lunedì 30 dicembre 2024

Luigi Corbani: La crisi istituzionale e la ricetta del riformismo. Come il centralismo e la gestione clientelare hanno ostacolato la competitività

La crisi istituzionale e la ricetta del riformismo. Come il centralismo e la gestione clientelare hanno ostacolato la competitività

Confronting Capitalism: Socialism in the Twenty-First Century

Confronting Capitalism: Socialism in the Twenty-First Century

Investimenti verdi e contrattazione aziendale: la doppia sostenibilità*, Andrea Ricci, Fabrizio Pompei, Mirella Damiani | Menabò di Etica ed Economia

Investimenti verdi e contrattazione aziendale: la doppia sostenibilità*, Andrea Ricci, Fabrizio Pompei, Mirella Damiani | Menabò di Etica ed Economia

Il Rapporto Draghi, la competitività, la politica (seconda parte), Leonardo Paggi, Massimo d’Angelillo | Menabò di Etica ed Economia

Il Rapporto Draghi, la competitività, la politica (seconda parte), Leonardo Paggi, Massimo d’Angelillo | Menabò di Etica ed Economia

Franco Astengo: Armi e industria

ARMI E INDUSTRIA di Franco Astengo All'interno di un quadro complessivo di costante calo di produttività nel settore manifatturiero verifichiamo l'evidenziarsi di una torsione rivolta all'incremento dell'industria bellica e, nello specifico, di cessione di aziende verso proprietà di Paesi impegnati - direttamente o indirettamente - negli scenari di guerra in atto in situazioni nevralgiche dello scacchiere internazionale (Ucraina, Medio Oriente, Africa): è il caso della cessione di Piaggio Aerospace ai turchi , legati direttamente alla geopolitica del governo Erdogan, e costruttori principalmente di mezzi aerei (droni, aerei senza pilota) destinati a svolgere compiti offensivi. La Liguria con Villanova d'Albenga, Genova, La Spezia si trova in primo piano rispetto a questo tipo di situazione che potrebbe presentare anche rischi proprio sul piano più specificatamente militare. E' il caso di riflettere un attimo sulla situazione dell'industria militare in Italia. Leonardo, la maggiore impresa militare italiana con oltre il 70% del settore, è ormai una multinazionale integrata alle compagnie Usa, dedita all’export (75% dei ricavi), al centro di complessi reticoli azionari. Fa affari d’oro, ma detiene una quota relativamente bassa dell’occupazione manifatturiera italiana. La prima cosa che balza agli occhi è, infatti, il grado di concentrazione del fatturato dell’industria militare in poche aziende e la posizione dominante di Leonardo (ex Finmeccanica) in campo aeronautico, elettronico e degli armamenti terrestri, e di Fincantieri nella costruzione navale. Si tratta di due grandi imprese multinazionali (13° e 46° posto nella classifica SIPRI delle prime 100 aziende per fatturato militare) in cui lo Stato ha mantenuto una quota di controllo. I loro ricavi nelle produzioni militari (2022) raggiungono i 15,3 miliardi di dollari Usa, pari al 12% del giro d’affari del settore in Europa e a circa il 2,6% di quello mondiale. In Italia, concentrano insieme intorno all’80% del fatturato dell’industria militare. Una parte importante di questo fatturato è realizzato all’estero: per Leonardo in Usa, Regno Unito, Polonia e Israele, per Fincantieri in Usa. Leonardo a livello globale ha 51.391 occupati (2022) distribuiti il 63% in Italia, il 15% nel Regno Unito, il 14% negli Usa, lo 0,5% in Israele e il 2,5% nel resto del mondo. Il gruppo è attualmente organizzato su otto aree di attività: elettronica, elicotteri, aerei, cyber & security, spazio, droni, aero-strutture, automazione. Ha una posizione di forza internazionale nel comparto elicotteri e nell’elettronica per la difesa; mentre in campo aeronautico opera principalmente come sub-fornitore di primo livello per i grandi produttori di aerei militari degli Stati Uniti. Il gruppo è ancora attivo nella produzione di armamenti navali e terrestri (ex-Oto Melara e consorzio con Iveco DV) e nel comparto navale subacqueo (ex-Wass). Fincantieri ha mantenuto la continuità con la storica azienda a partecipazione statale con il controllo dei maggiori cantieri navali del Paese. È la maggiore impresa occidentale di costruzioni navali, ha una forte attività nelle navi da crociera, ma tra il 2022 e il 2023 ha aumentato la quota di produzioni di navi da guerra dal 20 al 36% del fatturato totale, con 2.820 milioni di dollari di fatturato militare nel 2022, arrivando al 46° posto nella classifica SIPRI delle 100 maggiori imprese militari. Un settore in espansione internazionale è quello delle attività subacquee e, in questo ambito, Fincantieri è parte con Leonardo del polo nazionale guidato dalla Marina Militare Italiana a Spezia. Il settore della subacquea non significa solo sommergibili, ma anche esplorazione dei fondali e monitoraggio-sicurezza dei cavidotti e delle infrastrutture energetiche e di telecomunicazione sottomarine. Questo spiega l' acquisizione della Remazel Engineering, un’azienda ingegneristica con esperienza nei gasdotti e oleodotti sottomarini. Le scelte di politica industriale dei diversi governi e le strategie produttive di Leonardo e degli altri protagonisti del settore hanno portato a più alte quotazioni di Borsa e a maggiori dividendi per gli azionisti, ma fanno delle produzioni militari un “cattivo affare” per l’economia e l’occupazione in Italia. In Italia come in Europa, un allargamento del “complesso militare industriale” non fa che alimentare il riarmo e i rischi di estensione dei conflitti, mentre il governo di destra oscilla privo di un qualsiasi riferimento di politica estera che non sia quello di un richiamato antistorico ad una sorta di "interventismo di ritorno" contrabbandato come interesse nazionale. In questo senso il passaggio di Piaggio Aerospace ai turchi di Baykar non fa che alimentare legittime preoccupazioni: vocazione bellica, finanziarizzazione, interessi azioni intrecciati a quelli geopolitici potrebbero rappresentare un ulteriore punto di sviluppo di crisi industriale nella rinuncia a una capacità di riconversione e questo avviene mentre ulteriori produzioni strategiche stanno abbandonando il Paese come nel caso di Portovesme, dove si producono principalmente zinco e piombo. Su tutto questo fin qui descritto continua a stagliarsi l'ombra fosca del nucleare.

mercoledì 18 dicembre 2024

Allarme del Censis: la democrazia non è più un valore sociale - Articolo21

Allarme del Censis: la democrazia non è più un valore sociale - Articolo21

Right turns and Left leans: A New gender divide in young voters? with Gefjon Off - Foundation for European Progressive Studies

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Social democratic failures and comebacks - Foundation for European Progressive Studies

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Milano, caro affitti per chi cerca casa

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TRASPORTO PUBBLICO, UN ANNUS HORRIBILIS |

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MILANO PARADISO FISCALE DOVE AUMENTANO I POVERI |

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2025 UN ANNO DI ANNIVERSARI |

2025 UN ANNO DI ANNIVERSARI |

lunedì 16 dicembre 2024

Super ricchi, in Italia e nel mondo il divario insostenibile

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Il servizio sanitario nazionale: l’importanza di tornare alle origini, Elena Granaglia | Menabò di Etica ed Economia

Il servizio sanitario nazionale: l’importanza di tornare alle origini, Elena Granaglia | Menabò di Etica ed Economia

Che fine ha fatto l’Irpef? Quale futuro? (seconda parte), Ruggero Paladini | Menabò di Etica ed Economia

Che fine ha fatto l’Irpef? Quale futuro? (seconda parte), Ruggero Paladini | Menabò di Etica ed Economia

IL RAPPORTO DRAGHI, LA COMPETITIVITA’, LA POLITICA (prima parte) , Leonardo Paggi, Massimo d’Angelillo | Menabò di Etica ed Economia

IL RAPPORTO DRAGHI, LA COMPETITIVITA’, LA POLITICA (prima parte) , Leonardo Paggi, Massimo d’Angelillo | Menabò di Etica ed Economia

Il Rapporto Draghi tra globalizzazione e nuova politica della concorrenza, Michele Grillo | Menabò di Etica ed Economia

Il Rapporto Draghi tra globalizzazione e nuova politica della concorrenza, Michele Grillo | Menabò di Etica ed Economia

venerdì 6 dicembre 2024

Franco Astengo: Censis 2024

CENSIS 2024: IL NAZIONALISM0 SENZA NAZIONE di Franco Astengo Di seguito si troverà una sintesi giornalistica delle principali proposizioni emerse dal rapporto del Censis 2024 presentato oggi 6 dicembre. In precedenza siano consentite poche righe dettata da un'analisi personale: 1) il Censis ha fotografato un'Italia dove la politica, l'azione pubblica, il senso del collettivo ha ormai raggiunto il minimo storico almeno dal secondo dopoguerra in poi; 2) L'analisi di questa sintesi che presentiamo adesso ci dimostra che la passività sociale viene intesa e sfruttata come varco perché si apra il fianco a qualche avventura pericolosa, considerato anche il vento che spira per il mondo; 3) Dovrebbe essere fondamentale il recupero di alcuni concetti-base che tra l'altro stanno dentro per intero alla Costituzione Repubblicana nell'idea dell'uguaglianza, di una democrazia rappresentativa, di una partecipazione popolare al governo del Paese; 4) Alla frantumazione corrisponde quindi l'acquiescenza di massa nell'omologazione della perdita di valori che si verifica mentre si sta smarrendo il senso del "pubblico" in settori decisivi come il lavoro (in un Paese privo di struttura e di politica industriale) la scuola e la sanità che dovrebbero essere considerati non semplicemente come elementi del "welfare" ma come fattori fondamentali della coesione sociale; 5) questo governo punta su di un antistorico nazionalismo senza nazione puntando tutto sulla paura. L'idea di una Europa democratica sembra ormai smarrita dentro a una crisi profonda delle relazioni internazionali; 6) Tutti questi elementi giustificano ampiamente la tanto criticata affermazione sulla "rivolta sociale". Abbiamo bisogno urgente di una gramsciana "rivoluzione intellettuale e morale" tale da funzionare come presa di coscienza collettiva. Ecco la sintesi come ce la stanno offrendo le principali fonti di stampa in queste ore: "Si galleggia e ci si crogiola in una "sindrome italiana" che ci intrappola perché non si arretra e non si cresce. La fotografia del Rapporto Censis 2024 restituisce una stasi che nasconde anche opportunità, slanci che sarebbero dietro l'angolo. Sempre che si decida di non galleggiare, appunto, nel tradizionale problema solving all'italiana che, scrivono ancora quelli del Censis, non basta più. «Ci flettiamo come legni storti e ci rialziamo dopo ogni inciampo, senza ammutinamenti. Ma la spinta propulsiva verso l’accrescimento del benessere si è smorzata», si legge nel rapporto 2024 in cui si dice che negli ultimi vent’anni (2003-2023) ci si e impoveriti perché il reddito disponibile lordo pro-capite si è ridotto in termini reali del 7,0%. E nell’ultimo decennio (tra il secondo trimestre del 2014 e il secondo trimestre del 2024) anche la ricchezza netta pro-capite è diminuita del 5,5%. In un flash: c'è più lavoro ma meno Pil, il settore del turismo è molto vivace mentre l'industria soffre nonostante l'aumento netto della produttività, manca personale in diverse realtà e il welfare è ipotecato. Tutto questo succede mentre c'è un nuovo scenario mondiale e un nuovo scenario tecnologico «nei quali le barche non salgono e non scendono più tutte con la stessa marea». I ottengo men, i dimenticati che scontano la deindustrializzazione, non sono solo nel Midwest, l'ottimismo autentico, dell'era della globalizzazione arrivate ormai al capolinea. L'Italia sta attraversando profonde trasformazioni che, avverte il Censis, rischiamo di non padroneggiare al meglio. Soprattutto se si sceglie il galleggiamento senza meta di «sempre meno famiglie e imprese che competono», e che mano a mano saranno «sempre meno abili al galleggiamento». Ecco perché la fotografia del Censis assume i contorni di una trappola se si considera che l’85,5% degli italiani è ormai convinto che sia molto difficile salire nella scala sociale."

