti di rapporto tra uso del territorio e struttura produttiva; strumenti ideati nel corso degli ultimi vent'anni allo scopo di favorire crescita e sviluppo: il caso dei distretti industriali, appare il più evidente a questo proposito.Da più parti si sottolinea, giustamente, il deficit d’innovazione e di ricerca. Abbiamo verificato il determinarsi di una vera e propria involuzione del sistema con il Paese ormai praticamente privo di capacità industriale nei settori strategici, dopo la sbornia delle privatizzazioni e l’aver adottato, fin dagli anni’80 strategie sbagliate proprio sul terreno del modello di sviluppo. Avremmo avuto bisogno invece, di programmazione e di capacità di gestione verso i soggetti capaci di generare innovazione: l'Università, in primis, l'Enea, il CNR, le grandi utilities, le infrastrutture.
4)Come può essere possibile affrontare oggi questo frangente
che minaccia di far chiudere quasi completamente la storia della siderurgia in Italia e di far compiere un altro passo indietro alla presenza industriale complessiva del Paese in un quadro internazionale di grandissima difficoltà caratterizzato dai dazi di Trump. dai venti di guerra, dall’aggressività cinese in tutti i campi, dall’arresto del processo di globalizzazione, dalla crisi latente in Paesi il cui sviluppo tecnologico e industriale risulta decisivo come nel caso della Germania.Si sta delineando un processo lungo e difficile, il cui presupposto dovrebbe essere quello di non affidarsi semplicemente al mercato e ai suoi meccanismi.Deve emergere una capacità di previsione da parte dell’intervento pubblico, sia sotto l'aspetto della programmazione, che della correzione degli indirizzi generali: ed è questo che è mancato e continua a mancare da parte dei soggetti politici.Il momento è talmente drammatico che sarebbe complicato aggiungere qualche altra osservazione salvo quello della necessità e urgenza di un intervento di natura politica capace di fornire una nuova qualità d’indirizzo nella presenza industriale.Non basta la firma del contratto :Il frutto dell'assenza di una politica industriale da parte dei diversi governi succedutisi nel tempo e da scelte compiute al riguardo dello smantellamento dell'intervento pubblico in economia e relative privatizzazioni.
venerdì 21 novembre 2025
giovedì 20 novembre 2025
mercoledì 19 novembre 2025
Franco Astengo: L'anarchia della prevalenza del più forte
L'ANARCHIA DELLA PREVALENZA DEL PIÙ' FORTE di Franco Astengo
La democrazia italiana fondata sulla Costituzione Repubblicana si trova su di un piano inclinato e può scivolare pericolosamente.
Questa è la sensazione che si ricava analizzando le vicende dell'ultimo decennio.
Una sensazione ancor più acuita dai fatti che stanno accadendo attorno a noi partendo dal quadro generale che vede l'establishment del nostro Paese allineato alle logiche di guerra che stanno prevalendo a livello planetario.
Logiche di guerra che si situano nel pieno di una tempesta alimentata dalla spirale neo-liberista e negazionista che sembra prevalere nell'allineamento della logica dei blocchi imposta dalle Grandi Potenze impegnate a coltivare gli orti di casa propria incuranti degli evidenti rischi che stanno sorgendo a livello planetario a partire da quello nucleare e non dimenticando il possibile scoppio di una enorme bolla speculativa sullo sviluppo dell'intelligenza artificiale che si sta per realizzare in un quadro di vera e propria "anarchia della prevalenza del più forte".
Limitiamo, per il momento, la nostra analisi al "caso italiano" (trasformato in retroguardia dopo tanti anni di avanguardia): i fatti più recenti dimostrano come sia sbagliata la linea (che definirei "giolittiana") di inclusione della destra nel normale tessuto presuntamente democratico di una "alternanza temperata" .
Alternanza come sembrerebbe suggerire il profilo sempre più marcatamente bipolare del sistema, bipolarismo tra coalizioni entrambe "spurie" dopo la stagione della "tripartizione" verificatasi con l'espressione elettorale dell'antipolitica che alla fine si è risolta in una crescita esponenziale dell'astensione al voto quale indice concreto della accentuata fragilità del sistema.
Non si può pensare a un atteggiamento "inclusivo" rispetto a questa destra dall'evidente insofferenza per i meccanismi della democrazia parlamentare e della diarchia "Presidenza della Repubblica / Presidenza del Consiglio".
Questa destra intende trasformare il secondo pilastro istituzionale in soggetto prevalente (appunto l'anarchia del più forte) attraverso la formazione di una maggioranza di tipo plebiscitario.
Si cerca di realizzare una maggioranza plebiscitaria che nell'indicazione di investitura salti il passaggio delle aule e l'occasione propizia per far questo può essere rappresentata dal referendum sulla magistratura tanto più che il Guardasigilli oggi si è accostato platealmente all'ipotesi contenuta nel documento della "Rinascita Nazionale" elaborato nel 1975 dalla loggia P2 (mi permetto di ritenere questo passaggio ancora più pericoloso dello scontro istituzionale in corso tra FdI e il Quirinale).
Si possono così trarre due provvisorie indicazioni:
a) l'importanza del referendum costituzionale sull'ordinamento della magistratura che dovrebbe svolgersi nei primi mesi del 2026. I segnali di partenza sono contrastanti, almeno dal nostro punto di vista. Andrebbe svolta una operazione propedeutica di impostazione ancora in precedenza alla definizione di uno schieramento: quella di elevare il livello dello scontro al tema costituzionale (sul quale in passato vi sono state troppe esitazioni se non errori clamorosi tipo la riduzione del numero dei parlamentari) non abbassandolo a mero scontro tecnico o ancor peggio a "governo sì/governo no".
Sul tema della democrazia costituzionale va analizzato a fondo e riportato in primo piano il concetto di “rappresentanza politica” vero fulcro di quella “centralità del Parlamento” della quale abbiamo tante volte discusso. Il concetto di rappresentanza politica è stato attaccato a fondo nel corso di questi anni : si è assistito a vere e proprie modificazioni di paradigma fondate tutte sul primo e fondamentale cambiamento avvenuto con l’avvento del sistema elettorale maggioritario vera anticamera del plebiscitarismo.
Si coglie l'occasione per ricordare ancora una volta come la definizione del sistema elettorale non faccia parte del dettato costituzionale, anche se si fa fatica a non riconoscere che il tema ha sempre assunto un rango di quel livello, come ha riconosciuto implicitamente la stessa Alta Corte nelle due occasioni in cui, grazie all'iniziativa del compianto Felice Besostri,ha bocciato prima la formula elettorale vigente e nella seconda una formula elettorale approvata dal Parlamento, con la fiducia, ma mai ammessa alla prova delle urne (poi fu elaborata una formula ancora più negativa delle precedenti ma questo sarebbe un altro discorso).
b) La costruzione di una soggettività di sinistra effettivamente alternativa da intendersi quale elemento "dirigente" dell'opposizione fondata su una chiarezza di opzioni propositive: sulla pace e sulle grandi questioni economico - sociali a partire dal considerare l'Europa e la sua autonomia come spazio politico su cui investire e il tema delle disuguaglianze a tutti i livelli come prioritario comprendendo appieno il nuovo quadro di contraddizioni imposto dal modificarsi del quadro internazionale, dell'evoluzione tecnologica e dal ritardo con cui si stanno affrontando le grandi transizioni come quella climatica e quella digitale.
martedì 18 novembre 2025
lunedì 17 novembre 2025
Il deserto dei Tartari della crescita italiana: diagnosi e strategie per il rinnovamento*, Francesco Toni, Mauro Napoletano | Menabò di Etica ed Economia
domenica 16 novembre 2025
sabato 15 novembre 2025
Franco Astengo: Centro-sinistra e numeri
CENTRO SINISTRA E NUMERI di Franco Astengo
E' stato presentato a Genova presso l'Associazione "Le radici e le ali" il nuovo lavoro di Renato Mannheimer (questa volta in collaborazione con Pasquale Pasquino) "Gli Italiani al Voto", un'accurata analisi sui cambiamenti nelle scelte elettorali avvenute nel corso degli ultimi anni in comparazione con un testo analogo pubblicato nel 1985 ancora ai tempi della "Repubblica dei partiti".
