sabato 11 aprile 2009

Alessandro Silvestri: il nodo Craxi

Il Nodo Craxi.Condividi
Ieri alle 20.53
Pubblico qui tutto il non breve intervento che ho postato sulla discussione in atto nel gruppo di SINISTRA e LIBERTA' relativamente alla ancora ingombrante e controversa figura di Bettino Craxi, che tutta la sinistra nel suo insieme, non può certo permettersi di lasciare in balia delle scorribande berlusconiane. Pena la condanna alla cattività politica, sine die.

Compagni, che Bettino Craxi e la travagliata storia del socialismo democratico italiano dei suoi anni, non possono essere lasciate in un'indefinibile limbo o addirittura nelle mani di Silvio Brlusconi, questo mi pare ovvio e ringrazio chi ha aperto la discussione, immaginandosi probabilmente che la faccenda (pur nella sua grande complessità e per molti aspetti, misconoscenza) sarebbe prima o poi affiorata.
Mi sarei aspettato in verità, che la cosa (cioè il chi c'è in SL) riguardasse più i vivi che i morti ma tant'è.
L'errore fino ad oggi, è stato proprio quello di tenere la questione in "salamoia" rimandandone sine die, l'apertura del barattolo.
Ora che addirittura il cavaliere nero, non si è risparmiato dal tessere le lodi dell'ex Capo di Stato, qualcuno quasi fuori tempo massimo, forse si accorge che la faccenda, pur nella sua complessità ripeto, sarebbe stata meglio affrontarla in casa della Sinistra, o quel che ne rimane.
Chi scrive ai tempi di Bettino era un giovane socialista un po' per tradizione familiare (nonno contadino e babbo artigiano, socialisti) un po' per convinzione culturale. Dal 1989 però, per quel che valse, cominciai a non essere più molto d'accordo con la sua gestione del Partito e passai tra i (pochissimi, questo è un dato di fatto) oppositori.

Fatta la doverosa premessa, se davvero vogliamo compiere un'analisi storica e politica sul personaggio e sul partito da lui guidato, dobbiamo cercare di farla senza sentimenti e possibilmente, anche senza risentimenti, giacché come uomo di Stato fu tra i migliori che l'Italietta abbia mai avuto e tra i suoi lestofanti che da tempo immemore vi scorrazzano (spesso impuniti) forse tra i più organizzati nello stabilire gli importi da predare, ma certamente tra i meno cinici nell'usarne i proventi, basti sapere degli aiuti (non solo politici) che ha sempre sostenuto nei confronti di socialisti e di libertari di tutto il mondo, dall'OLP a Solidarnosc, dai dissidenti cecoslovacchi (tra i quali farà eleggere Pelikan all'europarlamento nel PSI) agli esuli spagnoli, somali o greci...
Nel 1978 avemmo il privilegio di avere il socialista Pertini al Quirinale; nel 1980 il socialista Loris Fortuna guidò un'altra conquista fondamentale per l'emancipazione sociale e civile (come già nel 1970); Nel 1983 il socialista Gino Giugni (padre dello statuto dei lavoratori elaborato nel 1969) venne gambizzato dalle BR; nel 1983 l'installazione degli "euro missili" a Comiso, Nel 1984 la prima grande riforma che riguardò salari e ammortizzatori sociali, meglio conosciuta come il "decreto di San Valentino"; Sempre nel 1984 la lotta all'evasione fiscale con l'introduzione dei registratori di cassa e l'obbligo delle bolle di accompagnamento delle merci; nel 1985 la riforma contro l'abusivismo edilizio e lo scempio urbanistico (come sappiamo mai compiutamente realizzatesi) o come le proposte di riforma monetaria (lira pesante) e costituzionale (semipresidenzialismo alla francese); sempre nel 1985 l'episodio di Sigonella dove per la prima volta veniva affermata con nettezza la sovranità nazionale rispetto al semi-protettorato USA che durava fina dal 1945; ancora nel 1985 la creazione e l'entrata dell'Italia (che scavalcherà l'anno successivo la Gran Bretagna piazzandosi al 5° posto dei paesi più industrializzati) nel G7; Nel 1986 intervenne nella crisi libico/americana avvertendo dell'imminente attacco aereo Gheddafi (E il solito berlusconi passa oggi all'incasso) mettendosi ancora una volta di traverso agli USA; Nel 1987 favorirà Ben Alì nella successione tunisina di Bourghiba, beffando le pretese di controllo francese nell'affaire (e questo come abbiamo visto gli tornerà poi utile negli anni dell'esilio o della latitanza come meglio preferite) ; il PSI promuoverà pur stando al governo i referendum del 1987 sulla responsabilità civile dei giudici e sul nucleare.
L'analisi sui 4 anni di Craxi capo del Governo, non credo possono essere che definiti tra i periodi migliori che l'Italia abbia avuto dal dopoguerra ed il suo personale operato degno dei maggiori statisti europei.

Poi non vanno dimenticati gli impegni (e i successi) di Craxi a livello internazionale sia alla testa dei partiti socialisti, con la nascita del PSE sia con l'incarico ricoperto di commissario ONU (incarico di maggior prestigio internazionale mai ricoperto da un politico italiano fino ad allora, e anche dopo possiamo annoverare i soli Prodi e Amato) per la riduzione del debito nei paesi in via di sviluppo.

Fin qui in estrema e lacunosissima sintesi, i meriti e le azioni di Craxi come leader socialista e uomo di Governo e di Stato che non dimentichino i compagni che provengono dalla storia comunista, fu anche l'uomo che ad un certo punto, di fronte al momento di maggior crisi del PCI/PDS (per impegno e parola data ai suoi giovani dirigenti di allora D'Alema, Veltroni e Fassino, ma soprattutto per convinzione politica tesa alla riunificazione di tutta la sinistra) evitò le elezioni anticipate ed aprì la strada al PDS nell'Internazionale Socialista. Abbiamo visto poi, il PDS di Occhetto come cavalcò invece cinicamente (e ciecamente) l'ondata giustizialista che portò tali sconquassi nel sistema politico, da ritrovarci oggi con Berlusconi saldamente (e sempre più) al potere, e la sinistra agonizzante con un PD eterodiretto (e sempre più) alleato del disegno cesarista del cavaliere.

I DEMERITI E GLI ERRORI:

Come in molte biografie di grandi personaggi che hanno fatto la storia (nel bene e nel male) dei loro paesi, anche in quella di Craxi luci ed ombre si intrecciano e lasciano quell'alone di negatività totale (salvo nelle poche migliaia di fan di Bettino rimasti) in una vicenda invece umana e politica molto complessa, dove secondo il mio modesto parere, il buono supera di gran lunga il cattivo.
Intanto al di là delle vicende di tangentopoli più specifiche, il quadro dell'Italia dal 1976 (anno della sua elezione a segretario del PSI) al 1994, è costantemente costellato da scandali ed episodi di malversazione pubblica, di cui un po' tutti i partiti di governo ebbero loro esponenti, iscritti o affiliati, coinvolti. Semmai la "novità" di Mani Pulite, fu quella di evidenziare come anche i partiti non di governo, fossero ampiamente coinvolti con il sistema di finanziamento sottobanco alla politica.
A PROPOSITO, NON PENSIATE CHE OGGI IL FENOMENO SIA CALATO, TUTT'ALTRO...
Aggiungeteci poi tutta una serie di attività eversive che solcavano la penisola in tutti i sensi, il terrorismo (rosso, bigio e nero) la P2, Gladio, le stragi "di stato" i legami evidenti ed evidenziati processualmente tra mafia e politica, le pesanti ingerenze politiche ed economiche del Vaticano (e anche in questo nulla è cambiato anzi, allora probabilmente lo Stato era molto più laico di oggi) il Banco Ambrosiano, lo IOR di Marcinkus, Sindona, Calvi e i numerosi delitti di esponenti dello Stato, obbiettivo di mafia e terrorismo, non per ultimo le stragi di Capaci e via D'Amelio che in un certo senso, dettero il segnale (convenuto?) della definitiva "picconatura" della I Repubblica.
Con l'arrivo di Craxi a via del Corso, si assistette senza dubbio ad un modo tutto nuovo e moderno di fare politica. Considerato il peso elettorale del PSI che ereditò, riuscì a trasformarlo in un rapporto peso/potenza mai registrato nella storia repubblicana. Il Partito si trovò così con il 12/13% di consenso elettorale a gestire spesso oltre il 33% di potere politico e in questo avvenimento possiamo senza tema di smentita, affermare che iniziò un processo di mutazione genetica in quel partito che tra alti e bassi, aveva pur sempre rappresentato il partito dei lavoratori e dei galantuomini (e dei molti accoppati dal fascismo purtroppo) trasformandolo nel partito dei molti rampanti arrivati da ogni dove e come si è visto, disposti a tutto pur di far carriera. Il partito degli assessori era già stato stigmatizzato più volte negli anni '80, soprattutto da quella parte di intellettuali e vecchia guardia socialista che ne avvertivano già con abbondanza di previsioni facilmente azzeccate, la degenerazione e lo stravolgimento stesso della "mission" socialista. Come non ricordare le taglienti battute ad es. del craxiano della prima ora, Rino Formica: "Il convento è povero, ma i frati sono ricchi" o il celebre "Partito dei nani e delle ballerine" che come stiamo assistendo, mai come adesso è in voga nel nostro sistema politico.

