venerdì 31 maggio 2019

A Marxist in the European Parliament

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The Socialist Manifesto: Bhaskar Sunkara | Novara Media

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The Indian Catastrophe

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L’Europa del futuro secondo Giuliano Amato

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Sergio Cesaratto: Lettera UE all'Italia

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Franco Astengo: A sinistra, complicata analisi del voto

A SINISTRA: COMPLICATA ANALISI DEL VOTO di Franco Astengo La netta sconfitta subita dalla lista della Sinistra in occasione delle elezioni europee 2019 richiede senz’altro un’analisi di merito riferita soprattutto ai flussi di voto che stabilitisi fra le elezioni europee 2014, quelle politiche 2018 e infine – appunto – quelle europee 2019. Un’analisi complicata soprattutto dal fatto che stiamo verificando diverse modalità di presentazione elettorale che comunque debbono essere accomunate nella comparazione. Inoltre è indispensabile verificare l’andamento degli scambi tra quest’area e il Partito Democratico, in entrata e in uscita oltre al determinare quali altre forze politiche hanno potuto e possono essere considerate “a sinistra del PD”. Andando per ordine e cercando di intenderci: nelle elezioni europee del 2014 erano presenti la Lista Tsipras (che comprendeva Sinistra Italiana, il PRC, I Comunisti Italiani e altri gruppi) oltre ai Verdi e l’IDV che potevamo considerare in allora parte della stessa area politica, essendo stati presenti nella lista dell’Arcobaleno, il cui esito disastroso alle elezioni del 2008 sicuramente si colloca all’origine del tracollo di cui stiamo scrivendo (naturalmente le ragioni sono diverse e molto più lontane nel tempo, ma in questa sede si sviluppa semplicemente un’analisi elettorale). Nell’occasione delle elezioni politiche 2018 il quadro a sinistra del PD cambia: non ci sono più Verdi e IDV e sostanzialmente sono presenti 4 liste: Liberi e Uguali (con Articolo 1 composto da dirigenti di grande prestigio appena usciti dal PD e capeggiati dal presidente uscente del Senato con Sinistra Italiana) Potere al Popolo (in quel momento una coalizione formata dal PRC, sindacalisti di base o usciti dalla FIOM , dai Comunisti Italiani ,e da alcuni centri sociali fra i più importanti d’Italia fra i quali il napoletano ex-OPG che aveva svolto una funzione promotrice della lista), il Partito Comunista con segretario Marco Rizzo che cerca di ricostruire le liturgie dell’antico modello terzinternazionalista addirittura pre -svolta kruscioviana e la lista “Per una sinistra rivoluzionaria” che ricompattava in pratica la vecchia corrente di “Progetto Comunista” che aveva operato ,all’interno del PRC, un tentativo di ricomposizione trotzkista. Alle elezioni europee 2019 si ripresentano i Verdi (richiamando anche nel simbolo proprio la dimensione europea), si forma la lista “La Sinistra” composta da Sinistra Italiana e PRC oltre ad altri gruppi con l’estraneità degli altri soggetti che avevano composto Potere al Popolo nel frattempo organizzatosi come movimento autonomamente organizzato. Inoltre si è verificata nuovamente la presenza della lista Comunista. Per una valutazione seria dell’andamento elettorale di questo periodo naturalmente è necessario considerare anche il trend del “non voto”. Come al solito nei nostri dati sono considerati i voti riferiti al territorio nazionale e nel “non voto”, esprimendo i numeri dei voti validi risulta sommata la non presenza alle urne, il voto nullo e quello bianco. Nell’occasione delle elezioni europee del 2014 risultavano iscritti nelle liste 50.662.460 elettrici ed elettori. I voti validi sono stati 27.448.906, quindi il “non voto” è assommato a 23.213.554 unità. Teniamo allora conto del voto del PD per cercare di verificarne in seguito gli scostamenti nei riguardi delle liste alla sua sinistra. Alle Europee 2014 il PD ha ottenuto 11.203.231 voti. La Lista Tsipras ne aveva conseguiti 1.108.457.I Verdi 250.102. L’IDV 181.373. Forzando l’analisi per ragioni di migliore comprensibilità si può affermare che l’area a sinistra del PD già facente parte della lista Arcobaleno del 2008 aveva assommato alle elezioni europee 2014 un totale di: 1.539.932 voti. L’esito delle elezioni politiche 2018 hanno fatto registrare queste variazioni. Su di un totale di iscritte/i nelle liste sul territorio nazionale di 46.505.350 (la differenza con le Europee deriva dalle diverse modalità di voto all’estero) si sono avuti 32.841.705 voti validi con un incremento tra il 2014 e il 2018 di 5.392.799 unità. Il PD, in questa occasione, ha avuto 6.161.896 voti, con una flessione di ben 5.041.339 voti. I voti in uscita dal PD, come è stato del resto dimostrato da molte analisi successive, si sono rivolti per la gran parte al M5S (M5S del quale non abbiamo analizzato i dati in questa sede considerata la sua natura “antipolitica” e assolutamente svincolata dagli schemi “destra/sinistra”). A sinistra, infatti, come abbiamo già avuto modo di segnalare erano presenti due liste: LEU, riformista e incline a considerare la possibilità di ricostruire il centrosinistra (non abbiamo usato il trattino) che ha ottenuto 1.114.799 (risultato giudicato in realtà molto deludente) e Potere al Popolo , di identità da sinistra radicale movimentista, che ha avuto 372.179 voti (risultato questo giudicato dai dirigenti del movimento come incoraggiante per una prospettiva futura). La Lista Comunista aveva avuto 106.816 voti, quella “Per una sinistra rivoluzionaria” 29.364 peraltro in forte contrazione rispetto alle precedenti partecipazioni elettorali del Partito Comunista dei Lavoratori. La somma di queste liste (a questo punto si sviluppa un’altra forzatura analitica ma necessaria ai fini della completezza del discorso) arriva a 1.623.158 voti distribuiti però ben diversamente da quelli conseguiti attraverso la somma di Lista Tsipras, Verdi e IDV alle europee del 2014. In questa occasione delle elezioni 2018 si era potuto però constatare la difficoltà di un passaggio di voti tra il PD e le forze alla sua sinistra (ancorché il LEU fossero presenti personalità istituzionali e politiche provenienti direttamente dal PD e/o dalla sua area di riferimento) e l’assoluta assenza di una capacità a sinistra di intercettare quello che nell’occasione era avvenuto sul piano dell’evidente recupero dell’astensionismo. Elezioni 2019: iscritte/i nelle liste 49.192.602 unità, voti validi 26.662.968, “non voto” 22.466.634 (45,72% massimo storico in un’elezione di dimensione nazionale). Il PD scende ancora a 6.050.351 voti perdendone ulteriormente 111.545 voti rispetto al 2018. A Sinistra succede questo: la lista della Sinistra si ferma a 465.092 voti, i Verdi risalgono a 609.678 voti, la Lista comunista aumenta fino a 234.232 voti. Impossibili raffronti tra il 2018 e il 2019 tra LEU (articolo 1 presenta suoi candidati nelle liste del PD e il PRC non era presente in LEU) e la Sinistra, sono da segnalare gli incrementi fatti registrare (tra il 2014 e il 2019) dai Verdi (più 359.576 voti: effetto Greta?) dalla Lista Comunista (tra il 2018 e il 2019) con un più 127.416, un dato quest’ultimo da guardare con attenzione sotto il duplice aspetto dell’utilizzo del simbolo della falce e martello e del fascino che sui giovani può esercitare la partecipazione a determinati rituali collettivi. In ogni caso sono proprio Verdi e Lista Comunista che realizzano un incremento mentre la caduta della Sinistra e la contemporanea perdita di voti del PD segnalano un’assoluta inconsistenza di un meccanismo di ritorno di elettrici ed elettori già usciti dal’area di consenso al Partito Democratico (con buona pace delle argomentazioni di Piero Fassino sul colpevole non riconoscimento del “buon governo”). Sul risultato della Sinistra avrà sicuramente influito il disimpegno di Potere al Popolo ma in ogni caso un giudizio di massima che può essere speso a questo punto (considerata anche la fortemente diminuita attrattività del M5S il quale a sua volta ha sicuramente ceduto voti alla Lega nell’ambito del complessivo spostamento a destra) riguarda il rifugio nel “non voto” da parte di quote rilevanti di elettrici ed elettori che avevano abbandonato il PD e non vi sono ritornate/i. Un’idea migliore della situazione elettorale a sinistra può venire da questi dati: complessivamente le tre liste (La Sinistra, Verdi e Lista Comunista ) hanno ottenuto 1.309.002 voti con la redistribuzione interna che vede i Verdi valere il 46,57% di quest’area, la Sinistra il 35,53%, La Lista Comunista il 17,89%. Ci troviamo quindi, all’interno di quest’area a un fenomeno di frazionamento dovuto anche alla diversità di impostazione organizzativa e politica, quindi con le sue ragioni di fondo da valutare con attenzione. Ai dirigenti di Sinistra Italiana e del PRC, i due soggetti maggiormente colpiti da questo vistoso arretramento, non saranno sfuggiti i termini della caduta di presenza elettorale (che significa anche beninteso di caduta nella presenza sociale: non s’illudano su questo punto i movimentisti) e della necessità non tanto e non solo di vaghi richiami all’unità della sinistra ma di vera e propria ricostruzione di un’area politica al riguardo della quale nessuno può vantare lasciti di supremazia o di peso per richiamati quarti di nobiltà.