Un lavoro che dovrebbe essere tenuto in grande considerazione dagli operatori politici che nel momento in cui hanno la pretesa di impegnarsi nella contesa elettorale, costruire alleanze, promuovere candidature dovebbero tenerlo quale vero e proprio baedeker.
In questo senso i punti di maggiore interesse riguardano, nello specifico del "caso italiano", il definirsi di un profilo bipolare del sistema in un quadro di progressivo acuirsi delle contraddizioni geopolitiche e sociali.
Gli elementi caratteristici della fase possono essere, infatti, riassunti in una volatilità quasi completamente interna ai blocchi, in una restrizione dello spazio politico per il "centro", e in una diversa misura di potenzialità di espansione fra le forze politiche dove Fratelli d'Italia sembra in una qualche misura aver "fatto il pieno" entrando in diretta competizione con Forza Italia ma avendo come unico bacino di riferimento l'elettorato leghista che si considera "di destra" in una misura più ampia di quella autodichiarantesi tra elettrici ed elettori dello stesso partito della signora presidente del consiglio.
Attorno a queste indicazioni fondamentali è il caso di aggiungere alcuni elementi allo scopo di suggerire una conclusione riguardante il possibile schieramento di centro-sinistra.
1) Il fenomeno dell'astensione è in costante crescita almeno dal 2013 in avanti per tutti i tipi di elezione. Nessuna forza politica è stata in grado di drenare il flusso in uscita di elettrici ed elettori, tanto meno quello più dichiaratamente populiste come M5S e Lega. Da notare come l'astensione colpisca anche gli eventi elettorali riguardanti quelle istituzioni che un tempo erano ritenute le "più vicine ai cittadini" come i Comuni;
2) Sta emergendo, in particolare a livello giovanile, il fenomeno di una attivizzazione culturale, sociale e anche politica magari su tematiche non direttamente legate al quotidiano (si vedano le manifestazioni Pro-Pal) che non sembra corrispondere a scelte di tipo elettorale;
3) Attorno al punto di conseguimento della maggioranza relativa abbiamo assistito dal 2014 in avanti, tra elezioni legislative generali e per il Parlamento Europeo, ad un vero e proprio turn over con la quota di voti in costante diminuzione. Nelle elezioni europee 2014 il PD a trazione renziana ottenne poco più di 11 milioni di voti (una quota che fece scattare un meccanismo di illusione ottica avendo i media strillato del 40%. In realtà la percentuale effettiva sul totale degli aventi diritto superava di poco il 22%, era iniziata la fase della "grande diserzione"). Politiche 2018 (territorio nazionale) maggioranza relativa al M5S con circa 10 milioni di voti. Europee 2019 maggioranza relativa alla Lega con 9 milioni di voti. Politiche 2022 maggioranza relativa a Fratelli d'Italia con poco più di 7 milioni di voti. Europee 2024 la maggioranza relativa si conferma a Fratelli d'Italia con 6.713.000 voti. Nel frattempo i voti validi sul territorio nazionale sono scesi da 32.841.70 nelle politiche 2018 a 23.308.066 nelle europee 2024. Una perdita attribuibile in buona parte alla caduta del M5S sceso da 10,732.066 suffragi a 2.327.868 (primo dato Politiche 2018, secondo dato Europee 2024). Deve essere chiaro che la gran parte della volatilità elettorale registrata nel corso di questi anni si è rivolta all'esterno del sistema verso l'astensione.
4) Il grado di contendibilità della maggioranza nelle prossime elezioni politiche (e in precedenza nel referendum costituzionale sulla magistratura al riguardo dell'esito del quale avrà senz'altro un peso rilevante il pronunciamento degli schieramenti politici ben oltre il merito, del resto assai complicato da decifrare) dipende quindi da una complessità di fattori non riducibile all'ampiezza delle coalizioni;
5) Grande importanza assume la possibilità di espansione delle diverse forze politiche. In questo senso è necessario aprire un punto di riflessione molto delicato: il centro-sinistra deve poggiare su di un soggetto pivotale strutturalmente collocato attorno al 30% dei consensi sui voti validi che presumibilmente diminuiranno ancora se forse non in dimensione vertiginosa come nel recente passato. Per capirci meglio con i numeri assoluti probabilmente forse non sarebbe sufficiente neppure sommare i voti di PD e AVS alle europee 2024 rispettivamente 5.613.769 e 1.569.453 per formare una maggioranza relativa solida al punto da determinare una ipotesi di alternativa;
6) Serve una riorganizzazione a sinistra sia in senso orizzontale (nel rapporto diretto con le esigenze, i bisogni, l'articolazione sociale) sia in senso verticale (della rappresentanza politica di un partito organizzato ai diversi livelli del territorio fino a quello centrale che non sia abbandonato agli eletti nelle istituzioni eternamente in caccia della riconferma attraverso politiche di tipo corporativo o imperniate sul voto di scambio). Un tema difficile ma sul quale sarà necessario riflettere (esiste anche una questione di identità politica: ad esempio il ritorno della socialdemocrazia negli USA può rappresentare un tema non secondario di discussione su un non trascurabile elemento di identità, in un quadro oggettivamente - e necessariamente - plurale).
mercoledì 12 novembre 2025
lunedì 10 novembre 2025
domenica 9 novembre 2025
Dove andrà la sinistra americana
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9 novembre 2025
La newsletter sugli Stati Uniti a cura di Alessio Marchionna
Dove andrà la sinistra
Dopo la disfatta delle presidenziali la sinistra statunitense è entrata in autoanalisi, e ne è uscita mesi dopo con una nuova parola d’ordine: affordability. È una parola, traducibile con “accessibilità economica”, che da settimane trovo in quasi in ogni commento, dibattito elettorale e resoconto di eventi politici. L’idea di fondo è che il Partito democratico abbia ignorato troppo a lungo le questioni relative al costo della vita e la crescente frustrazione per l’inflazione, e che per tornare a essere competitivo debba proporre soluzioni semplici, concrete, ai problemi che contribuiscono di più a creare la sensazione di un’economia che funziona solo per pochi: alloggi, istruzione, trasporti.
Quando sono cominciate le campagne elettorali per le elezioni locali, tutti i candidati democratici hanno battuto ossessivamente su questo tasto e hanno cercato di sfruttare l’impopolarità di Trump, accusandolo di aver peggiorato la situazione economica con i dazi e i tagli al governo. Il 4 novembre tutti, sia i moderati sia i radicali, hanno raccolto i frutti di questa strategia.
Sostenitori di Zohran Mamdani dopo la vittoria a Brooklyn, il 4 novembre. (Angelina Katsanis, Afp)
A New York Zohran Mamdani, giovane socialista e figlio di immigrati, ha vinto con un ampio margine contro Andrew Cuomo concentrandosi sul costo degli alloggi e sulla giustizia sociale, evitando controversie ideologiche e trasformando l’appoggio di Trump al suo avversario in un’arma elettorale.
La moderata Abigail Spanberger, ex agente della Cia ed ex deputata del Partito democratico, è diventata governatrice della Virginia stracciando la repubblicana Winsome Earle-Sears, e la sua performance ha trascinato alla vittoria democratici candidati per altri incarichi locali. In campagna elettorale Spanberger si è concentrata soprattutto su temi economici e legati alla sicurezza, ricevendo tra l’altro l’appoggio del sindacato degli agenti di polizia.
Nel New Jersey Mikie Sherrill è diventata governatrice smentendo i sondaggi che la davano in svantaggio, con una campagna che ha galvanizzato un elettorato preoccupato per il costo della vita e la crisi dei servizi pubblici.
In tutti questi casi si sono spostati verso i democratici molti elettori che alle presidenziali avevano scelto a sorpresa Trump – a cominciare dalle minoranze –, segno che in quel voto c’era una forte componente di protesta contro Joe Biden; ma è evidente che i democratici, a lungo accusati di essere troppo deboli e troppo woke, hanno tutto da guadagnare quando si tengono alla larga dalle battaglie ideologiche (secondo un sondaggio di qualche mese fa, il 58 per cento degli elettori democratici pensano che sia più importante nominare qualcuno che possa vincere invece di qualcuno che condivida le loro posizioni).
