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Oggi 7 gennaio 2009, 1 ora fa
Viaggio a Praga. La neve e il Sessantotto
Oggi 7 gennaio 2009, 38 minuti fa | Nando dalla Chiesa
E’ appena passata la mezzanotte. E io ho appena discusso con Sergio Vicario, organizzatore del viaggio a Praga per ricordare Jan Palach. Mario Capanna ci sarà; e questo mi fa piacere, perché inizialmente s’era messo a fare polemica sul testo dell’appello. Può non piacere, ma il ’68 milanese simbolicamente è lui. Se riesco a risolvere i (notevoli) problemi logistici ci vado. Il fatto, però, è che con l’occasione sono stato messo a parte del piccolo elenco di chi ha annunciato di non potere esserci perché “troppo esposto”. Mi fanno impazzire queste prudenze di fronte ai princìpi fondamentali, ai principi sacri direi, come sono le ragioni della democrazia e dell’indipendenza nazionale davanti ai carri armati stranieri. E sono pure stato informato di tanti passaggi di ex rivoluzionari del Movimento studentesco nel campo di Forza Italia. Dice: sono delusi. Ho capito, benedetti, ci avrete anche ragione. Ma allora non andate più a votare. Come fate voi che avete arringato le folle in nome della democrazia ad andare con il signor B? Lo fate perché avevate simpatizzato un dì per il Psi di Bettino e ora volete punire chi lo abbandonò al suo destino senza avere cuore candido? E il paese? Di quello non vi frega? Piccole guerre che durano un’eternità, quasi vent’anni ormai. Che mancanza di bussole, di sentimenti profondi, e in definitiva di voglia di battersi per cause grandi…Si sta con chi vince. E in questo momento a Milano vince la neve. Io sto con lei. Con lei che in silenzio, un silenzio irreale e abbagliante, conquista la città, senza che nessuno osi farle opposizione. Io sto con lei che tutto uniforma, vera regina a reti unificate che da qualunque balcone o finestra ti affacci vedi solo lei. La dittatura morbida è la sua, non fa proclami e non ha lo sghignazzo degli invasori, e forse per questo non ci si può che inchinare alla sua maestà. Ricordo l’esame di Storia delle dottrine economiche. Notti di febbraio silenziose nella neve che cadeva sui campi intorno alla Bocconi (c’erano i campi allora, Ligresti non era ancora arrivato) e io mi sdraiavo quasi sul davanzale, ammaliato da quel candore misterioso. La manna della bibbia, la farina del presepio, chissà che rappresentava per me, che davanti a lei mi sentivo solo d’incanto in quelle settimane in cui nessuno era solo, piazza Fontana ci aveva dato a tutti il senso di non avere più né nome né cognome, di essere “noi” e basta. Tutti insieme. Noi numerosi come una generazione, più di una generazione. Eppure io stavo solo con la neve e con il libro del Roll, con su i ritratti dei grandi pensatori dell’economia. Tutto torna. Io e la neve stasera con questa montagna di libri che sto annotando e consultando per domani pomeriggio. Io meno solo ma ugualmente solo in questo paesaggio che domani sarà già diverso. Perché la regina a reti unificate va via presto, mica pretende di restare. Se lo pretendesse non starei con lei. Amici cari, ma a vent’anni scherzavate?
1 commento:
Poesia pura, se non fosse tragica realtà.
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