Europee in Portogallo: non solo socialisti, l’ascesa delle sinistre lusitane - YouTrend

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Un anno di governo tra riforme monche e mancate | G.Ardito e S.Picalarga

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Prima gli italiani: una politica sopra le righe | A. Stuppini

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"DOPO IL 26 MAGGIO"

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"IL POPULISMO" di Paolo Bagnoli

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giovedì 30 maggio 2019

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Four Reasons the European Left Lost

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After Neoliberalism by Joseph E. Stiglitz - Project Syndicate

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Svezia: socialdemocratici in calo, ma i Democratici non entusiasmano - YouTrend

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Enzo Marzo: PENSIERINI POST-ELETTORALI: TRA GLI INDIFFERENTI VERSO L’EUROPA E GLI IDIOTI MASOCHISTI (ALLEGATA LA TABELLA A CURA DI RICCARDO MASTRORILLO SUI RISULTATI IN TERMINI ASSOLUTI) | Fondazione Critica Liberale, dal 1969 la voce del liberalismo

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L’identità del Pd e la battaglia per la guida del Paese – Strisciarossa

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Paolo Ciofi. Il voto e la sinistra che non c’è | Jobsnews.it

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La sconfitta di Colau (anche se forse...). In Spagna si chiude il ciclo del cambiamento - micromega-online - micromega

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mercoledì 29 maggio 2019

Jeremy Corbyn vs. Operation Chaos

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Non è solo colpa di Salvini se la sinistra colleziona sconfitte | il manifesto

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Roberto Biscardini. Dopo le elezioni. Il Pd e il caso Milano | Jobsnews.it

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Paolo Borioni: Fa male alla sinistra la grande coalizione che regna in Europa – Strisciarossa

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Brancaccio: “Salvini? Un gattopardo. Ma l'opposizione non è la sinistra spread” - micromega-online - micromega

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AI SEGGI S’INCONTRA UN LEGHISTA SU TRE |

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martedì 28 maggio 2019

Elezioni Europee, il suicidio claustrofobico della sinistra radicale - l'Espresso

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Labour's priority should be helping to build a European socialist left - LabourList

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'Social democratic parties will only survive if they build bridges' | International Politics and Society - IPS

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Europa. Un’altra utopia capovolta? di Michelangelo Bovero

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Elezioni europee in Germania. Sconfitta dei partiti di governo e trionfo dei Verdi | Jobsnews.it

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The ECB’s Changing of the Guard by Lucrezia Reichlin - Project Syndicate

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PD, DIVENTA SOCIALISTA E AMBIENTALISTA SE NON VUOI LA LEGA AL 50% - GLI STATI GENERALI

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Sui veri risultati italiani delle Europee 2019. Non facciamoci abbagliare da percentuali di percentuali - Giap

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Franco Astengo: Europee 2019. Analisi voto a livello regionale

