sabato 13 maggio 2017

Emanuele Macaluso: L' "umile" Renzi

EM.MA in corsivo 45 minuti fa · L’“UMILE” RENZI... SEMPRE PIÙ “UMILE”, SEMPRE PIÙ RENZI Oggi il Foglio ha dedicato a Renzi due robuste colonne in prima pagina e un paginone per un’intervista raccolta dal direttore Claudio Cerasa, dove dice tra l’altro che “riporterà il PD al 40%”. Un altro paginone, nello stesso quotidiano, scritto da David Allegranti, ha un titolo significativo: “Renzi come Macron”. Comincio con Allegranti: “Matteo Renzi ha sempre tenuto nascosta la carta del partito personale, accarezzata già alle primarie fiorentine del 2009; in caso di sconfitta, sarebbe stata pronta una lista Renzi, con cui affrontare gli avversari, Pd compreso. Un’ipotesi che nel corso degli anni si è riaffacciata. C’è stato almeno un momento in cui la nascita del PdR: dopo la sconfitta alle primarie del 2012 contro Pier Luigi Bersani. Renzi all’epoca era sindaco di Firenze, era nella piena fase anti establishment, non era ancora diventato segretario del PD e non era ancora sbarcato a Palazzo Chigi, era la novità e la rottamazione era uno slogan che funzionava”. Le cose che dice Allegranti non mi stupiscono, dato che è stato sempre evidente che la vicenda politica di Renzi girava sempre attorno a se stesso. Al Direttore Cerasa, Renzi, col suo ego, esalta tutta la sua azione di governo, e anche quel che è successo con la riforma costituzionale e il referendum, rimangiandosi anche quella autocritica impacciata e fasulla che aveva fatto in altre occasioni. A sbagliare, a suo dire, sono stati solo quelli che hanno votato No. Il perché anche molti che erano favorevoli a una riforma che cancellasse il bicameralismo perfetto hanno votato No, non è tra le cose su cui Renzi vuole riflettere. Insomma, l’intervista è un osanna a se stesso e al Pd al 40%. L’osanna è preceduto da questo pensiero: “Non credo siano tanti quelli che hanno lasciato tutto come ho fatto io. Sono uscito da Chigi e dal Nazareno senza rete di protezione, senza garanzie, senza indennità, senza vitalizio. Sono contento di questo. Per me è stata la lezione delle tre U. Umiltà, che serve sempre. Umanità, perché sono tornato ai rapporti disinteressati. Umore, perché ho ricominciato a sorridere, liberato dal carico di responsabilità. Avrei preferito vincere il referendum. Ma le tre U mi hanno molto aiutato a cambiare la mia quotidianità”. Sembra, da quel che dice, che Renzi sia stato fuori dal Nazareno e dal Governo quattro anni, e non soli quattro mesi. Quattro mesi nei quali Renzi ha “umilmente” preparato le sue truppe, prima per tornare al Nazareno e successivamente a Palazzo Chigi. Il primo obiettivo era facile e, dopo la scissione, anche scontato: la rete di protezione era il sistema che aveva costruito al governo e al partito. Il secondo, Palazzo Chigi, non si sa. Vedremo quale sarà la legge elettorale, quali saranno gli schieramenti. Cantare vittoria col 40% è comunque un azzardo che un leader non dovrebbe mai correre. 13 maggio 2017

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