La gauche et les migrations (XIXe-XXIe siècle) - Fondation Jean-Jaurès

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L'occupazione tiene, ma i salari sono in affanno - Lavoce.info

L'occupazione tiene, ma i salari sono in affanno - Lavoce.info

"Prima della sanità obbligatorio tagliare altre spese": la Consulta dichiara parzialmente illegittima la legge di bilancio per il 2024 - Il Fatto Quotidiano

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The left is waking up to the immigration crisis - New Statesman

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Gestione urbanistica a Milano: non è solo questione di norme ma di politica del territorio - ControPiede

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lunedì 2 dicembre 2024

How Trump’s Victory Exposes the Failures of Neoliberalism

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A Milano fuga dal pubblico impiego. Ecco le ragioni

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Rapporto Svimez sul Mezzogiorno: il divario torna a crescere

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Che fine ha fatto l’Irpef? (prima parte), Ruggero Paladini | Menabò di Etica ed Economia

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Disuguaglianza e merito: qualche riflessione a partire da Luigi Einaudi, Maurizio Franzini, Michele Raitano | Menabò di Etica ed Economia

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A Milano va in scena il funerale dell’urbanistica italiana - Terzogiornale

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venerdì 29 novembre 2024

What the European left can tell us about neoliberalism | EUROPP

What the European left can tell us about neoliberalism | EUROPP

Rapport Draghi : comment allier ambition géostratégique de l'UE et économie sociale de marché ? - Fondation Jean-Jaurès

Rapport Draghi : comment allier ambition géostratégique de l'UE et économie sociale de marché ? - Fondation Jean-Jaurès

Pour une nouvelle industrialisation de gauche - Fondation Jean-Jaurès

Pour une nouvelle industrialisation de gauche - Fondation Jean-Jaurès

Franco Astengo: Sciopero generale e recupero di senso

SCIOPERO GENERALE E RECUPERO DI SENSO di Franco Astengo Oggi sciopero generale: fatto non usuale attraverso cui CGIL e UIL stanno tentando non solo di porre al centro le questioni salariali, sociali, della prospettiva industriale (come recita la piattaforma di convocazione della giornata) ma anche un recupero di senso del loro essere soggetto di un fronte di lotta e di prospettiva del cambiamento. Il sindacato confederale da molto tempo non riesce ad esercitare una funzione effettiva di orientamento di massa, appunto di "recupero di senso" della propria azione e della propria presenza in una dimensione che è apparsa di visione sempre più ridotta nella fase dell'immediata post-globalizzazione e dello scivolamento del Paese nella retorica dell'antipolitica e della destra populista. Adesso si sta tentando di invertire la rotta (CGIL e UIL si stanno trovando a fianco i sindacati di base e non la CISL ormai palesemente tornata nell'alveo anni'50 del sindacato governativo, magari matrice come fu allora di qualche sindacato "giallo") : non sarà facile ma potrebbe trattarsi della strada giusta. Ovviamente il quadro degli anni'70 non esiste più: mancano le grandi concentrazioni industriali manifatturiere, la proprietà è lontana e impalpabile mentre impazza una finanziarizzazione senza volto, il quadro internazionale sfugge a una possibile individuazione di "terreno di scontro", lo Stato - Nazione non funziona più da regolatore dello scambio sociale, la società è parcellizzata percorsa dall'individualismo competitivo, in un evidente declino dell'Occidente si sono evidenziate disuguaglianze incolmabili nei cui interstizi si stanno infilando conflitti di cui in sostanza ignoriamo la natura, quello che un tempo definivamo "lavoro vivo" emerso dalla due rivoluzioni industriali adesso è minacciato dall'innovazione tecnologica e le giovani generazioni se ne allontanano spontaneamente magari sognando improbabili "ritorni bucolici" e "decrescite felici". Nella difficoltà di un'Europa sociale e politica che ha perso la centralità dei "30 gloriosi" e di cui è emblematica la crisi tedesca, Europa in crisi anche come appendice dell'impero americano (svanito l'abbaglio della fine della storia che avrebbe dovuto seguire la caduta del Muro di Berlino) l'Italia conta poco, forse nulla: quindi non conta granché neppure lo sciopero generale di oggi. Si tratta però di un segnale, oltre che di un passaggio di riaggregazione sociale di una certa importanza: un segnale perché sembra non trattarsi di un momento di raccolta su basi meramente corporative (come accade in altri Paesi) ma misurato nel solco di una rimodulazione di presenza e di orientamento. Ci troviamo nel piccolo di una dimensione ormai provinciale e di un Paese, l'Italia, in forte difficoltà politica non soltanto perchè governata da una destra incapace di muovere un solo passo anche in direzione non gradita dal nostro punto di vista ma soprattutto la difficoltà dell'Italia risiede nell'essere percorsa da un forte sentimento di contrarietà all'agire politico e che tende verso l'assolutizzazione del comando. Dire di no con fermezza a questa emergenza appare in questo momento il compito del sindacato: il rischio vero è quello di un processo di sostituzione del meccanismo democratico, cioè di un confronto diretto con il potere economico nel quale viene meno l'intermediazione sociale e politica. Il centro-sinistra italiano per un certo periodo ha cullato l'illusione che la disintermediazione avrebbe portato la governabilità all'altezza della disputa con il potere dell'economia e della tecnica sciogliendo i "lacci e lacciuoli" (come invocava Guido Carli qualche decennio or sono): questo disegno che era il disegno del PD ha causato l'allontanamento sociale e l'esplosione di un meccanismo di rifiuto della funzione politica. Un rifiuto che si era fatto partito rotolando poi tra le spire della realtà di palazzo e causando un trauma che ha spostato l'opinione verso il rifiuto totale o verso la semplificazione di una destra orrenda nella realtà politica e soprattutto nell'espressione culturale diffusa. Ecco: nella ricerca di senso da parte del sindacato che questo sciopero generale comprende non dovrebbe esserci spazio per una idea di sostituzione della politica e della sua organizzazione più coerente in partiti. Abbiamo bisogno di tornare alla capacità di rappresentanza ciascuno per la propria parte.

martedì 26 novembre 2024

Europe in the Age of Trump by Adam Michnik & Irena Grudzińska Gross - Project Syndicate

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Il voto porta di nuovo a sinistra l’Uruguay, sulla scia di Pepe Mujica • Diritti Globali

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Guido Ortona: Perché la sinistra non è all’altezza dei problemi che deve affrontare?

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In Italia (come in Europa) avanza la crisi industriale, ma il governo non ha nemmeno mezza idea - Strisciarossa

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The ideology of Donald J. Trump

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I crimini di Netanyahu, il diritto, la comunità internazionale

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Von der Leyen sempre più a destra. Una proposta europeista per fermare la deriva - Strisciarossa

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domenica 24 novembre 2024

Angelo Turco: What went wrong? Un’analisi del voto americano - ControPiede

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Paolo Zinna: Guardando meglio i dati in Umbria (ed in Emilia Romagna) - ControPiede

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Sergio Cesaratto: La nuova governance fiscale europea fra mezze verità e metafisica

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Milano, l'urbanistica della solitudine e il nostro analfabetismo relazionale - Lettera43

Milano, l'urbanistica della solitudine e il nostro analfabetismo relazionale - Lettera43

Luigi Ferrajoli: Esiste ancora una giustizia internazionale contro i poteri selvaggi • Diritti Globali

Esiste ancora una giustizia internazionale contro i poteri selvaggi • Diritti Globali