ELEZIONI EUROPEE 2019: ANALISI DEL VOTO A LIVELLO REGIONALE di Franco Astengo Crescita dell’astensionismo forse oltre la fisiologicità del fenomeno in occasione delle elezioni europee, nuova espressione di fortissima volatilità elettorale, esaurimento del “centro” e della “sinistra” con un chiaro spostamento a destra come segno dei tempi; forte dispersione di voti a causa di una soglia di sbarramento molto alta. Sono questi principali fattori che emergono dall’analisi del voto italiano al riguardo del Parlamento Europeo svoltesi il 29 maggio 2019 e che richiamano la necessità di un’analisi disomogenea comprendendo in questa i dati sia delle due tornate europee sia di quella politica del 2018. Ne è uscita un’Italia spaccata in due: con la Lega egemone fino a Campobasso e il M5S che cerca di reggere da Caserta in giù; in mezzo a questa geografia dai termini bipolari ribaltati rispetto alle politiche 2018 qualche minuscola “enclave” segna, in Emilia e in Toscana, la precaria presenza del Partito Democratico. Si evidenzia un passaggio diretto di voti tra Forza Italia e Fratelli d’Italia (con la seconda che si rafforza evidentemente). Quindi non appare automatico un passaggio diretto tra Forza Italia e la Lega. La Lega in diverse situazioni attinge dal serbatoio M5S che sicuramente ha approvvigionato l’astensione. Lega e M5S risultano protagonisti della volatilità elettorale in entrata e in uscita di proporzioni molto spesso superiori al 50%. Non sono esaminati in questa sede gli sconfortanti dati della lista della Sinistra che mi riprometto di studiare a parte. Tutto il resto sembra di contorno. Per capire meglio però la dislocazione del voto ho lavorato su i dati regione per regione presentando alcuni raffronti che possono aiutare un’analisi maggiormente compiuta. Piemonte In Piemonte si svolgevano anche le elezioni regionali che hanno registrato il successo della coalizione di centro destra. Dal punto di vista della partecipazione al voto hanno espresso un suffragio valido 2.188.183 piemontesi. Il dato risulta in flessione sia rispetto al 2014 ( meno 60.674) sia rispetto alle Politiche 2018 ( meno 259.705). Di grande rilievo l’incremento della Lega passata da 171.119 voti nel 2014 a 553.336 nel 2018 fino ai 813.001 del 2019. Vale la pena esaminare l’incremento avuto dalla Lega con la flessione accusata da Forza Italia, verificatasi soprattutto tra le politiche 2018 e le europee 2019. Questo il trend di Forza Italia: 2014: 354.401, 2018: 328.202, 2019 198.721. Tra il 2018 e il 2019 Forza Italia cala di 129.481 unità. La Lega sale di 259.667, Considerato l’incremento di Fratelli d’Italia ( da 95.342 a 98.690 fino a 198.721) è evidente che l’incremento della Lega, in Piemonte, vada ricercato anche fuori dal perimetro del centro destra. Così è necessario esaminare la flessione del M5S avvenuta tra il 2018 e il 2019. Il M5S aveva ottenuto nel 2014 486.613 voti salendo nel 2018 a 648.710 suffragi e scendendo nel 2019 a 290.141 con una caduta tra il 2018 e il 2019 di 358.565 unità. In questi voti debbono essere ricercate una parte dell’incremento della Lega, la crescita dell’astensione e anche il piccolo incremento del PD che sicuramente aveva ceduto ai 5 stelle parte del proprio patrimonio accumulato nel 2014. PD: 2014, 916.571, 2018. 501.113, 2019. 524.078 (tra il 2014 e il 2019 una caduta di 392.493 voti). Valle d’Aosta Dal punto di vista della partecipazione al voto la Valle d’Aosta ha fatto registrare un forte decremento tra il 2018 e il 2019 e un dato sostanzialmente in linea tra 2014 e 2019. Totale voti validi: 2014, 46.426, 2018 66.370, 2019 49.844. Anche in questo caso il balzo in avanti della Lega appare di notevole portata: dai 3.17° voti del 2014 agli 11.588 del 2018 fino ai 18.525 voti del 2019. Il travaso a favore della Lega in questo caso, considerata la limitata flessione di Forza Italia (4755 nel 2014, 2.684 nel 2019) può essere ricercata nel voto sia di M5S, sia di PD. Il M5S aveva avuto nel 2014 9.096 voti per salire nel 2018 fino a 15.999 e scendere nel 2019 a 4.830 (più di 11.000 voti in meno). Ancor peggio il PD tra il 2014, 21.854 e il 2019 8.084 (con un intermedio nel 2018 di 14.429 voti). Si può dire che in Valle d’Aosta la Lega potrebbe aver pescato sia dal M5S sia dal PD. Liguria In Liguria flessione nei voti validi sia rispetto al 2014, erano stati 776.812 e al 2018, 860.592. Nel 2019 i voti validi in Liguria sono stati 742.915. Il successo della Lega molto vistoso se il riferimento è al 2014 appare meno eclatante se i voti si comparano tra il 2018 e il 2019. Si passa, infatti, da 43.211 a 171.352 per approdare a 251.696. Molto netta la flessione di Forza Italia: 2014 107.908 voti, saliti nel 2018 a 108.907 e calati bruscamente nel 2019 a 57.887 (circa 50.000 voti in meno). La flessione di Forza Italia, particolarità ligure,è accompagnata da una robusta crescita di Fratelli d’Italia: 22.905 nel 2014, 32.517 nel 2018, 42.118 nel 2019. Dopo il crollo registrato tra il 2014 e il 2018 il PD (perse Regione e i comuni capoluogo) con una discesa da 323.728 voti a 169.755, il PD ha sicuramente fatto registrare un incremento tra il 2018 e il 2019 salendo a 185.260 voti. Caduta verticale per il M5S (una parte di questi voti sono sicuramente confluiti nella crescita del non voto): 2014 201.617, 2018 259.264, 2019 122.536. Tra il 2018 e il 2019 ceduti circa 137.000 voti. Lombardia Dal punto di vista della partecipazione al voto il totale dei suffragi validi appare in linea tra il 2014 e il 2019 con una flessione rilevante tra il 2018 e il 2019. 2014: 4.890.123; 2018 5.582.469; 2019 4.857.151 (quindi oltre 500.000 voti validi ceduti tra il 2018 e il 2019). In Lombardia la Lega compie un vero e proprio balzo in avanti affermando una sicura egemonia : si pensi che il secondo partito, il PD, risulta quasi doppiato. La Lega, infatti, nel 2019 totalizza 2.107.080 voti (2014: 714.835, 2018 1.180.909) mentre il PD si ferma a 1.120.933 voti (2014:1.971.915; 2018 1.180.909: dunque una flessione costante). Cede Forza Italia,dimezzando o quasi rispetto al 2014 e al 2018: 2014 826.601, 2018 776.007, 2019 430.141 mentre registra un robusto incremento Fratelli d’Italia da 134.939 (2014) a 226.159 (2018) a 268.414 (2019). La chiave dello scombussolamento elettorale in Lombardia però sta tutto nelle oscillazioni del M5S che dai 769.862 voti del 2014 era salito a 1.195.814 voti nel 2018 (maggioranza relativa) per scendere nel 2019 a 453.863 suffragi, con una perdita del 60% circa del proprio elettorato. Trentino Alto Adige In questa situazione la Lega fa registrare un exploit assolutamente notevole strappando la maggioranza relativa all’SVP. La Lega infatti ottiene 129.795 voti (2014 31.1170, 2018 106.982) mentre i trentino-sudtirolesi si fermano a 129.795 voti (134.651 nel 2018 e 118.138 nel 2014). Crollo verticale di Forza Italia: 2014 31.288, 2018 38.938, 2019 17.587 accompagnato, come pare costante a livello nazionale, dalla crescita di Fratelli d’Italia saliti dai 7.593 voti del 2014, ai 14.660 del 2018 fino ai 16.695 del 2019. Il calo dei 5 stelle in Trentino tra il 2018 e il 2019 appare sicuramente tra i più considerevoli sul piano percentuale in tutto il territorio nazionale: da 50.783 voti nel 2014 a 108.686 nel 2018 fino a 31.167 nel 2019. Persi in 12 mesi 77.519 voti pari al 71,32% del proprio (umbroso) elettorato. Il PD dopo il