Uno degli errori di Bettino, fu quello di pensare nel 1990, quando iniziò nuovamente a darsi da fare per ritornare a palazzo Chigi, o in alternativa al Quirinale, di avere ancora alle spalle la struttura del partito che aveva ben scandagliato e conosciuto a fondo tra il 1976 e i primi '80.
Nell'ultima decade del XX sec. il PSI ereditato (malconcio certo sul piano nazionale e soprattutto internazionale nei '70, ma ben saldo nei suoi quadri locali, cresciuti alla scuola dei grandi capi socialisti come Basso, Nenni, Morandi, Calamandrei, Codignola, Pertini e Lombardi) all'inizio della sua avventura, non esisteva già più. Il potere consolidato negli enti locali e la gestione di Martelli che aveva nel frattempo ringiovanito tutti i quadri delle federazioni provinciali e dei comitati regionali, aveva portato alla ribalta una nuova schiera di "socialisti" che di Craxi imitavano i famosi atteggiamenti spavaldi e decisionisti, senza avere quasi mai però nessun spessore politico equiparabile.
Lo stesso ex capo del governo, avvertiva a volte, tra i suoi più stretti collaboratori, l'insofferenza per questo nuovo partito di cui evidentemente aveva chiari almeno i contorni, ma che viveva troppo di luce riflessa e di rendita negli assetti di potere, dove nelle realtà locali di fatto, ne rendeva indispensabile l'apporto per formare le maggioranze e anche questo provocò molto lassismo nella vita propria di un partito, a partire dal sistema di controlli e contrappesi interni, grazie anche al fatto che ormai la sinistra interna, fiera oppositrice un tempo del riformismo craxiano, si era ormai dissolta a livello organizzato. Senza contare che i suoi principali dirigenti (ad eccezione dei soli Lombardi, morto nel 1984 e di Valdo Spini) furono tutti coinvolti in scandali e vicende giudiziarie come l'apripista (e piduista) Alberto Teardo già presidente della Regione, coinvolto nel primo grande scandalo di soldi illeciti ai politici in liguria, Fabrizio Cicchitto trovato anch'esso nell'elenco della P2 di Castiglion Fibocchi (tra l'altro si è saputo recentemente che lo stesso Gelli finanziava occultamente la sinistra socialista) come Signorile (già vice-segretario nazionale) coinvolto nello scandalo degli appalti ferroviari con prezzi supermaggiorati (tanto da far coniare a qualche buontempone rimasto a veglia del PSI, il termine di "sinistra ferroviaria").
Il Craxi dei primi anni '90 aveva ormai il pensiero fisso su quella che chiamava la grande riforma, e cioè quella costituzionale, poiché riteneva (in parte per questioni prettamente derivanti dal suo senso dello Stato che paradossalmente non abbandonò mai, in parte per ambizione personale) che senza una riforma politica dello Stato Italiano, che avrebbero trasformato la Repubblica da parlamentare a semi-presidenziale come in Francia, non si sarebbe potuta garantire quella che riteneva la condizione essenziale per garantire un'efficace e duratura azione di governo, la governabilità. Pratica alla quale, nella I Repubblica seppe tener fede più di ogni altro.
Su questa idea fu pronto a sacrificare molte delle spinte di modernità che aveva impresso al Paese. Nacque il c.d. CAF (il patto tra Craxi e i due esponenti della DC più conservatrice e dorotea, Andreotti e Forlani) che avrebbe previsto la salita al Quirinale di Andreotti e Craxi nuovamente a capo del Governo, per garantire il necessario appoggio ai suoi disegni per una Italia che non sarebbe però mai nata e che di li a pochi mesi sarebbe stata investita invece dal più grande scandalo politico europeo del '900.

Conclusioni:
Il senso di questo lungo intervento, si deve chiudere con una serie di domande che pongo alla vostra cortese riflessione.

Il 1989 rappresenta di fatto, la fine anticipata del '900 con tutta la modernità che ha impresso al mondo, ma anche con i disastri portati da conflitti di proporzioni devastanti e dalle tragedie della feroce dittatura che attraversò l'Europa continentale e quella euro-asiatica.
Alla caduta del muro come mai la sinistra italiana non seppe compiere i passi necessari per fare come in tutti gli altri paesi europei?
Craxi dal canto suo, fece un errore colossale lanciando come un petardo in chiesa l'Unità Socialista" che servì casomai a far entrare ancora nel PSI una pattuglia di profittatori capeggiata da Calogero Vizzini (altro riciclato nel PdL) e aumentare la diffidenza in un PCI che stava perdendo la bussola politica.
Dopo il '90 però si rese conto che il muro politico che ancora divideva il PSI dall'ex-PCI sulla via di divenire PDS, andasse abbattuto una volta per tutte.
Le condizioni sarebbero state tracciate dal suo ritorno alla guida del Governo (anche per mettere mano alla riforma costituzionale che aveva in mente) con l'appoggio dello stesso PDS.
Avvennero incontri tra le segreterie dei due partiti, inclusa quella famosa sul camper di Craxi al congresso di Torino.
In sostanza si stipulò un patto di collaborazione che vide di lì a poco l'accoglimento da parte del PSE e dell'IS dello stesso PDS su proposta di Craxi.
Vedendo come Occhetto onorò quel patto durante le fasi più feroci di "tangentopoli" fa pensare che in fondo il Craxi dipinto come un capobanda o un criminale (il celebre Ghino di Tacco scalfariano finalmente colto con le mani nel sacco) fosse molto più ingenuo di quel che si pensasse.
Senza peraltro che il suo partito (ex-PCI o nuovo PDS) fosse estraneo alla prassi di finanziamento illecito (come si sapeva negli ambienti politici specialmente delle regioni "rosse" e come si è poi visto dalle inchieste del Pool milanese) tramite sia il sistema degli appalti pubblici, quello delle concessioni edilizie, quello in nero dal sistema delle cooperative, più quello a babbo morto che continuò a giungere dall'URSS fino all'epoca Gorbaciov.
Quindi la cosiddetta "diversità" comunista rispetto al sistema dei partiti è un falso storico tanto più all'epoca dei fatti di "mani pulite".
Il voler affermare il contrario, non tiene conto della disparità di trattamento che subì in primis il PSI (soprattutto per l'atteggiamento sbagliato che tenne lo stesso Craxi nei confronti dell'opinione pubblica e della magistratura) e poi la DC e tutti gli altri partiti di Governo.
L'altra domanda importante da rivolgere a noi che stiamo ancora attardati sul passato che non abbiamo ben capito, anche a causa di coloro che sugli errori e sulle disgrazie hanno eretto le loro fortune (politici, media, gruppi d'interesse economico, alcuni magistrati) è la seguente:
Secondo voi Elmuth Khol, François Mitterrand, Felipe Gonzales, Jaques Chirac ed altri capi di stato di quel periodo sono da considerarsi dei banditi alla stregua di Bettino Craxi, oppure restano nonostante i loro errori politici e personali, le figure più importanti della nascita dell'Europa non solo economica?
Vedete in questa domanda vi è a mio modesto parere, il succo di tutto il problema.
Nessun paese europeo di allora, pur avendo i propri più alti rappresentanti coinvolti con il sistema dei finanziamenti illeciti alla politica, mise sul banco degli imputati le sue più alte cariche. In molti casi si trattò tra politica e magistratura, per l'uscita di scena del personaggio ed il non luogo a procedere (salvo riformare immediatamente da parte della politica ciò che non si poteva da un certo punto in poi, fare più).
Perchè in Italia non avvenne lo stesso?

Io spero e mi auguro, non perché siamo ancora un "non popolo" aduso ad appendere a testa all'ingiù, il Mussolini di turno, fino a poco tempo prima osannato, adulato e venerato come un semidio.

Il vero diritto in questo Paese, si troverà ad essere continuamente, ulteriormente ed impunemente calpestato come avviene con maggior alacrità da quando è salito sul piedistallo (o sul predellino fate voi) Berlusconi. Fintanto che non si renderà giustizia agli uomini che ci hanno rappresentato (nel bene e nel male) saremo come un'orda di barbari convinti di essere il meglio dell'umanità, che hanno invece la pessima abitudine appunto, di abbattere non appena "cambia il vento" gli idoli che essi stessi hanno innalzato.
Bettino Craxi pur tra i suoi fatali errori, non merita di passare alla storia come un furfante, ma casomai come un'ottimo statista poco avveduto politicamente poiché non seppe arrestare in tempo un fenomeno diffuso e di cui egli stesso fu partecipe, ma che richiedeva ormai dopo lo scampato pericolo dei cosacchi in piazza S.Pietro, una profonda riforma pubblica e legislativa che ponesse fine al sistema dei finanziamenti politici ormai degenerato e reso simile alle pratiche di estorsione mafiosa.
Il fatto che lo praticassero TUTTI, non lo pone da questo punto di vista al riparo dal giudizio storico negativo.
Quello politico, giudiziario e penale, lo conosciamo tutti e a me personalmente dispiace, prima ancora che come socialista, come cittadino di una Repubblica ancora in fasce.
Quanto prima elaboreremo questo assunto, tanto prima usciremo da quel tunnel dove ci siamo cacciati con molta complicità di noi stessi. E mi riferisco a tutta la sinistra, nessuno escluso.
Spero che SINISTRA e LIBERTA' tenga fede alla sua ragione sociale e funga da stimolo per arrivare a quei due appuntamenti fondamentali per la storia d'Europa, che in Italia purtroppo non si sono ancora verificati.
Bad Godesberg ed Epinay sur Seine.