martedì 19 novembre 2024

La rivista il Mulino: I sette peccati illiberali di Trump

La rivista il Mulino: I sette peccati illiberali di Trump

Franco Astengo: Numeri dall'Emilia e dall'Umbria

NUMERI DALL'EMILIA E DALL'UMBRIA di Franco Astengo Il doppio successo del centro-sinistra nella sfida delle regionali di Emilia - Romagna e Umbria nelle elezioni svolte il 17-18 novembre non deve trarre in inganno. E' stato l'astensionismo il fattore principale anche di questa tornata come accade ormai da molto tempo ed è capitato anche in una regione "solida" dal punto di vista istituzionale come l'Emilia - Romagna nella quale il totale dei voti validi si colloca ben al di sotto del 50% e dove la vittoria del centro-sinistra è stata sicuramente dovuta al "campo largo" ma soprattutto alla capacità di richiamare l'insieme dei propri tradizionali elettrici ed elettori come dimostra il risultato del PD nella regione dove maggiore è sempre apparsa la continuità con le fonti storiche primarie di identità del Partito. Le forze politiche, esaurita la legittima necessità di analisi del voto con maggiore o minore grado di soddisfazione, dovrebbero porre al centro il tema della disaffezione complessiva che si esprime attraverso la non partecipazione, il voto bianco e quello nullo: in ispecie le forze della coalizione di centro sinistra se non intendono ripetere l'errore di considerare la governabilità fine esaustivo dell'azione politica trascurando il tema della rappresentanza. Inoltre sempre nell'ambito del centro-sinistra appare ormai netta l'assunzione da parte del PD del ruolo di partito - pivotale e di conseguenza di tentare di costruire attorno a questo partito l'indispensabile omogeneità coalizionale attraverso una grande discussione sui valori di fondo e il confronto sulle specifiche visioni progettuali. Un dato da verificare ma che si può offrire come oggetto di studio è quello del calo di Fratelli d'Italia che potrebbe alimentare la crescita dell'astensione. Soltanto in Umbria i voti per il candidato presidente supera il 50% dei voti validi mentre precipita, nella stessa regione, al 45% per quello che riguarda le liste: si tratta non di segnali ma di precise indicazioni rivolte alle forze politiche sulle quali va aperta una riflessione molto più approfondita rispetto a quanto non sia ancora stato fatto finora. Un dato che si può offrire alla verifica analitica riguarda il calo di Fratelli d'Italia che potrebbe alimentare la crescita dell'astensione. Si ricorda che tutte le percentuali sono misurate sul totale degli aventi diritto e non sul totale dei voti validi: è questo l'unico schema possibile da seguire per realizzare una precisa comparazione in tempo di astensione superiore al 50%. Ecco dati e raffronti: EMILIA ROMAGNA Partecipazione: tra il 2020 e il 2022 più 2,97% (sui candidati presidenti) più 7,62% (sulle liste); tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 12,57% (320.837 voti); tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 11,64% sui candidati presidenti (360.203 voti) e 490.153 voti in meno rispetto alle liste. Regionali 2020: Iscritti 3.508.179 Voti validi Candidati presidenti 2.325.497 66,28% Liste 2.162.216 61,63% Politiche 2022: Iscritti 3.328.327 (differenza dovuta alle liste per il voto all'estero) Voti Validi 2.304.908 69,25% Europee 2024 Iscritti 3.500.353 Voti Validi 1.984.071 56,68% Regionali 2024 Iscritti 3.576.428 Voti validi presidente 1.623.868 45,04% liste 1.493.918 41,77% Candidati Presidenti: Regionali 2020 Bonaccini (centro - sinistra) 1.195.819 34,08% Borgonzoni (centro destra) 1.014.654 28,92% Benini (M5S) 80.783 2,30% Battaglia (No vax) 10.978 0,31% Bergamini (Partito Comunista Rizzo) 10.263 0,29% Collot (Potere al Popolo) 7.024 0,20% Lugli (Lista Civica) 5.976 0,17% Regionali 2024 De Pascale (centrosinistra) 921.980 25,77% Ugolini (centrodestra) 650.760 18,19% Serra (PRC-PaP-PCI) 31.474 0,88% Teodori (Lealtà Verità) 19.830 0,55% De Pascale è stato eletto con 273.839 voti rispetto a Bonaccini nel 2020 con una percentuale inferiore del'8,31% sul totale degli aventi diritto Coalizioni : Centro - Sinistra tra il 2020 e il 2022 (fuori il M5S) meno 4,83% ; tra il 2022 e il 2024 (europee; somma delle liste che sostengono De Pascale alle Regionali 2024) più 6,89% (M5S alle politiche 2022 6,92%), tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) il centrosinistra (le cui liste raccolgono 64.836 voti in meno rispetto al candidato presidente) perdono il 7,75% sul totale degli aventi diritto. Centro - Destra tra il 2020 e il 2022 meno 1,05%; tra il 2022 e il 2024 (europee) somma delle liste che sostengono Ugolini meno 3,74% ( meno 84.601); tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 6,67% (217.453 voti) Regionali 2020 Centro - Sinistra 1.040.482 29,65% Centro - Destra 981.787 27,98% M5S 102.595 2,92% Politiche 2022 Centro Sinistra 826.362 24,82% Centro Destra 896.607 26,93% M5S 230.444 6,92% Centristi 195.499 5,87% Europee 2024 Liste centro-sinistra (appoggio De Pascale) somma 1.110.202 31,71% Liste centro - destra (appoggio Ugolini) somma 812.006 23,19% Regionali 2024 Centro - Sinistra (con il M5S) 857.144 23,96% Centro destra 594.553 16,62% Liste : (sui risultati delle liste nelle elezioni regionali incidono naturalmente i voti delle liste civiche, alcune delle quali pur schierate nelle rispettive coalizioni, di difficile attribuzione strettamente partitica) PD tra il 2020 e il 2022 meno 2,17%; tra il 2022 e il 2024 (europee) più 1,28% (77.732 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 2,53% (74.835 voti) AVS tra il 2020 (lista Coraggiosa ed Europa Verde) e il 2022 meno 0,40% tra il 2022 e il 2024 (europee) più 0,58% ( 25.471 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,49% (50.340 voti) M5S tra il 2020 e il 2022 più 4% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 2,86% (88.161 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 2,58% ( 89.208 voti) Liste Centriste: tra il 2022 e il 2024 (europee somma di SUE e Azione) meno 2,40% (73.695 voti); tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 2,76% (96.725 voti) FdI tra il 2020 e il 2022 più 11,99%, tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 1,40% (19.441 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 5,96% (201.148 voti) Lega tra il 2022 e il 2022 meno 14,33% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 1,69% ( 49.964 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,47% (49.845 voti) Forza Italia (con moderati) tra il 2020 e il 2022 più 0,19% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 0,81 (12.414 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,13% (37.721 voti) area PRC-Pap-PCI tra il 2020 e il 2022 più 0,75% tra il 2022 e il 2024 (europee) più 0,34% ( 13.459 voti) tra il 2024 (europee) e il 2025 (regionali) meno 0,55% (18.665 voti) Lista Bonaccini 2020 124.591 3,55% Lista De Pascale 2024 57.400 1,60% Lista Borgonzoni 2020 37.462 1,06% Lista Ugolini 2024 76.988 2,15% Regionali 2020 : PD 749.676 21,36% Lista Bonaccini 124.591 3,55% Lista Coraggiosa (Schlein) 81.419 2,32% Europa Verde 42.146 1,20% + Europa 33.087 0,94% Volt 9.253 0,26% Lega 690.864 19,69% FdI 185.796 5,29% Forza Italia 55.317 1,57% Lista Borgonzoni 37.642 1,07% Popolo della Famiglia - Cambiamo 6.341 0,18% Giovani per l'ambiente 6.007 0,17% M5S 102.595 2,92% No Vax 11.187 0,31% Partito Comunista (Rizzo) 10.287 0,29% Potere al popolo 8.048 0,22% L'altra Emilia Romagna 7.830 0,22% Politiche 2022 PD 638.807 19,19% AVS 104.105 3,12% + Europa 76.138 2,28% Impegno Civico 7.312 0,21% FdI 575.452 17,28% Lega 178.543 5,36% Forza Italia 130.198 3,91% Moderati 12.414 0,37% M5S 230.444 6,92% Centristi 195.499 5,87% Italexit 44.188 1,32% Unione Popolare 32.543 0,97% Sovrana Popolare 28.387 0,85% Vita 25.483 0,76% Animalisti 14.888 0,44% No Vax 6.233 0,18% Destre Unite 2415 0,07% Noi di Centro 1859 0,05% Europee 2024 PD 716.539 20,47% AVS 129.576 3,70% M5S 142.283 4,06% Azione 63.106 1,80% + Europa e IV 58.698 1,67% FdI 555.981 15,88% Lega 128.579 3,67% FI con Moderati 121.719 3,47% Alt. Pop. (Bandecchi) 6.267 0,17% Santoro (PRC, PAP, PCI) 46.002 1,31% Libertà 13.246 0,37% SVP 2.615 0,07% Regionali 2024 PD 641.704 17,94% AVS 79.236 2,21% Presidente De Pascale 57.400 1,60% M5S 53.075 1,48% Riformisti 25.729 0,71% FdI 354.833 9,92% Forza Italia -Moderati 83.998 2,34% Lega 78.734 2,20% Presidente Ugolini 76.988 2,15% PRC- PaP - PCI 27.337 0,76% Lealtà-Verità 15.3410,42% UMBRIA Partecipazione: tra il 2019 e il 2022 più 2,86%, tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 8,43% ( 39.470 voti) ; tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) : candidati presidenti meno 6,58% ( 35.493 voti) liste meno 11,66% (71.562 voti) Regionali 2019 : Iscritti 703.596 Voti Validi Presidenti 443.343 63.01% Liste 417.877 59,39% Partecipazione Politiche 2022 Iscritti 662.094 (sempre da tener conto del voto all'estero) Voti Validi 436.170 65,87% Partecipazione Europee 2024 Iscritti 683.555 Voti Validi 392.700 57,44% Regionali 2024 Iscritti 701.367 Voti validi presidente 356.757 50,86% Voti validi liste 321.138 45,78% Candidati Presidenti : tra il 2019 e il 2024 la presidente uscente Tesei ha perso il 12,78% e 90.431 voti. La presidente eletta Proietti rispetto alla candidatura Bianconi del 2019 ha migliorato del 2,39% e 16.215 voti (un risultato di crescita per Proietti dovuto anche al maggior numero di voti espressi per le candidature presidenziali rispetto a quelle per le liste, sia di partito, sia civiche). Regionali 2019 Tesei 255.158 36,26% Bianconi 166.179 23,61% Ricci 11.718 1,66% Rubicondi 4.484 0,63% Camuzzi 2.098 0,29% Carletti 910 0,12% Pappalardo 587 0,08 Seduction 461 0,06% Regionali 2024 Proietti 182.394 26.00% Tesei 164.727 23,48% Rizzo 3.946 0,56% Leonardi 1.901 0,27% Pasquinelli 993 0,14% Paolone 866 0,12% Fiorini 840 0,11% Tritto 837 0,11% Pignalberi 253 0,03 Coalizioni: Centro Sinistra tra il 2019 (con il M5S) e il 2022 (fuori il M5S, nel 2022 all'8,33%) meno 3,70 , tra il 2022 e il 2024 (europee somma delle liste che sostengono Proietti compreso centristi e M5S) più 8,58% (90.316 voti). Tra il 2024 (europee somma come indicato poc'anzi) e 2024 (regionali) meno 3,74% (21.470 voti) Centro destra tra il 2019 e il 2022 meno 4,78%, tra il 2022 e il 2024 (europee somma delle liste che nelle regionali sostengono Tesei) meno 1,62% (4581 voti) tra il 2024 (europee somma delle liste) e il 2024 (regionali) meno 6,88% ( 30,865 voti). Sono questi i dati nel rapporto candidati/coalizioni che dovrebbero far riflettere le forze politiche. Regionali 2019 Centro Destra 245.789 34,93% Centro Sinistra (con M5S) 153.784 21,85% Politiche 2022 Centro Destra 199.663 30,15% Centro Sinistra 120.210 18,15% M5S 55.205 8,33% Centristi 35.111 5,30% Europee 2024 Liste sostegno candidatura Tesei (somma) 195.082 28,53% Liste sostegno candidatura Proietti (somma) 182.764 26,73% Regionali 2024 Centro-sinistra 161.294 22,99% Centro - destra 151.899 21,65% Liste PD dal 2019 al 2022 più 0,86%, tra il 2022 e il 2024 (europee) più 1,04% ( voti 9.048), tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,31% (6.494 voti) AVS dal 2019 (2 liste verdi) al 2022 più 0,50, dal 2022 al 2024 (europee) più 0,99% (7.209 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,32% ( 8.676 voti) M5S tra il 2019 e il 2022 più 3,99% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 3,24% (20.388 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 2,88% (19.292 voti) Liste Centriste tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 3,48% ( 22.306 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 2,15% (13.836 voti) Fratelli d'Italia tra il 2019 e il 2022 più 13,81%, tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 1,10% ( 3.282 voti) tra il 2024 europee e il 2024 (regionali) meno 9,85% (65.695 voti) Lega tra il 2019 e il 2022 meno 16,73% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 1,28% ( 7.699 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 0,40% ( 1.999 voti) Forza Italia (con i moderati) tra il 2019 e il 2022 più 1,83% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 0,28% ( 845 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali, senza i Moderati) meno 0,38% ( 1.777 voti) area PRC-PaP- PCI tra il 2019 e il 2022 più 1,06% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 0,19% (1284 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,13% ( 7.732 voti) Civica Tesei 2019 16.424 2,33% 2024 16.023 2,28% Civica Bianconi 2019 16.833 2,39% Civica Proietti 2024 15.084 2,15% Regionali 2019 Lega 154.413 21,94% FdI 43.443 6.03% Forza Italia 22.991 3,26% Lista Tesei 16.424 2,33% Civica 8,608 1,22% PD 93.296 13,25% M5S 30.953 4,34% Lista Bianconi 16.833 2,39% Verdi Civici 6.727 0,95% Verdi 5.975 0,84% Lista Ricci 5.261 0,74% Italia Civica 2.175 0,30% Proposta Umbria 1.475 0,20% Partito Comunista (Rizzo) 4.108 0,58% PCI 2.098 0,29% PaP 1.345 0,19% Riconquistare 808 0.11% Arancioni 524 0,07 Buone Maniere 420 0,05% Politiche 2022 Fdi 131.396 19,84% Lega 34.517 5,21% Forza Italia 31.743 4,79% Moderati 2.007 0,30% PD 93.435 14,11% AVS 15.217 2,29% + Europa 9.143 1,38% Impegno Civico 2.415 0,36% M5S 55.205 8,33% Centristi 35.111 5,30% Italexit 7.821 1,18% Sovr. Pop. 5.373 0,81% PCI 5.199 0,78% UP 5.051 0,76% Vita 2357 0,35% Europee 2024 Fdi 128.114 18,74% PD 103.583 15,15% M5S 34.817 5,09% FI e Moderati 32.905 4,81% Lega 26.818 3,92% AVS 22.426 3,28% +Europa e IV 11.988 1,75% Azione 9.950 1,45% Santoro (PRC-Pap-PCI) 9.288 1,35% Bandecchi (A.P.) 7.245 1,05% Sov.Pop. 3.109 0.45% Libertà 2.457 0,35% Regionali 2024 PD 97.089 13,84% M5S 15.525 2,21% Presidente Proietti 15.084 2,15% AVS 13,750 1,96% Sanità Pubblica 7.819 1,11% Riformisti 7.402 1,05% Civici 5.025 0,71% FdI 62.419 8,89% Forza Italia 31.128 4,43% Lega 24.729 3,52% Presidente Tesei 16.023 2,28% Moderati 9.229 1,31% Bandecchi (AP) 6.929 0,98% UDC 1.432 0,20% Sov. Pop. 1.793 0,25% Presidente Rizzo 1.286 0,18% PRC-PaP-PCI 1.556 0,22% Dissenso 896 0,12% Forza Popolo 763 0,10% Alternativa 743 0,10% Presidente Tritto 729 0,10%

