In questi tempi di persecuzione degli zingari è interessante ripubblicare uno degli scritti di Mircea Dinescu di 12 anni fa. Autodefinirsi zingaro è una provocazione perché è considerato il massimo poeta nazionale romeno.
Cordialmente.
Felice Besostri
Mircea Dinescu
Da “Pamplete vasele şi triste” (pamphlets lieti e tristi), Seara 1996
Il copricapo e il Maresciallo
Innalzare la statua del maresciallo Antonescu a Slobozia è come alzare una statua di Hitler a Tel Aviv. Perché, pur avendo tanti dei nostri re procreato a Sibiu, noialtri zingari repubblicani ancora riteniamo Slobozia come nostra capitale.
Anche se ci sono di quelli che per beffa ci chiamano “romani vecchi”, sembra che noi non discendiamo dalla stessa scimmia che saltava da un abete all’altro attraverso i Carpazi, e dalla quale discesero, come si sa, esclusivamente Litovoi, Seneşlau, zio Funar ed il compagno Vadim .
Al contrario della “pezzata romena”, che è piuttosto vacca ed ha ... macchie (sul manto), la scimmia rumena era bianchissima dalla testa ai piedi come il marmo col quale, speriamo, verrà scolpito il Maresciallo.
Comunque sia, almeno trecento anni dovrà avere anche la nostra scimmia bruna, perchè il nome Slobozia viene dalla liberazione (“slobozirea”) degli zingari schiavi sulle tenute di un monastero fondato da Matei Basarab .
Ed era quindi più che normale che, intorno al 1942, il simpatico Conducator, che non sopportava altro che formaggio pallido e rumeni biondi, rovesciasse su di noi la sua paterna tenerezza e ci invitasse tutti quanti a una gita nella regione del Bug .
I pullman in quei tempi li chiamavano vagone bestiame e tanti villeggianturisti, guardando le bellezze della pianura, attraverso le sbarre, si sono asfissiati per il piacere.
E poi lì, nel Bug, trovammo sì la cuccagna: il fieno era abbondante e per farci ingrassare un pò, ci lasciarono pascolare a volontà. Il Maresciallo, sempre scherzoso, voleva costruire una fabbrica di crema per scarpe ed utilizzarci come materia prima. Il sapone “Auschwitz” frescamente lanciato sul mercato dallo zio Adolf, insieme alla crema per scarpe fatta da bambocci marroncini con l’iscrizione “made in Romania”, sarebbe stato sì un bel regalo cristiano per il Natale. Se fosse riuscito, saremmo arrivati anche noi in Germania, senza visto d’ingresso e senza problemi, chiusi in scatolette di latta.
Guardando la statua del Maresciallo davanti la sede della milizia e che oggi si chiama polizia, ci passa per la felicità la fame, che oggi si chiama transizione.
Invece di tante statuette della pianura, arrostite, calde e sovversive, che si chiamano pani, meglio una sola statua grande, fredda e gratuita, che si chiama “Il Maresciallo”.
Mircea Dinescu, Zingaro
P.S. Tradizionalmente i nostri criminali sono stati migliori dei criminali degli altri. Conosco la storia. E se il Maresciallo Antonescu vietò per decreto legge di portare il copricapo russo detto “ushanka” allo scopo di purificare il cervello nazionale, confondendo ciò che hai sulla testa con ciò che hai dentro la testa, ecco che la demolizione, a colpi di ascia, delle statue di Tolstoi e Maiakovski nel parco Herestrau, riportata con dolce serenità nella nostra stampa, dimostra che anche dopo 50 anni la confusione persiste.
(Traduzione dal romeno di Valentin Lustig – Edizione e note di Felice Besostri)
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