calo tra il 2014 e il 2018: da 122.982 a 81.679 tiene le posizioni scendendo a 79.329 nel 2019. Veneto Come in Lombardia l’egemonia leghista appare assolutamente preponderante. La Lega infatti assomma nel 2019 1.234.610 voti (2014 384.477, 2018 920.638) mentre il secondo partito in regione è il PD con 468.789 voti, quindi meno della metà dei voti della Lega (PD 2014 899.723, 2018 478.206). Accade in Veneto un altro fenomeno di sicuro rilievo: Il sorpasso di Fratelli d’Italia su Forza Italia. Fratelli d’Italia registrano 167.394 voti ( 2014 79.503, 2018 119.970) mentre Forza Italia scende a quota 149.636 dopo aver toccato i 352.788 nel 2014 e aver resistito fino a 301.496 nel 2018. M5S in calo netto sia rispetto al 2014 (476.305) sia al riguardo del 2018 (695.561).Il M5S nel 2019 ha ottenuto 220.429 voti (altra perdita del 60% dell’elettorato delle politiche). La partecipazione al voto in Veneto registra un incremento tra il 2014 e il 2019, da 2.397.744 voti validi a 2.475.148 (in calo ma contenuto rispetto al 2018 dove si erano espressi validamente 2.856.590 elettrici ed elettori). Friuli Venezia Giulia Aumento dei voti validi tra il 2014 e il 2019 (flessione invece come d’uso tra il 2018 e il 2019). Questo il responso dell’analisi della partecipazione al voto in Friuli Venezia Giulia. Totale dei voti valdi: 2014 573.152, 2018 689.048, 2019 577.192. La Lega si afferma come primo partito passando dai 53.337 voti del 2014 ai 178.194 del 2018 fino ai 245.636 del2019 . Anche in Friuli Venezia Giulia Fratelli d’Italia scavalcano Forza Italia: Nel 2014 Fratelli d’Italia raccolse 25.457 voti saliti a 36.598 nel 2018 per arrivare a 43.898 nel 2019. La discesa di Forza Italia invece si è composta di questi numeri: 81.756 voti nel 2014, 73.958 nel 2018, 38.593 nel 2019: quindi meno della metà di cinque anni prima. Il PD mantiene la quota del dopo – crollo 2014/2018: da 241.970 a 129.261 fino a 128.302 nel 2019. IL M5S cala seccamente anche tra il 2014 e il 2019 da 108.163 a 55.259. In mezzo il risultato del 2018 che era stato addirittura di 169.299 voti. Tra il 2018 e il 2019 il M5S cede il 68% dell’elettorato acquisito dodici mesi prima. Emilia Romagna Quadro di flessione nei voti validi: da 2.308.559 nel 2014 fino a 2.535.184 nel 2018 per scendere a 2.250.389 nel 2019 con una diminuzione anche tra il 2014 e il 2019. La Lega si afferma come il primo partito anche se la distanza con il PD è ridotta. La Lega è salita, infatti, dai 116.394 voti del 2014 ai 486.997 del 2018 fino ai 759.948 del 2019, mentre il PD è prima calato tra il 2014 e il 2018 da 1.212.392 voti a 668.837 per risalire a 703.131 nel 2019.L’Emilia _ Romagna rappresenta quindi una di quelle regioni nelle quali il PD fa registrare un incremento reale in cifra assoluta. Mentre Forza Italia cala, da 271.951 voti nel 2014, a 251.732 nel 2018 fino a 131.992 nel 2019 crescono ancora Fratelli d’Italia da 62.217 nel 2014, a 84.785 nel 2018 a 104.861 nel 2019. La disponibilità per la crescita dell’astensione e l’incremento per altre forze politiche arriva, come appare costante in quasi tutte le situazioni regionali, dal calo del M5S: 443.936 voti nel 2014 saliti fino a 698.204 nel 2018 (maggioranza relativa) e scesi a 290.019 nel 2019. Toscana Tra i voti validi espressi nel 2014 e quelli del 2019 si registra una flessione moderata: da 1.897.292 a 1.870.391. Secco invece il calo rispetto al 2018 dove i voti validi in Toscana erano stati 2.134.586. Il PD mantiene, anche se con margini ridotti, la maggioranza relativa. Il calo dei democratici tra il 2014, il 2018 e il 2019 è particolarmente netto. 2014: 1.069.179, 2018: 632.507, 2019: 622.934. Di converso appare costante l’ascesa della Lega che, appunto, incalza il PD nel primato regionale: da 48.639 nel 2014 a 371.396 nel 2018 fino a 588.277 nel 2019. Anche in Toscana si accorciano le distanze tra Forza Italia e Fratelli d’Italia che dimostrano in sostanza di disporre di elettorati assolutamente contigui. Forza Italia si trova a quota 222.988 nel 2014, scende di poco a 212.281 nel 2018 e flette decisamente nel 2019 fino a 108.793. Nel contempo Fratelli d’Italia sale da 61.229 nel 2014, a 89.093 nel 2018 e a 92.233 nel 2019. L’altalena del M5S si è concretizzata in Toscana in questa dimensione: 316.492 voti nel 2014, 527.01e nel 2018,, 237.109 nel 2019. Anche in questo caso tra il 2018 e il 2019 una perdita superiore alla metà dell’elettorato acquisito 12 mesi prima. Marche Di particolare rilievo, nel quadro marchigiano, la flessione nell’espressione di voti validi tra il 2014 e il 2019, da 795.238 a 766.303 (nel 2018 se ne erano espressi 889.837). La Lega assume la maggioranza relativa nelle Marche attraverso un incremento di voti molto forte, distanziando nettamente il PD. La Lega sale dai 21.471 voti del 2014 ai 153.742 del 2018 per arrivare ai 291.061 del 2019: laddove il PD si ferma a 170.596 suffragi, in calo sia rispetto al 2018 (189.847) oltre che, ovviamente, all’irripetibile 2014 (361.463). Anche in questo caso il M5S flette di oltre la metà dell’elettorato conquistato nel 2018 quando fece registrare un attivo di 316.417 voti (all’incirca quelli che erano stati assegnati al PD nel 2014). Il M5S nel 2014 aveva avuto 194.927 voti ridotti nel 2019 a 141.239. Nelle Marche Forza Italia ha sicuramente ceduto direttamente suffragi alla Lega: 2014, 104.654, 2018, 88.305, 2019 42.381. Non si registra infatti una crescita sostenuta di Fratelli d’Italia che passa da 32.630 voti nel 2014 a 43.289 nel 2018 fino a 44.644 nel 2019 Umbria Flessione nel totale dei voti validi sia rispetto al 2014, sia al 2018: 2014 464.550, 2018 511.279, 2019 449.074 Quanto avrà pesato la vicenda della questione morale al vertice del PD regionale sarà dato valutare in futuro. Rimane il fatto che la Lega diventa il primo partito anche in Umbria con 171.458 voti, dopo essere salita dagli 11.673 del 2014 fino ai 103.056 del 2018. Discesa secca per il PD: 228.329 nel 2014, 126.856 nel 2018, 107.687 nel 2019: più di 120.000 voti ceduti in cinque anni in quella che era una regione tradizionalmente “rossa”. Anche in Umbria si registra il sorpasso di Fratelli d’Italia su Forza Italia: sorpasso che si verifica per una discesa veramente rilevante nei consensi di Forza Italia: 66.017 voti nel 2014, 57.368 nel 2018, 28.828 nel 2019. Fratelli d’Italia tocca i 29.551 suffragi nel 2019 dopo averne avuti già 29.146 nel 2018 partendo dauna quota rilevante, 25.163 nel 2014. Il M5S era passato dai 90.492 voti del 2014 a 140.731 nel 2018 per scendere a 65.718 nel 2019. Lazio La flessione nei voti validi tra il 2018 e il 2019 nel Lazio appare di grandi dimensioni: nel 2018 si erano espressi 3.643.287 suffragi validi, scesi a 2.431.086 nel 2019 (1.200.000 voti in calo). Nel 2014 erano stati 2.536.572 quindi una quota ancora superiore a quella del 2019. La Lega si impone nettamente come primo partito del Lazio dopo il boom del M5S nel 2018. La Lega ha ottenuto infatti 793.889 voti nel 2019 (410.871 nel 2018 e 40.536 nel 2014, quando era ancora Lega Nord). Il calo del M5S (che com’è noto governa Roma) è da segnalare: nel 2014 638.554 voti saliti a 1.025.178 nel 2018 e scesi bruscamente a 436.102 nel 2019 (64% in meno). Il PD contiene perfettamente le perdite fatte registrare tra il 2014 e il 2018 allorquando era sceso da 993.539 voti a 578.828. Nel 2019 578.253. Nel Lazio si registra ancora il sorpasso tra Fratelli d’Italia e Forza Italia. Forza Italia scende da 446.904 voti nel 2014 a 406.814 nel 2018 per arenarsi a quota 164.749 nel 2019. Fratelli d’Italia, salita da 141.770 nel 2014 a 251.114 nel 2018, scende leggermente nel 2019 a 218.875 ma effettua l’operazione “sorpasso” in discesa. Abruzzo Le elezioni europee 2019 hanno fatto registrare in Abruzzo un forte calo nell’espressione dei voti validi sia rispetto al 2014 sia al confronto del 2018. 