venerdì 15 novembre 2024

La locomotiva d'Europa si è fermata - Lavoce.info

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Why the Democrats Lost Workers – And the Election

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Four Myths About Kamala Harris’s Loss

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Franco Astengo: La Consulta e il referendum

LA CONSULTA E IL REFERENDUM di Franco Astengo Fatta salva la necessità di leggere per intero la sentenza è difficile, da parte di chi sostiene la Costituzione, adeguarsi al giubilo che si è levato per salutare la decisione della Corte Costituzionale di chiedere il ritocco di parti (sicuramente significative) della riforma che propone la cosiddetta "autonomia differenziata". In sostanza la Corte rimanda il testo al Parlamento accompagnandolo con precisi vincoli di merito ma affidandosi alla stessa maggioranza che lo ha approvato. Nella contesa tra Regioni (perché di questo si è trattato in sostanza) è emersa una decisione che sicuramente creerà problemi al Governo ma, nel contempo, pone in discussione l'ammissibilità del referendum (e in particolare del quesito che domanda la totale abolizione) il cui svolgimento è stato richiesto da 1.300.000 firme raccolte questa estate da un articolato schieramento nel quale erano presenti partiti politici, sindacati, soggetti associativi di diversa natura. La corte di Cassazione è adesso chiamata a discutere l'ammissibilità stessa della richiesta prova referendaria che con astuzia è stata collegata dalla maggioranza di destra alla legge di bilancio evitando così la tagliola delle legge costituzionale. E' necessario che lo schieramento che ha proposto il referendum si mobiliti immediatamente fornendo scienza giuridica e forza popolare per conseguire l'obiettivo del suo svolgimento puntando sulla abolizione totale dell'articolato. Egualmente le forze parlamentari del centro-sinistra avrebbero il compito di elaborare un progetto di riforma del titolo V della Costituzione malamente manipolato (ormai il giudizio è di opinione generale) a suo tempo in chiusura della XIII legislatura repubblicana dallo schieramento che sosteneva il governo Amato per inseguire la Lega considerata "una costola della sinistra". Un ripensamento andrebbe rivolto anche alle Leggi Bassanini e a quella Del Rio (Province relegate a enti di secondo grado, abolizione di soggetti intermedi, accorpamenti di Authority portuali): in sostanza la riflessione dovrebbe investire il quadro complessivo del sistema delle autonomie inteso nel senso di soggetti di intermediazione dello Stato e non soltanto di soggetti di pura espressione autonomistica. Il punto prioritario però rimane quello del referendum. Nel quesito dell'abolizione del disegno sull'autonomia differenziata portato avanti da governo e maggioranza di destra la questione non risiede soltanto nei LEP che riguardano essenzialmente la residualità dello stato sociale, ma materie non soggette al vincolo dello stabilire il livello dei LEP ma molto delicate soprattutto sul terreno economico: commercio estere, banche, ecc,ecc.

Perché l'investimento sociale è la chiave per realizzare il Rapporto Draghi*, Anton Hemerijck, David Bokhorst | Menabò di Etica ed Economia

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Salario minimo e debito pubblico: perché lo scontro politico rappresenta un costo per il cittadino*, Paolo Naticchioni | Menabò di Etica ed Economia

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lunedì 11 novembre 2024

Bernie Sanders Is Right: Democrats Have Abandoned the Working Class | The Nation

Bernie Sanders Is Right: Democrats Have Abandoned the Working Class | The Nation

Biscardini: Nel bilancio 2025 ci siano dei fondi per il Progetto Navigli

COMUNICATO STAMPA MILANO, NEL BILANCIO 2025 CI SIANO DEI FONDI PER IL PROGETTO NAVIGLI L'Associazione scrive ai Consiglieri e agli Assessori del Comune di Milano per chiedere almeno il finanziamento per la realizzazione della Conca di Viarenna. Un progetto approvato da anni con un costo irrisorio rispetto a 4 miliardi del Bilancio comunale. Una lettera che fa il punto della situazione, nonché sui tanti ritardi e sulla mancanza degli impegni presi per la riapertura dei Navigli a Milano. Ai Consiglieri comunali di Milano Agli Assessori del Comune di Milano Oggetto: Progetto Navigli, almeno la Conca di Viarenna nel Bilancio 2025 Dalle notizie apparse sulla stampa il Comune si appresterebbe ad approvare una manovra per il Bilancio preventivo 2025 di circa 4 miliardi, sostenuta da alcune nuove voci di entrata per finanziare in modo particolare il trasporto pubblico locale ed altri interventi. Nulla togliendo a questa emergenza che riguarda in modo particolare i livelli di servizio dei trasporti pubblici di superficie, vi chiediamo un’attenzione particolare al tema Navigli e alla loro riapertura, con particolare riferimento alle fasi che ancora devono essere perfezionate per dare concretezza a questo progetto. L’opera, riconosciuta come strategica già dal PGT del 2012, non ha visto successivamente un’azione coerente della Amministrazione comunale di Milano corrispondente al “valore strategico” che ad essa era stato attribuito. Ad oggi, tutto è fermo a un incarico per la Progettazione preliminare (Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica), affidato dal Comune ad MM nel dicembre 2019. Studio di cui, a distanza di cinque anni nessuno conosce i risultati, né i cittadini, né tantomeno i consiglieri comunali, nonostante che per tale studio sia stata impegnata una spesa di 2,2 milioni di euro, probabilmente già corrisposti regolarmente a MM. Allo stato dell’arte, il progetto di riapertura dei Navigli sarebbe fermo in ragione di una dichiarazione del Sindaco secondo la quale non ci sarebbero risorse sufficienti nemmeno per iniziare i lavori. Frase troppo generica per essere accettata. Tanto più che non risulta che l’Amministrazione comunale abbia fatto passi sufficienti né presso il Governo, né presso la Regione Lombardia, né tantomeno presso l’Europa per ricercare una forma di compartecipazione finanziaria per la realizzazione delle opere. E ciò nonostante, la disponibilità e l’interesse della Commissione europea che, per voce della Commissaria ai Trasporti Violetta Bulc, ha dato fin dal 2019 la disponibilità a finanziare l’opera a fronte di un progetto integrale che l’Europa stessa ha consigliato al Sindaco di promuovere. Le dichiarazioni del Sindaco appaiono peraltro assolutamente generiche, in quanto l’Amministrazione non ha ancora verificato concretamente la possibilità di procedere definendo un piano finanziario pluriennale attendibile, né sulla base di un programma dei lavori che preveda la realizzazione per lotti, di cui il primo potrebbe ragionevolmente essere quello relativo al prolungamento del Naviglio Martesana lungo via Melchiorre Gioia fino ai Bastioni di Porta Nuova. Per dare un segno concreto di interesse nei confronti del progetto, che è stato sbandierato e che ha certamente influito anche nell’elezione della giunta Sala sia nel 2016 che nel 2021, basterebbe peraltro di mettere a Bilancio le risorse necessarie per la realizzazione della Conca di Viarenna, progetto già esistente, già approvato e inserito più volte nel Piano triennale delle opere pubbliche, che consentirebbe l’estensione della Darsena verso Conca del Naviglio, progetto per anni sostenuto dall’architetto Empio Malara. In un Bilancio di quattro miliardi si possono trovare una decina di milioni per questo intervento. Cordiali saluti, Roberto Biscardini

