giovedì 14 luglio 2016

Franco Astengo: La Repubblica riconosce

LA REPUBBLICA RICONOSCE di Franco Astengo Principi fondamentali della Costituzione Italiana: Articolo 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo come singolo …. Articolo 3 secondo comma: E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando, di fatto, la libertà e l’uguaglianza dei cittadini …. Articolo 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto di lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto …. Articolo 5: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali … Articolo 6: La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche Articolo 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica … Forse la cultura politica, istituzionale, giuridica corrente in questo Paese ha dimenticato il significato profondo di questi articoli della Costituzione riguardanti – appunto – i principi fondamentali della nostra convivenza civile, sociale, politica. La Repubblica, infatti, riconosce, garantisce, rimuove ostacoli, tutela, promuove: tutto questo è compito della Repubblica, non del Governo dal quale nulla promana ma i cui compiti sono di semplice esecuzione. La Repubblica riconosce, garantisce, rimuove ostacoli, tutela, promuove come suo compito complessivo che esegue attraverso l’operato legislativo che è compito della rappresentanza politica dei cittadini: attraverso, cioè, l’operato del Parlamento. La Repubblica riconosce e non il Governo elargisce come si vorrebbe far credere con queste deformazioni del dettato costituzionale: La Repubblica riconosce è il filo sottile che lega la prima e la seconda parte della nostra Carta Fondamentale. Non si racconti la favola che si tocca soltanto la seconda, non comprendere il legame che esiste tra le due parti (o peggio colpevolmente far finta che non esista) è pura ignoranza. Il nesso tra prima e seconda parte della Costituzione è costituto dalla centralità del Parlamento che molti, oggi, cercano colpevolmente di far fraintendere come una presunta centralità autoreferenziale dei partiti. Centralità del Parlamento che, per decenni, fra grandi contraddizioni, ingiustizie, difficoltà che nessuno può negare è risultata comunque determinante nel processo di ricostruzione e di modernizzazione di un Paese uscito in macerie dalla guerra provocata dal fascismo: questo elemento non deve essere dimenticato mai. Non è il Governo l’asse portante della Repubblica,tanto meno il Presidente del Consiglio dei Ministri (era la Costituzione della Repubblica di Salò che parlava di Capo del Governo) ma il Parlamento (e l’insieme dei consessi elettivi, anche a livello locale. Consessi elettivi a livello locale oggi sviliti nella loro funzione dal meccanismo dell’elezione diretta di Sindaci e Presidenti). Nei principi fondamentali della Costituzione Italiana, nella precisione assoluta dei primi 12 articoli che ne trattano (nella Commissione dei 75 ne furono relatori Giorgio La Pira e Lelio Basso) risiede il nocciolo vero della sovranità popolare che oggi, attraverso le deformazioni costituzionali che saranno sottoposte al referendum confermativo, viene pesantemente messa in discussione attraverso l’espressione di due concetti che proprio queste deformazioni in combinato disposto con la legge elettorale Italikum tendono ad affermare: quello della governabilità come sola espressione possibile dell’agire politico e quella di una “vocazione maggioritaria” di stampo totalitario. Individualismo competitivo, personalizzazione, rifiuto del confronto politico, arroganza rappresentano le componenti di questo stravolgimento che è necessario rifiutare con grande determinazione. In quella che è la vera e propria “poesia politica” contenuta nei primi 12 articoli della Costituzione sta l’essenza della democrazia italiana, dell’antifascismo che rappresenta l’elemento che deve tenere assieme tutte le sue istanze istituzionali e sociali, della prospettiva di uguaglianza che la Repubblica avrebbe dovuto garantire. Siamo ancora lontani da ottenere quel risultato : per questo motivo la Costituzione non va semplicemente difesa ma riaffermata con grande forza esaltandone soprattutto l’espressione di equilibrio tra le diverse parti che la compongono. In realtà oggi si cerca di superare il senso di quei principi fondamentali oltrepassando, attraverso la sostituzione della centralità del parlamento con quella del governo, il dato riguardante la funzione di indirizzo politico che deve essere esercitata dal governo in collaborazione con il parlamento: in fase di attuazione dell’indirizzo politico deve essere tenuto conto dell’orientamento delle forze di maggioranza e della capacità di controllo delle minoranze. Questo è il senso del ruolo del Parlamento nelle sue distinzioni politiche che si intende superare riunificando, in pratica, funzione legislativa ed esecutiva in un governo non più emanazione di una maggioranza politica, ma di una minoranza “popolare” attraverso la quale verrebbe assegnato un premio di maggioranza assolutamente illegittimo. Un principio di minoranza assoluta illegittimo perché siamo ancora di fronte al concetto inalienabile di “Repubblica che riconosce”.

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