Le vittorie del 4 novembre, però, difficilmente indicheranno una rotta chiara per la sinistra; al contrario, renderanno più visibili e più aspre le divisioni tra le due forze che si stanno scontrando per orientare la futura direzione del Partito democratico, entrambe uscite rafforzate dal voto: da una parte c’è il fronte populista di Bernie Sanders, di Alexandria Ocasio-Cortez e ora di Zohran Mamdani; dall’altra c’è chi pensa che il Partito democratico vinca quando propone candidati pragmatici e tendenzialmente moderati. Di recente questa fazione ha trovato un’espressione teorica a partire da un libro scritto da due giornalisti, Ezra Klein del New York Times e Derek Thompson dell’Atlantic, che si intitola Abundance, e da cui il mese scorso è nata anche una nuova pubblicazione online. La “teoria dell’abbondanza” ha conquistato molti politici democratici, compresi alcuni con ambizioni presidenziali come Pete Buttigieg (segretario ai trasporti nell’amministrazione Biden) e Gavin Newsom (governatore della California).
I due gruppi hanno in comune il fatto di spostare l’attenzione dai temi identitari a quelli economici, di parlare di cose concrete – salari, case, servizi, tasse – ma hanno idee molto diverse su come risolvere i problemi.
I primi hanno una diagnosi semplice e radicale: la democrazia americana è ostaggio di una minoranza di miliardari che controllano la politica e l’economia. La parola d’ordine è “combattere l’ologarchia”: una battaglia di classe per restituire potere alla maggioranza. Sanders e i suoi alleati denunciano un Partito democratico troppo vicino ai grandi interessi, accusato di aver dimenticato il lavoro e di essersi rifugiato in battaglie simboliche. Le loro proposte si concentrano sulla redistribuzione economica: sanità e istruzione pubbliche universali, aumento dei salari, lotta alla speculazione immobiliare, controllo pubblico dei servizi essenziali e riduzione drastica delle spese militari. La battaglia politica centrale non è tra destra e sinistra ma tra il popolo e l’élite.
In netto contrasto con questa visione, i seguaci dell’abbondanza sostengono che sia riduttivo restringere tutto alla lotta contro i ricchi. Per Klein e Thompson il vero problema non è la disuguaglianza ma la paralisi del sistema produttivo e amministrativo. Gli Stati Uniti non sanno più “costruire”: sono soffocati dalla burocrazia, dai regolamenti e dall’opposizione di gruppi locali che impediscono di realizzare infrastrutture, case e innovazioni. Le città governate da decenni dai democratici ne sono una prova evidente, e questo contribuisce a rafforzare l’immagine del partito come forza incapace di agire e risolvere problemi. Il movimento dell’abbondanza propone un modello in grado di conciliare efficienza pubblica e iniziativa privata: non mira a ridurre il ruolo dello stato, ma a renderlo più efficiente.
Per la verità entrambi i gruppi sembrano avere una visione semplicistica del perché l’economia sia poco “accessibile” per tante persone. È il risultato, spiega un ottimo articolo di Vox, di molti fattori intrecciati: mercati distorti da monopoli o da regole che limitano l’offerta, ma anche redditi troppo bassi, disuguaglianze crescenti e shock economici che erodono in modo duraturo il potere d’acquisto.
Sta di fatto che il successo del partito alle elezioni di metà mandato del prossimo anno e anche dopo dipenderà, probabilmente, dalla capacità di far convivere queste due anime. Sul New York Magazine, Ed Kilgore ha scritto che “i democratici hanno vinto non imponendo una linea unitaria, ma adattando linguaggi e priorità ai diversi contesti locali, all’interno di un più ampio sentimento di resistenza e frustrazione nei confronti di Trump e dei suoi alleati”. In altre parole, i democratici possono vincere quando sanno rispecchiare la diversità del paese.
Un discorso che non vale solo per le campagne elettorali ma anche per le politiche da adottare una volta al governo. In California, per esempio, il parlamento statale ha fatto importanti passi avanti sul fronte dell’edilizia abitativa approvando leggi per favorire le costruzioni e l'aumento della densità edilizia, e allo stesso tempo varando misure antimonopolistiche, tra cui il divieto di software algoritmici per la determinazione dei prezzi degli affitti. Queste politiche sono state sostenute dai legislatori democratici di orientamento progressista e moderato.
Giuseppe Casanova: Cnel, Brunetta e la questione morale
CNEL, Brunetta e la questione morale: una vicenda che interroga la coscienza istituzionale del Paese.
Nel dicembre 2016, il governo Renzi sottopose agli italiani una riforma costituzionale che prevedeva, tra le altre misure, la soppressione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL). L’ente, istituito dalla Costituzione con funzioni consultive in materia economica e sociale, era da tempo considerato superfluo e costoso. Il referendum fu bocciato, e il CNEL rimase in vita.
Oggi, a distanza di quasi un decennio, il CNEL torna al centro del dibattito pubblico per una vicenda che solleva interrogativi non solo economici, ma etici. Il suo presidente, Renato Brunetta, già ministro e noto per la sua opposizione al salario minimo, ha deliberato un aumento del proprio stipendio da 250.000 a 310.000 euro annui, invocando una sentenza della Corte costituzionale che ha rimosso il tetto di 240.000 euro per i dirigenti pubblici. Contestualmente, sono stati previsti aumenti per i vertici e lo staff dell’ente, per un totale di circa 1,7 milioni di euro.
La decisione ha suscitato reazioni indignate da parte di esponenti di maggioranza e opposizione, e ha costretto Brunetta a revocare l’aumento. Ma il gesto, seppur formalmente legittimo, resta politicamente inopportuno e moralmente discutibile.
In un Paese dove sei milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.000 euro al mese, dove il salario minimo è ancora oggetto di scontro ideologico, e dove la povertà assoluta ha raggiunto livelli storici, l’idea che un ente considerato da molti inutile possa raddoppiare le proprie spese per retribuzioni appare come una provocazione.
La vicenda del CNEL e di Brunetta non è solo una questione di cifre. È una questione di credibilità delle istituzioni, di rispetto per i cittadini, di coerenza tra parole e azioni. È il sintomo di una distanza crescente tra chi governa e chi è governato.
La revoca dell’aumento non cancella la pessima figura, né risolve il nodo politico: ha ancora senso mantenere in vita il CNEL? E soprattutto, quali criteri etici devono guidare la gestione delle risorse pubbliche?
In tempi di sacrifici collettivi, serve sobrietà, trasparenza e senso della misura. La politica non può chiedere rigore ai cittadini e indulgere nel privilegio. La vicenda del CNEL sia l’occasione per riaprire un dibattito serio sulla riforma delle istituzioni e sulla moralità pubblica.
Giuseppe Casanova
Quartu Sant’Elena (CA)
sabato 8 novembre 2025
venerdì 7 novembre 2025
giovedì 6 novembre 2025
mercoledì 5 novembre 2025
Franco Astengo:New York, New York!
NEW YORK, NEW YORK di Franco Astengo
Verrebbe voglia di gridare: W New York socialista ! Anche se insomma un urlo del genere apparirebbe un po' strano.
Mettendo da parte per un attimo la necessaria complessità dell'analisi del voto e nascondendo (sempre per un attimo) l'enorme montagna che Mamdami si troverà a dover scalare questo è il momento di respirare: qualcuno ha scritto "Ha vinto la generazione Z contro i miliardari".
Si apre uno squarcio nella cupa e guerrafondaia america (scritta volutamente con la minuscola) di Trump, anche guardando ai risultati del New Yersey e della Virginia: forse la lunga traversata nel deserto di Sanders e Ocasio Martinez ha dato qualche frutto.
New York però è diversa dalle altre vittorie dei democratici: non solo perchè si tratta della metropoli più importante del mondo ma soprattutto in ragione del fatto che la vittoria di oggi è una vittoria socialista.
Una vittoria socialista attraverso la quale si dovrà tentare di coltivare l'intreccio tra l' idea del vecchio welfare, del socialismo nella libertà e quella della modernità delle grandi contraddizioni in um vortice di cosmopolitismo, di mescolanza di culture e di necessità sociali ed anche generazionali.
Una vittoria che, adesso nel momento in cui si verifica, apre davvero uno spazio nel cielo dell'umanità.