Fraterni auguri a tutti i compagni che non hanno ancora perso la fede per "Il sol dell'avvenir".

NB) L'esposizione è fatta a memoria, siete pregati ove ci siano errori temporali, di persone o di luoghi, di riferire e correggere. Grazie, alessandro.

52 commenti:

attilio mangano ha detto...

SETTE PUNTI DA CHIARIRE ANCORA


1) dal punto di vista del giudizio storico politico mi permetto di paragonare il caso Craxi al caso Giolitti. A suo tempo prevaleva il giudizio di Salvemini sul ministro della malavita, oggi la storia ha non solo assolto Giolitti ma riconosciuto nel suo tentativo di moderna apertura riformatrice ai socialisti il merito di averci provato, prima ancora del demerito della sconfitta. Rconoscendo dunque alla politica giolittiana un ruolo positivo e alla sua sconfitta l'aprirsi di un periodo di instabilità sfociato nel fascismo.Nonostante i mazzieri e la Banca d'Italia il giudizio di Salvemini si rivela insufficiente. Mi si dice cosa non funziona in questo ragionamento e confronto?
2) Il fatto che oggi concetti e culture come socialismo liberale e riformismo siano perfino scontati nel loro riconoscimento( con rischi di nuova retorica)non toglie che allora non lo erano e che dal punto di
vista della storia delle culture politiche della sinistra è stata la spinta craxiana a porre al centro questa questione. Si badi, non che non ci siano state riflessioni varie e più valide o nobili, ma esse non hanno avuto quel riconoscimento di centralità che hanno assunto negli anni del craxismo.
3) Da allora lo spazio di distinzione fra due socialismi, quello storico e quello moderno, è divenuto quasi un luogo comune. Negli anni trenta poteva capitare a Rodolfo Morandi di spiegare che era lo statalismo a spezzare le reni della socialdemocrazia, negli anni del craxismo si compie il passaggio a una nuova generazione del socialismo europeo ( da Blair a Gonzales a Craxi appunto) e si comincia
a prendere atto di una svolta generazionale, culturale, politica: il nuovo socialismo si separa storicamente da quello classico socialdemocratico nella consapevolezza di una nuova sintesi tra riformismo moderno e socialismo liberale. E' con questa svolta che occorre ancora oggi fare i conti.
4) Ci sono parole d'ordine che oggi risultano quasi banali e a cui sembrano ispirarsi tutti e che invece delineano in sintesi la lezione di quella stagione: " governare il cambiamento", " il merito e il bisogno". La svolta consisteva dunque in una nuova teoria di sintesi tra governance e cambiamento e in un riconoscimento del doppio registro merito-bisogno come superamento di egualitarismi e giustizialismi. Alzi la mano chi ritiene che questo tipo di riflessione non delinei una nuova cultura politica in progress che costituisce ancora la sfida di oggi.
5) Credo sia ormai ora di fare la storia del finanziamento dei partiti nella storia d'Italia, dal periodo post bellico in cui i due principali partiti godevano di finanziamenti di potenze stranierealla storia del finanziamento petrolifero a tutti i partiti agli anni sessanta etc . E' la storia complessa ma visibile del costituirsi di un " sistema dei partiti". Tutto ciò va ricordato non per assolvere qualcuno ma per definire
un contesto reale.
6) L'appello di Claudio Martelli alla generazione del 68 per un incontro indicò un passaggio che avrebbe potuto costituire una svolta culturale e politica di primordine. Va ricordata a questo proposito l'esperienza del quotidiano " Reporter" che vide gli ex di Lotta Continua, altri sessantottini,personaggi chiave della storia italiana e delle sue svolte ( tanto per non far nomi Giuliano Ferrara) lavorare insieme a una nuova cultura politica. Tentativo fallito? Ma importante, oggi andrebbe studiato per capire la posta in gioco e la dinamica delle scelte possibili ricordando a onor del vero che il finanziatore
pro-Martelli di quella operazione si chiamava Silvio Berlusconi.
7) Qualunque sia il giudizio che si può dare oggi sull'apporto e il ruolo dei vari Stefania Craxi, Brunetta, Sacconi etc, è indubbio che dagli anni della morte di Craxi una parte di quell'elettorato che aveva in precedenza votato centro sinistra appoggiando Craxi ha vissuto quella storia come una operazione negativa e ha smesso di votare a sinistra . In altri termini una parte dello stesso " elettorato socialista", calcolabile in almeno un milione di votanti, ha trasferito armi e bagagli il suo voto diventando uno dei supporti decisivi per la vittoria di Berlusconi. A chi tocca fare autocritica? Una sinistra intellettualmente e politicamente onesta dovrebbe pur sempre fare i conti con la portata del fenomeno chiedendosi cosa fare davvero per " recuperare" questa decisiva area elettorale a sinistra senza
fingere di credere che il problema non esista e sia solo il frutto della corruzione.

claudio bellavita ha detto...

Caro Giovanni, qualche precisazione: la vittoria del referendum sul divorzio è del 1974 e anche il referendum sull'aborto è di poco posteriore, un periodo in cui Craxi contava poco e il PSI pure.
Come sai, Craxi per me, che ci ho convissuto, fa parte della storia contemporanea, capitolo I repubblica, e non rientra tra gli argomenti politici della seconda repubblica. Che non è sorta sulla rovina di Craxi, ma sul cambio del sistema elettorale e la eliminazione dei furbastri che praticavano la politica dei due forni: i centristi, prima di tutto, e poi anche i craxiani, che in ogni comune , se venivano eletti consiglieri dovevano fare anche gli assessori, perchè avevano l'ago della bilancia. MOLTI SI DAVANO AL FURTO, SENZA NESSUNA REAZIONE DA PARTE DEL PARTITO, DOVE CRAXI AVEVA UNA MAGGIORANZA BULGARA MA NON ESERCITAVA ALCUN CONTROLLO. E, se vogliamo, la vicenda dei suoi figli conferma questo suo comportamento di distacco.

Il governo Craxi è stato uno dei 3 governi riformatori della prima repubblica: lasciando meno segni dei primi due: Fanfani con INA casa, riforma agraria e corte costituzionale, Moro Nenni con nazionalizzazione elettrica, regioni e statuto dei lavoratori. In compenso, le finanziarie dei governi di Craxi e Demita hanno portato il nostro debito pubblico a dei livelli insostenibili: la più forte espansione, in assoluto e in %, è avvenuta in quel periodo, e non ringrazieremo mai abbastanza Prodi e Ciampi che sono egualmente riusciti a portarci nell'euro.

Parlando di costi eccessivi, direi che la caduta della prima repubbica non deriva dall vicende giudiziarie di Craxi e Forlani, ma dalla caduta del muro di Berlino, che ha reso esagerato il costo di tenere i comunisti lontani dal governo in Italia, faccenda, che, dopo che gli stessi PCI avevano girato in lungo e in largo gli USA per assicurare che non si sarebbero mai permessi di fare qualche riforma non autorizzata,e che a loro interessava solo occupare educatamente un pò di potere, non rivestiva più grande importanza: era meglio avere l'Italia dentro l'Europa, possibilmente con meno tangenti e meno mafia (che faceva parte dei costi per tenere lontano il PCI, vedi storia di Andreotti e Contrada).
Comunque, leggeremo tra qualche anno quel che scriveranno gli storici inglesi, che hanno l'abitudine di documentarsi a fondo, mentre quelli italiani preferiscono fare i giornalisti e, se gli riesce, i parlamentari.

alessandro silvestri ha detto...

Caro Bellavita, come scritto alla fine dell'intervento (sviluppato a puntate sul gruppo di Sinistra e Libertà di Facebook) "NB) L'esposizione è fatta a memoria, siete pregati ove ci siano errori temporali, di persone o di luoghi, di riferire e correggere. Grazie, alessandro."

Quindi non posso che ringraziare chiunque apporti nuova farina a questo mulino. Consentimi però alcune contro-precisazioni.

1) Il 1° dicembre 1970 Camera e Senato approvava la legge Fortuna-Baslini, sottoposta successivamente a referendum abrogativo nel 1974 (vittoria dei NO)

2) Il referendum sull'aborto è del 17 maggio 1980 (vittoria dei SI). Nel 1970 Craxi era vice-segretario del PSI e nel 1980 segretario già da 4 anni. Senza nulla voler togliere al compianto deputato bresciano, qualcosa Bettino, pur se non così attratto dalla lotta per i diritti civili, deve pur sempre aver smosso nelle due vicende.

3) L'ultimo Governo Moro (Moro III) con vice Nenni è del 1968, lo Statuto dei Lavoratori di Giugni, ispirato in gran parte dall'ex ministro socialista Giacomo Brodolini vedrà la luce nel maggio del '70 durante il Rumor III con De Martino alla vice-presidenza.

