sabato 20 marzo 2021

Franco Astengo: Atlantico/Europa

ATLANTICO / EUROPA di Franco Astengo La situazione internazionale deve essere oggetto di un’analisi diversa da quella che è stata portata avanti anche a sinistra nel corso degli ultimi anni. La frattura non è quella Europa/antiEuropa come banalmente interpretato in questo periodo, ma quella della collocazione dell’Europa dentro il nuovo “ciclo atlantico”. “Ciclo atlantico” aperto con grande chiarezza dal presidente USA in un quadro di rinnovata tensione bipolare (e la questione vaccini non è secondaria come oggetto del contendere). Nel modificarsi del quadro internazionale e nell’idea della presidenza USA di riapertura appunto di una riedizione del “ciclo atlantico” , che dovrebbe presentarsi dopo la conclusione della fase post-caduta del Muro e del “gendarme del mondo”, la coppia “atlantismo/europeismo” è ormai inscindibile come hanno affermato sia Draghi sia Letta nei loro discorsi di insediamento da Presidente del Consiglio e da Segretario del PD e come ha confermato Di Maio contrapponendosi ai fuoriusciti dal M5S accusati di nostalgia per l’Italexit (non conosciamo, nel dettaglio, il pensiero della Lega che, ricordiamo, è “senior partner” di questo governo)? Per una sinistra da costruire si tratta di questione essenziale, direi quasi (se il termine non fosse facilmente fraintendibile) identitaria. Alla fine degli anni’40, in condizioni politiche, economiche, sociali frutto di un’emergenza affatto diversa dall’attuale gli USA costruirono l’idea dell’Europa Occidentale quale avamposto nella “guerra fredda”: quella che nacque allora sotto l’ombrello della NATO, con CECA, Euratom, fallimento della CED, Trattati di Roma non era certo l’Europa del “Manifesto di Ventotene” come invece arditamente sostenuto in tempi successivi. Oggi può essere possibile una sorta di replica di quel copione in un’Europa a 27 (molti interpretano la Brexit come un passaggio di ritorno ad uno schieramento da rinnovata logica dei blocchi) attraversata ancora da una faglia est/ovest che si pone proprio sul tema della concezione della democrazia, oltre ovviamente a quelli delle grandi questioni economiche, ambientali, di vera e propria idea del possibile modello di sviluppo? Lo scenario futuribile di uno scontro bellico pronosticato da alcune parti si è di molto spostato sulla carta geografica. Dopo le guerre per “interposta persona” che hanno infiammato il Medio Oriente e sviluppate attorno al nodo energetico adesso lo scenario di una contesa bipolare della quale sarà protagonista, ovviamente, la Cina trova nelle risorse minerarie ad altissimo valore aggiunto dell’Africa un proprio sbocco ma anche in quella sede il confronto bellico si sta avvalendo di intermediari, come accade in Libia. Esperti hanno individuato lo scenario possibile dove potrà accendersi la miccia nel Mar Cinese Meridionale. L’Europa quindi potrà essere intesa come base logistica, quasi come una grande portaerei oppure un’estesa base missilistica. Non credo che, affermando queste cose siamo di fronte a scenari fantascientifici. Le ipotesi sono concrete soprattutto se analizziamo bene la fase di arresto della globalizzazione, del ritorno alla geopolitica e alle esigenze che ne derivano in tema di costruzione di alleanze strategiche. Allora occorre stare in Europa ripensandone le coordinate di fondo circa la collocazione sullo scacchiere mondiale e rivedendo anche le formule della pratica politica che si esercita nel "Vecchio Continente". E’ evidente che qualsiasi “dimensione nazionale” apparirebbe riduttiva, così come risulterebbe limitata una semplicistica riedizione di una sorta di “internazionalismo del populismo di sinistra”. Per questo motivi ogni iniziativa che si intenda compiere sul piano di una rinnovata presenza della sinistra dovrà avere proprio la dimensione europea come elemento portante, cercando di introdurre nella struttura politica continentale, come elemento prioritario di una azione sovranazionale,la contraddizione avverso l’inscindibilità della coppia Europa/Atlantico. L’obiettivo dell’autonomia politica dell’Europa dovrà rappresentare elemento costitutivo di una nuova dimensione della presenza di una sinistra portatrice di una visione di pace e cooperazione multilaterale.

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