giovedì 1 gennaio 2015

Gim Cassano: Quale Presidente?

Carissimi, Il nuovo anno si apre con la conferma delle dimissioni di Giorgio Napolitano: un Presidente della Repubblica che ha interpretato il suo ruolo, se non come quello di vero e proprio artefice di una scelta politica, almeno come quello di garante -e qualcosa di più- di quelle “larghe intese” che si sono poi esplicitate nel Patto del Nazzareno. In questo senso, si è indebolita, nella presidenza di Napolitano, ed in modo particolare nella seconda parte del suo primo mandato ed in questo scorcio del secondo, quella funzione di garanzia nei confronti degli italiani tutti, intesi come popolo e non come partiti, e quella funzione di tutela dei principii, prima ancora che delle forme, costituzionali. Ciò è apparso evidente in più di una circostanza, quando dal Quirinale sono arrivati puntuali apprezzamenti e moniti a sostegno delle riforme renziane e a censura di chi le criticava (sia che si parlasse di legge elettorale e riforme istituzionali, che di nuove normative sul lavoro dipendente o del ruolo dei sindacati). Tra non molti giorni, quindi, il Parlamento sarà chiamato a nominare il nuovo Presidente della Repubblica, cui competerà il seguire una fase delicatissima per l’avvenire della nostra democrazia: legge elettorale, modifiche alla Costituzione, relativi probabili referendum, e via dicendo. Tutti parlano di un “Presidente di Garanzia”. D’accordo: ma garanzia di che? Ovviamente, Berlusconi interpreta tale termine nel senso di impunità penale e patrimoniale e di sopravvivenza politica della sua parte; Renzi interpreta il termine “garanzia” come proseguimento del sostegno alla linea tracciata dall’ancora non interamente noto “Patto del Nazzareno”, riguardo al quale mi sembra di dover per una volta convenire con Berlusconi, quando afferma che in quegli accordi è compreso anche quello relativo Presidenza della Repubblica. E, a sinistra, come può essere interpretato il termine “garanzia”? Se è vero, come ritengo, che nessuna politica alternativa a quanto è oggi sotto i nostri occhi possa esser condotta se questa non sia promossa e sostenuta dalla presenza di una forza politica che realmente intenda farlo, e farlo in termini credibili, è anche vero che nessuna politica di cambiamento e di progresso può procedere se non in una prassi di pieno funzionamento della democrazia, che riallinei la politica e le istituzioni ai principii che la Costituzione repubblicana aveva sancito. Quindi, a mio parere, sta qui la prima garanzia che dovrebbe essere espressa dal futuro Presidente della Repubblica: quella di garantire tutti gli italiani circa il rispetto e l’attuazione di principii che la prassi politica degli ultimi vent’anni, con l’aggiunta di un’evidente accelerazione nei tempi più recenti, ha pesantemente messo in discussione. Non si tratta quindi di assicurare equidistanza nei confronti delle forze politiche, e men che mai nella forma che ne vien data dal Patto del Nazzareno, ma di avere come primo riferimento la nostra Costituzione e quella storia, oggi troppo spesso disconosciuta, che ne è stata la premessa. Una sinistra che oggi deve prima di tutto manifestare la sua capacità di essere alternativa, anche nei metodi, ha oggi l’occasione per condurre una battaglia che può apparire di testimonianza, ma che ha un forte contenuto di principio: si sbaglierebbe non di poco nel ridurre la questione dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica a calcolo politico, accontentandosi di indicare una candidatura che risponda unicamente all’esigenza di non coincidere con i primi nominativi indicati da Renzi o da Berlusconi. Chi potrebbe dunque oggi rappresentare al meglio questa funzione di garanzia costituzionale? E’ un interrogativo che dovremmo porci, e sul quale mi sembra opportuno che si avvii una discussione; e, per quanto ci riguarda, inanzitutto all’interno di “Iniziativa 21 Giugno”. Buon anno a tutti. Gim Cassano, 01-01-2015

11 commenti:

felice ha detto...

