venerdì 31 luglio 2015

Franco Astengo: La questione meridionale

LA QUESTIONE MERIDIONALE di Antonio Gramsci (con uno stralcio dai “Quaderni del carcere” a cura di Franco Astengo.) In queste ore lo SVIMEZ ha diffuso dati sull’economia e la condizione sociale del Mezzogiorno d’Italia che possono ben essere giudicati come fortemente allarmanti. La sostanza della situazione in atto è stata giudicata come di “sottosviluppo permanente” con l’indicatore della crescita demografica tornato indietro di 150 anni. Dati che dimostrano, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la vera e propria tragedia che la classe politica italiana sta facendo vivere, nel corso degli anni, alle persone vive, in carne e ossa, che sudano e lavorano in questo disgraziato Paese: l’andamento del Sud d’Italia appare come l’esplicitazione del pressapochismo, dell’assenza di analisi, dell’incapacità di scelta di classi dirigenti che, ormai da decenni, vivono alimentandosi voracemente in simbiosi con i classici e nuovi “padroni del vapore” corifei dello sfruttamento, dell’arretratezza, dell’ignoranza. Soltanto per fornire un esempio di una diversa capacità d’analisi politica e di reazione culturale e sociale si riportano di seguito poche righe sulla “questione meridionale” analizzata in relazione alle vicende del Risorgimento e dell’Unità d’Italia che rimangono assai esemplificative al proposito. Il testo che segue è tratto dai “Quaderni del Carcere” di Antonio Gramsci e si trovano alle pagine 2021 e 2022 (volume terzo) dell’edizione curata da Valentino Gerratana e edita da Einaudi nel 1973. Gramsci scrisse questa parte della sua opera monumentale tra il 1934 e il 1935. Ecco lo stralcio del testo: “…un altro elemento per saggiare la portata reale della politica unitaria ossessionata di Crispi è il complesso di sentimenti creatosi nel Settentrione per riguardo del Mezzogiorno. La “miseria” del Mezzogiorno era “inspiegabile” storicamente per le masse popolari del Nord; esse non capivano che l’unità era avvenuta su una base di eguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Mezzogiorno nel rapporto territoriale di città – campagna, cioè che il Nord concretamente era una “piovra” che si arricchiva a spese del Sud e che il suo incremento economico – industriale era in rapporto diretto con l’impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale. Il popolano dell’Alta Italia pensava invece che se il Mezzogiorno non progrediva dopo essere stato liberato dalle pastoie che allo sviluppo moderno opponeva il regime borbonico, ciò significava che le cause della miseria non erano esterne, da ricercarsi nelle condizioni economico – politiche obiettive ma interne, innate nella popolazione meridionale, tanto più che era radicata la persuasione della grande ricchezza naturale del terreno: non rimaneva che una spiegazione, l’incapacità organica degli uomini, la loro barbarie, la loro inferiorità biologica. Queste opinioni già diffuse (il lazzaronismo napoletano era una leggenda di vecchia data) furono consolidate e addirittura teorizzate dai sociologi del positivismo (Niceforo, Sergi, Ferri, Orano, ecc.) assumendo la forza di “verità scientifica” in un tempo di superstizione della scienza. Si ebbe così una polemica Nord – Sud sulle razze e sulla superiorità e inferiorità del Nord e del Sud (cfr. i libri di N. Colajanni in difesa del Mezzogiorno da questo punto di vista, e la collezione della “Rivista popolare”. Intanto rimase al Nord la credenza che il Mezzogiorno fosse una “palla di piombo” per l’Italia, la persuasione che più grandi progressi la civiltà industriale moderna dell’Alta Italia avrebbe fatto senza questa “palla di piombo”, ecc. Nei principii del secolo si inizia una forte reazione meridionale anche su questo terreno..” Alcuni interrogativi finali legati all’attualità: quanto è rimasto dell’idea della “verità scientifica” della superiorità settentrionale nella cultura italiana trasferendo questo concetto anche a livello europeo quanto si trovava e si trova, ad esempio, di questa impostazione negativa di filosofia politica all’interno della recente vicenda riguardante la Grecia?) e nel confronto con i nuovi fenomeni dell’immigrazione così fortemente presenti nell’attualità? Quando si potrà pensare al ritorno di una forte reazione meridionale culturalmente e politicamente inserita e organizzata in contesto di proposta di trasformazione radicale dello stato di cose presenti? Forse, cominciando a organizzare un minimo di risposta a questi quesiti si potrà trovare la strada per avviare un superamento della condizione disastrosa dell’oggi non semplicemente nella dimensione italiana.

2 commenti:

claudio ha detto...