Esagerazioni? Eccesso d'enfasi ? Forse: ma come non pensare a una prospettiva diversa adesso in quella che usando un linguaggio antico potremmo definire "una civiltà affluente", molto complicata ma sicuramente avanzata.
Certo è soltanto una vittoria elettorale che si verifica in una democrazia limitata ma comunque una vittoria netta e convincente che si colloca al di là della sconfitta di Trump.
Non è la rivoluzione socialista ma non è cosa da poco.
martedì 4 novembre 2025
lunedì 3 novembre 2025
sabato 1 novembre 2025
venerdì 31 ottobre 2025
Il lavoro che verrà
Il lavoro che verrà
Da Internazionale
Da quando cominciai a pensare a un mio futuro ingresso nel mondo del lavoro, quindi da quando misi piede per la prima volta in un’università, all’inizio degli anni novanta, ho sempre sentito dire che studiare informatica e in generale una disciplina scientifica voleva dire trovare facilmente un impiego ben retribuito e sicuro. Probabilmente le cose sono andate così in tutti questi anni, ma forse oggi questa certezza comincia a scricchiolare, paradossalmente proprio grazie ai progressi della tecnologia e in particolare alle innovazioni catalogate sotto l’etichetta di intelligenza artificiale. Lo spunto per questa riflessione mi è stato dato da uno studio pubblicato in Svizzera e ripreso dal domenicale del quotidiano Neue Zürcher Zeitung. Si tratta di un’indagine del centro di ricerca Kof dell’Eidgenössische technische Hochschule (Eth), il politecnico federale di Zurigo. Nel settore informatico svizzero, si legge nel rapporto, cresce la disoccupazione: mentre nel settembre del 2022 c’erano circa 1.700 persone senza lavoro, oggi sono più del doppio, intorno a quattromila. E se si contano anche le persone che hanno deciso di frequentare corsi d’aggiornamento o addirittura di cambiare mestiere si arriva a 5.500. Contemporaneamente diminuiscono le offerte di lavoro delle aziende informatiche e di altre imprese che hanno bisogno di specialisti del settore.
Sembrano tramontati definitivamente i tempi della pandemia di covid-19, quando ci fu un vero e proprio boom delle assunzioni, perché tutte le aziende puntavano decisamente sulla digitalizzazione delle loro attività. Alcuni osservatori parlano di una fisiologica correzione verso il basso, altri del fatto che sempre più persone studiano informatica e arrivano sul mercato: negli ultimi dieci anni il numero degli studenti di informatica del politecnico di Zurigo è raddoppiato. Secondo i ricercatori del Kof, però, una delle cause principali è l’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa, tecnologia che ha cominciato a essere conosciuta e apprezzata nel mondo grazie al lancio di Chat-Gpt della OpenAi, nel novembre del 2022. Gli strumenti più avanzati d’intelligenza artificiale, ricordano Jeremias Klaeui e Michael Siegenthaler, gli studiosi che hanno guidato la ricerca del Kof, non servono solo a scrivere dei testi o delle email, ma permettono anche di scrivere e migliorare codici informatici, valutare o preparare dei dati. È per questo che oggi programmatori, sviluppatori di siti web e amministratori di banche dati rientrano a pieno titolo tra le figure professionali che possono essere sostituite da un algoritmo, in grado di fare molte delle loro mansioni in tempi più brevi. Siegenthaler fa un esempio: “Grazie all’intelligenza artificiale generativa un semplice sito web può essere realizzato in mezza giornata di lavoro; un paio d’anni fa serviva una settimana”.
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Getty Images
Il fenomeno non riguarda solo il settore informatico. L’intelligenza artificiale generativa comincia a far sentire i suoi effetti un po’ dappertutto. Le liste di Amazon sono ormai pieni di descrizioni di prodotti generate da un qualche algoritmo. Ed è di questi giorni la notizia che il colosso del commercio online fondato da Jeff Bezos ha intenzione di licenziare 14mila dipendenti: la decisione arriva dopo che a giugno l’amministratore delegato Andy Jesse aveva dichiarato che il maggiore impiego degli strumenti d’intelligenza artificiale avrebbe portato a tagli del personale, soprattutto dei dipendenti che svolgono mansioni ripetitive.
L’Economist, tuttavia, fa notare che gli algoritmi possono aiutare anche i consumatori e fa l’esempio del settore delle auto usate, dove le nuove tecnologie permettono a un potenziale acquirente di raccogliere in pochi secondi enormi quantità di informazioni su un veicolo in vendita e capire un po’ meglio quali siano le sue condizioni reali. È la fine della cosiddetta economia del “rip off”, dello spennare, cioè di quelle attività in cui le aziende sfruttano l’asimmetria informativa rispetto ai clienti per “spennarli” e trarne il profitto più alto possibile. Il settimanale britannico stima che all’inizio del nuovo millennio il 30 per cento dei consumi degli statunitensi riguardava beni e servizi caratterizzati da gravi asimmetrie informative, mentre oggi la quota è scesa al 25 per cento. Il merito è di servizi innovativi basati sull’intelligenza artificiale: come quelli della startup CarEdge, che propone un algoritmo in grado di fare da intermediario nelle trattative con un rivenditore di auto.
La rivoluzione promessa dall’intelligenza artificiale è una cattiva notizia per chi lavora? No. O, quanto meno, non sarà così per chi riuscirà ad adattarsi al nuovo e alle opportunità che inevitabilmente offrirà, o per chi sarà aiutato a farlo. I ricercatori del Kof di Zurigo sottolineano che chi entra nel mondo del lavoro dovrà acquisire nuove conoscenze e soprattutto avere le competenze sociali necessarie per capire come applicarle alla realtà che ha davanti. In un interessante saggio scritto per il New York Times Magazine, Robert Capps, ex direttore della rivista Wired, conferma che già oggi l’intelligenza artificiale è capace di svolgere molte mansioni affidate agli esseri umani, ma gli studi parlano anche del fatto che creerà nuovi posti di lavoro e soprattutto attività che prima non esistevano.
Nel mondo reale, sottolinea Capps, il lavoro non può essere ridotto a quello che fa un algoritmo: “I nostri lavori sono molto di più di una somma di mansioni; sono il contributo a un gruppo di altri esseri umani, i nostri capi e i nostri colleghi, che possono capirci, interagire con noi e fare riferimento a noi in modi che non è possibile replicare con un algoritmo”. Per sfruttare le nuove opportunità, sarà necessario “cominciare a capire dove i nuovi lavori possono collegare le straordinarie capacità dell’intelligenza artificiale con i nostri bisogni e desideri. Il problema non è solo dove gli esseri umani vogliono l’intelligenza artificiale, ma dove l’intelligenza artificiale ha bisogno degli esseri umani”. Sicuramente, conclude Capps, ci sarà bisogno di esseri umani che controllino cosa fa un algoritmo e se ne assumano la responsabilità e di persone che sappiano come sfruttarlo al meglio in un ambiente lavorativo.
giovedì 30 ottobre 2025
Franco Astengo: Referendum e invasioni di campo
REFERENDUM E INVASIONI DI CAMPO di Franco Astengo
La migliore spinta per la campagna elettorale del "NO" alla "deforma" (copyright del compianto Felice Besostri) è arrivata dalla replica della signora presidente del Consiglio verso la sentenza della Corte dei Conti riguardante il ponte sullo stretto di Messina.
Replica che è stata impostata sul concetto di "invasione di campo" da parte della magistratura (contabile in questo caso) rispetto l'attività del governo considerato il solo soggetto depositario del potere del popolo e di conseguenza sovraordinato legittimamente in una visione, ci sia permesso di scriverlo, di chiara propensione autocratica.
Al momento della scelta referendaria, verso la quale va indicato subito un secco "NO", ci troveremo di fronte non tanto e non solo il tema della separazione delle carriere dei magistrati e quello della composizione del CSM (con il grande pericolo del sorteggio, indice di vero e proprio disprezzo per il dibattito politico e la sua più alta forma di esplicitazione rappresentata dal voto libero e personale).
In gioco ci sarà la forma concreto dello stato di diritto: un tema per certi versi ancora superiore di importanza rispetto alla difesa della Costituzione repubblicana.