La risposta non sta nell'invenzione di un Presidente puro, che potrebbe corrompersi presto, ma deve essere un "politico". La candidatura di Muti o di Piano o anche di Draghi, che ha avuto l'intelligenza di tirarsi fuori Cantone o Di Matteo, come ha fatto Draghi, è meglio che continuino a fare quello che stanno facendo egregiamente. Finché una nuova legge elettorale, che non può essere l'Italikum, non ridarà dignità al Parlamento è bene che al vertice ci sia almeno una diarchia: altrimenti il Presidente del Consiglio straripa.. Se deve essere un magistrato dovrebbe essere fuori servizio da ALMENO UN DECENNIO O POCO MENO. UN PRESIDENTE SOPRAMMOBILE E CHE SIA DIGIUNO DI POLITICA NON SAREBBE IL NOCCHIERO CHE CI CONDUCA FUORI DALLA GRAN TEMPESTA


Felice C. Besostri

lanfranco ha detto...

Il presidente della Repubblica si giudica sempre dopo e spesso le varie figure si sono manifestate diverse da quello che ci si attendeva. Ciò premesso, condivido i criteri proposti da Gim Cassano. La sinistra dovrebbe proporre una rosa di nomi che siano difendibili non per la loro opposizione a Renzi o a Berlusconi, ma per la loro autorevolezza e la loro affidabilitá democratica. La cosa piú importante è evitare il presidente soprammobile che è l'obiettivo dell'uno e dell'altro. I candidati dovrebbero provenire dal mondo della politica, o visto il basso livello attuale da persone esterne, ma molto esperte di quel mondo . La Bonino sarebbe un bel nome, ma si scontra con l'avversione al mondo radicale e la pregiudiziale di gran parte del mondo cattolico. Io non scarterei nomi come quello della Urbinati, troppo però impegnata nella battaglia politica anche a breve, o quello di zagrebelsky, che si porta dietro l'esperienza di giudice costituzionale. Occorrerebbe approfondire chi può esserci proveniente ancora da quella esperienza, escludendo comunque Amato che non è un combattente e ha servito giá troppe cause. Occorrerebbe scorrere anche l'elenco di ministri che abbiano fatto brevi esperienze di governo con autonomia e credibilità, ammesso che ce ne siano : Mattarella? Prodi non passerebbe. Ė troppo divisivo Credo che non vada nè a Renzi nè a Berlusconi e poi anche lui si tira dietro un suo particolare cerchio magico..
Preliminarmente la sinistra deve porsi la domanda se correre con candidati di bandiera o se concorrere a eleggere un candidato accettabile, e dunque avanzare proposte che siano credibili per un più vasto spettro di opinione pubblica. I nomi che ho esemplificato vanno in questa seconda direzione.

francesco ha detto...

Ci sono diversi nomi di amici e compagni che io vedrei bene al
Quirinale. Perfino solo tra i soci del nostro piccolo Circolo Rosselli,
ne vedo almeno due (penso in particolare a Valdo e Felice, dei quali ho
letto su Facebook dei calorosi "endorsments"), che penso avrebbero
assolutamente titolo per essere eletti, e che personalmente io saluterei
con il massimo entusiasmo.
Ma per restare ai nomi che sembrano avere qualche chance, penso che
quello di Emma Bonino sia quello che darebbe le più serie garanzie di
correttezza istituzionale, di autentica sensibilità democratica, di
senso dello Stato e di vero garantismo (che è in primo luogo cultura
della legalità e non mera difesa degli impuniti, come troppo spesso
accade tra coloro che di garantismo si riempiono la bocca un giorno si e
l'altro pure).
Emma Bonino incarnerebbe inoltre un'autentica difesa dello stato laico
(cosa che non dovrebbe peraltro dispiacere nemmeno ai cattolici della
nuova Chiesa di Francesco I), e saprebbe esprimere (perché ne ha dato
più volte prova) una visione positivamente europeista e una sensibilità'
non comune per il tema della difesa e l'ampliamento della democrazia e
dei diritti umani e civili nel mondo.
Io credo insomma, per rispondere a Gim Cassano, che il nome della
Bonino sarebbe quello su cui si dovrebbe cercare di far convergere i
consensi dei grandi elettori. Lo pensavo già 9 e anche 2 anno or sono.
Lo penso anche ora. E non mi dispiacerebbe se Iniziativa 21 giugno si
volesse attivare in questo senso.
Un saluto, Francesco Somaini

felice ha detto...

