Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
domenica 4 settembre 2016
Franco Astengo: Dibattito
PROSPETTIVA POLITICA: ANCORA UNO SPUNTO DI DIBATTITO di Franco Astengo
Nei giorni scorsi un punto sul quale mi era capitato di chiedere una particolare riflessione è stato, da più parti ma specialmente dai partecipanti al dibattito proposto dal blog del “Circolo Rosselli” di Milano, oggetto di molti interventi di vario tono, tipo e natura.
Mi permetto di riprendere quello spunto, almeno nei suoi termini essenziali, allo scopo di precisare almeno una questione che ritengo di grande importanza e di fornire altresì un modesto contributo allo sviluppo del discorso.
Il passaggio in questione, sul quale si è appunto sviluppato il confronto, era il seguente:
“Si tratta di un punto sul quale l’analisi di questi giorni non si è ancora soffermata abbastanza a fondo e che vale la pena riprendere.
Una riflessione da sviluppare attorno alla folle corsa che la modernità impone alla ricerca di un verticismo assoluto nella detenzione del potere, nell’assolutismo dell’io come essere esaustivo della finalità umana quale punto di ricerca dell’assolutismo politico.
Emerge un contrasto evidente, si sente uno stridore terribile proprio tra questa ricerca della verticalità del potere assoluto e l’orizzontalità piatta dello scorrere dell’organizzazione della società in tempi di comunicazione super veloce, di individualizzazione dei messaggi attraverso i social, di costruzione di riferimenti di basso profilo fondati sul pragmatismo più o meno immediato piuttosto che sui grandi principi e sulle coordinate globali.
Una orizzontalità perenne, che si perpetua nonostante le deviazioni improvvise che un itinerario di vita trova strada facendo.
Questi frangenti impongono di tornare a riflettere proprio sull’appiattirsi delle relazioni, sull’impossibilità di riconoscere un ordine e un comando che appaiono inutili nel loro vano dimostrarsi.”
Collegherei allora questo livello di analisi (ancora del tutto incompiuta, beninteso e quindi necessariamente lontana dall’essere foriera di una proposta politica) al lavoro non ancora iniziato, almeno a mio modesto giudizio, al riguardo della ricostruzione di una soggettività politica compiuta rappresentativa di una sinistra in grado di proporsi prima di tutto come opposizione al quadro esistente e di alternativa insieme di prospettiva politica e di sistema.
Si tratta di tenere assieme le grandi questioni epocali sulle quali appare evidente il ritardo di esplorazione e di propositività, con una visione coerente da portare avanti nell’immediatezza dello scontro politico.
Dobbiamo affrontare questi nodi sul piano teorico e della proposta politica.
Nodi essenziali da sciogliere per il futuro: stretti nell’emergenza del quotidiano non è facile fermarsi per riflettere attorno all’idea di individuare quali siano le “vere” contraddizioni della modernità.
Le cronache ci assalgono e ci stringono alla gola mentre cerchiamo di individuare la verità, descriverla, farne oggetto di una “critica sociale” da rendere collettiva: la guerra che spazza via intere regioni del mondo, il “privato” che ci deruba di beni che dovrebbero risultare essenziali come l’acqua e l’ambiente naturale; la violenza esercitata a tutti i livelli, dai singoli agli Stati, per sopraffare i più deboli; la differenza di genere usata come esercizio di un improprio dominio; la costrizione del bisogno che impone ai migranti di fuggire dalle loro terre per incontrare l’ignoto; la mistificazione del messaggio che viene dai “media” e cerca di farci intendere che viviamo in un mondo diverso da quello reale; l’intrusione dell’etica nella vita delle persone costrette a subire coercizioni morali nell’esercizio della vita quotidiana, nella gestione dei propri corpi, nella realtà dei minuti rapporti sociali, primi fra tutti quelli familiari.
Ogni giorno brancoliamo nel buio di una ricerca senza fine, angosciati sempre e comunque da un presunto “nuovo” che avanza, cui dare risposta, cambiando le forme della nostra azione, adattandole a quelle degli schemi dominanti, incontrando chi afferma che tutto sta cambiando e ci fa guardare dentro ai nostri fallimenti, nascondendo la realtà drammatica dell’insieme della “commedia umana” regolata da apparentemente non aggredibili rapporti di forza: i rapporti di forza che derivano proprio dalla perdurante egemonia dello sfruttamento.
Cartesio scriveva che bisogna avere idee “chiare e distinte”: ebbene in questo coacervo di contraddizioni al riguardo delle quali fatichiamo ad individuare priorità, strumenti lotta, ricerca di soluzioni cerchiamo di ritrovare la chiarezza delle nostre nozioni di fondo: tutto si tiene e tutto si lega attorno ad un nodo, quello dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla logica dell’estorsione del plusvalore.