Il principio della divisione del potere legislativo, esecutivo e giudiziario, oltreché il bilanciamento tra essi, costituiscono elementi cruciali dello stato di diritto. Tali principi sono sanciti dalla maggior parte delle costituzioni moderne. Mentre i dettati costituzionali si limitano ad enunciare tali principi, sono le norme di attuazione che forniscono la disciplina che regola sostanzialmente i rapporti tra i diversi poteri.
Recenti sviluppi indicano un avvicinamento tra i poteri legislativo ed esecutivo, ed una sorta di “isolamento” del giudiziario rispetto ai due precedenti. Il ruolo dei parlamenti è sempre più ridotto, mentre i governi finiscono sempre di più per identificarsi col legislatore diventando così i soggetti sui quali si accentra la crisi delle democrazie liberali.
I parlamenti da legislatori divengono così meri luoghi di dibattito e scambio di idee tra i vari gruppi. Detto ciò, il governo, già detentore dell’esecutivo, diviene attore principale nel processo legislativo. Le iniziative legislative dei parlamenti sono sempre meno ricorrenti, e comunque senza l’appoggio del governo, un progetto di legge solo raramente riuscirà ad entrare in vigore. Questa tendenza è preoccupante e potrà condurre ad una “onnipotenza” dell’esecutivo, ed ad una marginalizzazione del legislativo. Trattasi di una tendenza difficilmente arrestabile, e che a tratti appare addirittura irreversibile.
Il processo di incorporazione del potere legislativo all’interno dell’esecutivo potrebbe trovare il giusto contrappeso in un giudiziario forte ed indipendente. Solo così il singolo cittadino potrebbe vedere tutelati efficacemente i suoi diritti di fronte ad un potere esecutivo sempre più massiccio. Tale tutela è apportata dai tribunali civili e penali, competenti a giudicare sui singoli casi, dai tribunali amministrativi, competenti ad effettuare un controllo di legalità sugli atti della pubblica amministrazione, ed infine dalle corti costituzionali, che valutano la costituzionalità delle leggi adottate dai parlamenti.
La difesa di questa suddivisione dei poteri e di terzietà nell'amministrazione della giustizia rispetto all'esecutivo vanno considerati i temi di fondo sui quali impostare la vicenda referendaria che pure conterrà dentro di sè un complesso di problematiche da non trascurare compresa quella più squisitamente legata alla dinamica politico-elettorale per la quale è prevista una lunga rincorsa che approderà alle elezioni legislative generali previste per l'autunno del 2027, se non interverranno nel frattempo elementi di possibile accelerazione.
mercoledì 29 ottobre 2025
martedì 28 ottobre 2025
lunedì 27 ottobre 2025
Franco Astengo: Manifestazioni e politica
MANIFESTAZIONI E POLITICA di Franco Astengo
L'inizio d'autunno 2025 appare caratterizzato da una evidente costante : la riuscita delle manifestazioni di piazza pur indette da soggetti diversi, convocate su argomenti diversi e con coincidenze parziali dal punto di vista dell'espressione partecipativa sia sociale sia generazionale.
La condanna del genocidio che sta subendo il popolo palestinese si è affiancata alla battaglia sindacale avverso la legge di bilancio.
Una legge di bilancio preparata è bene non dimenticarlo dal governo di destra mentre incombe la necessità di attrezzarci per respingere l'ennesimo tentativo di violazione costituzionale questa volta sul tema della giustizia.
L'insieme di queste problematiche vede contemporaneamente l'impegno di una pluralità di attori prevalentemente di origine sindacale e una sostanziale lateralità delle forze politiche parlamentari.
Le forze politiche parlamentari sembrano sì capaci di sostenere le posizioni sulla base delle quali si svolgono le manifestazioni ma senza riuscire a presentare un progetto organico di opposizione e mantenendo al loro interno distinzioni e financo ambiguità sia nei rapporti politici sia nell'orientamento complessivo.
Questa "lateralità" (se non "estraneità") tra movimenti e soggetti politici è stata anche testimoniata dalla continua discesa nella partecipazione al voto nell'occasione delle diverse tornate regionali e comunali succedutesi nei mesi di settembre ed ottobre: caduta culminata nelle recenti elezioni regionali toscane con una percentuale di astensione davvero molto elevata, tale da confermare l'analisi di una sostanziale "fragilità del sistema" tale da porre il tema di una possibile torsione in senso autoritario.
Si pone così per intero il vecchio tema nenniano "piazze piene e urne vuote" con un di più da aggiornare riflettendo sul quadro offerto dalla trasformazione del sistema dei partiti sul quale ci siamo già soffermati a lungo e che potremmo riassumere nella triade personalizzazione/comunicazione/esaurimento dell'agire politico nella governabilità considerata "meta unica".
Poco si analizza la difficoltà crescente della democrazia gradualmente messa in discussione con l'avanzare del superamento del parlamentarismo, della messa in discussione della separazione dei poteri, del bavaglio alla magistratura e ai giornalisti, della demolizione del welfare, della mercificazione della scuola e dell'università, delle leggi elettorali che nonostante le decisioni della Corte Costituzionale continuano a sancire il primato del "Capo".
Soprattutto tutti questi punti (elenco imparziale e sommariamente compilato) non riescono a diventare progetto organico di opposizione per l'alternativa: il PD non appare in grado di sciogliere il nodo dell'incertezza tra la tendenza a voler rappresentare un " Nuovo Ulivo" oppure a voler costruire un Fronte Popolare.
Accenno al PD perchè sicuramente esso rappresenta il soggetto potenzialmente pivotale attorno al quale raccogliere un'alleanza che al momento attuale appare carente anche dal punto di vista di espressione delle diverse "issue" culturali e politiche che risulterebbe necessario rappresentare per incontrare le diverse esigenze sociali e le molteplici sensibilità presenti nel Paese.
Appaiono, infatti, assenti o perlomeno deficitari due elementi: quello di una visione complessiva strategica di società rivolta prima di tutto al quadro internazionale (pace, collocazione dell'Europa, qualità della democrazia) e quello di una progettualità riferita a un preciso modello sociale come - quello - per intenderci provvisto di una base economica che affronti le evidenti distorsioni del modello liberista - corporativo che questo governo sta alimentando.
Quel modello "liberista - corporativo" succeduto a quello neo-liberista dei primi anni del XXI secolo e che può essere contrastato da una idea socialista (come sta avvenendo anche negli USA) che comprenda il mutamento di paradigma imposto dalle grandi transizioni in atto da quella ambientale a quella digitale.
Nei giorni scorsi come Associazione "Il Rosso non è il Nero" avevamo avanzato l'idea di una azione unitaria delle opposizioni parlamentari perché si adottasse un'unica proposta riguardante la legge di bilancio (il modello dovrebbe essere quello che sulla materia presenterà " Sbilanciamoci" il prossimo 4 dicembre). Nel contempo si dovrebbe rifuggire dalla logica emendataria presentando così la compattezza di una elaborazione complessiva posta a un punto tale di definire finalmente un primo abbozzo di riconoscibile alternativa, prendendo atto che l'acutezza delle contraddizioni post-moderne impedisce la via della semplice alternanza e del cosiddetto "bipolarismo temperato".
A questa nostra proposta hanno aderito 27 associazioni e organi informativi da tutte le parti d'Italia: tra gli altri abbiamo avuto l'adesione dei soggetti più prestigiosi operanti sul versante della sinistra e sul piano nazionale da molto tempo.
In questa occasione ribadiamo la necessità di portare avanti un progetto di questo tipo con 2 obiettivi:
a) contribuire ad un avvio di saldatura nel rapporto definibile sbrigativamente " tra manifestazioni e politica" svolgendo anche una funzione pedagogica tesa al riconoscimento del superamento di una società fondata sull'individualismo competitivo e il consumismo di massa come l'attuale;
b) portare la riflessione tra le forze politiche ad un livello tendente ad analizzare il complesso della situazione in atto non attraverso la singolarità dei casi ma puntando ad una visione comune di società alternativa pur nei necessari distinguo di declinazioni intorno a specifici aspetti: declinazioni diverse derivanti anche da derivati storici la cui identità e memoria debbono comunque essere conservati e innovati gradualmente.
domenica 26 ottobre 2025
sabato 25 ottobre 2025
venerdì 24 ottobre 2025
giovedì 23 ottobre 2025
Franco Astengo: Legge di bilancio
Troverete di seguito il testo di un documento promosso dall'Associazione "Il rosso non è il Nero" di Savona collegato a una proposta sulla legge di bilancio e inviato a tutti i gruppi parlamentari dell'opposizione.