Senza i M5S non c'è peso se non per una candidatura di bandiera. Sinistre PD e SEL non hanno peso numerico. Tuttavia dopo alcuni ragionamenti sensati di Di MAIO, SIBILIA E TONINELLI ha di nuovo prevalso l'antipolitica. Cantone e Di Matteo vanno sostenuti e valorizzati. La prima cosa da fare per Di Matteo era che il membro CSM da loro indicato non si intruppasse con i laici PD-FI. A Cantone diamo più mezzi e personal.. Difendiamo l'indipendenza della Magistratura ma né l'uno né l'altro non corrispondono al profilo di un candidato che sappia DI POLITICA E SIA AUTOREVOLE. Il primo segno di autorevolezza è quello di ere che ci siano candidati ufficiali. Sono per una personalità l di Sinistra. Se dovessi scegliere tra Bersani e Mattarella, sarei per Bersani. Mi spiace solo che non ci sia un Lama o un Trentin. Ma guardiamoci intorno, ma chiedendo trasparenza e coinvolgimento della pubblica opinione intorno alla scelta

Felice C. Besostri

luciano ha detto...


Mi ero ripromesso di non intervenire sul toto-quirinale, ma il mio presidente (del Rosselli) mi stuzzica.
Io non ho mai capito questo diffuso favore, nel nostro mondo, per la Bonino.
Un personaggio di una mediocrità assoluta, una imbarazzante adoratrice di un guru bollito (di cui arriva ad imitare perfino l'imitazione del romanesco, essendo lei della provincia di Cuneo), una liberista assatanata. Da decenni non si occupa più di diritti civili e si limita a ripetere a pappagallo i dogmi del pensiero unico.
Anche sotto il profilo dell'indipendenza politica da Renzi - che è quello che in questo momento conta - non offre garanzie di alcun tipo. Infatti, non si registra il benché minimo distinguo della Nostra dal preteso riformismo renziano. E sì che di fronte agli strappi continui del bullo fiorentino e del presidente-che-esonda-più-del-bisagno i radicali di un tempo avrebbero fatto sentire veementi richiami alla legalità costituzionale ...
La verità è che Renzi - Bonino farebbero un tandem non meno micidiale del duo Renzi - Napolitano, con la differenza che sulle questioni istituzionali Napolitano ha una competenza ed un'autorevolezza (ancorché mal spese) che la pannelliana non avrà mai.
Mi farebbe piacere vedere finalmente una donna al Quirinale.
Susanna Camusso, Nadia Urbinati, Elena Cattaneo e - vogli stupirvi - Rosy Bindi sarebbero perfette per quel ruolo.
Quindi non verranno elette.
Un fraterno saluto.

Luciano Belli Paci

maurizio ha detto...

La sinistra non esiste più e pertanto è un esercizio inutile parlare di una candidatura di sinistra per il Quirinale. A meno che non si pensi che siano di sinistra Prodi ed Emma Bonino. In termini reali gli scenari ipotizzabili sono due: o un accordo rapido e sufficientemente ampio su un personaggio talmente insignificante da andar bene al PD, a FI e al NCD (Casini sarebbe l'uomo giusto, anche se la retorica nuovista verrebbe ridicolizzata) o un caos tale da fare impallidire quello del 2013, ma senza la carta di riserva, per quanto pessima, di Napolitano. Non credo che il nostro compito sia quello di parlare di ciò che con noi nulla c'entra e su cui non possiamo minimamente influire.
Maurizio Giancola

claudio ha detto...