Mario Draghi’s Report Is Far Short of What Europeans Need

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domenica 10 novembre 2024

IL FATTO ONLINE CENSURA CRITICA LIBERALE E “NON MOLLARE” | Fondazione Critica Liberale, dal 1969 la voce del liberalismo

IL FATTO ONLINE CENSURA CRITICA LIBERALE E “NON MOLLARE” | Fondazione Critica Liberale, dal 1969 la voce del liberalismo

The American Global Order Could End - The Atlantic

The American Global Order Could End - The Atlantic

Giuseppe Casanova: L'elezione di Trump

In relazione alla rielezione di Donald Trump, come 47° presidente degli Stati Uniti, sono state fatte moltissime considerazioni, sia da chi auspicava la sua elezione, e da chi invece ha esternato molte preoccupazioni, in relazionee all’impatto che avrà sulla democrazia liberale. Anche io sono molto preoccupato sulla influenza che la sua rielezione avrà sul mondo intero in particolare per noi europei, e per questo motivo faccio a supporto qualche considerazione. Trump ha spesso criticato le istituzioni democratiche e ha adottato una retorica polarizzante che ha suscitato timori tra molti cittadini americani e non solo. Durante la sua campagna elettorale, ha promesso di attuare cambiamenti radicali che potrebbero scuotere persino i pilastri della democrazia. Che gli americani abbiano manifestato molti dubbi e preoccupazioni sull’elezione di Trump, ce lo rivela anche Google. Infatti secondo Google Trends, le ricerche per "come trasferirsi in Canada" sono aumentate del 400% la notte delle elezioni. Anche le ricerche su "come ottenere legalmente un visto per il Canada" sono aumentate del 200%. Dati che riflettono una certa preoccupazione tra gli americani riguardo alla presidenza di Trump, con il desiderio di esplorare opzioni alternative alla vita americana. Anche analizzando la sua precedente esperienza come Presidente, c’è da rilevare che Trump ha implementato alcune politiche economiche come il Tax Cuts and Jobs Act del 2017, riducendo le tasse per molte persone, ma a beneficiarne sono state principalmente le famiglie ad alto reddito e le grandi aziende. Alcuni critici sostengono che le sue politiche abbiano ridotto le protezioni per i lavoratori a basso reddito e abbiano tagliato i programmi di assistenza sociale, paure che si ripropongono ora. Qualche perplessità è legata anche al sostegno che Elon Musk, ha garantito a Trump, sia finanziariamente che politicamente, giocando un ruolo significativo nella sua elezione, avendo utilizzato la sua piattaforma di social media e le sue risorse finanziarie per amplificare il messaggio di Trump e mobilitare i suoi sostenitori. Per concludere, pur stendendo un velo pietoso sui guai giudiziari di Trump, questi si problemi esclusivamente americani, c’è da preoccuparsi non poco sulla politica e i problemi che i due miliardari americani, Trump e Musk, creeranno non solo all’America, ma al mondo intero.

La crisi tedesca e il futuro dell’industria europea

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venerdì 8 novembre 2024

The Problem With Blaming White Women - The Atlantic

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Bernie Sanders Is Right to Be Incensed at the Democrats

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Per un fisco più giusto tassare il capitale - Lavoce.info

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Dopo la revisione, un'Irpef ancor più complicata - Lavoce.info

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Democracy Derailed: Trump’s Triumph Signals a Dark New Era

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How Trump Won

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lunedì 4 novembre 2024

When the Left Goes Far Right by Jan-Werner Mueller - Project Syndicate

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La democrazia si sta sgretolando, per salvarla bisogna ricostruire la politica - Strisciarossa

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Milano troppo cara, Tommaso Greco: "Affiti al +70% rispetto alla media nazionale. Serve un salario minimo territoriale"

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Rapporto Draghi e investimento pubblico. Le mani legate dell’Europa, Floriana Cerniglia, Francesco Saraceno | Menabò di Etica ed Economia

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“Piano Draghi”: non ci siamo. Diagnosi, obiettivo e rimedi ai raggi X, Forum Disuguaglianze Diversità | Menabò di Etica ed Economia

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Il Rapporto Draghi non è un’agenda per la sinistra, Andrea Boitani, Roberto Tamborini | Menabò di Etica ed Economia

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A partire dal Rapporto Draghi. Per un welfare di aiuto, ma non ancella della crescita, Elena Granaglia | Menabò di Etica ed Economia

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domenica 3 novembre 2024

Roberto Biscardini: Socialisti contro la guerra

SOCIALISTI CONTRO LA GUERRA Roma 19 ottobre 2024 Intervento di Roberto Biscardini È evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione che non ha precedenti nella storia recente dell’umanità. Con fronti di guerra sostanzialmente accettati e subiti dalla comunità internazionale, subiti dalla politica e dalla diplomazia. Guerre che non vengono fermate e che, anche per questo, potrebbero favorirne altre. In un mondo che non riesce a fermare un uomo, che per salvare sé stesso, agisce fuori da qualunque regola del diritto internazionale, mettendo a rischio la pace mondiale. 1 E questo avviene con il sostanziale silenzio dei governi occidentali nonostante la maggioranza dell’opinione pubblica di tutto il mondo sia contro l’aggressione criminale del governo di Israele nei confronti del popolo palestinese. 2 E avviene nonostante persino in Israele l’opinione pubblica vorrebbe la fine della guerra, ma si trova per le mani una democrazia debole che non riesce a fermare un uomo, senza bisogno di uno spargimento di sangue. Un parlamento che non ha la forza di alzare la mano per mandare a casa i propri governanti, con comunità ebraiche in tutto il mondo troppo silenziose, quando addirittura non condizionate dalle aree più fanatiche e integraliste ancorché minoritarie del popolo ebraico 3 Con le stesse famiglie degli ostaggi che chiedono a Netanyahu di fermarsi e di scegliere il terreno della tregua Anche per questo è importante questa iniziativa promossa dalla federazione romana dal Psi perché dimostra che da qui si può costruire, sui contenuti e sulle cose da fare, un’idea unitaria del socialismo. Nel merito. Stando alle ultime notizie in medio oriente non siamo di fronte solo ad un’escalation militare, a Gaza come in Libano, ma anche ad una catastrofe umanitaria organizzata scientificamente da Netanyahu affinché oltre ai morti sotto i bombardamenti si aggiungano i morti per fame e di stenti. L’obiettivo è lo sterminio di un popolo e ridurre tutta la regione in un cumulo di macerie. E questo non dovrebbe essere accettato da nessuno. Infatti i morti sono molti di più di quelli accertati, perché a coloro (uomini donne e bambini) che sono morti per gli attacchi militari, bisogna aggiungere le persone che muoiono dopo essere state ferite, o per assenza di acqua e di cibo, e per aver contratto malattie conseguenti alla distruzione indiscriminata delle città. In poco tempo alla mattanza di Gaza, alla colonizzazione della Cisgiordania, all’invasione del Libano siamo arrivati alla minaccia di una guerra contro l’Iran, e il mondo che è sull’orlo di una catastrofe sta a guardare. La reazione affinché l’escalation si fermi è debole. Se il mondo parlasse, se l’Europa fosse un’altra, se la politica del governo italiano non fosse complice di una politica solo atlantista, che ha enormi responsabilità sia nei crimini della guerra in Medioriente e sia nella guerra tra Russia e in Ucraina, se anche la sinistra avesse maggiore coraggio e si possa dire BASTA tutti insieme, non ci sarebbe bisogno di un incontro come questo. Ecco perché oggi siamo qua, e dobbiamo farlo perché farlo È UN DOVERE E NON BISOGNA STARE ZITTI. È un dovere prendere posizioni (così come abbiamo iniziato a farlo proprio qui a Roma in queste sale, in un’iniziativa di Critica Sociale qualche mese fa, lanciando l’idea di un movimento per il socialismo che avesse tra propri obbiettivi quello di impegnarsi con chiarezza contro la guerra e la cultura della guerra troppo forte in tutto l’occidente. È un dovere esserci ovunque sia possibile. Farlo pur in un momento in cui la debolezza di una forza socialista anche a livello internazionale, colloca spesso la sinistra su posizione che non dovrebbero appartenergli, incapace di guardare lontano e di cogliere la gravità delle conseguenze disastrose di ciò che a breve potrebbe succedere. Farlo contro chi la guerra la promuove, la sostiene e la alimenta con soldi, armi e propaganda, perché questo è nel DNA del socialismo italiano ed europeo. È dall’Internazionale del 1889 che i socialisti discutono del tema della guerra e del come prevenirla in quanto strumento dei nostri antagonisti. E delle classi dominanti. I socialisti condannarono ogni guerra al Congresso di Stoccarda e a quello di Basilea del 1912 in quanto guerra fra capitalisti. E lo fecero alle soglie della prima guerra mondiale. Nel luglio 1914 l’Avanti titolava a prima pagina “Verso un nuovo macello dei popoli. Abbasso la guerra!” Nella convinzione che i cittadini e la classe lavoratrice fossero in condizioni con ogni mezzo di fermarla. Una posizione netta e intransigente che, nel centenario della morte di Giacomo Matteotti è doveroso ricordare per la sua attualità. È dell’ottobre del 1914 la presa di posizione di Matteotti circa la possibilità del ricorso all’insurrezione per impedire l’ingresso dell’Italia in guerra. Neutralismo, pacifismo integrale e internazionalista. Fino all’estremo rimedio della agitazione rivoluzionaria. Perché Matteotti pensava, per esempio al contrario di Turati, che con la guerra “con il suo carico di morti e sofferenze economiche da sempre a carico delle classi meno abbienti imponesse un’azione più decisa del partito socialista per evitarla, fino ad immaginare lo sciopero generale insurrezionale”. I socialisti italiani furono in quegli anni tra i grandi partiti della sinistra europea quelli più intransigenti, fedeli alla visione pacifista dell’internazionale socialista che rappresentò per lunghi anni la speranza di un mondo migliore e senza guerre. Ma la storia pacifista dei socialisti italiani non finisce qui. Bisogna ricordare Nenni nell’immediato dopo guerra. È l’avvio di una lunga fase della politica di distensione tra est e ovest che troverà in modo particolare con la Bad Godesberg del 1969 il punto più alto per contrastare per via diplomatica la Guerra Fredda. E contemporaneamente, quante volte i socialisti della mia età sono stati in piazza contro la guerra del Vietnam, o in difesa dei movimenti di liberazione contro le dittature e i regimi totalitari? Non è sbagliato partire dal passato per affrontare il presente ed evitare un futuro drammatico. Di fronte al pericolo di una nuova catastrofe è un dovere dei socialisti agire, esserci, per dare il proprio contributo ed evitare le conseguenze micidiali delle guerre attuali che rischiano, senza alcun limite ad alimentare l’odio tra popoli e tra le persone, per generazioni e generazioni, guerre che si configurano come guerre preventive che dietro un ipocrita “diritto alla difesa”, magari addirittura in nome della democrazia, hanno come obiettivo non di sconfiggere l’avversario ma di distruggerlo. Un terrorismo di Stato che produrrà a catena nuovo terrorismo. Senza mettere mai in conto l’ipotesi di un intervento della diplomazia per raggiungere una tregua o addirittura in violazione del diritto internazionale e dei diritti umani, individuali e collettivi. Negando un ruolo attivo delle Nazioni Unite. Noi socialisti siamo dalla parte delle persone, siamo dalla parte dei popoli, di tutti quelli che soffrono sia da una parte che dall’altra. Siamo dalla parte dei diritti, e siamo contro la guerra perché il diritto principale delle persone è quello di poter vivere. Per questo: Chiediamo che il nostro Paese e l’Europa riconoscano subito la Palestina, ancorché a distanza e in ritardo di 31 anni quando vennero ratificati gli accordi di Oslo, perché non può esistere un popolo senza Stato e senza terra. Chiediamo che la comunità internazionale esca dall’immobilismo e sia anche l’ONU ad intervenire diplomaticamente in Medio oriente e in Ucraina come forze di interposizione tra israeliani e palestinesi, per garantire l’organizzazione degli aiuti, la fine delle ostilità, e la ricostruzione. Oltre all’embargo delle armi e le sanzioni nei confronti di Israele. Noi socialisti, in senso lato (non solo quelli anagrafici) possiamo svolgere, sia in Italia che in Europa, un ruolo protagonista per una politica di pace contro la guerra. Perché disimparare il valore della pace avrà conseguenze incalcolabili per tutti. Anche per questo, come è già stato annunciato, ci rivedremo presto, qui a Roma per dare continuità all’iniziativa di oggi, ma la prossima volta lo dovremo farlo coinvolgendo la comunità israeliana e quella palestinese. Dobbiamo unire nuove forze a partire dalle tante associazioni socialiste, non tutte impegnate nello stesso modo, dobbiamo entrare nei circoli e nelle sezioni. Qualche volta siamo stati criticati perché abbiamo partecipato a diverse manifestazioni, a partire da quella in Italia del 5 novembre 2022 e le tante che si sono succedute fino ad ora. Lo faremo anche il 26 ottobre a Roma come a Milano e nelle altre città italiane, con o senza bandiere. Siamo nel movimento contro la guerra e dobbiamo fare la nostra parte.

