Cari compagni,
vi segnalo questo articolo dal titolo rivoltante. Qualche mese fa ho presentato la domanda per la concessione a mio padre - mancato nel 2000 - della medaglia d'onore dell'Ordine del Tricolore. Si tratta di un'onorificenza - con oneri finanziari ridotti, dato il ristretto numero di beneficiari in vita - che le Istituzioni italiane hanno previsto come parziale compensazione, sul piano morale, per tutti coloro, militari (i c.d. IMI) e civili, che furono deportati in Germania e che, qualche anno fa, si sono visti respingere la domanda di risarcimento dalle Corti di giustizia tedesche.
Mio padre era un aviere in servizio all'aeroporto di Atene, l'otto settembre venne prelevato assieme ai suoi camerati dai tedeschi e mandato in Germania, dove "soggiornò" in vari lager. Durante i lavori forzati finì sotto un camion ed a causa delle cure insufficienti tornò dalla Germania con una gamba più corta di quattro centimetri.
Periodicamente ufficiali della repubblica di Salò visitavano i campi per chiedere ai prigionieri italiani di arruolarsi nell'esercito fascista (ed anche nelle SS italiane), promettendo rientro in Italia, paghe alte ecc., ma mio padre mi raccontava che in quei mesi furono pochissimi ad accettare quelle lusinghe. Nei più dominava uno spirito di rifiuto del regime e del suo alleato, altro che morte della Patria!
Adesso, sedicenti socialisti vogliono attribuire quella onorificenza anche ai membri delle forze anti-partigiane di Salò, di cui facevano parte anche gli ex prigionieri in Germania dopo aver aderito alla RSI!
Non posso accettare questa vergogna per il rispetto che porto alla memoria di mio padre. Dopo la guerra non fece attività politica, ma mi insegnò il rifiuto di ogni totalitarismo (anche di quello comunista, che conobbe nei mesi dopo la liberazione da parte dei russi). Ricordo anche che un giorno del 1966 - avevo nove anni - ritornò dal lavoro euforico, perchè finalmente socialisti e socialdemocratici avevano deciso di unirsi e di formare un unico, grande partito socialista....
Nicolino Corrado
10 commenti:
E questo dovrebbe tappare la bocca a tutti gli sprovveduti e gli incoscienti che, nel corso degli ultimi anni, si sono riempiti la bocca di slogan che richiamavano ad una rinnovata attenzione verso i presunti "socialisti in camicia azzurra"...
Nel frattempo Sandro Pertini ringrazia, rivoltandosi nella tomba.
A noi, invece, ci rivolta lo stomaco.
Pierpaolo Pecchiari
Caro Nicolino, sono con te. Equiparare chi combatteva per la libertà dell'Italia e chi per il proseguimento del fascismo, in alleanza con i nazisti, è semplicemente vergognoso. Bisogna una volta per tutte smascherare i sedicenti socialisti. Come fanno a dichiararsi tali e stare con un magnate dalle dubbie fortune non lo so. Come minimo non conoscono la storia. Come massimo... lasciamo perdere!
Diego Zandel
A.N.P.I. A S S O C I A Z I O N E N A Z I O N A L E P A R T I G I A N I D ’ I T A L I A
COMITATO NAZIONALE
Un “Ordine del Tricolore” che disordina la storia e le radici della Repubblica
Col disegno di legge n. 1360 la maggioranza parlamentare pretende di equiparare partigiani, militari e deportati ai repubblichini di Salò con un istituendo Ordine del Tricolore. La relazione che accompagna il disegno di legge sostiene infatti “la pari dignità di una partecipazione al conflitto di molti combattenti, giovani e meno giovani, cresciuti nella temperie culturale guerriera e imperiale del ventennio, che ritennero onorevole la scelta a difesa del regime ferito e languente”. Analoga operazione fu già tentata dalla destra nelle precedenti legislature, ma venne respinta: ora tenta un gravissimo colpo di forza. L’ANPI e tutte le forze politiche, sociali, culturali che si richiamano all’antifascismo e ai valori della Resistenza sanciti nella Costituzione della Repubblica non possono che opporsi al disegno di legge attualmente in discussione nella Commissione Difesa della Camera. Intendiamo denunciare questo ennesimo tentativo di sovvertire la nostra storia e le radici stesse della nostra Repubblica in una conferenza pubblica che si terrà a Roma martedì 13 gennaio, alle ore 16, alla Camera dei Deputati - Sala del Cenacolo (Vicolo Valdina, 3/a). Interverranno: Giuliano Vassalli, Claudio Pavone, Marina Sereni, Raimondo Ricci e Armando Cossutta.