L'iniziativa ha ricevuto l'adesione di associazione, gruppi d'opinione, riviste e blog online elencate di seguito e che costituiscono, a nostro giudizio, uno spaccato importante di impegno e capacità di aggregazione sociale e culturale.
Ci auguriamo che questa iniziativa, che segue altra analoga assunta sui temi della politica estera e della pace, non solo sia recepita dei destinatari ma rappresenti un contributo all'unità delle forze di opposizione rispetto al pericolo rappresentato dal governo di destra e anche un altro passo sulla strada di una corresponsione di intenti e di capacità di collaborazione tra soggetti di diversa impostazione culturale che ci pare indispensabile promuovere e portare avanti nella particolare delicatezza della fase politica.
- Al Gruppo Partito Democratico Camera dei Deputati
- Al Gruppo Partito Democratico Senato della Repubblica
- Al Gruppo Alleanza Verdi Sinistra Camera dei Deputati
- Al Gruppo Alleanza Verdi Sinistra Senato della Repubblica
- Al Gruppo Movimento 5 Stelle Camera dei Deputati
- Al Gruppo Movimento 5 Stelle Senato della Repubblica
- Al Gruppo + Europa Camera dei Deputati
- Al Gruppo Italia Viva Camera dei Deputati
- Al Gruppo Italia Viva Senato della Repubblica
- Al Gruppo Azione Camera dei Deputati
LORO SEDI
Le scriventi associazioni di cultura politica rivolgono ai gruppi dell'opposizione parlamentare una proposta politica orientata a realizzare una iniziativa che accresca la tensione unitaria sul delicato nodo della legge di bilancio.
Lo strumento di comunicazione "Sbilanciamoci" composto da economisti e ricercatori che si occupano dei temi dell'economia sta per varare (come ogni anno) una "contro legge di bilancio" che sarà presentata al Senato della Repubblica il prossimo 4 dicembre.
Questa la valutazione svolta da "Sbilanciamoci" sul documento presentato dal Governo in questi giorni:
"Il disegno di legge approvato dal governo destina risorse minime a sanità, istruzione e politiche sociali. Una manovra che aumenta il debito e ignora i bisogni del Paese.
Il disegno di legge di bilancio 2026, approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 17 ottobre, è plasticamente il simbolo della latitanza del governo di fronte alle emergenze del Paese. Il giudizio della campagna Sbilanciamoci! è negativo.
La legge stanzia risorse modestissime per i salari (15 euro al mese), a fronte dell’enorme perdita del potere d’acquisto di questi anni. Solo due miliardi per la sanità, che non permetteranno di assumere nuovi infermieri e dottori né di adeguare i servizi esistenti. Non ci sono fondi aggiuntivi per la non autosufficienza e per le politiche sociali, solo bonus. Non vi sono finanziamenti aggiuntivi per l’istruzione pubblica.
Non ci sono investimenti pubblici, se non gli stanziamenti del PNRR, che sta per finire. E il governo si appresta a fare 15 miliardi di debito con il fondo SAFE per acquistare nuove armi. È una corsa al riarmo inaccettabile.
I tagli fiscali previsti dalla legge di bilancio non riguardano i ceti medio-bassi (solo sopra i 28 mila euro) e ci sono nuovi condoni per chi è stato sleale con il fisco, omettendo dichiarazioni e pagamento di tasse.
La manovra rischia di avere un effetto depressivo sulla crescita e sul PIL.
Aspettiamo di vedere il testo completo e le tabelle dei ministeri, ma, sulla base delle prime notizie e dei comunicati, il nostro giudizio non può che essere negativo. Lavoriamo subito a una legge di bilancio alternativa che presenteremo il prossimo 4 dicembre in Senato."
Su queste basi ci permettiamo allora di chiedere alle forze politiche dell'opposizione parlamentare di adottare unitariamente il documento che "Sbilanciamoci" renderà pubblico fornendo così un grande contributo alla battaglia politica che è necessario condurre contro la destra.
Una adozione unitaria da presentare in entrambi i rami del Parlamento appunto come "controdocumento" evitando di confondersi con una prassi emendataria spesso stimolata da interesse corporativi e particolaristici.
Si realizzerebbe così una dimostrazione di tensione chiaramente alternativa .
L'idea di un'alternativa che risulta assolutamente necessaria in questi tempi come risposta alla radicalizzazione delle contraddizioni sociali e politiche prodotta prima di tutto dalla guerra in un quadro che non esitiamo a definire di restrizione del livello di democrazia acquisito e dichiarato nella Costituzione Repubblicana.
Grazie per la vostra attenzione
- Associazione per il rinnovamento della sinistra - Roma
- Comitato per la Democrazia Costituzionale - Roma
- Centro Riforma dello Stato - Roma
- Associazione "Laudato Sì" - Milano
- Associazione Culturale "Infiniti Mondi"- Nola (Napoli)
- Associazione "Socialisti in Movimento" - Milano
- Rivista di Cultura Politica "Critica Sociale" - Milano
- Giornale socialista "Il Lavoro"- Salerno
- Associazione "Il Rosso non è il Nero" - Savona
- Circolo Pertini - Sarzana
- Socialismo Italiano 1892- Lecce
- Quotidiano online "La nuova Savona"
- Blog culturale "Odissea"- Milano
- Associazione "Noi per Savona"
- Rivista online "Ancora Fischia il Vento" - Rimini
- Associazione "Officine Lavagnesi" - Lavagna (GE)
- Associazione "Scuola e Costituzione" Genova
- Associazione Culturale "Mediterraneo" La Spezia
- Biblioteca Popolare - Bubbio (Asti)
- Sezione ANPI Sassello (Savona)
- Circolo "Calogero - Capitini" Genova
- Casa dei Circoli "Culture e Popoli" Ceriale
- ATTAC Savona
- No rearm europe Savona
- Comitato Acqua bene comune provincia di Savona
- A.R.C.I provinciale Savona
- "La bottega del Barbieri" Imola
Iniziativa promossa dall'Associazione "Il Rosso non è il Nero" Savona
riferimento: astengo.franco@gmail.com
mercoledì 22 ottobre 2025
martedì 21 ottobre 2025
domenica 19 ottobre 2025
Roberto Biscardini: A loro la delibera, a noi il Meazza
A LORO LA DELIBERA, A NOI IL MEAZZA
Di Roberto Biscardini
La partita non è chiusa.
Se Forza Italia non fosse andata in soccorso di Sala e del PD, la delibera su San Siro non sarebbe passata.
Ma più che un disegno politico di avvicinamento del cosiddetto centro verso la sinistra, sembrerebbe un interesse tutto finanziario per stare, anche Forza Italia e la Moratti, dalla parte dell’operazione immobiliare e del cosiddetto investimento di oltre un miliardo e 300 milioni di Euro. Della serie “piatto ricco mi ci ficco”.
Noi del Comitato SI Meazza non dobbiamo cambiare idea ora. Siamo sempre perché San Siro possa essere ristrutturato e adeguato anche alle cosiddette prescrizioni UEFA che tardivamente hanno dato anche loro una mano per raccontare la bufala che San Siro non sarebbe sicuro.
Aree verdi che sarebbero destinate alla cemntificazione per realizzare un grande centro commerciale, uffici e alberghi: il vero business dell’operazione. Che ha usato il tema dell’abbattimento di San Siro come cavallo di Troia per realizzare una delle più grandi speculazioni immobiliari di Milano a favore di personaggi sconosciuti che sono a capo dei fondi proprietari del Milan e dell’Inter.
E non è solo questo il punto più emblematico della delibera.
La delibera sulla vendita di San Siro fa acqua da tutte le parti a partire dal fatto che una persona normale non riuscirebbe mai a comprare un bene pubblico, anche di modestissime dimensioni, se non fosse in grado di dimostrare una solidità economica e soprattutto di non essere indebitata. E, come in questo caso, persino indebitata con l’amministrazione comunale.