2014, 674.768, 2018 760.188, 2019 581.643. La Lega è primo partito anche in Abruzzo con largo margine sul secondo, il M5S. Nel 2014 la Lega aveva avuto 10.075 voti saliti a 105.449 nel 2018 e poi fino a 205.370 nel 2019. Il M5S ha mantenuto in Abruzzo tra il 2018 e il 2019 un trend sfavorevole più contenuto nei numeri rispetto ad altre regioni d’Italia: dal 200.699 nel 2014, a 303.006 nel 2018 fino a 130.513 nel 2019. Calo netto per il PD anche tra il 2018 e il 2019: 2014, 218.529, 2018 108.549, 2019 sotto quota centomila a 98.665. Forza Italia ha mantenuto, in questo caso la supremazia su Fratelli d’Italia pur calando da 126.144 nel 2014 a 110.427 nel 2018 fino a 54.631 nel 2019. Fratelli d’Italia salita da 31.397 a 37.605 fra il 201r4 e il 2018 è ancora crescita nel 2019 fino a 40.724 suffragi. Molise Il totale dei voti validi si è mantenuto stabile, in Molise, tra il 2014 e il 2019 anche se in flessione rispetto alle politiche 2018 con questi numeri: 2014. 150.066, 2018 174.329, 2019 150.646. Il M5S mantiene la maggioranza relativa nella regione pur facendo registrare un calo sensibile: 41.043 nel 2014, 78.093 nel 2018 e 43.330 nel 2019. La Lega però si dimostra in sicura crescita anche in questa situazione: 1.535 voti nel 2014 saliti a 15.129 nel 2018 e ancora a 36.544 nel 2019. Forza Italia mantiene il terzo posto: 2014 35.167, 2018 28.079, 2019 23.060, mentre il PD prosegue il calo già fatto registrare (in dimensioni ben più massicce) tra il 2014 e il 2018: 2014, 46.838, 2018, 26.499, 2019, 22.058. Fratelli d’Italia in questo caso non insidia la posizione di Forza Italia pur crescendo tra il 2018 e il 2019: 5.983 voti nel 2014, 5.390 nel 2018, 9.534 nel 2019. Campania Forte flessione nell’espressione di voti validi tra il 2018 e il 2019 (con un calo anche rispetto al 2014): 2014 2.303.894, 2018 3.010.297, 2019 2.184.604. Il M5S dimezza praticamente i suffragi tra le politiche del 2018 e le europee del 2019 ma mantiene largamente il primato regionale doppiando le liste competitrici, con la Lega che supera di misura il PD. In sostanza: M5S 2014, 528.371, 2018, 1.487.505, 2019 739.541. Lega 2014, 15.235, 2018 129.432, 2019 419.623. PD 2014 832.183, 2018 396.864, 2018 417.396. PD quindi in tenuta attiva. Forza Italia dopo aver mantenuto i suffragi tra il 2014 e il 2018 ha fatto registrare in questa occasione un considerevole calo: 2014 551.729, 2018 549.063, 2019 298.254. Nella situazione campana Fratelli d’Italia si mantiene lontana dalla quota di Forza Italia e anzi dimostra margini ridotti di miglioramento: 2014, 104.030, 2018 104.797, 2019 127.211. La Campania appare rappresentare un’altra di quelle situazioni nelle quali il calo delM5S alimenta sia la Lega, sia l’astensionismo. BASILICATA Tenuta del totale dei voti validi tra il 2014 e il 2019 con flessione verso il 2018: 2014, 241.644, 2018 313.719, 2019 237.840 IL M5S mantiene il primato regionale anche se, pure in questo caso, dimezza i voti tra le politiche 2018 e le europee 2019: 2014 51.149, 2018, 139.158, 2019 70.559. Al secondo posto la Lega supera il PD (coinvolto nella vicenda Pittella). La Lega parte nel 2014 con 1.718 voti per salire nel 2018 19.704 e ascendere nel 2019 a 55.453. Il calo del PD invece si concretizza in questo modo: 2014 102.007, 2018 50.653, 2019 41.307. Nella Basilicata Fratelli d’Italia si avvicina molto a Forza Italia. Forza Italia 2014, 33.926, 2018 38.906, 2019 22.360. Fratelli d’Italia 2014 10.427, 2018 11.587, 2019 19.964. Si conferma anche in questo caso un passaggio diretto di voti tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. Puglia Significativo il calo dei voti validi in Puglia non solo tra il 2018 e il 2019 fisiologicamente accertato tra politiche e europee ma anche tra 2014 e 2019. 2014, 1.637.959; 2018 2.184.160; 2019 1.595.373 Il M5S mantiene il primato regionale ma a stretto contatto con la Lega. Anche nel caso della Puglia i penta stellati dimezzano il risultato del 2018: 2014, 403.180, 2018 981.580, 2019 419.344 La Lega sale in Puglia dai 9.095 voti del 2014 ai 135.125 del 2018 fino ai 403.424 del 2019. Il PD nel 2019 non tampona il buco creatosi tra il 2014 e il 2018 e cala ulteriormente: 2014, 550.086, 2018 298.772, 2019 265.412. Anche Forza Italia nell’arco di tempo preso in esame da questa analisi dimezza: 2014 385.382, 2018 409.401 per scendere a 177.304 nel 2019 Fratelli d’Italia invece tra il 2014 e il 2019 raddoppia e oltre. 2014, 60.080, 2018 82.098, 2019 141.865 Calabria Anche in Calabria calo nell’espressione dei voti validi tra il 2014 e il 2019 da 747.917 a 729.337. Nel 2018 impennata fino a 937.710 voti. In Calabria il M5S mantiene il primo posto con 194.695 suffragi, pur subendo un calo superiore al dimezzamento: nel 2018 infatti i voti erano 406.684 (nel 2014 160.828, quindi tra il 2014 e il 2019 permane un margine in attivo). La Lega fa registrare anche in questo caso una crescita esponenziale: da 5.526 voti nel 2014, a 52.676 nel 2018, a 164.915 nel 2019. Il PD mantiene le posizioni dopo aver subito anch’esso tra il 2014 e il 2018 un salasso pari alla metà dei voti in allora conseguiti: 267.736 nel 2014, 134.511 nel 2018, 133.136 voti nel 2019. Forza Italia scende dai 146.677 voti del 2014 poi risaliti a 188.667 nel 2018 fino a 97.135 nel 2019. Sempre in crescita Fratelli d’Italia: 2014 27.076, 2018 42.733, 2019 74.885 Sicilia Forte calo nell’espressione di voti validi anche nel raffronto tra elezioni omogenee: 2014 1.704.959, 2019 1.537.935 (nel 2018 2.423.262). Da segnalare per quel che riguarda la situazione siciliana il dato nel rapporto tra M5S e Lega, primo e secondo partito in regione. Nel 2014 il M5S ottiene 448.539 voti saliti a 1.181.357 nel 2018 e bruscamente ridiscesi a 479.562 (poco più della quota originaria). La crescita della Lega parte da 14.848 voti nel 2014 (quindi oltre 400.000 voti di distacco dal M5S) sale a 123.911 voti nel 2018 per ottenere 319.439 voti nel 2019 con il distacco dal M5S ridotto a circa 160.000 voti. Forza Italia era risalita dai 362.415 voti del 2014 ai 500.662 del 2018 ripiombando bruscamente a 261.340 nel 2019. Sempre in ascesa il trend di Fratelli d’Italia: 2014 55.162, 2018 88.356, 2019 117.131. Sardegna Anche in Sardegna calo nell’espressione dei voti validi tra il 2014 e il 2019 da 564.449 a 491.454 (2018: 869.000) Lega primo partito con 135.496 voti (7.892 nel 2014, 93.771 nel 2018). Il M5S cala anche rispetto al 2014 8 e si riduce ad un terzo tra il 2018 e il 2019): 2014: 172.216, 2018 369.196, 2019 126.301. Anche in Sardegna il PD contiene, anche se a stento, la botta presa tra il201r4 e il 2019: 2014 218.703, 2018 128.884, 2019 119.260. Vero e proprio tracollo per Forza Italia: 2014 92.670 voti, poi crescita nel 2018 fino a 128.053 per scendere nel 2019 a 38.389. Fratelli d’Italia fa registrare invece un calo tra il 2018 e il 2019: 19.867 nel 2014, 34.963 nel 2018, 30.681 nel 2019