Cade la neve.. sulla nostre lapidi.. sulle teste canute dei nostri Partigiani... un fiocco di neve scende sul cuore di tutti noi... non possiamo dimenticare, non possiamo far coprire per sempre la nostra idea di Libertà, Antifascismo, Resistenza... vi trascriviamo un breve stralcio del discorso di don Gianfranco Bottoni al campo della Gloria di Milano nel novembre 2007.
Ivano Tajetti. ANPI Barona. Milano.
...."La casa è di tutti se nessuno se ne appropria, come invece aveva fatto il fascismo e ancora potrebbe fare sotto mutate spoglie. Ma, in una società pluralista, la casa non sarebbe più di tutti neppure qualora, per tentare di risolvere problemi ancora aperti dell’unità nazionale o per guarire ferite non sanate nel nostro paese, si cadesse nella tentazione di sostituire alla “pietas” civile, che deve distinguere tra morti e morti, quella specifica di una fede particolare. Di nessuna fede. Lo dico pensando alla stessa mia fede di cristiano. Certamente in nome di questa posso essere spinto a considerare i morti tutti uguali davanti a Dio e a metterli, nella mia coscienza interiore e personale, gli uni accanto agli altri. Ma questo non mi sottrae dal senso della cittadinanza che condivido con più e diverse sensibilità nella “comune” città terrena, nella quale e per la quale non metterò mai sullo stesso piano né troverei accettabile l’idea di seppellire o di onorare gli uni accanto agli altri i caduti sugli opposti fronti della guerra di liberazione nazionale. Che gli uni e non gli altri siano sepolti e onorati in questo Campo della Gloria non è conseguenza delle ragioni di forza di cui disponevano i vincitori sui vinti. È invece la civica “pietas” ad esigerlo, perché la città libera e democratica ha tra i suoi padri soltanto coloro che hanno scelto di combattere per liberarla e restituirla alla sovranità popolare. Né qui né in altro luogo della nostra città, medaglia d’oro della Resistenza, il pur apprezzabile desiderio di promuovere la riconciliazione nazionale dovrà portarci a mettere tutti i morti sullo stesso piano, cadendo in una sorta di “relativismo della memoria”."...
Sottoscrivo totalmente le parole del compagno Corrado.
Anche mio padre, tra l'altro, subì la stessa sorte del suo (praticamente identica: anche lui venne fatto prigioniero mentre prestava servizio come ufficiale di artiglieria ad Atene) e fu uno dei 600.000 "NO" che scelsero la prigionia in condizioni terribili - gli italiani non godevano del trattamento dei prigionieri di guerra, essendo considerati dai tedeschi traditori - pur di non aderire alla RSI.
Il rifiuto di quella grande massa di militari, quasi tutti molto giovani, impedì alla RSI di mettere in piedi un esercito di rilevanti proporzioni.
E' dunque appropriato il motto della ANEI Ass. Naz. Ex Internati "Resistere fu combattere".
La proposta di concedere onorificenze e prebende ai repubblichini, servi delle SS, rastrellatori di partigiani e di ebrei, è disgustosa.
La "pacificazione" è già stata fatta con l'amnistia di Togliatti, con la fine delle epurazioni, con l'ammissione immediata del MSI alle elezioni e quant'altro.
Un conto è pacificare e un altro conto è onorare.
Cosa si direbbe se la Germania concedesse un'onorificenza ai reduci delle SS ?
Beh, probabilmente queste facce di tolla che insistono nel presentarsi come "socialisti", infangando con le loro usurpazioni la stessa memoria di Craxi, non direbbero niente ...
Luciano Belli Paci
"I repubblichini restano nemici dello Stato"
Vassalli contro la proposta del Pdl
INTERVISTA. La maggioranza vuole assegnare lo status di combattente per chi aderì a Salò. Il presidente emerito della Consulta: "Nessun riconoscimento. Vogliono sovvertire le radici della Repubblica" di MATTEO TONELLI/ Commenta
Il testo: La proposta di legge depositata alla Camera
Naturalmente sottoscrivo in toto le voste considerazioni.
Ma non Vi pare che questo modo di operare di questo governo è un progetto per offuscare le giovani menti e stravolgere la storia.
Credo che chi si ritiene socialista debba fare una attenta riflessione sul termine "SOCIALISTA".
Molti si confondono con il pensiero delle patatine della San Carlo.
E spesso si ritrovono imbustate (fatemi passare la parola)
insieme ai fascisti o peggio ancora ai comunisti staliniani
il confine tra i due è molto labile.
IO credo che sarebbew opportuno che ogni uomo di buona volontà che riesce a comprendere la parola "LIBERTA'" debba
mandare una sonora protesta al nostro Presidente NAPOLITANO
invitandolo a ricordarsi della storiae naturalmente a
prendere il dizionare e andare alla lettera L- per cercare il significato di LIBERTA'..........
Mi aggiungo alla fila.