Ma come si fa a svendere San Siro e lo stadio all’Inter e al Milan che sono rispettivamente indebitate di oltre 700 e 300 milioni?
La cosa normale che un bravo amministratore avrebbe dovuto fare sarebbe stata quella di chiedere alle squadre “prima paghi i debiti e poi ne parliamo”.
Molte sono le cose che in quella delibera non funzionano e saranno i nostri ricorsi a renderle chiare.
Oggi siamo alla fase due.
Non dobbiamo dare per persa la battaglia che ha visto mobilitati tanti cittadini e tifosi per salvare uno stadio che è considerato ancora uno dei più belli al mondo.
Lasciamo pure il pezzo di carta della delibera nelle mani di Sala, di Scaroni e della Moratti. Noi insieme ai tanti cittadini milanesi che hanno lottato in questi mesi con noi contro questo scempio, diamoci ancora da fare perché lo stadio sia salvato e la partita non sia persa.
La delibera a loro, il Meazza a noi.
Sul piano politico la schifezza è tale che non conviene entrare troppo nei dettagli, salvo domandarci cosa ci abbia guadagnato il Pd a sfasciare la maggioranza e rimanere sotto la spada di Damocle di Forza Italia. Ma questo è un problema loro.
Una linea politica che contrasta con quel bisogno di impegno civile che mai come in questi ultimi anni ha visto impegnata la città. Indignata per la cattiva amministrazione della giunta Sala, per il prevalere degli interessi privati su quelli generali, messi in evidenza con il tentativo maldestro del Salva Milano, della cattiva gestione urbanistica e “dell’affaire San Siro”.
sabato 18 ottobre 2025
Franco Astengo: Sindacato e scala mobile
SINDACATO E SCALA MOBILE di Franco Astengo
Nella previsione del documento di bilancio 2026 il governo pensa di detassare al 5% gli incrementi salariali che deriveranno dalla stipula dei nuovi contratti e nelle bozza lascia intravedere l'ipotesi di un piccolo aumento forzoso in caso di mancati rinnovi.
Come fa notare Emiliano Brancaccio in un suo articolo apparso oggi, 18 ottobre, sul "Manifesto" questo accenno è bastato "Corriere della Sera" per interpretare questo passaggio come una "nuova scala mobile" mentre da Confindustria sono arrivate grida di "spirale inflazionistica".
Il tema dell'adeguamento dei salari al tasso di inflazione (considerata anche la perdita del potere d'acquisto dei salari e delle pensioni durante la fase inflazionistica 2021-2022) dovrebbe invece stimolare proprio nei sindacati una riflessione sul tema non più rinviabile.
Nella storia della sinistra italiana l’argomento del rapporto tra tasso d’inflazione e crescita del salario è stato elemento fondamentalmente divisivo : il quadro generale del mondo del lavoro è quello di un frastagliamento, di un intreccio perverso che tiene chi vi appartiene, in particolare i giovani , gli immigrati, le donne, nella tragica connessione tra precarietà e povertà.
Abbiamo registrato nel corso degli anni una frammentazione degli stessi strumenti di ammortizzazione sociale: ai margini del mercato del lavoro si situa un esercito ancora diverso da quello marxianamente definito come “di riserva” posto a disposizione di un allargamento delle forme di sfruttamento in gran parte “sotterranee”. Si calcola di tre milioni di lavoratrici e lavoratori in nero.
Non vanno dimenticate le differenziazioni territoriali causate da una politica di disgregazione che si vorrebbe portare avanti con l’autonomia differenziata .
Attuate le privatizzazioni la disgregazione territoriale ha contribuito all’abbattimento del welfare state sostituito per la gran parte dall’elargizione di incentivi destinati all’individualismo competitivo e consumistico.
Si tralascia in questa sede l’analisi ( che pur sarebbe necessario sviluppare) dell’impatto su questo stato di cose dell’innovazione tecnologica e della conseguente diversificazione del quadro delle contraddizioni sociali “classiche” e del rapporto dato tra struttura e sovrastruttura.
Così torna per intero il tema dell’adeguamento dei salari alla crescita dei prezzi in un mondo del lavoro dove il numero dei cosiddetti “garantiti” è diminuito di numero e la gran parte dei pensionati (molti dei quali partiti nella nuova condizione dalla situazione di “pre” espulsi prematuramente dal processo produttivo) in buona parte sulla soglia della povertà.
In questa occasione si chiede uno sforzo di ripensamento a sinistra su quanto avvenne all’inizio degli anni’80. Sicuramente vivevamo in tempi diversi dagli attuali, quando la presenza dell’industria e quindi delle grandi concentrazioni operaie era ancora forte. All’inizio degli anni ’80, a fronte del mutare delle condizioni economiche con l’elevarsi dell’inflazione, la crescita del debito pubblico in maniera esponenziale (siamo agli inizi del pentapartito), la crisi delle partecipazioni statali, l’avviarsi del progetto di divisione del sindacato del resto contenuto nello stesso documento di “Rinascita Nazionale” elaborato dalla P2 nel 1975, si avviò un’intensa campagna ideologica contro l’istituto dell’adeguamento salariale al tasso d’inflazione, accusato – ingiustamente – di essere parte della crescita esponenziale del fenomeno inflattivo stesso, di “schiacciare” in una dimensione eccessivamente egualitaria i salari, di togliere spazio alla contrattazione.
Sono due le categorie sulle quali andrebbe riaperto il discorso:
1) Il valore del Contratto Collettivo nazionale di categoria; 2) La scala mobile intesa come strumento di adeguamento dei salari all'inflazione (a questo dovrebbero essere destinate parte delle ulteriori tassazioni dei superprofitti di banche e assicurazioni non certo per il riarmo).
Oggi, a distanza di tanti anni, credo si debba cercare di comprendere meglio il valore di quelle battaglie perdute nel tempo dell'ondata neo-liberista che travolse sul piano ideologico anche la sinistra storica.
venerdì 17 ottobre 2025
giovedì 16 ottobre 2025
mercoledì 15 ottobre 2025
Giuseppe Casanova: IRPEF
IRPEF: la riduzione annunciata dal Governo è marginale e non premia il ceto medio
La recente legge di bilancio, che prevede la riduzione dell’aliquota IRPEF dal 35% al 33% per i redditi fino a 50.000 euro, è stata presentata dal Governo come un intervento significativo a favore del ceto medio. Tuttavia, un’analisi tecnica rivela una realtà ben diversa.
La misura riguarda esclusivamente la fascia di reddito compresa tra 28.000 e 50.000 euro, e si applica solo alla parte eccedente i 28.000 euro. Si tratta quindi di una riduzione dell’aliquota marginale, non di un abbattimento sull’intero reddito.
Per fare un esempio concreto:
Un lavoratore o un pensionato con un reddito lordo annuo di circa 32.000 euro (pari a 2.000 euro mensili) vedrà un beneficio fiscale di circa 80 euro annui, ovvero meno di 7 euro al mese. Un impatto pressoché simbolico, che contrasta con la narrazione pubblica di un intervento “sostanziale”.
Questa discrepanza tra annuncio e realtà rischia di alimentare sfiducia e disillusione tra i cittadini, in particolare tra coloro che confidano nella trasparenza e nella coerenza delle politiche fiscali. È auspicabile che il Parlamento promuova un approfondimento tecnico e politico sulla reale efficacia delle misure fiscali adottate, affinché si possa avviare una riforma più equa e strutturale.
Giuseppe Casanova
Quartu Sant’Elena
martedì 14 ottobre 2025
Franco Astengo: Numeri dalla Toscana
NUMERI DALLA TOSCANA: FRANA LA PARTECIPAZIONE AL VOTO di Franco Astengo
20 giugno 1976, elezioni politiche: Circoscrizione Firenze - Pistoia, aventi diritto 1.110.575 voti validi espressi 1.051.172.( 94,65%) Circoscrizione Pisa - Livorno - Lucca - Massa Carrara aventi diritto 974.112 voti validi espressi 949.602 (97,48%). Circoscrizione Siena - Arezzo - Grosseto aventi diritto 614.443 voti validi 587.072 (95,54%). Totale Toscana per la Camera dei Deputati: aventi diritto 2.699.130 Voti validi espressi: 2.587.846 (95,87%).