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Brésil : une crise en trois actes - La Vie des idées

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Via la May ma la Brexit è ancora un rebus | G. De Fraja

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lunedì 27 maggio 2019

Una prima valutazione dei risultati delle europee 2019

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Spagna. La speranza socialista in Europa riparte da Pedro Sánchez - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali

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Grecia. Vince con il 33% il centrodestra di Nuova Democrazia e va a elezioni anticipate - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali

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Germania. Grünen secondo partito, Spd in caduta libera - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali

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Sinistra, l’ennesimo suicidio. E la prossima volta non ci sarà più nulla da dividere - Linkiesta.it

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SALVINI SI PRENDE L'ITALIA, IL PD SI ACCONTENTA, PER I 5 STELLE è NOTTE FONDA - GLI STATI GENERALI

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Franco Astengo: Precisazioni sul voto

PRECISAZIONE SUL VOTO di Franco Astengo In precedenza a un’analisi più compiuta al riguardo del voto del 26 maggio che sarà svolta nelle prossime ore, appare necessario premettere alcuni punti di precisazione necessariamente esplicitai al fine di una corretta interpretazione dei dati stessi: 1) E’ necessario chiudere i talk – show della domenica basati sul chiacchiericcio da bar riferito exit – poll che tali non sono se non il riciclaggio dei vecchi sondaggi condito dai “desiderata” delle varie cordate televisive; 2) Per tutta la giornata è stata venduta la favola della crescita della partecipazione. In realtà anche rispetto alla già deprimente partecipazione al voto del 2014 verifichiamo un ulteriore contrazione. Le europee si sono ancora una volta rivelate, in Italia, assai poco attrattive per l’elettorato. Scrivo quando sono noti i dati di 61.403 sezioni su 61.576 (quindi al 99,7% dello scrutinio). I voti validi in questo momento sono stati 26.591.383 pari al 53,93% del totale degli aventi diritto. Nell’occasione delle elezioni europee del 2014 (quelle dell’illusorio 40% del PD) i voti validi furono 27.448.906 pari al 54,17%. Alle politiche dell’anno scorso questa cifra si impennò fino a 32.841.705, al 70,61%. Rispetto alle politiche 2018 mancano quindi il 16,68% dei voti, circa 2.970.000 unità. Numeri da rendere improbabile qualsiasi raffronto ragionato. Tra le europee 2014 e quelle 2019 ci sono circa 900.000 voti validi in meno. 3) La maggioranza relativa acquisita dalla Lega con il 34,36% vale meno di 10 milioni di voti , in questo momento 9 130.873. Per la prima volta nella storia repubblicana il primo partito è sotto la soglia dei 10 milioni di voti.. Nel 2014 la maggioranza relativa fu conseguita dal PD con 11.203.231 voti e nel 2018 dal Movimento 5 stelle con 10.732.066 voti. Questo rilievo naturalmente non toglie nulla, all’eccezionale avanzata dalla Lega salita in cifra assoluta dal 1.688.197 voti del 2014 ai 5.698.687 voti del 2018. Quella della Lega è sicuramente una crescita reale testimoniata soprattutto dall’analisi del voto dal punto di vista della dislocazione geografica. La Lega è partito di maggioranza relativa in 76 province. Si tratta soltanto di far notare che questo risultato è ottenuto “in discesa” di fronte a partiti che risultano tutti in calo creando un forte squilibrio sistemico alimentato anche dal persistere di una notevole volatilità elettorale. 4) Il 22, 75% del PD non ha significato una crescita dal punto di vista numerico e rappresenta, di conseguenza, un altro miraggio elettorale. I democratici tutt’al più possono parlare di scampato pericolo: e, dal loro punto di vista, questo fatto può anche rappresentare già tanto. Il PD a questo punto ha ottenuto 6.036.308 voti a fronte dei 6.161.896 voti del 2018 (che valevano il 18,7%). Le province nelle quali il PD mantiene la maggioranza relativa sono tutte concentrate nell’antica ridotta toscano –emiliano -romagnola: Livorno, Siena, Firenze, Bologna, Ravenna, Reggio Emilia. 5) Il Movimento 5 stelle scende di oltre la metà dei voti conseguiti nel 2018: da 10.732.066 a 4.536.778, in calo anche rispetto alle Europee 2014 (5.807.362 voti). Appare evidente l’effetto “promesse mancate” come indicato da molti commentatori. Inoltre il M5S meridionalizza ancor di più la propria presenza sul territorio: conserva infatti la maggioranza relativa in 24 province le più a nord delle quali sono Caserta e Campobasso. E’ proprio nel Sud però che il M5S fa registrare le maggiori flessioni sul piano dei numeri assoluti. In Campania alle politiche 2018 i penta stellati avevano avuto 1.487.505 voti, in questo momento (ripetiamo: al 99,70% dello scrutinio completato) sono fermi a 738.751 suffragi (più o meno la metà: in crescita comunque rispetto al 2014 dove avevano avuto 528.371 voti). In Sicilia il Movimento aveva ottenuto alle politiche 2018 1.181.357 voti, adesso siamo a 479.562 (nel 2014: 448.839). In sostanza tra il 2018 e il 2019 tra Campania e Sicilia (due regioni particolarmente interessate al reddito di cittadinanza) il M5S ha ceduto circa 1.200. voti (sul piano nazionale circa 6 milioni di voti: quindi il 20% della perdita concentrato nelle due regioni citate); 6) La spaccatura dal punto di vista geografico non è mai stata così netta. L’Italia appare seccamente divisa in due con interessi divaricati che nessun contratto di governo potrà saldare; 7) L’esito del voto italiano per le elezioni europee segna comunque la suffragazione del primato della Lega all’interno di un eventuale centro destra. Forza Italia non conserva più alcuna provincia di maggioranza relativa e scende ad un distacco dalla Lega di quasi 7 milioni di voti (mentre la Lega stessa è cresciuta tra il 2014 e il 2019 di circa 8 milioni). Forza Italia in questo momento è ferma a 2.336.680 suffragi con u dimezzamento rispetto sia al 2014 sia al 2018. Dimezzamento che si registra anche in Lombardia: 2014, 826.201 voti; 2018 776.007 adesso 429.720. Si potrebbe affermare che a Forza Italia ormai si sono inaridite le fonti. 8) E’ completamente sparita la Sinistra: la lista Tsipras nel 2014 ottenne 1.108.457 voti superando il quorum; alle elezioni politiche del 2018 LEU ebbe 1.114.799 voti e Potere al Popolo 372.179 suffragi. Adesso la Lista della Sinistra ottiene 463.620 voti. La differenza non pare sia passata al PD che, come già segnalato, non cresce in cifra assoluta . Aumenta la propria quota il “Partito Comunista” nostalgico dell’URSS e vicino alla Corea del Nord passato da 106.816 voti a 233.522: un aumento esiguo però per indicare un passaggio tra la Sinistra e il Partito Comunista (anche se un minimo di “effetto simbolo” lo si può riscontrare. Parlare di “ricostruzione” nell’ambito della sinistra e di superamento delle soggettività esistenti pare in questo momento un discorso di estrema attualità; 9) Del tutto inconsistente la presenza elettorale dell’estrema destra. Casa Pound scende da 322.432 voti (politiche 2018) a 88.517 voti (Europee 2019). Forza Nuova riceve 40.632 suffragi su tutto il territorio nazionale. Queste formazioni servono evidentemente agitare la piazza, dare esca alla repressione poliziesca esercitata verso gli antifascisti tra i quali spiccano per attivismo i cosiddetti “antagonisti” e offrire il frutto di questo disordine e relativa stretta alla “legge e ordine” propugnata dalla Lega. 10) Infine, come capita di fare in queste occasioni è sempre interessante pubblicare le percentuali per ogni singolo partito riferite non al totale dei voti validi ma a quello degli aventi diritto (riferimento sempre al territorio nazionale). Il totale degli aventi diritto era quindi di 49.129.598 elettrici ed elettori: Lega 18,58%, PD 12,22%, M5S 9,23%, Forza Italia 4,7%, Fratelli d’Italia 3,5%, Più Europa 1,67%, Europa Verde 1,23%, La Sinistra 0,94%. Un esempio dal passato come indice di una solidità del sistema. 1976: DC 14.209.519 su 40.426.658 pari a 35,14%, PCI 12.614.650 pari a 31,20 %, PSI 3.540.309 pari all’8,75%. I tre grandi partiti di massa valevano quindi assieme il 75,09% sull’intero elettorato (votante e non votante: la percentuale dei votanti si era attestata sul 93,39%). Adesso i tre primi partiti valgono il 40,03% dell’intero elettorato votante e non votante (percentuale dei votanti: 56,09%). Scusandomi per eventuali errori ed evidenti omissioni mi riprometto, scusandomi per il disturbo, di ritornare con analisi più dettagliate anche sul piano territoriale.