giovedì 31 ottobre 2024

Paolo Borioni: Per fermare l'onda populista la sinistra europea deve abbandonare il super-atlantismo - Strisciarossa

Per fermare l'onda populista la sinistra europea deve abbandonare il super-atlantismo - Strisciarossa

GB, la manovra laburista: nuovi investimenti e più tasse - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

GB, la manovra laburista: nuovi investimenti e più tasse - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Rebound of Social Democrats in Lithuania: reasons and implications - Foundation for European Progressive Studies

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The elections in Bulgaria for the Socialist Party: optimism, but conditional one - Foundation for European Progressive Studies

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martedì 29 ottobre 2024

Usa2024: una settimana al voto

Usa2024: una settimana al voto

LIGURIA: UNA SINISTRA CHE PERDE ANCORA, SENZA CAPIRE IL PERCHé - GLI STATI GENERALI

LIGURIA: UNA SINISTRA CHE PERDE ANCORA, SENZA CAPIRE IL PERCHé - GLI STATI GENERALI

Franco Astengo: Numeri dalla Liguria

NUMERI DALLA LIGURIA di Franco Astengo Analisi del voto in Liguria: Elezioni Regionali 2024. In premessa va ricordato che Bucci è stato eletto senza sfondare il muro dei 300.000 voti (perdendone più di 60.000 dal Toti 2020) e perdendo clamorosamente proprio nella cinta urbana del capoluogo regionale. Orlando ha sopravanzato Bucci di 18.000 suffragi. Sicuramente avrà inciso la vicenda giudiziaria che ha investito Regione, Autorità Portuale, un notissimo imprenditore considerato un pilastro dell'economia ligure. Siamo però di fronte a una evidente bocciatura della gestione amministrativa portata avanti da Bucci. La minore astensione (pur rilevante) fatta registrare a Genova è stata dovuta alla volontà della maggioranza di elettrici ed elettori di esprimere il proprio dissenso. Nella sostanza il successo di Bucci arriva dalla periferia, in particolare quella del Ponente da Finale a Ventimiglia ( nella circoscrizione di Imperia Bucci supera i 15.000 voti di scarto). Si tratta di un risultato ben precisamente dovuto alla politica portata avanti dall'amministrazione uscente: il frutto della politica corporativa condotta da Toti e dai suoi sodali e di isolamento dell'area centrale della provincia di Savona penalizzata nelle infrastrutture e nelle prospettive di modernizzazione industriale per favorire (come dimostra bene anche l'elargizione dei fondi) di balneari, ristoratori, albergatori, ecc (non a caso a Savona abbiamo avuto un albergatore presidente dell'Unione Industriali, adesso sindaco di Finale dopo aver svolto il compito di assessore regionale con il centro - sinistra) e presidente di Confcommercio il capataz dei balneari vicinissimo a Toti e Vaccarezza grande collettore di voti come Scajola a Imperia. Nello scioglimento del nodo di Genova Città Regione che non vota il Sindaco come Presidente Savona resta priva, in maggioranza e in minoranza, di una rappresentanza politica derivante direttamente dalla coalizione democratico - progressista che amministra la Città dal 2021 e che, nell'occasione, è stata confermata dal suffragio cittadino per le elezioni Regionali (con Orlando in netto vantaggio su Bucci). Andando per ordine: PARTECIPAZIONE AL VOTO Il parametro di riferimento è quello del totale dei voti validi, sommando nel "non voto" la mancata partecipazione, le schede bianche e le schede nulle. Elezioni regionali 2020: iscritti nelle liste 1.340.604 elettrici e elettori, voti validi per i candidati presidenti (10) 682.490 pari al 52,31%, voti validi per le liste 626.425 pari al 46,72%. Si noti la netta differenza nelle espressioni di voto a favore della candidatura singola come accade ogni qual volta si verifichi una elezioni diretta per una carica monocratica, segnala di un ormai avvenuto radicamento della concezione personalistica della politica. Elezioni politiche 2022 (Senato, perchè unico collegio e quindi voto omogeneo). iscritti nelle liste 1.195.266 (numero inferiore rispetto alle regionali a causa dell'iscrizione nelle circoscrizioni estero). Voti validi (coincidenti tra voti espressi tra candidati nei collegi uninominali e liste non essendo previsto il voto disgiunto) 735.081 pari al 61,49% a dimostrazione del maggior interesse verso le elezioni politiche rispetto a quelle locali (non solo regionali ma anche le amministrative ormai raccolgono un minor numero di voti) Elezioni europee 2024: iscritti nelle liste 1.305.235. Voti validi 625.621 pari al 47,93%. Regionali 2020 ed Europee 2024 si assestano su di un totale di voti validi (nelle Regionali 2020 per le liste) al di sotto del 50%. Elezioni regionali 2024: iscritti nelle liste 1.341.693 Voti validi 596.833 (44,48%) per i candidati presidenti e 562.299 (41,90%) per le liste d'appoggio (confermando la tendenza al voto personale nell'occasione di elezione per cariche monocratiche). 85.657 voti validi in meno per i candidati presidenti (nel 2020: 10, nel 2024:9) e 28.688 in meno rispetto alle Europee 2024. CENTRO DESTRA Regionali 2020: Eletto Toti con 363.053 voti pari al 27,08% del totale degli aventi diritto (parametro che si seguirà anche per gli altri raffronti percentuali). La coalizione di centro destra ha raccolto 354.137 voti pari al 26,41%. La prima forza dello schieramento di centro destra risultò la lista del presidente "Cambiamo" con 141.629 voti (10,56%), Lega con 107.340 ( 8,00%), Fratelli d'Italia 68.088 (5,07%), Forza Italia 33.006 ( 2,46%), UDC 4.074 (0,30%). Politiche 2022: Toti presenta la lista "Noi Moderati" con un evidente insuccesso e si verifica uno spostamento secco di consenso (in linea con il quadro nazionale) verso Fratelli d'Italia che raccoglie 179.118 suffragi (14,98%), Lega 64.399 (quasi dimezzata rispetto alle regionali: 5,38%), Forza Italia 48.746 (in crescita: 4,07%) Noi moderati 18.794 (1,57% a dimostrazione della difficoltà a trasferire il consenso locale sul piano nazionale). La coalizione assomma 311.057 voti ( 26,02%) Europee 2024. I dati coalizionali rappresentano soltanto una forzatura statistica essendo la competizione europee regolata da una formula proporzionale con sbarramento. In ogni caso la somma di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia (inclusa "Noi Moderati) realizza 275.802 voti (21,13% sul totale degli aventi diritto, in evidente arretramento). Pur perdendo voti e punti percentuali Fratelli d'Italia conferma la propria egemonia nello schieramento: 167,508 voti (12,83%, più di 2 punti effettivi in meno). Lega 55.560 (4,25%, un calo dell'1,13%), Forza Italia con Noi Moderati 52.734 (4,04%, a dimostrazione che le fusioni elettorali non funzionano mai, normalmente si perde a destra come a sinistra). Regionali 2024: Eletto Bucci con 291. 093 voti pari al 21,69% sul totale degli aventi diritto (-5,39% rispetto a Toti nel 2020). La coalizione di centro destra ha raccolto 271.809 pari al 20,25% sul totale degli aventi diritto - 6,16% rispetto al 2020), in arretramento anche rispetto alla somma dei partiti di centro destra nelle Europee 2024 dello 0,88%. Fratelli d'Italia mantiene il primato nella coalizione (già conseguito nelle Politiche 2022 e nelle Europee 2024) con 84.816 voti (6,32% sul totale degli aventi diritto) cedendo 82.692 voti rispetto al dato delle Europee svolte nello scorso giugno. Le due liste "civiche" ( in realtà Vince Liguria può essere considerata l'erede della totiana "Cambiamo" che nel 2020 aveva raccolto 141.629 voti pari al 10,56% sul totale degli avanti diritto) assommano 85.269 voti ( 6,35% sul totale degli aventi diritto) drenando in effetti il calo del partito della presidente del Consiglio. La Lega totalizza 47.652 voti (3,55% sul totale degli aventi diritto , con una flessione rispetto alle Europee 2024 dello 0,70%) . Anche Forza Italia perde voti rispetto alle Europee scendendo a 44.849 (con Noi Moderati aveva messo assieme nel giugno scorso 52,734 suffragi). Da tener conto i 7.294 voti dell'UDC (in crescita rispetto all'unica comparazione possibile quella del 2020 quando la lista dello scudo crociata si era fermata a 4.074 voti. In coda nella graduatoria del centro destra la lista di Alternativa Popolare di Bandecchi con 1.929 voti. CENTRO SINISTRA REGIONALI 2020. Ferruccio Sansa, candidato dello schieramento composto da PD, 5 stelle, Lista Sansa, Sinistra -Linea Condivisa e Europa Verde era stato sconfitto da Toti ottenendo 265.506 voti (19,13%) mentre la coalizione si era fermata a 242.652 suffragi (18,10%, un punto in meno dei voti toccati dal candidato Presidente)l PD 124.586 voti (secondo partito dietro la lista personale di Toti: 