4) I dati spesso citati a proposito (meglio dire a sproposito) del presunto innalzamento del deficit pubblico degli anni '80, non tiene presente dell'opera di riordino delle voci e dei dati relativi alla determinazione dell'entità del debito, svolta dall'allora sottosegretario al tesoro, Carlo Fracanzani. I dati aggiornati cambiarono sostanzialmente i numeri non l'entità della spesa che restò pressoché in linea con il trend degli anni precedenti. Detto questo, mai nessun Governo ha messo seriamente mano ad una vera riforma della spesa pubblica e dei costi della PA, tanto da averci portato saldamente ai vertici tra i paesi del G20 per debito pubblico/PIL. Di questo sì possiamo e dobbiamo (per quel che conta oggi) tranquillamente addebitare le colpe anche ai nostri.

Per il resto caro Claudio, continuo a ritenere che se si fosse messo mano ad una seria riforma del sistema del finanziamento dei partiti (inserendo ad esempio la possibilità di dichiarare per le aziende e per i singoli gli importi devoluti) Craxi non sarebbe certo morto da fuggiasco ad Hammamet. La proposta di riordino del settore fatta da Spini nel 1984 (che a sua detta fu uno dei motivi che gli costò la vice-segreteria) d'altro canto, non fu presa nella dovuta considerazione dal Partito. Con questo non voglio certo difendere ciò che NON può essere difeso. Mi limitavo a fare una semplice constatazione.

Cordiali Saluti,

Alessandro Silvestri (giornalista e storico per diletto)

Luigi Ranzani ha detto...

Forse il compagno Silvestri non si accorge, con questa replica alle chiare precisazioni di Bellavita, che sta in realtà ricordando ciò che il PSI era allora e rappresentava nel Paese, indipendentemente o forse è meglio dire, nonostante Craxi vicesegretario. Perché il declino dello PSI inizia proprio con lui.
Saluti
Luigi Ranzani

Peppe Giudice ha detto...

Cari compagni,

sono appena reduce da una polemica finita in rissa (non per colpa mia) su Aprile on line, che ha avuto per oggetto proprio la figura di Craxi. Insomma io avevo sostenuto, commentando un bell'articolo di Felice Besostri, che il togliattismo ed il craxismo sono stati i due mali che hanno afflitto la sinistra italiana (e ne hanno alla fone decretato la quasi scomparsa). Apriti cielo! Un imbecille isterico tale F.B. ha rovesciato su sul sottoscritto (che ha risposto a tono) l'accusa di voler difendere surrettiziamente un "latitante manigoldo" ponendolo sullo stesso piano di una grande figura politica come Togliatti che pur essendo criticabile non può essere messa sullo stesso piano di Craxi. Io ho risposto dicendo che se è vero che il craxismo si è identificato con un uso distorto del potere, il togliattismo è stato subalternità allo stalinismo (e non è cosa di poco conto). Non pensavo che nell'esprimere tali opinioni potevo suscitare una reazione paranoica da parte di uno che ha degli ovvi problemi mentali ma che è stato messo lì dalla redazione di un sito cripto-PD come censore ufficiale. Ho scritto questo per dire che ancora oggi discutere di Craxi come di un leader politico che certo ha commesso colpe ed errori ma che va giudicato politicamente e non come fenomeno criminale è difficile e provoca reazioni incredibili. Nonostante ciò noi dobbiamo continuare ad operare per giudicare politicamente Craxi, che resterà per molto tempo un personaggio controverso, perchè questo è l'unico modo per affrontare i nodi che hanno portato alla liquidazione la sinistra italiana (su Craxi ha detto cose molto interessanti una persona intelligente come Pietro Sansonetti) e perchè non si può lasciare Craxi nelle mani di Berlusconi (e lo dice un socialista di sinistra non craxiano come me). Se Craxi ha la grave colpa di aver favorito questo avventuriero imbroglione, Berlusconi politicamente non si può certo considerare un erede di Craxi (sia pure con tutte le sue degenerazioni): forse l'unico punto in comune è un certo amore per il Kitch scenografico e l'emergere di un ceto politico rampante e cafone.
Più volte ho espresso la mia idea su Craxi. Positiva la primissima fase della sua segreteria (Congresso di Torino e Progetto Socilaista). Negativi gli anni 80 (nonostante gli elementi positivi in politica estera del suo governo): perchè sono stati gli anni in cui si è cercato di cancellare il meglio della storia socialista, sostituendo ad essa l'esaltazione do in modernismo rampante che in De Michelis ha assunto tratti dannunziani. Lui Bettino personalmente è sempre rimasto socialista, ma Martelli e DE Michelis non avevano nulla a che fare con il socialismo autentico, come non avevano a che fare i vari "craxini" arroganti e scostumati, poveri di meriti e ricchi di biosogni che facevano da cortigiani. L'essere socialisti è altra cosa. Diceva Nenni: " Se coloro che bussano al nostro partito sono decisi ad affrontare i rischi della lotta il loro posto è con noi. Se cercano favori e facilitazioni il loro posto è altrove. Dove la politica è mestiere e non fede, scetticismo di politicanti e non entusiasmo di rivoluzionari".

Giovanni ha detto...

Caro peppe,
absit iniuria verbis, ma la distinzione tra Craxi e i craxiani mi ha sempre ricordato quella tra Mussolini e i gerarchi.
In realtà, la scelta di Craxi di un determinato gruppo dirigente, soprattutto a livello locale, e l'emarginazione di tutto ciò che poteva sembrare scomodo era funzionale ad un preciso disegno, riassumibile in una formula: non disturbate il manovratore (e i suoi grandi disegni). I risultati si sono visti: quando c'è stato bisogno del partito, il partito non c'era più...
ciao
giovanni

Anonimo ha detto...

Condivido, purtropo è stato così. Ce ne siamo accorti quando si andava sostenendo che le sezioni di partito non servivano più , che al loro posto dovevano crearsi dei circoli..............................

peppe ha detto...

nella sostanza sono d'accordo con te. I "craxini" facevano parte di un disegno di controllo del partito da parte di Craxi.
Credo che nel fondo Craxi fosse un socialista ma il suo modo di gestire il partito ha rappresentato l'eliminazione di una grande tradizione e porterà con se sempre questa gravissima responsabilità.

enrico antonioni ha detto...

giusto alessandro, ma il referendum sull'aborto è del 17 maggio 1981 (non 1980) a distanza di una settimana dall'attentato al papa. Tanto è vero che CL lo sfruttò proprio per la campagna anti abortista. Ricordo ancora il volantino intitolato "Ora basta" in cui si attribuiva neanche troppo velatamente la responsabilità morale dell'attentato agli abortisti.
Quanto a Claudio, non è vero che il Psi in quegli anni contava poco: non bisogna alimentare la leggenda che il Psi ha contato solo negli anni di Craxi. Non è così e probabilmente il quindicennio craxiano, sia pure importante, non è neanche stato il periodo di picco del partito. Quel che è sicuro invece è che Craxi seppe "capitalizzare" meglio dei predecessori in termini elettorali il peso politico che il partito aveva assunto dal primo centro sinistra. Del prezzo pagato per questa capitalizzazione ce ne saremmo accorti troppo tardi. probabilmente anche lo stesso Craxi

enrico antonioni ha detto...

peppe
ho seguito la diatriba su aprileonline. Non sono intervenuto solo perché avrei fatto il gioco di F.B. Sarebbe stato facile rispondergli che Togliatti, se fosse stato giudicato dalla corte dell'Aja, sarebbe stato condannato a morte.
Pensa te, parlare di meriti luminosi per un criminale di quella fatta!!!
Io proporrei un esempio, forse antipatico, ma calzante. Nessuno si sognerebbe (tranne il savonarola isterico di Travaglio) di proporre la distruzione dei capolavori del Caravaggio solo perché è stato un assassino prezzolato e uno stupratore di bambini. E lo stesso vale per Craxi, Togliatti e altri leaders politici. Altrimenti non se ne esce. Per un giudizio politico valgono gli atti e le decisione politiche assunte in Italia. Per Craxi vale quello che disse (mai modificato) il giudice D'Ambrosio (comunista dichiarato se non erro) e cioè: "finchè non si trovano le prove, e non ve ne sono, che Craxi ha preso i soldi per usi personali bisogna dare a Craxi quel che è di Craxi". Cioè esattamente quello che tu affermi, un giudizio politico, e come tale opinabile. Solo che i comunisti fanno il ragionamento inverso: trovano nelle condanne di Craxi la "prova regina" che le idee politiche di Craxi (il socialismo riformista) sono idee "criminali".
L'attacco isterico di F.B. deriva da questo. La maledizione del '24 sul socialfascismo, lanciata da Stalin e Togliatti, è ancora viva. Su questo dovremmo essere tanto fermi da pretendere senza sconti l'autocritica dei comunisti. Senza sconti. Invece di fare i piagnistei sulla distruzione del Psi da parte di mani pulite

Luciano Belli Paci ha detto...

