sabato 14 marzo 2015

Franco Astengo: Mercato e regime

MERCATO E REGIME di Franco Astengo Il boccone grosso, quello delle quote delle torri sulle quali poggiano le antenne per favorire il concorrente del servizio pubblico (così scrive l’Antitrust, mica bruscolini!) in nome della ferrea legge del libero mercato. Il bastone del comando, invece, della disastrata rete pubblica al Governo solo deputato a nominare un “dominus” nel pieno segno dell’uomo solo al comando, che si circonda da vassalli, valvassini e valvassori. Il regime italiano sta scivolando sempre di più verso il sistema cinese: qualche riccone che detiene il potere economico stando sul collo della povera gente, il partito unico che occupa per intero (ovviamente, essendo unico) lo spazio del potere politico indistinto tra istituzioni, rappresentanza, governo alla faccia di chi conserva ancora la memoria di aver letto “L’esprit de lois”. Il tutto, beninteso, in nome dell’ideologia, senza alcun nesso con il concreto della drammaticità delle condizioni materiali di vita di milioni di persone. Vige l’ideologia – appunto – del mercato che serve a farsi giustizia da sé. Vige l’ideologia dell’antipolitica per distruggere tutto ciò che può urtare, appena appena, il dominio di questo gruppo di potere fatto di arrivisti, opportunisti di maggioranza e di minoranza (vedi tanto per essere chiari la storia della cosiddetta “Sinistra” PD), gente sempre pronta a salire sul carro di un vincitore molto apparente. Così stanno le cose, descritte senza tanti giri di parole, in Italia. Certo: la televisione è terreno facile per questo tipo di dimostrazione di forza. Il campo dove maggiormente si addensano gli interessi di chi privilegia l’apparire rispetto all’essere; dove è più facile far soldi senza neppure i rischi di un andamento finanziario complesso; dove maggiori sono le colpe e le responsabilità del regime precedente (quello della “partitocrazia”? Termine tra l’altro coniato negli anni’50 da Maranini e non da Pannella come scrivono illustri opinionisti evidentemente traditi dalla memoria) e dove è più facile affondare il coltello nella piaga. La televisione come metafora del sistema. La situazione è grave, spetterebbe al residuo di sinistra che forse ancora esiste farla diventare (parafrasando Flajano) seria.

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