9,29%), M5S 48.722 (3,63%, non si può omettere di far notare come nelle elezioni politiche del 2018 il Movimento avesse ottenuto 259.264 voti pari al 21,08% sul totale degli aventi diritto. In 2 anni un calo del 17,45% effettivo per un valore di circa 210.000 voti perduti). La lista personale di Sansa 44.700 voti (3,33%), Sinistra - Linea Condivisa 15.451 (1,15%), Europa Verde 9.193 (0,68%). Deve essere rilevato come per le elezioni 2024 Linea Condivisa risulta confluita nella lista del candidato Presidente Orlando, mentre Sinistra Italiana, Europa Verde e Lista Sansa sono confluite nella lista AVS: da ricordare allora come la somma delle 3 liste nel 2020 era stata di 69.344 voti (5,12%). POLITICHE 2022. I candidati uninominali della coalizione di centro sinistra formata da PD, Alleanza Verdi Sinistra (AVS), da +Europa e dalla lista Di Maio con il Centro Democratico raccolgono 222.585 voti (18,62% sul totale degli aventi diritto: 0,52% in più della coalizione che aveva sostenuto Sansa ma con 20.000 voti in meno a causa dell'aumento dei voti validi, assente il M5S e inglobato + Europa nella coalizione, irrilevante come vedremo l'apporto della Lista Di Maio). Il PD ha ottenuto 163.076 voti (13,69% con un aumento percentuale del 3,40%) Alleanza Verdi Sinistra 30.573 voti (2,55%, all'incirca la metà di quanto messo assieme nelle Regionali 2020 dalle tre liste Sinistra Linea Condivisa, Sansa, Europa Verde). Più Europa 24.788 voti (2,07%) e la lista Di Maio 4.148 (0,34%). In sostanza il centro sinistra rimane lontano dal centro destra per 88.472 voti (2 punti virgola 51 sul totale degli aventi diritto) EUROPEE 2024. Ricordando ancora la formula elettorale proporzionale in uso nelle elezioni europee in questa occasione una possibile coalizione di centro sinistra sarebbe risultata composta soltanto da PD e AVS, considerata la posizione del M5S alle politiche e la confluenza di + Europa con il centro di Italia Viva. Il PD ha ottenuto 164.470 voti (circa 1.000 voti in più rispetto al 2022. 12,60% con una flessione percentuale dell'1,09% sul totale degli aventi diritto, numero mutato per via del ritorno nelle liste dei residenti all'estero). AVS 48.069 (3,68%, un incremento dell'1,13%). La somma PD + AVS 212.539 (16,28%, - 2,34% rispetto alla coalizione per le politiche 2022). M5S Nelle europee di giugno 2024 il M5S ha avuto 63.727 voti perdendo 31.281 voti rispetto alle politiche 2022 (dove ne aveva realizzato 95.008: in percentuale 7,94%, nel 2024 4,88 % con una diminuzione dello 3,06%). La somma PD + AVS + M5S alle europee 2024 consisteva in 276.266 voti . CENTRO Complesse le vicende elettorali legate alla ricerca del "Centro". Cerchiamo di dipanare la matassa per quanto possibile. REGIONALI 2020 Al centro si presenta la candidatura Massardo sostenuta da una lista formata dal PSI, + Europa, Italia Viva: la candidatura ottiene 16.546 voti (1,23%) mentre la lista ne assomma 15.083 (1,12%) POLITICHE 2022 Mentre + Europa si schiera con il fronte progressista con PD e AVS, Azione e Italia Viva presentano propri candidati. il risultato è di 53.490 voti (4,47%). Un progresso di circa 37.000 voti sulla candidatura Massardo (3,24% di crescita in percentuale sul totale degli aventi diritto) EUROPEE 2024 Italia Viva e Azione si presentano separatamente e + Europa entra in lista con Italia Viva. Entrambe le liste non superano lo sbarramento sul piano nazionale. La lista Italia Viva e + Europa ottiene 23.397 voti (1,79%) Azione 22.087 (1,69%, in quella che si potrebbe definire una competizione personalistica al ribasso compiuta senza tener conto della formula elettorale proporzionale). La somma delle due liste sarebbe stata di 45.484 voti, in calo di 8.006 voti rispetto alla lista unitaria 2022 (dal 4,47% al 3,48%: un calo dello 0,99%). REGIONALI 2024 Nelle elezioni regionali 2024 di cui stiamo cercando di analizzare l'esito si è presentata sul versante del centro sinistra una coalizione formata da PD, M5S, AVS, una lista centrista monca dopo una feroce polemica della componente Italia Viva costretta a ritirare i suoi candidati e due liste "civiche" l'una "del Presidente " e l'altra espressione di istanze territoriali. La coalizione ha raccolto complessivamente 269.169 voti ( 20,06% sul totale degli avanti diritto migliorando di quasi 2 punti il dato della coalizione che nel 2020 aveva sostenuto Ferruccio Sansa comprendente anche in quel caso il M5S). Dal punto di vista delle singole forze politiche: a) il PD flette leggermente rispetto alle europee scendendo da 164.470 voti a 160.148 ( 11,93% sul totale degli aventi diritto) b) AVS, sempre rispetto alle Europee flette di circa 14.000 voti da 48.069 (3,68% sul totale degli aventi diritto) a 34.721 (2,58%, quindi un -1,10% sul totale degli aventi diritto). E' risultato cos' inutile l'apparentamento con la Lista Sansa; c) le due liste "del Presidente" sommano 38.943 voti (2,90% sul totale degli aventi diritto) una cifra fortemente inferiore a quella raccolta delle "omologhe" presenti nel centro destra, ma in quel caso c'è da tener conto dell'eredità della totiana "Cambiamo" del 2020; d) la lista "centrista" comprendente Azione ma non Italia Viva per via del veto imposto dal M5S ottiene 9.813 voti (0,73% sul totale degli aventi diritto). Nel 2020 la candidatura centrista di Massardo aveva avuto 16.546 voti (1,23%) e la lista collegata 15.083 (1,12%). Le due liste separate presentate alle Europee 2024 avevano assommato 45.484 voti (8.006 voti in meno rispetto alla lista unitaria delle politiche 2022: in percentuale i centristi divisi in vario modo tra il 2024 europee e il 2024 regionali perdono circa 34.000 voti). e) Infine capitolo a parte per quel che riguarda il M5S. Ci limitiamo ai numeri. Ripetiamo il dato già esposto poco sopra: Nelle europee di giugno 2024 il M5S ha avuto 63.727 voti perdendo 31.281 voti rispetto alle politiche 2022 (dove ne aveva realizzato 95.008: in percentuale 7,94%, nel 2024 4,88 % con una diminuzione dello 3,06%). Nelle regionali oggetto di questa analisi (ottobre 2024) il M5S presente nella coalizione di centro sinistra ha avuto 25.670 voti (18.000 voti in meno rispetto alle Europee di giugno e 49.000 voti in meno rispetto alle politiche 2022). Percentuale 2024 regionali rispetto agli aventi diritto: 1,91%. AL DI FUORI DAI POLI Al di fuori da centro-destra e centro-sinistra sono state presentate 7 candidature alla presidenza della giunta Regionale con altrettante liste d'appoggio: nessuna tra queste - candidature e liste - ha superato l'1%. Possiamo suddividere questo risultato in possibili aree di riferimento: 1) Ex- 5 stelle: Uniti per la Costituzione (Candidato presidente Morra, ex-senatore e presidente della Commissione Antimafia). La candidatura ha avuto 5.224 voti e la lista 4.934 ( 0,38% e 0,36%) 2) Candidature e Liste di sinistra comunista di diversa ispirazione : PCL e Per l'alternativa, la somma dà 7.178 voti per le candidature e 6.733 per le liste (0,53% e 0,50%). Nessuno prende più in considerazione l'ipotesi, non dell'alleanza ma di una "desistenza strategica" come è capitato di fare nella nuova sinistra anni'70 ; 3) Candidature e Liste sovraniste e di tradizione leghista (Toscano, Cella, Felice). Somma dei voti per le candidature: 9002, per le liste 8080 (0,67% e 0,60%) 4) Candidatura e Lista di estrema destra (Rosson, Indipendenza) 1668 voti per la candidatura, 1559 voti per la lista (0,12% e 0,11%) CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Si possono individuare due punti d'attacco per un dibattito serio: 1) la crescita dell'astensionismo che non pare arrestabile ed è diventato l'unico elemento di volatilità elettorale; 2) nello specifico della vicenda ligure (analizzate tutte le particolarità che conosciamo) ha prevalso il voto di scambio (con gli evasori fiscali e gli sfruttatori del lavoro nero del Ponente) rispetto al voto d'opinione espressom dal capoluogo di Regione, una grande città come Genova. Ecco i dati elezione per elezione del nuovo "triangolo": astensione (comprendente bianche e nulle oltre alla diserzione dalle urne), centro destra, centro sinistra. REGIONALI 2020 Astensione 47,69% Centro destra 26,41% Centro sinistra (con M5S) 19,13% Totale 93,23% POLITICHE 2022 Astensione 38,51% Centro destra 26,02% Centro sinistra 18,62% (fuori il M5S) Totale 83,15% EUROPEE 2024 Astensione 52,07% Centro destra 21,13% Centro sinistra 16,28% (fuori il M5S) Totale 89,48%. REGIONALI 2024 Astensione 55,52% per i candidati presidenti e 58,10% per le liste Centro destra Presidente 21,69% Coalizione 20,25% Centro sinistra Presidente 21,06% Coalizione 20,06% Totale per i presidenti 98,27% per le coalizioni 98,41%