Non voglio rinfocolare la polemica su Craxi.
Quel che penso su Bettino l'ho scritto nel 2001 (1° anniversario Bettino: paradossi, meriti ed errori: in http://www.ossimoro.it/p47.htm ) e non ho cambiato idea.
Però, caro Gigi, almeno sulla storia non facciamo confusione.
Sostenere che il declino del Psi inizia con Craxi è tesi come minimo ardita.
Nel 1976 il Psi era al minimo storico elettoralmente, ma soprattutto era politicamente un ente inutile, grazie alla geniale trovata demartiniana della auto-satellizzazione ("mai più senza il Pci"), e culturalmente un confuso coacervo di massimalismi. Senza la segreteria Craxi con ogni probabilità sarebbe evaporato nella completa irrilevanza già negli anni '70.
Purtroppo è un partito che ha sbagliato quasi sempre nei passaggi decisivi della storia: 1919-1922, 1947-1948, 1989-1992.
Puoi dire, certo, che il declino si completa con Craxi (con l'ultimo Craxi). Ma non che inizia con lui.

Fraterni saluti.

Luciano Belli Paci

Peppe Giudice ha detto...

Enrico,

che dire? Ritengo inutile continuare a scrivere su Aprile. F.B. è un volgare provocatore messo lì da una redazione di ipocriti che per esorcizzare la loro adesione al PD cercano in tutti i modi di screditare SL. Su Craxi ripeto quello che ho sempre sostenuto. Sarebbe però ora che i socialisti smettessero di essere tormentati dal fantasma di Craxi. I suoi errori e le sue colpe hanno comunque avuto un effetto deleterio sul partito fino a condurlo alla distruzione. Non dimentichiamoci di personaggi raccapriccianti come Carmelo Conte e Di Donato (sono due esempi), tralasciando coloro che sono andati con Berlusconi. Su Togliatti e lo stalinismo non bisogna fare alcuno sconto e avremo l'autorità per farlo se lasceremo alle spalle l'eredità negativa degli anni 80.

Un abbraccio.

Peppe

Pierpaolo Pecchiari ha detto...

Francamente, trovo la discussione sui meriti e le colpe di Bettino Craxi interessante per gli storici e per i gli amanti dell'orrido, ma di dubbia utilità per l'opera che ci siamo proposti di compiere - tentare di restituire una seppur minima rappresentanza politica a quella parte della sinistra storica che non vuole riconoscersi nello stravagante esperimento del PD.

Bettino Craxi è una figura d'altri tempi - come d'altronde Berlinguer, Moro, Andreotti, De Mita e Forlani.
Le polemiche che ci appassionarono negli anni '80 oggi sono del tutto superate e appartengono a un mondo che non esiste più.

Del periodo di Craxi statista si può ricordare ben poco - cito a caso: Sigonella, euromissili; referendum sulla scala mobile, referendum sul nucleare, referendum sulla responsabilità civile dei magistrati; proposte di "Grande Riforma" istituzionale.

Ora, se alcuni di questi temi sono ancora - sia pure in termini diversi - in discussione, non è certo perché il gruppo dirigente del PSI di quegli anni ebbe intuizioni avveniristiche, ma semplicemente perché l'Italia è un paese da barzellette, con una classe dirigente inutile e insipiente, che in quasi trent'anni non è ancora venuta a capo di nessuno dei problemi che da tempo attanagliano il Paese.

Certo, a Craxi e a quel PSI va il merito di aver posto con forza sul tappeto questioni importanti, ma con il senno del poi si può dire che ciò che il nostro partito e il gruppo dirigente di allora hanno dimostrato sono state un'insuperabile capacità tattica, un formidabile intuito nello sfruttare la polemica politica, ma non certo la capacità di affrontare e risolvere i problemi con l'azione di governo. Di questo, peraltro, non si può certo fare una colpa al gruppo dirigente di un partito che navigava intorno al 15%, percentuale di consensi sufficiente per battere la grancassa e suonare le trombe con una buona possibilità di essere ascoltati, ma del tutto insufficiente per poter lasciare un'impronta nel Paese.

Certo, quei governi ebbero la capacità - spesso al di là e al di fuori della realtà - di mostrare un piglio nuovo, del tutto diverso da quello dei grigi dirigenti democristiani: un piglio "decisionista", pragmatico, assertivo. Sicuramente più adatto ai tempi nuovi. Ma, appunto, al di là e al di fuori della realtà, perché quel sistema politico e istituzionale non aveva nessuna possibilità di affrontare e risolvere i problemi del Paese.

Oggi di quell'epoca che alcuni si ostinano a trovare esaltante rimane ben poco.
Insomma, Craxi è stato l'equivalente politico di una sorta di Mourinho degli anni '80. Con la differenza che Mourinho gli scudetti li vince per davvero, magari anche rubando un po'; mentre di quel periodo noi non ricorderemo grandi successi politici, ma solo l'ardore polemico e il piglio decisionista di cui sopra.

Pretendere che la sinistra italiana faccia i conti con la figura di Bettino Craxi è poi una inutile assurdità.
Perché da una parte vi è chi offre asilo politico alla mummia di Lenin; dall'altra chi pone nel pantheon di un nuovo e inutile partito di tutto e di più (Craxi incluso, credo).
Di cosa - e con chi, poi??? - vorremmo parlare proprio non lo capisco.
E ci manca solo che, per carenza di interlocutori a sinistra, i conti con il passato li si vadano a fare insieme ai camerati di Forza Nuova!!!

La nuova sinistra ha tutto da perdere in discussioni da bar sulle glorie e le miserie del passato; ha tutto da guadagnare, invece, a concentrarsi sui problemi dell'oggi e del domani.
Tenendo a mente che, anche quando i problemi sono gli stessi degli anni '80, guardarci indietro non ci aiuterà nel trovare soluzioni praticabili.
E che, oggi, di quel periodo oggi rimangono solo i Sacconi, i Brunetta, i Tremonti, e i nani e le ballerine che agitano mazzi di garofani rossi al congresso costitutivo del PdL.

Non certo il berlusconismo, direi, perché nella capacità di manipolazione, nella riduzione del dibattito politico a polemica becera, nella spettacolarizzazione della politica e nell' autoglorificazione della leadership - elementi che pure caratterizzavano fin troppo il PSI degli anni '80 - il Silvio nazionale, ahimè, si è dimostrato di molto superiore.

Pierpaolo Pecchiari

felice besostri ha detto...

Purtroppo F.B. ha le mie stesse iniziali. Ritengo Craxi corresponsabile della fine del PSI, fine della quale paghiamo ancora le consegueenze. A chi insulta la nostra tradizione rispondo sempre citando Alain Turaine, uno sicuramente di sinistra-: se dobbiamo usare le parole "socialdemocratico" o "comunista" come insulti allora preferisco la prima, perché gronda di meno sangue

felice besostri ha detto...

L'esito della segreteria De Martino è da imputare alla politica del PCI che
invece di avviare un processo francese si propose di sostituire i socialisti
in un rapporto preferenziale con la DC.
Cordialmente.
Felice Besostri

luciano belli paci ha detto...

Caro Felice, biasimare il Pci perché non ha permesso di avviare un "processo
francese" è come criticare i tacchini perché non festeggiano il giorno del
ringraziamento.
Il processo francese poteva essere avviato solo con i metodi del primo
Craxi, cioè riguadagnando un'egemonia socialista e mettendo i comunisti in
un angolo.

gian-piero spagnolo ha detto...

scusate se intervengo come ultimo arrivato nella vostra mailing list. voglio solo dire che a me si aggrovigliano le viscere al solo pensare di votare per un pdl figlio di un piduista confusionario e populista che non mi sento neppure di nominare. perchè non pensare di disaggrovigliare le viscere e ritrovare una casa a sinistra nel pur coplesso e per ora un po' caotico pd? non si può sempre ricominciare da capo con le sole proprie forze: ritrovare le forze pulite per realizzare una corretta corrente socialista (penso tanto alla mancanza di un pulitissimo sandro pertini) da reinserire in quella forza che ha bisogno di essere completata e ricondotta nel mondo della vera politica del pd. oppure sbaglio io vergognosamente? come figlio di un vecchio e corretto e convinto socialista che ha dato tanto e disinteressatamente al psi ante craxi mi sento "uscire da dentro" la voglia di comunicarvi queste mie modeste considerazioni. fraternamente (come chiudeva sempre mio padre). gian-piero spagnolo.

sergio tremolada ha detto...

De Martino non poteva pensare che il PCI tenesse la linea politica di
Togliatti anche dopo la sua morte. il rapporto preferenziale col "nemico"
che non puoi battere.

Sergio Tremolada

luciano belli paci ha detto...

Questa poi è bella. La teoria del "compromesso storico" è del 1973 (precisamente Berlinguer la illustra prendendo spunto dal golpe in Cile). Quindi, Sergio, che cos'è che De Martino "non poteva pensare" nel 1975, quando mette il Psi al servizio del Pci ?

peppe giudice ha detto...

sostanzialmente esatto il giudizio di Felice. Craxi è un regalo che ci ha
fatto il PCI di Berlinguer.

peppe giudice ha detto...