16 aprile 2000, elezioni regionali con l'elezione diretta del Presidente: aventi diritto 3.033.668 eletto Martini (centro-sinistra) 1.029.142 (33,92% sul totale degli aventi diritto) , candidato del centrodestra Matteoli 836.001(27,55% sul totale degli aventi diritto. La somma delle percentuali di centrodestra e centrosinistra sul totale degli aventi diritto fu del 61,47%.
20 settembre 2020 elezioni regionali: aventi diritto 2.987.881 eletto presidente Giani centro sinistra 864.310 voti(28,92% sul totale degli aventi diritto) , Ceccardi centrodestra 719.266 voti (24,07% sul totale degli aventi diritto), Galletti M5S 113.796 voti(4,26% sul totale degli avanti diritto) In totale i primi 3 candidati raccolgono il 57,25% del totale degli aventi diritto.
Elezioni politiche 2022. In Toscana sono iscritti nelle liste 2.811.953 elettrici ed elettori : i voti validi alle fine furono 1.877.492 pari al 66,76%.
Elezioni regionali 2025: totale dei voti validi 1.359.159 per i 3 candidati presidenti, e 1.269.967 per le liste (rispettivamente 45,19% sul totale degli aventi diritto per i presidenti; 42,23% sul totale degli aventi diritto per le liste.
Elezioni regionali 2025 (manca il dato di una sezione di Sovicille in provincia di Siena):
Il candidato del centro-sinistra Giani è stato riconfermato con 752.241 voti su 3.007.061 elettrici ed elettori aventi diritto quindi con una percentuale effettiva del 25,01%: un calo di 112.069 suffragi pari al 3,91% sul totale degli aventi diritto. Rispetto alla candidatura del centro - sinistra è necessario ricordare che nel 2025 ha ricevuto anche l'appoggio del M5S che nel 2020 aveva presentato una propria candidatura con 113.796 (4,26% sul totale degli aventi diritto) e di Sinistra Italiana .- confluita in AVS - che nel 2020 aveva presentato la candidatura Fattori con 39.684 voti (1,33% sul totale degli aventi diritto).
La candidatura del centro-destra Tommasi ha avuto 570.612 voti, 148. 654 voti in meno rispetto alla candidatura Ceccardi nel 2020(719.266 voti). Dal punto di vista della percentuale sul totale degli avanti diritto la candidatura del centro-destra passa dal 24,07% del 2020 al 18,97 del 2025 con un calo del 5,10%.
Da considerare ancora la differenza tra i voti avuti dalla candidatura alla presidenza e i voti ottenuti complessivamente dalle liste di sostegno: Giani ha avuto 752.241 voti, le liste 693.879 ( una differenza di 58.363 unità) Tommasi ha avuto 570.612 voti le liste 518.856 ( 51.756 voti di differenza). Dati che confermano il peso della personalizzazione in particolare quando si tratta di eleggere direttamente una carica monocratica.
Dal punto di vista dell'andamento bipolare le due candidature principali hanno assommato 1.322.853 voti pari al 43,99% dell'intero corpo elettorale, con una perdita del 13,26% rispetto al 2020 (dove andava considerato anche il candidato del M5S presentatosi in forma autonoma, mentre nel 2025 il Movimento è confluito nel centro sinistra).
Andamento delle forze politiche tra 2020, 2022, 2025
Partito Democratico: Regionali 2020 563.116 voti politiche 2022 479.932 Regionali 2025 437.160 ( tra il 2020 e il 2025 persi 125.956 suffragi)
Italia Viva (Casa Riformista 2025): Regionali 2020 (con +Europa) 72.649 voti; Politiche 2022 (con Azione) 174.942 voti; Regionali 2025 (in abbinamento con la lista del Presidente) 112.533. In vantaggio di 39.884 voti sulle regionali 2020, in calo di 62,409 voti rispetto alle politiche 2022.
Movimento 5 stelle : Regionali 2020 113.836 Politiche 2022 212.068 (in entrambi i casi presentazione autonoma) Regionali 2025 55.140. Una perdita di 58.696 voti rispetto alle Regionali 2020 e di 156.928 voti rispetto alle Politiche 2022. Appare evidente come l'elettorato 5 stelle attratto dall'antipolitica e dal "nè di destra, nè di sinistra" rifugge dall'idea di un Fronte Popolare con il PD e una posizione di "populismo più o meno di sinistra".
Quanto ad AVS il paragone corretto può essere compiuto soltanto con il risultato delle politiche 2022 con 89.267 voti praticamente eguagliato nelle regionali 2025 con 89.046 , 221 voti in meno.
Fratelli d'Italia: Regionali 2020 219.165 voti, Politiche 2022 486.055 voti Regionali 2025 340.136: tra le regionali 2020 e le politiche 2022 una crescita di 266.890 voti. Tra le politiche 2022 e le Regionali 2025 un calo di 145.919 voti.
Forza Italia: Regionali 2020 (con UDC) 69.456 voti Politiche 2022 107.795 voti Regionali 2025 78.386 voti. In aumento tra le Regionali 2020 e le Politiche 2022 di 38.339 unità e in calo tra le Politiche 2022 e le Regionali 2025 di 29.409 suffragi
Lega:Regionali 2020 353.514 voti Politiche 2022 120.356 voti Regionali 2025 55.666 voti con un calo tra il 2020 e il 2025 di 297.848 voti
Noi Moderati comparazione possibile soltanto con le politiche 2022: in allora 9,201 voti Regionali 2025 14.564 incremento di 5.363 voti
Lista del Presidente: Regionali 2020 una lista civica in appoggio alla candidatura Ceccardi ottenne 16.923 voti Regionali 2025 la lista a sostegno della candidatura Tommasi ne ha avuti 30.104 con un incremento di 13.181 suffragi
In queste condizioni è difficile poter considerare in calo di partecipazione così ampio come frutto di un meccanismo di "indifferenza-assenso" così come si giustificava un tempo la scarsa presenza nelle urne all'occasione delle elezioni USA, quando sembrava naturale che il presidente americano fosse eletto all'incirca dal 25% della popolazione e dalle nostre parti si giudicava il calo nelle urne come un "fisiologico allineamento alle democrazie mature".
La complessità e l'insoddisfazione sociale si sono tradotte, in Italia, per un certo periodo (2013-2022) in una fortissima volatilità elettorale contrassegnata anche da una massiccia presenza di "antipolitica": adesso questa "indifferenza - ostilità" si dirige costantemente al di fuori dall'arena politica rendendo il sistema permeabile a scossoni che potrebbero far traballare l'impianto democratico costituzionale: situazione della quale si colgono già i segni pur sottovalutati in un quadro dove le forze politiche si limitano a giudicare l'esito elettorale soltanto in chiave di "vittoria" e "sconfitta", nella logica dell'esaurimento dell'agire politico all'interno del concetto di governabilità.
Oggi tra l'altro scriviamo della Toscana antica "isola rossa" forse ancora più salda di quella rappresentata dall'Emilia - Romagna, una testimonianza di socialità e di idealità tramandata nel tempo con grandi sedi di aggregazione come le Case del Popolo.
Un piccolo ma significativo segnale in controtendenza che potrebbe anche indicare un legame tra il voto e la mobilitazione in atto sul tema della Palestina viene dall'estrema sinistra con il risultato ottenuto dalla candidata di "Toscana Rossa" Antonella Bundu. Nell'occasione delle elezioni regionali 2020 si presentarono due candidature separate espressione del Partito Comunista e di Rifondazione Comunista raccogliendo complessivamente 33.085 voti (1,76% sul totale degli aventi diritto). Nelle successive elezioni politiche Unione Popolare aveva ottenuto 37.641 voti (1,33% sul totale degli aventi diritto). Nelle regionali 2025 la candidatura Bundu ha ottenuto 72.208 voti ( 2,40% sul totale degli aventi diritto). La differenza con i voti ottenuti dalla lista che sono stati 57.146 è stata di ben 15.062 voti tanto da far pensare ad un possibile movimento sul terreno del voto disgiunto a favore della candidata.
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