domenica 19 maggio 2013

Paolo Zinna: Modesta e provvisoria proposta

Facendo sempre riferimento al nostro incontro del 2 Maggio u.s. c/o il De Amicis, vi inoltro un'interessante riflessione inviatami dall'amico Paolo Zinna. Cordialmente Franco D'Alfonso -------------------------------------------------------------------------------------------------- Modesta e provvisoria proposta per un'azione politica non autodistruttiva Caro Franco, la situazione NON è eccellente, concordo con quanto tu hai detto. Trovare almeno una direzione generale per migliorare le cose è necessario e ormai anche urgente. Individuare alcune idee che possano ottenere il consenso dell'area vasta di ascendenza socialista, laica, riformista sarebbe il primo passo, ma non è facile. Per questo mi sarebbe piaciuto partecipare alla discussione del 2 maggio al De Amicis. Non mi è stato possibile, ho trovato solo in questi giorni il tempo per riorganizzare le mie opinioni e mandartele. Le manderò poi anche ai compagni del Rosselli. ELOGIO DELL'APPROSSIMAZIONE Gli ultimi mesi ci lasciano smarriti, di fronte ad una situazione politica insoddisfacente, che si presenta però, al di là delle apparenze, con una sua intrinseca stabilità. La stabilità non nasce da speciali meriti del nuovo governo o da un naturale consenso diffuso; nasce dalle opposizioni incrociate che susciterebbero le alternative ipotizzabili e, in fondo, anche da un'istintiva aspirazione dell'opinione pubblica ad una soluzione purchessia, ad uscire da una fase di incertezza vissuta come stress. Per rilanciare il cambiamento, è essenziale individuare linee di azione il più possibile operative. Dobbiamo riconoscere che i possibili interlocutori hanno idee non coincidenti, eppure è necessario aggregare un consenso vasto. Bisogna dunque limitarsi umilmente ad avanzare ipotesi di massima, magari un po' grossolane, che facciano emergere i punti di accordo e rimandino all'esperienza concreta la definizione dei temi in astratto più controversi; e persino rinunciare all'eccesso di approfondimento intellettuale nell'analisi. A CHI RIVOLGERSI: LA SINISTRA DI GOVERNO Il titolo esprime il "mercato politico potenziale" di riferimento e, nell'apparente genericità, è piuttosto preciso. "Di governo" corrisponde ad un movimento politico che si preoccupa della compatibilità tra risorse e obbiettivi, che si pone domande sulle priorità, che conosce la pesantezza dei meccanismi di attuazione; insomma, che si propone di governare il paese. Se poi lo governerà effettivamente, sarà una libera scelta dell'elettorato. Essere "di governo" è cosa diversissima dalla "vocazione maggioritaria": la sinistra di governo non dovrebbe proporsi di essere un movimento catch-all capace di "raccogliere tutti gli onesti". La pretesa di piacere a tutti ci ha portato a due conseguenze negative: essere costretti ad una linea politica, a sua volta, catch-all, cioè priva di qualunque identità, insipida, piegata a qualunque cosa risulti vincente nei sondaggi (e poi magari perdente nelle urne) – essere costretti a demonizzare tutti i non-simpatizzanti, che del "partito dell'Italia giusta" non vogliono fare parte (e pertanto saranno giudicati o sciocchi o poco onesti). Basti questo per rispondere alla superficiale considerazione "con Renzi avremmo vinto" (perché avrebbe avuto un immagine più gradita all'elettorato moderato, ecc). Se questo fosse un ragionamento convincente, ne discenderebbe logicamente anche che, per vincere ancor di più, avremmo dovuto candidare Berlusconi come nostro premier. Anche "sinistra" ha ancora un significato preciso: vuol dire riaffermare il valore del lavoro, di ciò che uno fa e sa fare, piuttosto che le condizioni di partenza e le rendite di posizione. Vuol dire proporsi di invertire il trend di aumento delle diseguaglianze che ha caratterizzato la storia della società italiana negli ultimi vent'anni. Vuol dire infine, riconoscere valore al contributo di tutti i singoli individui, valorizzare la comunità, il pensiero collettivo piuttosto che il leader televisivo del partito o l'affabulatore, o il comico. Anche: "piuttosto che il sindaco amato" a Milano o a Napoli, a Torino come a Cagliari, su questo bisogna essere chiari. Se veramente il vasto consenso popolare ottenuto da una parte dell'elettorato fosse garanzia di corretto agire politico, anche in questo campo Berlusconi avrebbe da insegnarci. Sottolineo questo punto, perché mi pare il più significativo dissenso da alcuni recenti scritti. CONTENUTI Una direzione comune, ma per fare cosa? In realtà, non credo che sia il disaccordo sui contenuti ciò che ha impedito finora alla "sinistra di governo" di collaborare ad un'azione comune. E'utile limitarsi ad elencare alcuni titoli piuttosto banali, che in gran parte evocheranno a tutti noi, grosso modo, le stesse "cose da fare". Bilancio: stabilizzazione (e non riduzione) del rapporto debito su pil Entrate: mantenimento IMU e alleggerimento invece delle tasse sul lavoro -patrimoniale straordinaria una tantum- serietà nella lotta all'evasione - piano selettivo di alienazioni del patrimonio improduttivo. Uscite: completo pagamento dei debiti PA che eccedano il limite medio europeo – lavori pubblici di piccola complessità – finanziamenti generosi al sistema educativo pubblico riesame del welfare sanitario per i non indigenti – taglio delle spese per difesa e missioni estere. Finanza: seria TTF, lotta decisa ai paradisi fiscali (senza troppe prudenze), separazione fra banche commerciali e d'affari. Politica industriale selettiva – interventi per la sostenibilità ambientale PA: riorganizzazione complessiva delle autonomie locali, convergenza/avvicinamento fra regole nel pubblico e nel privato. Istituzioni: "rappresentare il paese com'è, non distorcerne la volontà": legge elettorale proporzionale, salvaguardia del ruolo del parlamento. Azioni specifiche per contrastare le lobbies: imprenditoriali, della comunicazione, degli apparati dello Stato, professionali, dei media… Attuazione dell'art.49 Esteri: Europa Federale, politica attiva nel Mediterraneo…. Diritti civili Troppo? Troppa carne al fuoco, che non si riuscirà ad affrontare? Oppure troppo poco, troppi punti ne restano fuori? L'una e l'altra cosa, ma non importa: questo è solo un "programma massimo", un quadro di riferimento per farci riscoprire che, in fondo, vogliamo tutti più o meno le stesse cose. GLI STRUMENTI PER LA POLITICA Siamo tutti rattristati dalla diaspora infinita degli eredi dell'area socialista e laica della Prima Repubblica, ma dobbiamo convincerci che essi sono ormai una piccola parte della base potenziale di una sinistra di governo. E "rimetterli insieme" è davvero una parte piccolissima dei compiti di una sinistra nuova. E' vero invece che esiste un "partito che c'è", un'area potenziale di consenso indifferenziato per una proposta della sinistra, che è molto più vasta di qualunque filone di eredi del passato, se non altro per ragioni anagrafiche. E' vero che questo popolo si manifesta con più efficacia quando è chiamato a partecipare ad un'impresa unitaria, o almeno apparentemente unitaria, nell'ambito della sinistra stessa. E' vero, purtroppo, che questa apparenza di unità è realizzabile meglio da una singola figura (il candidato sindaco, ad esempio) che da una o più organizzazioni politiche. Ma è anche vero che questo "miracolo del consenso popolare ottimo" è difficile da realizzare, perché indebolito sia dal discredito che colpisce i partiti storici della sinistra soprattutto fra i militanti più giovani e attivi, sia dal fastidio che i militanti dei partiti storici provano istintivamente per l'ambiente dei nuovi movimenti: "*sinistra radical-chic, rinserrata tra le mura spagnole, senza collegamento, neanche intellettuale, col tessuto economico culturale lombardo". Tale reciproco fastidio è alimentato anche da una polemica non sempre utile condotta da riflessioni e scritti politici, in base a critiche con qualche base nella realtà ma assolutamente negative negli effetti pratici. Inoltre, è un consenso deteriorabile nel tempo, quando all'entusiasmo della campagna elettorale si sostituisce l'azione amministrativa, più grigia e non sempre felice.* Si tratta dunque di un oggetto delicato da trattare. Si confrontano tre ipotesi: attivare un meccanismo partecipativo nuovo in grado di consolidare gli entusiasmi transitori –dar vita ad un nuovo grande partito/movimento/rete "della sinistra socialista" in generale immaginato attorno al nucleo dell'attuale SEL - rivitalizzare un grande partito esistente attraverso una drastica autoriforma: chi lo sostiene in generale opera nel PD e individua lì il terreno del futuro. Purtroppo, sottoposte alla dura verifica dei fatti, tutte e tre le ipotesi hanno per ora ottenuto più sconfitte che risultati: ▫ **I nuovi meccanismi partecipativi risultano piuttosto effimeri: la sostanziale irrilevanza dei "comitati per Milano" ce lo dimostra ogni giorno. Quando poi cercano di tradursi in ipotesi politico-elettorali (liste civiche, movimenti arancioni autentici o meno) ottengono modesti successi. ▫ **Le sensibilità politiche emergenti sono molto diverse dal passato. Progettare a freddo nuove organizzazioni o anche nuove reti per gestire il consenso potenziale sembra una risposta che sostanzialmente non coglie questo elemento di novità. ▫ **Il lavoro per "rinfrescare" e rendere più autentico (e quindi più autorevole) il PD finora ha dato risultati modestissimi e, anche quando è sembrato che si fosse determinata una svolta, essa si è subito esaurita in una stanca prosecuzione del passato. Che fare, allora? Nessuno ha una risposta attuale, incontrovertibile. E' opportuno dunque che ciascuno prosegua, per ora, nel percorso politico che si è scelto, aspettando che il tempo ci indichi quale era la via del successo. Nel frattempo, dovremmo mettere il silenziatore alle polemiche, anche se giustificate, e alle rivendicazione di superiorità (meno giustificate). Forme blande di collaborazione e di confronto reciproco, come quelle proposte, senza pretese di primazia, dal Network per il Socialismo Europeo, sono in questo momento le più utili a rafforzare la sinistra. Paolo Zinna

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