domenica 26 maggio 2019

UN’EPINAY ITALIANA? di Alberto Benzoni - Il Socialista

UN’EPINAY ITALIANA? di Alberto Benzoni - Il Socialista

Laboratorio Barcellona - Jacobin Italia

Laboratorio Barcellona - Jacobin Italia

Franco Astengo: Sfruttamento

SFRUTTAMENTO di Franco Astengo Questa è la notizia di oggi 25 maggio 2019. “Fallimento scoperto via Facebook, negozi chiusi all'improvviso e 1.800 lavoratori sconvolti. La Filcams-Cgil di Reggio Emilia ha fatto sapere che Shernon Holding, la società che gestiva punti vendita di Mercatone Uno, è stata dichiarata fallita. Secondo la ricostruzione data dal sindacato, i lavoratori sono giunti a conoscenza del fallimento attraverso il passaparola sul social network, soltanto nella notte: "Non c'è stata nessuna comunicazione ufficiale da parte dell'azienda”. Un precedente storico (tra i tanti): “Nel 1954 l’Edison provvide a un ridimensionamento dello stabilimento “Scarpa e Magnano” di Savona (elettromeccanica: punta di eccellenza tecnologica del tempo, con una classe operaia di alto livello tecnico e politico. I primi due sindaci di Savona dopo la Liberazione erano operai in quell’azienda: Aglietto e Lunardelli). Furono eseguiti centinaia di licenziamenti, scegliendo con cura i bersagli anche sotto l’aspetto politico sindacale: fu licenziato anche l’ultimo capo reparto eletto con il Consiglio di Gestione, un certo Pasquale Astengo mio zio. Per evitare reazioni immediate la direzione dell’azienda (non esistevano ancora SMS e social network) comunicò a domicilio il licenziamento agli operai mandando a casa le lettere attraverso un’impresa di vigilanza privata: i vigilantes si presentarono ai domicili dei “prescelti” nel cuore della notte, tra mezzanotte e le due”. Tutto questo per confermare come i metodi padronali sono sempre eternamente eguali; così come i metodi di fronteggiamento poliziesco delle dimostrazioni sindacali. In un quadro di precarietà, disuguaglianze, salari al livello della sopravvivenza , percentuale di disoccupazione eternamente a due cifre : nel Paese delle mance (80 euro, reddito di cittadinanza) il tema dello sfruttamento, del disprezzo verso il lavoro è ancora una volta all’ordine del giorno e sembra mancare un’adeguata reazione. La forza – lavoro è, infatti, adoperata secondo l’antica logica di quella che Carlo Marx aveva individuato come dell’“esercito di riserva”. “Germinale” è ancora di straordinaria attualità.

giovedì 23 maggio 2019

Massimo Amato: “Dobbiamo cambiare l’Euro, se vogliamo salvare l’Europa” - Linkiesta.it

Massimo Amato: “Dobbiamo cambiare l’Euro, se vogliamo salvare l’Europa” - Linkiesta.it

Rosa Fioravante: Lavoro e conflitto, così si cambia l’Europa - micromega-online - micromega

