mercoledì 3 dicembre 2014

Franco Astengo: Capitale corrotta, nazione infetta

CAPITALE CORROTTA E NAZIONE INFETTA “Capitale corrotta e nazione infetta”: così titolava l’Espresso (quello formato lenzuolo diretto da Arrigo Benedetti) negli anni’60 denunciando, con un’inchiesta spettacolare, il “sacco di Roma” dei Ribechini e Cioccetti (sindaci DC) con l’assalto speculativo alle borgate nel periodo a cavallo del “boom economico” e delle Olimpiadi. Un titolo che oggi si potrebbe ripetere soltanto per suffragare una verità storica: la corruzione, la malversazione, l’intreccio con la malavita che salgono dalla vicenda romana rivelata in queste ore confermano semplicemente che quello è il livello “vero” della politica italiana. Lo si può affermare senza alcuna venatura qualunquistica: i qualunquisti sono loro, questi signori che in tutta Italia e da tutte le provenienze culturali e ideologiche, hanno concepito l’azione politica e amministrativa soltanto in funzione dell’accumulo di denaro, privilegi, prebende in collusione con chi poteva fornire loro questa condizione di favore. Una storia che via via, dagli scandali del dopoguerra fino a Tangentopoli all’oggi costella la crisi morale e politica di una nazione che nel frattempo ha smarrito per strada identità, volontà di reazione, coesione sociale, pezzi fondamentali della propria struttura istituzionale, culturale, produttiva. Dietro le ormai sempre più di moda dichiarazioni roboanti di nazionalismo vecchio stile si nasconde questo mondo del “tutti a tavola assieme” (ci sono foto imbarazzanti oggi sui giornali di vero “fasciocomunismo”: altro che Pennacchi!!). Servirebbe Ercole per ripulire le stalle d’Argia: ma forse anche lui truccherebbe l’appalto come se fosse una qualunque Expo, Mose oppure rimozione di foglie dai viali del Lungotevere. Ci pensino le compagne e i compagni che fanno accordi per “sconfiggere la destra” e assicurarsi così assessorati e presidenze di commissione. Ma in realtà si tratta di un richiamo retorico: ci hanno già pensato e l’unità per battere le destre è sempre un bello slogan da portare in giro. Gli affari ovviamente sono un’altra cosa.

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