Vedete compagni,
in nessuna parte del mondo sarebbe apparso un articolo in cui l'ex segretario di un partito socialista viene ad essere commemorato da circoli di destra o addirittura di estrema destra.
Ora se è vero che i postcomunisti hanno gravissime responsabilità nella liquidazione della sinistra e nell'aver fomentato un settarismo velenoso, è anche vero che il PSI degli anni 80
perse ogni bussola. E Craxi nè è responsabile in prima persona. Alla fine degli anni 80 si diffuse una subcultura politica che coinvolse un pezzo del PSI con cui un pezzo di Forza Italia
si trova comunque in continuità. Non dimentichiamoci di Colletti e Pera che si erano avvicinati al PSI. Insomma in nome dell'anticomunismo si accettava tutto.
Si doveva fare una severa critica al PCI, ai suoi ritardi, ai residui di settarismo duri a morire ma tale critica andava fatta da sinistra valorizzando il patrimonio grande che ci appartiene e
non facwendo entrare nel partito gente che con il socialismo non aveva nientea che fare.

enrico ha detto...

scusate, qualcuno mi sa dire quando come e prché Craxi avrebbe "sdoganato" la destra? Perché io non me lo ricordo......

Giovanni ha detto...

io invece ricordo piuttosto bene gli articoli di marco tarchi e di edgardo sogno sul socialismo tricolore, apparsi su Mondoperaio e l'Avanti!...
non a caso Giano Accame, recentemente scomparso, intitolò proprio Socialismo tricolore un suo libro

peppe giudice ha detto...

Enrico,

quando Craxi fece le consultazioni per formare il governo invito per pura cortesia il MSI. Quindi nessun sdoganamento. Queste sono le favole metropolitane della II Repubblica.
Critichiamo Craxi per quello che merita. Ma non si creino fatti inesistenti.

sergio ha detto...

Ma questi inviti in politica, sopratutto quando non sono consueti, non sono mai "pura cortesia"....
sergio

peppe giudice ha detto...

Serrgio,

sono d'accordissimo con tutte le critiche che vengono fatte a Craxi, ma parlare di "sdoganamento" mi sembra eccessivo. Comunque lasciamoci alle spalle Craxi ed il craxismo e recuperiamo il meglio della nostra tradizione (Matteotti. Rosselli, Nenni e Lombardi)

Peppe Giudice ha detto...

Che Mondoperaio alla fine degli anni 80 fosse diventato una cloaca sono d'accordo. Da quando lasciò la direzione Federico Coen non l'ho più letto se non sporadicamente. Quindi non sapevo degli articoli di Tarchi. Ho già detto che Colletti e Pera, vicini al PSI negli anni 80 sono poi confluiti in Forza Italia. La cosa di Tarchi è particolarmente grave e fa meditare sul livello degenerativo di cui è stato responsabile non solo Craxi ma ovviamente anche Pellicani (che era direttore). Dobbiamo lasciarci alle spalle il craxismo e rivalutare la nostra migliore tradizione (Matteotti, Rosselli Lombardi) per ricostruire un pensiero della sinistra.

fidel romano ha detto...

cari tutti purtroppo mi trovo a condividere gli interventi di pecchiari, giudice e altri, che pena! che tristezza!

e purtroppo è solo l'inizio per noi che crediamo di essere sempre avanti, spesso i più visionari magari pure romantici. Che abbiamo sempre in mano la ricetta della sinistra moderna, noi che pensiamo di essere il popolo eletto costretto alla diaspora ed oramai rassegnati ad aspettare il grende olocausto per vederci riconosciuta una patria, magari cirondata da bellicosi e velleitari monarchie e mujaheddin dipietristi!

Basta o siamo veramente dei martiri(come spesso tutti noi ci sentiamo), dei profeti della sinistra oppure ce qualcos'altro.

Mi sono sempre posto una domanda ma come mai che il PSI nonostante il nostro grande leader Bettino con tutte le sue intuizioni e le sue azioni, sia cresciuto in 15 anni di soli 2-3 punti alle elezioni politiche? mi è sempre venuto da pensare che per le grandi iniziative che il PSI ha portato avanti e con tutte le clientele ed i posti di lavoro dati avremmo dovuto prendere almeno il 20%!!!

La risposta non ce l'ho, io purtroppo sono anch'io immerso nel brodo del vezzo minoritario. La soluzione però ce l'ho e la mailing list aiuta questa soluzione.lasciare stare la politica attiva, dedicarsi alla politica locale ed alla discussione socio-politica che appunto nella mailing trova numerosi stimoli di cui vi sono grato.

fraternamente, fidel romano

marco lang ha detto...

Vere le consultazioni e veri gli articoli. Però l'offensiva sulla destra, condotta all'insegna del "socialismo tricolore", aveva lo scopo - neanche troppo scoperto - di acquisire pezzi importanti del MSI che, dopo la scomparsa di Almirante (1988, se non erro), si trovavano sempre più a disagio in un partito che con la segreteria Rauti era oggettivamente destinato a scivolare verso il neofascismo più duro. Un ruolo importante lo svolse Domenico Mennitti - esponente non di primissimo piano del MSI ma con aspirazioni da maitre à penser - che da un lato inventò il termine "socialismo tricolore" e dall'altro teorizzò l'essenza socialista del fascismo, delle origini come di quello repubblichino, per favorire l'assorbimento di settori missini nel PSI.
Nel 1992 era noto che in molte realtà locali - ad esempio in Puglia e a Milano - questo processo di avvicinamento era molto ben avviato.
Nel 1992 - e lo avremmo scoperto di lì a pochi mesi - erano però ben avviati anche altri processi.

sergio ha detto...

Beppe,
sono assolutalmente d'accordo; da dove incominciamo? dalle prossime elezione europee e da chi votare?.
sergio

Luigi R. ha detto...

d'accordo su tutto, soprattutto la prima parte, però, che ci azzeccano i dipietristi?
Gigi R.

felice ha detto...

O si innestava un processo francese ovvero il compromesso storico o il CAF.
Denunciando il centro-sinistra moderato De Martino ha fatto la prima mossa,
perciò il PCI è responsabile, tacchini o non tacchini.
Cordialmente.
Felice

Paolo Mercanzin ha detto...

Stiamo discutendo su Craxi - pro o contro - che gli altri hanno scientificamente eliminato perché ritenuto un pericolo per il loro potere.
C'è invece una sola domanda su cui rifletere da SOCIALISTI: dopo Craxi c'è stato qualche socialista che ha saputo prendere in mano il moribondo PSI e ricondurlo nell'alveo storico del socialismo libertario e fabiano? No, erano e tuttora sono, tutti nani e ballerine, ben truccati ma non socialisti!
Solo questo: perché i socialisti da quando hanno sconfessato Bissolati (1913 mi pare), non hanno fatto altro che farsi del male. Ergo: probabilmente le infiltrazioni di "servizi segreti" di partiti interessati (oggo anche Vendola sich!), hanno lavorato fin troppo bene. Difatti in Italia di socialismo non se ne parla più. Altro che sinistra, parola vuota di tutto e non solo di significato!
Mi sembra proprio di essere nella Bisanzio decadente, col "moro" alle porte.
Meglio quindi avere ancora Craxi che tiene banco nelle discussioni, che non avere nessuno, come auspica qualcuno che esalta (a ragione) Rosselli, certamente bravissimo dal punto di vista teorico, dimenticando i "padri" Costa Turati e Treves ed equiparando Pertini (a cui tutti volgiamo bene), uomo di grande rigore morale, ma sterile di proposte politiche, a Nenni o, meglio ancora, a Saragat (io non sono mai stato socialdemocratico), che hannio esaltyato la funzione riformatrice del movimento socialista italiano.
L'unica filosofia praticabile ora per noi è, se lo riteniamo, il "PRIMUM VIVERE!"
Paolo Mercanzin

felice besostri ha detto...

De Martino fece una scelta politica coraggiosa quando prese atto che i
rapporti di forza nel Centro-Sinistra erano sfavorevoli al solo PSI e perciò
pose il problema di un'iniziativa politica congiunta, non di porsi al
servizio del PCI. Le persone perbene come De Martino sono forse inadeguate a
fare politica. Il PCI nulla fece per dare corpo ad una politica riformista
fondata su l'unità della sinistra.

Cordialmente.

Felice Besostri

giuseppe carusone ha detto...

E' la prima volta su intervengo dopo avervi letto con piacere per mesi.
Queste discussioni su Craxi, per me che nel 1985 avevo 23 anni ed ero
già scappato dal PSI perchè quasi nauseato da una prassi che di
socialista non aveva più niente, mi fanno pensare a coloro che guidano
con la fissa dello specchietto retrovisore.
Facciamo fantapolitica in modo da coniugare Craxi anche al futuro: se
Craxi fosse ancora vivo ed oggi, libero e assolto, tornato in Italia,
cosa farebbe? Io credo che si batterebbe per trasformare il PD in un
bastione socialista. Come? Non credo restandone fuori.....

Penso cioè che farebbe l'esatto contrario di quello che pensavo fino a
poco tempo fa, cioè guardare con favore all'implosione del PD, questione
di tempo, sotto il peso delle sue indecisioni e contraddizioni.
Oggi, visto lo strapotere berlusconiano, l'idea di sostituire al PD una
galassia ancora fumosa, mi fa rabbrividire. Così come mi rabbrividire la
capacità dei dirigenti piddini di restare a galla nonostante da venti
anni incassino una sconfitta dopo l'altra.

Saluti.
Giuseppe Carusone

Anonimo ha detto...