Considerare la persona, un mezzo e farne oggetto di uno “scambio” da esercitarsi, in dimensione gigantesca, su tutta l’umanità: questa la logica dello sfruttamento, da superare quale obiettivo vero della Liberazione.
Non si tratta quindi del semplice recupero della “contraddizione principale”, ma del sapere legare assieme il complesso di fratture che segmentano la società nelle loro diverse forme e dimensioni in una relazione ormai stravolta, rispetto a come era stata individuata nel secolo scorso, tra struttura e sovrastruttura.
Non intendiamo seguire l’idea che il concetto di modernità possa tradursi, semplicisticamente, come idea della “modernizzazione” conseguente all’irrompere sulla scena della storia di “novità” nelle scienze, nella tecnologia, nelle multiformi espressioni della cultura : l’idea della modernità, infatti, non può che contemplare – superata l’autoreferenzialità della filosofia della storia – il superamento completo della dialettica tra individuo e Stato ed la sua sostituzione con quella tra lavoro e capitale.
Il capitale inteso ormai come tecnica: economica, politica, scientifica.
Non si può affrontare questa condizione materiale della vita quotidiana, questa faticosa verità del quadro di relazioni che ci sono state imposte attraverso l’idea del “comando”.
Sono così andate in discussione le coordinate classiche sulle quali avevamo fondato le idee sulla forma di Stato e la forma di Governo.
Si era pensato da più parti che sarebbe bastato cedere parte della sovranità dello “Stato – Nazione” d’impronta westfaliana a nuovi soggetti di natura sovranazionale e, al contempo, semplificare in senso sostanzialmente autoritario (in nome della velocità della decisione) la residua forma di governo a dimensione nazionale, con il sacrificio delle contraddizioni operanti nella società.
La piena consapevolezza della natura perversa dell’opzione basata sulla “semplificazione del comando” deve aiutarci per capire appieno la natura del disastro verso cui ci stiamo incamminando.
E’ necessario farlo anche se la proposta alternativa è tutt’altro che pronta e, per adesso, non può che limitarsi al contrasto, tenace, di ciò che l’avversario cerca di imporci al solo scopo di conservare il proprio dominio.
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1 commento:
io mi soffermerei su tre punti che non rientrano del tutto nel ragionamento proposto da Astengo:
-l’enorme quantità di informazione e anche di opinioni che circola in modo acritico in tutto il mondo, in cui si può dire tutto e il contrario di tutto, e da cui nessuno riesce a trarre indicazioni di prospettiva, circola in modo assolutamente gratuito e aperto a tutti perchè quel che interessa ai gestori della rete è vendere pubblicità, in genere di prodotti di basso costo di produzione e di vendita, e quindi acquistabile da tutti quelli che la pubblicità induce a desiderarli come segno di originalità e distinzione. E’ l’attuale strategia per evitare una crisi tipo quella del 1929, quando si è improvvisamente scoperto che non c’erano abbastanza acquirenti per quel che si produceva coi nuovi metodi e intensi investimenti: adesso si vendono “ciapa ciapa” che costano niente.
-insomma, è in corso un enorme processo di manipolazione economica, più importante di quella politica perchè a cavallo del nuovo millennio sono crollate le ideologie e la partecipazione politica, nella sfiducia generale data dal crollo dei regimi comunisti, dalla corruzione dilagante e sempre più manifesta ovunque, dall’incapacità della politica di dare risposte non retoriche, dal fatto che anche il nazionalismo produce solo guerre in cui sono tutti sconfitti, e così l’oltranzismo religioso. Ma come si può credere negli USA a una politica che dopo il pareggio in Corea, ha prodotto solo costosissime sconfitte? E chi vuoi che abbia ancora voglia di andare a una riunione politica, dove può solo applaudire a degli stupidotti?
-infine riflettiamo bene sul problema dei migrantes. Oggi la Merkel ha preso una sonora batosta nella sua regione , la Pomerania, dove il suo partito è stato battuto da una formazione populista di destra. In Pomerania non è ancora arrivato un solo migrante. Ma gli operai e i lavoratori manuali sono terrorizzati, in tutta Europa e in USA dove secondo me Trump vincerà con i suoi slogan contro i messicani. La politica tradizionale, e soprattutto i discorsi della sinistra buonista han provocato il rifiuto della tradizionale partecipazione politica, guardiamo al 39% dei votanti rispetto agli aventi diritto alle ultime regionali in Emilia, mentre gli slogan populisti dei Salvini, Le Pen, Farage, e adesso dei tedeschi, stanno facendo partecipare altri elettori, che prima magari si astenevano. In Italia poi abbiamo il problema dei giovani che votano Grillo, che è l’unico politico in Italia che sa usare la rete. Il PD e le centosinistre sono ancora nelle polverose ( e costose) sedi dove si perde un sacco di tempo per andare, tornare e ascoltare dei cretini (che in rete cancelli subito)
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