Forse il primo errore della repubblica italiana è stato di mettere a Roma la sede della Svimez, della Cassa del Mezzogiorno e,forse, anche della terza istituzione meridionalista di cui non ricordo il nome ma mi pare si occupasse di formazione (Formez?). Metterne una in ciascuna delle “capitali del Sud” avrebbe innescato un circuito virtuoso in loco, anzichè accelerare il trasferimento a Roma di giovani talenti.

Astengo parte da Crispi: non dimentichiamo che in 30 anni, dal 1885, sono emigrati dall’Italia 30 milioni di persone, cioè tanti quanti erano gli abitanti nel 1885: certo, non tutti dal Sud, ma certamente erano prevalentemente maschi giovani e pronti a lavorare, e ancora più certamente erano più intraprendenti e intelligenti di quelli che sono restati. Il fenomeno in meridione si è ripetuto negli anni 50 e 60, con il trasferimento al Nord e , in minor misura, in Germania e Belgio. In totale, i migliori di almeno 4 generazioni di meridionali han lasciato il Sud.
Ancora oggi una rilevante % della manodopera Volkswagen viene da 3 paesi dell’agrigentino, collegati giornalmente con un pullmann (tedesco: la regione magari finanzia un festival della canzone siciliana a Wolsburg).
I meridionalisti ci hanno raccontato qualcosa del brigantaggio, molto di più delle pratiche elettorali del giolittismo, ma non so se è stata fatta una ricerca accurata sulla sorte dei beni ecclesiastici messi all’asta mi pare nel 1874, che nel resto d’Italia sono stati un importante motore di sviluppo economico, con una rilevante % di investimento delle ricche famiglie ebree.

Non è per fare il solito torinese, ma consiglio a tutti di rileggere una novella di Pirandello: “le sorprese della scienza”: serve anche a spiegare l’eterno rinvio di tutte le riforme in tutta Italia...

roel ha detto...

Richiamare un "classico" come la "Questione meridionale" di Gramsci è sempre un fatto positivo. Da non trascurare anche le "inchieste parlamentari" sul Mezzogiorno, nonchè gli scritti di tanti altri "meridionalisti" come Salvemini.
Tuttavia non si può trascurare il fatto che da allora "molta acqua è passata sotto i ponti": acqua in gran parte "torbida", specie dopo il decentramento regionale che ha trasformato molte regioni in nuovi centri di potere, con la gran parte di politici-politicanti che hanno praticato, senza ritegno, il familismo, il clientelismo, parentopoli, intrallazzismo, tangentismo, con prebende e indennità da nababbi , tanto che le regioni del sud, a detta di tanti cronisti, son finite col diventare un "coacervo di malaffare", i cui tentacoli hanno raggiunto tante regioni meno compromesse.
Stando ai risultati, nessuna differenza è emersa tra "destra" e la cosiddetta "sinistra". Quasi tutti hanno continuato pervicacemente a "succhiare" e a sprecare risorse , assecondati da una burocrazia compiacente interessata.
Si sono così costruiti patrimoni personali e familiari che non hanno nulla da invidiare ai più provetti imprenditori economici.La mancanza di indagine patrimoniale fatta prima e dopo il mandato, come avveniva in Grecia, ha messo tutti i profittatori politicamente al riparo.
E, anche quando, nelle poche occasioni, la Magistratura riesce a scoprire "i nervi dolenti e le piaghe" del sistema, si provvede in seconda battuta, pur a fronte di numerosi arresti già eseguiti e del voto unanime della Giunta, ad offrire scappatoie, accompagnate da baci e abbracci.
Intanto la disoccupazione giovanile nel sud ha raggiunto picchi mai registrati: si tratta in massima parte di giovani "senza padrini" ai quali non si offre financo la soddisfazione di un'indagine che accerti per quale vie traverse e con quali metodi sono state "sistemate" migliaia di persone.
Da non trascurare il fatto che molti faccendieri della politica che continuano ad ammorbare le istituzioni, tra i rimedi ripropongono irresponsabilmente il voto di preferenza, senza prendere atto dei guasti che la preferenza sta producendo alle regionali, specie in Calabria ove, per una manciata di voti mancati, si è arrivati all'assassinio politico, con tanti arresti e condanne. Come non prendere atto che gli assessori e/o i consiglieri della regione Calabria inquisiti e/o sottoposti ad ostracismo, erano stati nominati dall'attuale presidente che, come i suoi predecessori, disinvoltamente parla di "svolta", di "discontinuità", di "cambiamento" ?. Senza alcun giudizio sui nuovi nominati, quali speranze si possono nutrire da parte dei giovani emarginati e scaricati sulle spalle dei genitori pensionati? Quale rinascita per la Calabria e i Calabresi?
Un saluto, Roel.