Ancora Craxi! Che palle.
Lasciamolo alla storia, all'Interpol, ai criminologi, ai sociologhi, agli antropologi.
Pensiemo al futuro, guardiamo, analizziamo, proponiamo qualcosa per questo mondo che sta cambiando; tutti i paradigmi che ci erano familiari da duecento anni a questa parte sono messi in discussione. Viviammo in un mondo globalizzato senza centro, con miliardi di proletari e sottoproletari che premono per poter sopravvivere, con una crisi ecologica che mette in discussione i nostri modelli di vita, un'economia mondiale che cerca un nuovo equilibrio, con una nazione come il Pakistan strapiena di fanatici e di bombe atomiche....c'è tanto da lavorare, da pensare non perdiamo il tempo in discussioni che non hanno senso ed utilità

Comitato Piero Gobetti Napoli

Anonimo ha detto...

Oggi Caxi sarebbe nel suo partito il partito che lui sognava e lavorare per costruire il PDL

sergio ha detto...

Molto giusto. Non sò se sia eccessivo discutare, intanto, delle prossime
elezioni.....
Sergio

claudio bellavita ha detto...

bravo peppo!

antonio luppino ha detto...

In questi giorni ho letto le vostre post
niente di particolare se non un continuo rivangare di vecchi
nostalgici ricordi di come fummo,sinceramente il tutto si
racchiude in un puro parlare.
Credo che il popolino abbia bisogno di ben altro che di futili
chiacchiere, auspico vivamente che quel poco di materia grigia che è rimasta d'utilizzarla per VERE E CONCRETE PROPOSTE

gian-piero ha detto...

finalmente una proposta che almeno sblocca un po' una sterile querelle che
si ripete da troppo tempo. il "cosa fare" e non "chi e cosa ha fatto
qualcosa" forse può essere praticato. bisogna scegliere e non continuare a
piangere sul latte versato, o no? fratenamnte. gian-piero.

Dario Allamano ha detto...

Ho seguito con interesse il dibattito su Craxi, la numerosità degli interventi
dimostra che il problema è più che mai vivo, anche se parlare di Craxi, come
dicono taluni sarà palloso, mentre altri dicono che sarebbe utile guardare
solo al futuro perchè il passato ...........
Io ritengo che sino a quando i socialisti (e gli italiani più in generale) non
avranno metabolizzato la "questione socialista" e dentro la questione
socialista la "questione Craxi", questo paese non uscirà dalla sua crisi di
identità e di valori.
Nel 1992 Tangentopoli fece piazza pulita dei socialisti, in nome di una
presunta necessità di "moralizzare" l'Italia, in realtà fece quel che in
Italia si fa da secoli, si scelse un capro espiatorio (il partito socialista)
a cui affibbiare la responsabilità di tutti i mali di questo paese.
Ad oggi qual è il risultato?
Nullo, quella battaglia ha sommerso i socialisti, ma ha salvato molti altri
farabutti e l'etica degli italiani e sempre molto vicino allo zero.
Quali furono i meriti dell'epoca di Craxi?
Molti e non indifferenti a partire dal fatto che quando divenne presidente del
Consiglio si trovò con un'inflazione (la tassa implicita sui poveri)
superiore al 20%, a dover ricostruire un tessuto sociale distrutto dal
decennio terrorista (di destra e sinistra) e a dover rilanciare un'economia
ormai sull'orlo dell'implosione.
Sarebbe utile non dimenticare il livello massimo della sua autorevolezza:
Sigonella, unico momento in cui l'Italia tenne testa alla Presidenza degli
Stati Uniti.
I risultati furono positivi? in molti casi si, in altri no, anche a causa del
persistere nella sinistra di una egemonia comunista settaria e incapace (i
cui figli hanno portato i DS prima e il PD poi allo stato comatoso attuale).
Quali furono i suoi demeriti?
Tanti a partire dalla sua arroganza, ma soprattutto l'aver abbandonato il
Partito in mano ai nani ed alle ballerine, e l'aver creduto alla
buona fede dei comunisti, allorchè si fece garante per il loro ingresso
nell'Internazionale socialista.
Ma gli anni che vanno dalla sconfitta (pur sempre con il 9,6% dei voti) del
1976 che portò al defenestramento di De Martino, al 1982 (convegno di Rimini
sui meriti ed i bisogni) sono stati probabilmente il periodo migliore per il
socialismo riformista in Italia, è sufficiente ricordare, anche se molti non
l' hanno mai letto, il Mondoperaio di quegli anni, un pensatoio di altissimo
livello.
Dobbiamo tornare a riflettere della nostra storia, senza paure e senza
debolezze, perchè nella nostra storia di socialisti ci sono, anche nel
periodo del craxismo, tutti gli elementi utili per la ricostruzione di una
idea socialista in Italia.
Rosselli, Olivetti, Mondoperaio, Critica sociale ed altri hanno sfornato tante
idee ancora utili oggi, soprattutto perchè in certi periodi (le crisi
storiche) i socialisti, nella loro autonomia di pensiero, hanno sempre saputo
ragionare con mente sgombra e libera da ideologie preconcette, è quello che
dovremo fare anche oggi.
Noi Socialisti del Gruppo di Volpedo è quel che tentiamo di fare.
Fraterni saluti
Dario Allamano

enrico antonioni ha detto...

Il socialismo tricolore è un tentativo giusto di ritrovare le radici risorgimentali e nazionali (non nazionaliste) del socialismo italiano. Tentativo condivisibile se si pensa allo stupido comportamento dei socialisti verso i reduci e i mutilati nel primo dopoguerra. Niente a che vedere con lo sdoganamento del fascismo. perché tra l'altro, per sdoganamento della destra si intende sdoganamento del fascismo. La destra "civile" non ha mai avuto bisogno di essere sdoganata da nessuno.

Paolo Zinna ha detto...

Craxi è un pretesto, è un’occasione. In realtà, ciò di cui vogliamo parlare è la vicenda storica del socialismo italiano e il rapporto fra le due sinistre italiane, socialisti vs. comunisti e postcomunisti. Parlare di De Martino e Craxi oggi vuol dire chiedersi se i compagni del PCI dovevano essere CONVINTI a seguire la via socialdemocratica, associandoli all’elaborazione del programma e alla gestione del potere, in una grande alternativa socialista, oppure dovevano essere BATTUTI perché potesse nascere una grande alternativa socialista.Nonostante le apparenze, questo è un argomento molto attuale, perché le letture di questo passato corrispondono ad altrettante risposte alla domanda: perché in Italia tutti chiedono le riforme e la modernizzazione, ma non si è riusciti a farle?

[Altrettanto utile, attuale, e dirompente, sarebbe un convegno critico organizzato dal PD sulla figura di Berlinguer: ve lo immaginate? Il solo fatto di tenerlo sarebbe un punto di svolta nella politica italiana!] Questo direi agli amici del circolo Gobetti, che mi immagino (forse a torto) troppo giovani per avere esperienza diretta degli anni ’70: stiamo proprio cercando di capire tra noi perché, nella sinistra italiana, non siamo riusciti a elaborare una politica efficace rispetto ai problemi politici di sempre (e, di conseguenza, tanto meno ai problemi del “mondo globalizzato senza centro......ecc., ecc.”). E naturalmente le diverse interpretazioni conducono anche a scelte diverse, molto concrete, nella pratica politica di oggi.



Ora, non pretendo di dirimere io la controversia “convinti/battuti”: Belli Paci e Besostri, che mi pare rappresentino con la massima sintesi le due possibilità, resteranno, temo, per sempre convinti delle proprie posizioni.

Però bisognerebbe almeno riconoscere i fatti: la via di Craxi ci ha portato al disastro del ’92. Se è vero che ricevette un partito al 9,6%, è pur vero anche che, dopo quasi vent’anni, ce lo ha lasciato al 2%.....Questa è una semplificazione brutale, ma esprimiamola più elegantemente così: non è riuscito a costruire in Italia la forza socialdemocratica maggioritaria di cui il paese aveva ed ha bisogno. Ci sarebbe riuscita la via di De Martino? Ci sarebbe riuscito Giolitti, avversario di Craxi al Midas? Non possiamo saperlo, ma non è giusto escluderlo a priori..



Ed ora? Se siamo convinti che “l’altra sinistra”, quella di tradizione PCI/PDS/DS, sia “irrecuperabile” per omnia secula... , possiamo solo dedicarci all’approfondimento colto, intelligente e disincantato (circolo Rosselli....), lasciando ad altri la politica.

Gli altri invece possono sporcarsi le mani, cercando di CONVINCERLA ad un voto socialista (come fa Besostri) oppure impegnandosi direttamente ad aumentare il tasso di “socialismo europeo” nel PD (come auspica Gianpiero Spagnolo). Io ho scelto la seconda strada, non perché “il PD lo meriti” (come dice sempre Besostri), ma semplicemente perché mi appare l’unica strada realisticamente possibile; temo che sia ormai di gran lunga troppo tardi per “una forza di nome socialista, per quanto piccola”. Ma auguro sinceramente ai compagni di Sinistra e Libertà di smentire coi fatti, coi voti che otterranno, il mio pessimismo



Paolo Zinna

lorenzo cinquepalmi ha detto...