Concordo con Maurizio. Ma sono terrorizzato dall’ipotesi Casini: se da presidente della camera ha fatto assumere 100 giornalisti in RAI, quanti ne entreranno adesso? Forse si troverà l’accordo su Visco, quello di Bankit, non il PD dei “fiscalisti democratici”quello che ha messo su internet i redditi di tutti gli italiani

salvatore ha detto...

Pienamente d'accordo con Luciano.
Io un nome lo farei: visto che vogliono un non politico, ne possiamo proporre uno di spessore, autorevole, sicuramente conoscitore e difensore della Costituzione: Salvatore Settis. Per la sua formazione sarebbe sicuramente un presidente attento agli aspetti del territorio, dell'Univeristà, della Scuola e del nostro patrimonio culturale. Poi è uno che crede fortemente nella nostra Costituzione, si è sempre interessato di Politica, intervenendo spesso su temi caldi con padronanza, è un personaggio di rilievo internazionale, sicuramente un europeista di quelli buoni, visto il suo ruolo nel Consiglio Europeo per la ricerca......

luciano ha detto...



A proposito di Visco Vincenzo, quello che a Bellavita non piace, mi hanno segnalato questo suo intervento su lavoce.info, non male: http://www.lavoce.info/archives/32223/se-levasione-non-reato



La brillante idea renziana di ritirare il decreto fino a dopo l’elezione del presidente della repubblica a me ricorda il detto “pagare moneta, vedere cammello”.

Che nell’attesa di depenalizzare l’evasione fiscale abbiano già depenalizzato l’estorsione ?



LBP

lanfranco ha detto...

La Finocchiaro ha buone possibilità, ma siamo nell ambito dei presidenti soprammobili. Vorrei però fare una obiezione di metodo a diversi degli interventi finora usciti. Se partiamo dal fatto che non contiamo niente, che non c'è la sinistra età, età...allora tanto vale lasciar perdere . Io penso invece che noi dovremmo ragionare come se fossimo in parlamento nei panni di Sel o della sinistra Pd più credibile. Quale dovrebbe essere il nostro obiettivo? La proposizione di un candidato identitario o l'obiettivo di mettere una zeppa nell'asse Renzi Berlusconi, in particolare cercando di fare uscire un presidente autorevole, autonomo e affidabile sul piano democratico? Io non avrei dubbi.

francesco ha detto...

Le modalità con cui avviene l'elezione del presidente della Repubblica
(poco meno di mille grandi elettori che votano a scrutinio segreto) in
genere sconsigliano gli aspiranti a quella carica dall'uscire
pubblicamente allo scoperto con la loro candidatura. Di fatto, si
ritiene, forse anche a torto, che esporsi equivalga a bruciarsi....
Però Felice ha ragione: chi si candida lo dovrebbe dichiarare.
Bonino lo ha fatto. La sua candidatura è in campo dal 1997, ed è stata
più volte confermata dall'interessata. Si tratta, che io sappia, di un
unicum nella storia politica della Repubblica (o comunque di un
comportamento non certo diffuso). Un altro motivo, dunque, per
apprezzare la correttezza istituzionale di Bonino, a dispetto dei
giudizi a mio avviso un po' troppo ingenerosi che sono stati espressi da
alcuni di noi.
Neanch'io, sia chiaro, condivido tutte le posizioni politiche di
Bonino. Ma un presidente delle Repubblica non deve governare. Deve
garantire il corretto svolgimento della vita democratica del Paese. E
sul piano della correttezza credo che a Bonino non ci siano molti
appunti da muovere
Dopo una presidenza così gravemente debordante rispetto al dettato
costituzionale quale è stata quella di Napolitano (a mio vedere il
peggior presidente della storia repubblicana), penso del resto che una
presidenza che facesse del rispetto della Costituzione la bussola del
proprio mandato sarebbe quanto mai opportuna. E Bonino credo dia queste
garanzie.
Un saluto, Francesco Somaini.