mercoledì 15 aprile 2009

Franco Astengo: attenzione alle priorità

dal sito di sd

Attenzione alle priorità
di Franco Astengo
Mer, 15/04/2009 - 07:06
Il terremoto dell'Abruzzo ha, ovviamente, accentrato l'attenzione dei mass-media, anche con elementi non secondari di sovraesposizione come accade ormai in tutte gli avvenimenti che colpiscono l'immaginario collettivo.
Questo avvenimento ha provocato un impatto non secondario sulla vicenda politica italiana, rilanciando nel concreto l'ipotesi di “dialogo” tra maggioranza ed opposizione, anche per la capacità indubbia del Governo di manovrare proprio l'esposizione mediatica attraverso lo spostamento dell'attenzione dalle cause fondamentali del disastro ai soccorsi: ne sono venuti fuori elementi di “melassa” caritatevole, che impediscono tra l'altro di vedere il concreto del dramma delle popolazioni colpite.
Tra l'altro il Governo, o meglio il Presidente del Consiglio, sta con grande determinazione puntando ad un modello di ricostruzione, quello della “new town” che fa il paio, nella concezione dell'uso del territorio, con la logica del cosiddetto “Piano Casa” e della costruzione delle grandi infrastrutture, primo fra queste il Ponte sullo Stretto, nel connubio tra grande concentrazione di capitali sul territorio e cementificazione.
Soprattutto , però, il rischio è quello di distogliere l'attenzione dei soggetti politici dai nodi fondamentali che ci troviamo di fronte, alla vigilia di importanti prove elettorali e all'interno di quella crisi globale di cui tanto si era discusso nei giorni scorsi e che, nonostante l'elevarsi di voci ottimistiche, “morderà” ancora a lungo e, in particolare, nei confronti di determinati, precisi, strati sociali.
Una crisi che, fra l'altro, ha smentito alcuni luoghi comuni sulla globalizzazione (la crisi sì che è globale) facendo ripensare ad alcuni elementi di grande importanza quali la realtà perdurante, oggi, dello “Stato – Nazione” ed il tema dell'intervento pubblico in economia.
Una forza di sinistra che intenda, coerentemente, stare dentro alla realtà della crisi indicando soluzioni alternative a quelle neoliberiste o colbertiste che vengono avanti da destra, deve cercare di presentare al dibattito pubblico concrete opzioni alternative.
Ci permettiamo, in modo molto schematico, di indicarne sei, sia pure soltanto a livello di titolo:
1) La necessità di rivedere nel profondo il quadro delle relazioni finanziarie a livello internazionale. Il recente G20 si è concluso accettando la linea della nuova amministrazione americana di introduzione di liquidità pubblica all'interno dei settori in crisi (bancario, auto, ecc.) e del rifinanziamento del Fondo Monetario Internazionale. E' caduta l'idea di una nuova Bretton Woods, come idea di un nuovo equilibrio monetario a livello mondiale. Si tratta di una proposta da riprendere e portare avanti;
2) Occorre un intervento europeo, attraverso il meccanismo dei Fondi Comunitari, che affermi quello che è stato definito il modello “renano” di rifiuto della finanziarizzazione dell'economia e di ritorno alla produzione industriale all'interno dell'area della Comunità;
3) A livello nazionale va affermato con forza il rilancio della programmazione economica, su tre terreni: investimenti al Sud; investimenti pubblici per rilanciare la nostra presenza industriale in settori- chiave come la siderurgia, la chimica, l'elettronica puntando fortemente sull'innovazione tecnologica e le fonti energetiche rinnovabili; il recupero del territorio, rifiutando la logica gigantista, pensando all'idea del recupero e del riassetto idro-geologico ( da questi punti potrebbe partire, davvero, anche la ricostruzione delle zone terremotate):
4) Il tema, apparentemente abbandonato, del controllo del credito, dicendo no alla logica prefettizia che era stata enunciata qualche tempo fa, ripensando al ruolo della Banca d'Italia e proponendo la costituzione di comitato con gli Enti Locali e le parti sociali;
5) La questioni delle relazioni sindacali. La manifestazione del 4 Aprile, tenuta dalla CGIL al Circo Massimo, va fatta seguire da una ampia mobilitazione sociale capace di perseguire obiettivi immediati, provvisti però di lungo respiro e in grado di modificare il quadro dei rapporti di forza in atto: ritiro dell'accordo del 22 Gennaio; recupero pieno del concetto di contrattazione nazionale; meccanismo di riequilibrio sul piano del potere d'acquisto dei salari; ammortizzatori sociali orientati in direzione egualitaria e universalistica; assunzione dei precari nella pubblica amministrazione, nella scuola, nell'Università;
6) Rilancio del concetto di “welfare state” quale motore di una dinamica economica opposta al liberismo selvaggio, che appare davvero lo sconfitto di questa fase.
La sinistra deve misurarsi, senza propagandismi inutili e senza concessioni a movimentismi devianti, con questi temi che, ovviamente, sono stati in questa sede enunciati senza quella capacità di approfondimento che sarebbe necessaria.
Eppure, proprio in vista della difficile campagna elettorale per le Europee, sarebbe bene pensarci.

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