...il più bello dei tanti interventi che ho letto su Bettino Craxi e la sua
stagione nel corso di questo dibattito.
Grazie davvero a Dario Allamano
Lorenzo Cinquepalmi

Giancarlo Nobile ha detto...

Caro Paolo Zinna
Sono Giancarlo Nobile coordinatore del Comiato Piero Gobetti di Napoli un Comitato costituito da giovani e non giovani come me che sognano e costruiscono con tenacia una Sinistra Itaiana come vi è nei normali paesi Europei ma l'Italia non è un paese normale europeo e Craxi è stato una delle cose strane di questo paese.
Peronalmente ricordo perfettamente il 1976 e il Congresso del Midas ero un giovane iscritto al partito vicino al Prof. De Martino quando arrivammo al quel fatidico congresso vedevo il Partito sfilacciarsi, era diventato il Partito degli Assessori e dei Faccendieri, dei Procacciatori di voti ed Amministratori per se stessi. Col congresso speravamo in una svolta ad un ritorno ai valori socialisti, un proposta per spingere dal guado il PCI, per iniziare a costruire una alternativa di sinistra in Italia. Tutto fallì con un colpo di mano Craxi prese la segreteria lo conoscvo da tempo sapevo che aveva una cutura da Faccendiere era nel partito solo per il buon nome del padre Vittorio socialista del CNL ma lui del socilismo non se ne fregava niente, viveva per il potere fine a se stesso, per arrivare il alto era disposto a tutto, poi la storia mi ha dato ragione. Lasciai il partito dopo quel congresso maledetto e per poter continuare ad occuparmi di politica mi iscrissi al PRI e fui tra gli animatori animatori della sinistra di quel Partito, entrammo nella ggiunta Valenzi a Napoli, morto Ugo La Malfa ilPRI si craxisizzo e lo lascia per aderire ai Verdi per la mia fraterna amicizia con Alex Langer. Con l'avvento del doroteo Pecoraro Scanio lascia anche quel partito per dedicarmi al Comitato Piero Gobetti per unire la sinistra Socialista. Se la smettessimo di recriminare su Craxi, su Occhetto che di notte con Di Pietro e Borrelli tramavano per distruggere il PSI, su il destino cinico e baro, forse faremo qualcosa di intelligente. Il passato è passato quello che è stato e stato pensiemo all'oggi, costruiamo una Sinistra in Italia che contenga tutte le sue anime, tutte le sue interpretazioni, con un progetto forte per guidare il paese e farlo uscire da questo periodo di Psicofascismo. Usiamo questo forum del Circolo Rosselli per confrontarci su questo, lanciamo proposte concrete, progetti per il futuro, analizziamo il presente per cercare soluzioni valide per il futuro.

Giovanni Baccalini ha detto...

Qualche ulteriore doverosa precisazione. Il PSI contava allora molto più di quanto Claudio Bellavita ritenga e molto di più della sua forza elettorale, che pure non era insignificante come oggi. Si deve proprio all’impegno ed alla determinazione dei socialisti e dei liberali, elettoralmente ancora più deboli dei socialisti, se abbiamo avuto in Italia la legge sul divorzio. Scontato l’appoggio dei socialdemocratici , dei repubblicani e dei radicali, la proposta di legge di Baslini (PLI) e Fortuna (PSI) convinse anche la parte più rispettosa dei diritti altrui del mondo cattolico e molta parte dell’elettorato comunista; il PCI è stato trascinato per i capelli, soprattutto preoccupato che si verificasse una spaccatura nella sua base, in un’avventura che non lo seduceva affatto, reticente com’era in presenza di iniziative che non godevano il favore della maggioranza dei cattolici e delle gerarchie ecclesiastiche. La prima proposta di legge per la legalizzazione dell’aborto fu di Loris Fortuna, tale proposta viene dichiarata improcedibile nel 1976. Seguono, sempre nel 1976, tre proposte di legge di Balzamo (PSI), Adere Faccio (Partito Radicale) e Pinto (Democrazia Proletaria). Una sintesi di tali proposte viene bocciata per due voti al Senato. Dopo soli tre giorni Vincenzo Balzamo (PSI) presenta una nuova proposta di legge alla Camera, che verrà approvata in via definitiva l’anno successivo. Il governo (monocolore democristiano Andreotti) non attua nessun ostruzionismo e si mostra rispettoso del deliberato parlamentare. Anche in occasione dei due referendum, l’iniziativa e l’egemonia culturale è nelle mani delle forze laiche liberali e socialiste, i comunisti si accodano, certamente contano, ma non mostrano particolare entusiasmo.

Claudio Bellavita ha detto...

Baccalini è molto preciso sull'iter parlamentare della legge sul divorzio, ma non sulle date: il referendum sul divorzio si è svolto il 12 maggio 1974, quello sull'aborto il 17 maggio 1981

sergio tremolada ha detto...

Caro Baccalini,
la precisazione è utile, mi hai preceduto, oggi pare che i Socialisti, in Italia, abbiano combinato solo guai!

Saluti fraterni.
Sergio Tremolada

Luciano Belli Paci ha detto...

Anche il compagno Paolo Zinna resta convinto delle sue posizioni e non
pretendo di fargliele cambiare.
Che la segreteria Craxi abbia portato, alla fine, al disastro, è un dato
oggettivo.
Il punto è un altro, a me pare. Il Psi ante-Craxi (esclusa la parentesi
dell'unificazione) era anch'esso "anomalia italiana", nel senso che
rifiutava l'omologazione alle socialdemocrazie europee. Ricordo ancora con
orrore una tribuna politica con De Martino segretario che parlava con
atteggiamento di malcelato fastidio della SPD (a quell'epoca al governo in
Germania guidata da Brandt e Schmidt, col 42 % !!), spiegando che il Psi era
"molto più avanti".
Craxi, ai miei occhi, ha avuto il merito di fare del Psi un partito
socialdemocratico (sia pure all'italiana; del resto, se non siamo svedesi
non era colpa sua ...), di emanciparlo dalla subalternità ai partiti
maggiori e di combattere il totalitarismo comunista.
Ha avuto, sul piano strettamente politico, il demerito principale di non
avere saputo interpretare un evento per tutti imprevisto e sorprendente,
come il collasso dei regimi comunisti nell' '89. In quel frangente ha
seguito il solito copione (occupazione del potere + regolamento dei conti a
sinistra) senza capire che i vecchi equilibri non avrebbero retto nel nuovo
scenario e che, a quel punto sì, la strategia unitaria che ai tempi di De
Martino era suicida ed irresponsabile, diventava di colpo praticabile e
necessaria. Il corsaro delle mille spericolate incursioni era diventato
ripetitivo, lento, annebbiato.

Venendo all'oggi, io non ho mai avuto pregiudizi sul Pci-Pds-Ds, tanto è
vero che nei Ds ho militato per 9 anni, dalla fondazione fino allo
scioglimento.
L'irrecuperabilità l'attribuisco al PD. Non solo perché è nato sull'onda di
un vero e proprio Kulturkampf sulla morte del socialismo, la divinizzazione
del mercato, la centralità degli imprenditori, l'esaltazione della politica
ultraleggera, l'imitazione e lo sdoganamento del berlusconismo - tutte cose
che già basterebbero a farne, per i miei gusti, un avversario politico - ma
anche perché il modello di organizzazione che il PD si è dato quale tratto
costitutivo, imperniato su passaggi plebiscitari che svuotano il ruolo di
tutti i livelli intermedi tra la base elettorale ed i leaders (nazionali e
locali), impedisce oggettivamente di condurre con qualche costrutto una
lotta interna come quella che Paolo con generosità ha intrapreso. In
soldoni, il tasso di socialismo europeo (e di laicità) del PD dipende dalla
linea che Repubblica e gli altri giornali e poteri forti "amici" decidono di
assumere; non dipende in alcun modo dalla battaglia interna, che è stata
costitutivamente sterilizzata. Quindi, amici del PD, se ne avete la
possibilità, comprate azioni del gruppo Espresso e forse potrete influire
sulla linea del vostro partito.
Altrimenti si può solo tentare di fare, nel nostro piccolo, una minima
concorrenza elettorale e contribuire, per il bene di tutti, ad accelerarne
il trapasso. Per poi ricominciare, finalmente, con questo supplizio di
Tantalo che è la costruzione di una sinistra decente in questo disgraziato
Paese. Come vedi, Paolo, non si contrappongono realismo (il tuo) e pulsione
minoritaria, bensì due realismi. Il tuo è animato dall'ottimismo della
volontà e il mio dal pessimismo della ragione (e della migliore conoscenza
dei miei ex-compagni che, piuttosto che fuoriuscire dal postcomunismo, hanno
preferito il nulla ...).


Luciano Belli Paci

Giovanni Baccalini ha detto...

Bellavite mi ha letto distrattamente. Mentre ho citato date e nomi relativamente agli iter parlamentari sia della legge sul divorzio che di quella sull’aborto, per quanto attiene ai referendum non ho fatto alcun riferimento temporale, ritenendolo superfluo ed, invece, segnalando schieramenti e convincimenti delle forze sociali analoghi nelle due circostanze.

alessandro silvestri ha detto...

Non posso fare a meno di ritrovarmi pienamente in sintonia con le
considerazioni e i giudizi di Luciano.