Imbarcato sulla Vittorio Veneto, mio padre ebbe la fortuna di ritrovarsi dalla parte giusta dopo l'8 settembre, grazie alle scelte dell'ammiraglio Bergamini che comandava la flotta e che morì sulla Roma che affondò colpita dalle bombe tedesche. Il fratello di mia nonna, il suo zio Sante Caselli, che lo portava da ragazzo a vedere il "Bologna che tremare il mondo fa", fu invece fucilato il 23 settembre 1944 insieme ad altri sette compagni che costituivano il gruppo dirigente del P.d'A bolognese. Mai sentito in casa mia una parola che evocasse vendetta, la pacificazione l'ho sempre sentita come iscritta nel dna famigliare, ma insieme ad un profondo rispetto per la verità, e la verità è che il Fascismo, non esiste, senza il ricorso alla violenza, senza la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, che sin dalla sua nascita, ne connota il più intimo DNA, e per riconoscere questo non serve né radicalismo né moderazione, ma solo esercizio della propria dignità. Risulta terribile osservare come in troppi in Italia, convinti che le elezioni si vincono al centro, dove, più che in ogni altra parte del mondo dimora l’elettorato italiano abituato da secoli ad essere servo di Franza o Spagna, perdendo la loro dignità, si ammucchino al centro, anziché, forti della loro dignità e della loro identità, rivolgersi all’elettorato cercando di convincerlo della bontà delle loro proposte, siano esse, di volta in volta, nello specifico dei casi, una volta moderate una volta estreme, ed arrivino sinanche a solleticare le voglie oscene dei "ragazzi di Salò".
vittorio melandri
Concordo con tutti voi.
In effetti è veramente pazzesco.
Questa nobilitazione storica dei "ragazzi di Salò" è allucinante.
Ci si vuole contrabbandare una riabilitazione politica per una forma di rispetto psicologico-etico-sociologico-antropologico (e chi più ne ha più ne metta).
Ma resta un tentativo di riabilitazione politica, chiunque sia a proporla o a sopportarla (La Russa, Alemanno, Pansa, Violante etc.)
Politica, perchè qui si sta facendo politica, non psicanalisi.
Non erano tutti carnefici e sadici torturatori?
Certo che no.
Ma la condanna politica non è un giudizio personale-individuale.
Non siamo sacerdoti nel confessionale: parliamo di POLITICA. Non dobbiamo formulare assoluzioni, ma giudizi storici.
I "ragazzi di Salò" combattevano contro la libertà dei nostri padri, nostra e dei nostri figli.
Punto.
Ma... forse qualcuno di loro non era proprio "cattivo"?
Certo! e magari qualcuno suonava anche bene il pianoforte e qualcun'altro magari era simpatico, chissà.
E non voglio fare dello spirito, lo dico con il rispetto che merita ogni parente sopravvissuto di ogni essere umano morto.
Ma bisogna pur fare chiarezza.
Cosa c'entra la cattiveria?
Non siamo maestri elementari.
Non stiamo scrivendo sulla lavagna dei buoni e dei cattivi nomi di persone, ma nomi di ideologie, di regimi, di crimini contro l'umanità, di deportazioni, di aggressioni internazionali.
Stiamo scrivendo sulla lavagna dei buoni e dei cattivi "democrazia", "fascismo", "razzismo", cose così, insomma.
Forse condannando il regime per cui essi combattevano manchiamo di rispetto alla loro individuale memoria di persone scomparse?
Non credo, ma se fosse inevitabile accetterei di correre il rischio.
Certo che mi dispiace che siano morti.
Mi dispiace che muoia ogni persona, in generale.
Standomene comodamente accoccolato sulla mia poltrona, del mio caldo appartamento milanese, nel ventunesimo secolo, senza bombe che mi cadono in testa, senza rischiare di essere deportato, con la libertà di poter scrivere quello che voglio in qualsiasi blog (perfino un blog socialista!) certo che mi dispiace che siano morti.
Ma non mi vergogno certo di rispondere alla domanda: accetteresti la società che quei "ragazzi" volevano difendere e ricostruire a patto che non fossero morti?
No, no e poi no.
Forse in questa sede ho sfondato porte aperte, scusate lo sfogo.
Stefano Bazzoli
Caro Nicolino,
se l’Ordine del Tricolore dovesse comprendere anche gli ex repubblichini, meglio ritirare la domanda.
Spero che il PS tuteli il nome socialista anche con iniziative innanzi alla Magistratura.
Felice Besostri
vi voglio ringraziare dei vostri racconti così densi di significato e delle vostre parole chiare verso questa vergognosa proposta di equiparazione.
purtroppo però i socialisti oramai in italia sono dei moderati(molti stanno nello stesso partito di la russa, de corato etc) che non si indignano per questo o che comunque non fanno sentire il loro sdegno come dovrebbero.
grazie ancora per la vostra forte voce.
ciao ciao f
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