Harris-Trump: l'economia Usa nei prossimi quattro anni - Lavoce.info

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Il suicidio di Israele, l'omicidio di Gaza | David Bidussa

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venerdì 18 ottobre 2024

Meet Lucie Castets, the French Left’s Nominee for Prime Minister

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The left must resist the seductions of austerity - New Statesman

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Una manovra ben poco strutturale - Lavoce.info

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Franco Astengo: Privatizzazioni

PRIVATIZZAZIONI STRATEGICHE E QUESTIONE MORALE di Franco Astengo Dalla vicenda Sogei (così riassumibile in un titolo per ragioni di brevità) emerge un elemento fondamentale di valutazione politica: il quadro delle privatizzazioni ha assunto un esito di rilievo strategico non solo per la struttura industriale in relazione all'innovazione tecnologica ma proietta il fenomeno sul terreno della sicurezza del Paese (e dell'Europa) connettendosi a una "questione morale" di rilevanza assoluta, ben oltre la pur notevole consistenza delle "mazzette". L'operazione Musk si collega con quella TIM/KKR (anzi Starlink punterebbe a sostituire per intero la gestione della rete nel nostro Paese). Un vero e proprio mutamento di paradigma. Siamo di fronte all'ennesimo passaggio che segnala l' assenza dell'Italia da una qualche idea di piano di strategia industriale. Ne avevamo già accennato: in piena contraddizione "sovranista" così si dimostra ancora una volta tutta la fragilità del contorto processo di privatizzazioni avvenuto in Italia nel settore decisivo delle infrastrutture tecnologiche. Questa sì è per davvero una pericolosa cessione di sovranità che il governo di destra sembra voler condividere e accompagnare. Ci eravamo permessi di segnalare come si sia creata una situazione di evidente scalabilità e debolezza, a dimostrazione di una ormai storica incapacità di programmazione dell'iniziativa pubblica in economia e di assenza di politica industriale (che coinvolge anche l'Europa) in un ripiegamento consumistico. La sinistra non può rimanere ingabbiata in questa dimensione strategicamente inesistente schiacciata dall’emergenza dell’immediato. Vincenzo Vita scrive ("Critica Marxista"n.4 "Chiamale se vuoi estrazioni") di "nuovo capitalismo" e di altalena inconcludente tra apocalittici e integrati e propone la necessità di una svolta teorica critica: credo che dalla consapevolezza di questa necessità si possa ripartire e non da , uscendo dalla condizione di subalternità al neoliberismo (magari anche riprendendo in mano qualche filo del discorso novecentesco sull'involucro politico).

lunedì 14 ottobre 2024

The post-election challenge in France - Tempest

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La rivista il Mulino: Sul dramma mediorientale

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The Dilemmas of Democratic Socialism - Dissent Magazine

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“L’austerità è il carburante dell’estrema destra”

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Legge di bilancio: saranno sacrifici, ma non per tutti

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Sandro Pollio: Referendum sì, strategia referendaria no - ControPiede

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Paolo Zinna: Movimento 5 Stelle: un partito diventato inutile? - ControPiede

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Sui conti pubblici scelte difficili all'orizzonte: discutiamone - Lavoce.info

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sabato 5 ottobre 2024

Speciale guerra in Medio Oriente: 10 mappe e grafici per capire l'escalation

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La sinistra nel labirinto della guerra - Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

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Austerità, la parola d’ordine della manovra

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Meno studenti e multinazionali (e troppe rendite): così Milano ha perso potere e centralità di Dario Di Vico

Meno studenti e multinazionali (e troppe rendite): così Milano ha perso potere e centralità editorialista di Dario Di Vico Corriere della sera Milano guarda avanti e inquadra se stessa senza più le granitiche certezze di qualche tempo fa. La sensazione che il «modello» — se lo si vuol chiamare così — si sia inceppato è prevalente nell’opinione pubblica, ma ora anche a livello istituzionale. Se ne è avuta un’eco anche alla recente presentazione dello studio «Your Next Milano», predisposto con la solita cura da Assolombarda e da Milano&Partners. L’indagine è costruita con il metodo del benchmark: si confronta la metropoli lombarda con una serie di realtà analoghe europee ed americane (da Amsterdam a Londra, da Berlino a Chicago) e da lì si studiano ranking e posizionamento che ne emergono. «Luci e ombre» è stata la conclusione a cui gli organizzatori sono giunti quest’anno a sottolineare l’ambivalenza dei risultati e a suggerire una riflessione più approfondita sul cammino di Milano. La sensazione esterna è che implicitamente si ammetta che una pratica dello sviluppo centrata sulle mille Week, sull’eventificio e sulla moltiplicazione di un terziario dell’intrattenimento non sia la strada maestra da percorrere nei prossimi anni. La stella polare è invece l’attrattività nella doppia valenza di capacità di portare a Milano capitali da investire e di trasferire in città talenti capaci di produrre innovazione. Ma come dichiarano Assolombarda e Milano&Partners «rallentano i nuovi investimenti delle multinazionali ed emergono segnali di allarme sui talenti». I risultati, dicono gli organizzatori dello studio, delineano l’immagine di una città che, pur consolidando alcuni asset distintivi, «vive una fase di transizione e incertezza». Per carità, la metropoli ha saputo reagire alla destabilizzazione portata dal Covid meglio di altre aree (il Pil segna +8,7% dal 2019 al 2023) e la disoccupazione è scesa a livelli che gli esperti chiamano frizionali (4,7%) ma tutto ciò non basta a delineare una prospettiva. Innanzitutto di perimetro. Non si può continuare a scindere lo sviluppo di Milano da quello dei 133 comuni dell’hinterland che non sono dei meri quartieri-dormitorio ma comprendono al loro interno — è stato detto — piccole città ricche anche di cultura e di storia dell’arte. E se il modello milanese è all’insegna della terziarizzazione, bisogna tener presenti che gli addetti all’industria dell’hinterland sono il doppio di quelli di Milano e generano un valore aggiunto di 31 miliardi, superiore — per avere un’idea — alla somma di due territori genuinamente industriali come Brescia e Bergamo. Le conseguenza dell’adozione di una logica da Grande Milano sui trasporti balza subito in evidenza così come, garantiscono gli addetti ai lavori, la macro-area urbana è di interesse per gli investitori immobiliari. E allora perché non si parla più di Città Metropolitana? Affrontata la materia del perimetro ottimale del futuro sviluppo di Milano bisogna chiedersi se la città si pone davvero l’obiettivo di diventare una città universitaria di caratura europea. Nell’anno accademico 2022-23 gli iscritti a Milano sono 232 mila in totale, in calo dello 0,4%. La flessione degli studenti negli atenei milanesi è il risultato di una contrazione della componente nazionale (da 217 a 215 mila) e un aumento degli studenti internazionali (da 16 a 17 mila). A Milano la quota di universitari internazionali raggiunge così il 7,4%, supera Barcellona (6,9%) ma l’incidenza rimane meno della metà di quella di Amsterdam, un terzo di Monaco, Berlino e un quinto di Londra per rimanere in ambito europeo. Commentando questi dati il rettore dell’università Bocconi Francesco Billari ha parlato di «segnali negativi». A suo dire si rischia di perdere quella leadership nella formazione delle giovani generazioni italiane che Milano ha finora potuto vantare. Ma perché la città rischia di non essere attrattiva per i giovani talenti? La risposta — sostengono tutti — non sta nella qualità della didattica e nella credibilità dei singoli atenei, ma nel deficit di accoglienza. Per 100 studenti che arrivano a Milano la città mette a disposizione 6 letti mentre la Gran Bretagna ne assicura 33. In sostanza se vogliamo che Milano sia una vera città universitaria bisogna «generare comunità e campus», dice Billari. E di conseguenza i progetti di Milano dipendono dalla capacità di offrire studentati, esigenza riconosciuta imprescindibile e prioritaria non solo dai rettori ma anche da un’operatrice immobiliare come Barbara Cominelli di Jll. Ma è proprio la questione degli studenti in cerca di una stanza in cui vivere a illuminare le odierne contraddizioni di Milano. Sappiamo che la realtà ci parla di mercato nero delle abitazioni e soprattutto di affitti stratosferici che non sono alla portata degli studenti. Ci dice che lo sviluppo di Milano, quello odierno e quello futuro, è angustiato dalla prevalenza della rendita. Nel dibattito organizzato da Assolombarda questa parola non è risuonata, ma è proprio qui il nodo. La verità amara è che la figura-driver della città non è il capitano di industria di una volta o lo scienziato di oggi bensì il proprietario delle mura. Chi ha il più alto potere negoziale è il padrone delle case affittate agli studenti e ancor di più il padrone delle mura degli esercizi commerciali. Come si spiega l’infernale turn over delle insegne della ristorazione e del commercio a Milano se non con un’asticella che il partito della rendita alza di continuo e che alla fine genera una città inospitale e non inclusiva? La verità è che MilanoMattone si oppone a MilanoSapere, mentre ne dovrebbe essere la prima alleata. Ma per rimanere nel campo dei talenti c’è un’altra considerazione da fare. Non ci sono solo i giovani in entrata sulla città, ma bisognerà cominciare a conteggiare quelli in uscita. Secondo la Fondazione Nord Est, nel 2022 il 43,1% dei giovani che hanno lasciato l’Italia aveva un titolo terziario e le regioni di provenienza sono principalmente le settentrionali, inclusa la Lombardia. L’emorragia dei laureati viene dalla zone dove pure le occasioni di impiego dovrebbero essere maggiori, data la più elevata concentrazione di imprese manifatturiere e di servizi basati sulla concorrenza, ma evidentemente — annota la Fondazione — questo tessuto produttivo non sa valorizzarli. O almeno retribuirli adeguatamente. Non è un caso che chiudendo il convegno il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, abbia proposto una flat tax per i giovani lavoratori dipendenti al 5% nei primi cinque anni di lavoro e al 15% dal sesto anno. Per capirne di più sarebbe interessante sapere il dettaglio su Milano e quanti laureati in città se ne vanno all’estero. A completare la parte «ombre» dello studio di cui abbiamo parlato c’è un altro dato preoccupante. Nel 2023 Milano ha attratto 49 nuove multinazionali estere, in calo del 31,9% sul 2022, interrompendo così il trend di crescita degli ultimi anni e tornando ai livelli del 2019. La flessione di Milano è interamente legata alla contrazione degli investimenti esteri nell’Europa Occidentale e la minore attrattività verso le altre aree mondiali. Come si spiega tutto ciò? La città non è ancora percepita come un ecosistema dell’innovazione con unica regia — è stata la risposta emersa dal dibattito — e, se nel frattempo non riesce ad attrarre o fidelizzare i talenti, ricadiamo pienamente nella metafora del gatto che si morde la coda.