Allora chi? Quale sinistra del passato per la sinistra del futuro?
Il clamore e le controversie esplose alla vigilia del decennale della morte di Craxi credo possano sempre offrire a tutti una occasione di critica e di ripensamento che va al di là dello stesso caso. Non si tratta certo di fare un sondaggio all'americana sui buoni e cattivi maestri ma di tornare a interrogarci tutto sui percorsi della storia e della sinistra per rivisitare, capire, selezionare, recuperare. Non credo sia una semplice fissazione del sottoscritto ma sia a questo punto una domanda generale da porre, secondo te cosa è o può essere una sinistra del duemila e, alla luce delle esperienze storiche, delle sconfitte, delle revisioni, dei ripensamenti, al di là del problema di chi ha vinto e chi ha perso in tutta questa storia dichiarare quello che va ancora salvato e difeso come patrimonio culturale e come modello, senza che questo comporti per nessuno una accettazione in blocco ma senza che si possa nemmeno abolire il problema come se si trattasse semplicemente di roba passata, di storia da dimenticare, alla ricerca dunque della linea, di quello che da giovane cercavo di definire L'ALTRA LINEA rispetto alle linee maggioritarie di una sinistra staliniana, togliattiana e via discorrendo.
Sia chiaro che non è un gioco di slogan, come ai tempi delle trilogie famose in cui i marxisti-leninisti si distinguevano a colpi di Lenin- Stalin- Mao tze tung o al contrario di Marx- Lenin- Mao nè ha senso ( ma forse per qualcuno ancora ed è giusto che dica la sua) giocare con altre triadi o simili sul modello Gramsci- Togliatti- Longo (?)- Berlinguer.
Ricordo sinteticamente la mia storia e le mie passioni solo per fare chiarezza e favorire un confronto. Grazie al mio maestro STEFANO MERLI, che aveva curato l'archivio Tasca e con esso rivisitato un pò tutta la storia del socialismo italiano ed europeo, venne indicata la lezione metodologica e politica di RODOLFO MORANDI, che aveva spiegato a suo tempo come fosse stato lo statalismo a spezzare le reni della Seconda e della Terza Internazionale. Merli, come credo sia noto, aveva indicato nella lezione morandiana un punto di svolta e segnalato come lo stesso fondatore della cultura politica della nuova sinistra, fosse un " morandiano", non un " operaista" come sostenuto da Negri e Tronti,ma in ogni caso anche quella lezione di metodo fondata su una rilettura di Marx e sulla cultura dell'inchiesta, pur contribuendo a una svolta innovativa era destinata a inchiodarsi o a dar luogo a un ennesimo feticismo ideologico. Nel corso della seconda fase della sua vita e dei suoi studi fu proprio Merli a riconoscere , tornando a occuparsi della storia del socialismo italiano, di avere sottovalutato la novità di Rosselli e del socialismo liberale per scoprire invece che una serie di aspetti che un tempo lui avrebbe giudicato come espressione della " destra" socialista erano più validi e attuali di quanto si credesse e che dalle Tesi di Tolosa ai problemi del dopoguerra occorreva una riscoperta di questo filone. In questo senso, anche se ancora qualcuno si ostina a pensare che fosse una specie di rincoglionimento senile di Merli stesso, la scelta di dedicare la sua ricerca a Craxi veniva costituendo un punto di incontro fra passato e presente. E' qui dunque che si riapre l'interrogativo della ricerca, ricordando che Merli era partito occupandosi del sindacalismo rivoluzionario e di altre correnti e conclude infine con le posizioni prima ricordate.
E' passata tanta acqua sotto i ponti , veniamo tutti dalla storia degli anni sessanta e del tentativo di elaborazione di un neomarxismo, una storia che è alle origini della stessa nuova sinistra : come dimenticare che gruppi e partitini in fin dei conti si distinguevano in leninisti, trotzkisti, movimentisti o giù di lì? Cosa rimane oggi di quella storia e di quella lezione, cosa ha significato quella storia di un'altra linea che ricadeva su se stessa e sui suoi errori? Nel corso degli anni sessanta e settanta un'altra tradizione veniva a sua volta riscoperta e valorizzata, nonostante
la sua sconfitta e scomparsa apparente, quella di Giustizia e Libertà, dell'azionismo, del socialismo liberale: oggi sono nomi gloriosi e cari a tutti, tanto per non far nomi Norberto Bobbio ( ma se ne possono fare molti altri di nomi, credo si possa dire nonostante quello che ogni tanto fa ancora trasparire un Massimo d'Alema, che l'azionismo e il socialismo liberale hanno creato una linea e un modello interpretativo e che basta ancora oggi fare dei nomi ( da Riccardo Lombardi a Vittorio Foa) per capirne l'importanza. C'è dunque un'altra linea che ha continuato a traversare la storia della sinistra senza i settarismi e i minoritarismi delle varie correnti del comunismo e senza sbattere la testa contro l'ossessione del marxismo stesso. Cose risapute, ma forse non troppo, se oggi si prova a rievocarle per ritornare alla domanda sui nostri maestri e precursori, su cosa tener fermo e cosa salvare, una volta riconosciuto non solo la morte del comunismo storico ma anche le insuffcienze di rilancio di un comunismo " diverso" ( quanto diverso? come diverso? Il caso più famoso rimane Berlinguer, ma naturalmente ci sono i comunisti di altra tendenza, trotzkisti di varia scuola. Cosa rimane di questo comunismo, che pure sembrò emergere e brillare nell'epoca della " Rifondazione" comunista stessa? Anche questa è una storia che credo conclusa, al di là delle molteplici micro scissioni che han continuato a caratterizzarla). Ci sono poi altre storie di minoranze e di esperienze, che certo appartengono del tutto anche loro alla storia della sinistra, dall'esperienza radicale di Pannella e soci, su cui qualcuno continua a storcere la bocca come se fosse pur sempre qualcosa di spurio, di "liberale" ( ...) e l'esperienza dei verdi ecologisti, anche essa traversata da scissioni e minoritarismi proprio per il fatto stesso di decidere ogni volta se essere anche di sinistra o separati. Ci sono nomi degnissimi da ricordare, sia per la storia radicale che per quella dei verdi, mi sto limitando per il momento a elencare per arrivare comunque al problema di fondo: una sinistra traversata dalla storia italiana del togliattismo e post, fino a Berlinguer, mantiene ancora una sua esemplarità di richiamo e una sua attualità o è finita nel dimenticatoio della svolta che porta al Pds-Pd etc? Chi oggi intendesse richiamarsi a questa linea di ricerca che sfocia nel partito democratico cosa e chi può indicare come suo riferimento forte e ancora attuale? Forse un modello di riformismo " emiliano" e di cooperativismo, una rete che coinvolge
un associazionismo molteplice, dall'Unione Donne Italiane a una storia di cattolicesimo sociale che va dalla casa editrice Il Mulino a Rosi Bindi? Mi chiedo sinceramente cosa rimanga non solo da salvare ma da riattualizzare. Chiedo scusa per la rapidità stessa dell'excursus ma credo sia chiaro il disegno e la proposta: caro amico a cui continua a fare orrore Craxi e il craxismo, indicami per favore i tuoi referenti e i tuoi
richiami di fondo, mettiamo da parte rancori e pregiudizi, chiedo solo che mi si spieghi a quale linea richiamarsi, che non sia quella di Di Pietro che non credo nemmeno appartenga alla sinistra.
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