Lavoro e conflitto, così si cambia l’Europa - micromega-online - micromega

Franco Astengo-Felice Besostri: La ricostruzione della sinistra italiana

LA RICOSTRUZIONE DELLA SINISTRA ITALIANA: LINEE DI SUCCESSIONE di Franco Astengo e Felice Besostri Da molto tempo la sinistra italiana ha bisogno di avviare un processo di vera e propria ricostruzione che parta da almeno quattro presupposti fondamentali: 1) L’inutilità dell’assemblaggio limitato alle residue forze esistenti; 2) La necessità di richiamo a un patrimonio storico posto sia sul piano della teoria, sia su quello della dinamica politica superando in avanti antiche divisioni. Va evitata la ridicola diatriba sul “aveva ragione questo” “aveva torto quello”, richiesta di scuse davanti alla storia (anzi alla Storia) ecc, ecc. 3) Va avviata, senza riferirsi a modelli storici impossibili (Bad Godesberg, Epinay, Primavera di Praga: tra l’altro eventi del tutto diversi fra loro) l’elaborazione di un progetto fondato sull’attualizzazione delle “fratture” storiche e l’intreccio fra queste e le contraddizioni emergenti nella modernità. Non basta l’antica “contraddizione principale” ma neppure lo sbilanciamento sul versante – ad esempio – del tema ambientale, peraltro centrale e connesso con i modi di produzione oppure di una strategia dei diritti intorno alle questioni di genere. Occorre soprattutto un intreccio tra le diverse realtà rappresentate dalle faglie un tempo definite materialiste e quelle che oggi possono essere considerate “post- materialiste” e la definizione di una strategia di trasformazione dell’esistente. Per dirla con Carlo Marx: “Non basta descrivere il mondo, occorre cambiarlo”; 4) Attorno alla rielaborazione dell’analisi relativa ai cleavages fondativi, è necessaria una riflessione di fondo sul mutamento di rapporto tra l’economia e la politica, la finanza e l’economia, la tecnica e la politica, lo sfaldarsi individualistico della società, la difficoltà evidente della democrazia liberale fondata sul sistema dei partiti con l’emergere dei fenomeni della “democrazia del pubblico” e della “democrazia recitativa”, la separazione tra procedimento elettorale e partecipazione cittadina; 5) Il riemergere di pulsioni che pensavamo ormai accantonate come quelle nazionalistiche dalle quali deriva l’incipiente fenomeno del razzismo. Tutto questo va inquadrato nel contesto del mutamento delle dinamiche internazionali. La fase presenta elementi di emersione di nuovi livelli di confronto tra le grandi potenze e di profonda modificazione del processo di globalizzazione così come questo si era presentato alla fine del XX secolo e, successivamente, nella fase della “grande crisi” del 2007. Sotto quest’aspetto il grande tema rimane comunque quello di un rilancio concreto dell’internazionalismo; 6) In questo quadro l’idea di un “dialogo Gramsci – Matteotti”, idea lanciata a proposito dell’analisi sul fascismo di ritorno può ben essere allargata a un tema ben preciso: non si tratta di costruire un Pantheon comune fra compagne e compagni che hanno vissuto le loro divisioni storiche e che adesso sono chiamati ad affrontarle di fronte alle giovani generazioni, ma piuttosto avviare una ricerca aperta su quelle che ci siamo permessi di definire “linee di successione”. Le ragioni della necessità di questo confronto sono spiegabili non tanto e non solo dal grande valore morale e politico rappresentato dalla comunanza nel martirio ma soprattutto in alcuni punti comuni che i due pensatori, l’uno comunista e l’altro socialista riformista, hanno sicuramente espresso sia pure in tempi così lontani da noi e all’interno di temperie così complicate come quelle in atto allora. Il punto di assoluta comunanza può essere definito nel quadro della costanza dell’impegno e di una dimostrata intransigenza non settaria. Sicuramente qualcuno si incaricherà di trovare testi contradditori tra loro: condanne reciproche, interventi svolti sull’onda del contingente che in apparenza parrebbero smentire la praticabilità di questa ricerca attorno appunto alle “linee di successione” ma non è possibile, da questo punto di vista, fermarci rimirando l’ombelico del passato. Andando per ordine: 1) Il primo punto su cui porre l’attenzione è la comune necessità di sviluppare una “profondità di pensiero politico”. Salirebbe alla mente la definizione di “pensiero lungo”. Quella del “pensiero lungo” rappresenta forse la definizione più valida per ciò che si deve intendere oggi l’esigenza riguardante l’ampiezza della riflessione politica sui grandi temi richiamando il rapporto tra cultura e politica; 2) La capacità di riflettere, intervenire, agire sul complesso delle divisioni intercorrenti nella società italiana dell’epoca senza indulgere in alcun cedimento corporativo dimostrata da entrambi i protagonisti del nostro “dialogo”. Gramsci, infatti, è stato l’organizzatore degli operai di Torino ma anche il più acuto interprete dell’analisi della “questione meridionale” che rappresentava all’epoca gran parte della “questione contadina”. Matteotti è stato il riferimento dei braccianti in una delle zone più povere e d’intenso sfruttamento, in quella fase, come quella attorno al Delta del Po, ma anche l’indagatore delle trame tra finanza e sfruttamento delle fonti energetiche. 3) Il tema della questione morale. Se per Gramsci si trattava di questione relativa alla fatica dello studio e al rigore analitico che l’esercizio della politica richiedeva (e richiede) costantemente, per Matteotti è necessario ricordare la sua capacità d’inchiesta, la sua ricerca proprio attorno alla “questione morale” del fascismo rampante che risultò componente decisiva della decisione di rapirlo e ucciderlo. 4) La già ricordato preveggenza nella lettura delle dinamiche sociali e politiche al punto da individuare nel fascismo il pericolo concreto emergente in quella fase storica. La capacità anticipatrice del pericolo rappresentato dal fascismo da parte di Gramsci e Matteotti (senza dimenticare la visione profetica di Piero Gobetti) si verificò, è bene ricordarlo, quando – da una parte – si riteneva il fascismo un fenomeno sporadico che sarebbe rientrato nell’alveo del gran fiume liberale rappresentando magari uno strumento utile per frenare le agitazioni operaie e contadine, e dall’altro lato lo si pensava come semplice elemento degenerativo del capitalismo da contrastare soltanto e semplicemente attraverso la dinamica della lotta di classe. Nessuno avrebbe pensato, all’epoca, che questi tre punti potevano significare proprio l’eredità intellettuale più pregnante per un processo di vera e propria ricostruzione della sinistra italiana in una sua fase di fortissima difficoltà. Su queste basi è necessario avviare un processo di “confronto costituente” che ponga al centro del suo itinerario sia il portato dell’analisi sviluppata da Gramsci e Matteotti, sia l’acquisizione di tratti distintivi utili per richiamare una identità attuale. Non dobbiamo naturalmente rinchiuderci in un’analisi meramente storica ma intrecciando il nostro lavoro con il punto fondamentale della rielaborazione della “teoria delle fratture” individuare con esattezza i termini concreti sulla base dei quali sviluppare un alto livello di progettualità sistemica. A cavallo tra il XIX il XX secolo definire cosa fosse il socialismo era abbastanza semplice ma non necessario, la divisione era su come raggiungere l’obiettivo di una società senza classi con i mezzi di produzione in proprietà collettiva, ora non solo in quest’area indistinta che si definisce genericamente di sinistra ci sono differenze programmatiche, ma non esiste nemmeno un comune sentire della necessità di pensare a una società diversa migliore, più libera e giusta di uomini e donne uguali nella loro diversità

martedì 21 maggio 2019

In Australia a sorpresa i  conservatori vincono ancora - Internazionale

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La democrazia greca alla prova del voto europeo - Kostas Zafeiropoulos - Internazionale

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L’Europa delle disuguaglianze  - Roberta Carlini - Internazionale

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How Australia’s Labor Party Lost an Un-Losable Election

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Austria and the Plot Against Europe by Charles Tannock - Project Syndicate

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Contro il tassapiattismo - Menabò di Etica ed Economia

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venerdì 17 maggio 2019

Elezioni in Australia: per cosa si vota e (soprattutto) come si vota - YouTrend

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La crisi della democrazia e della socialdemocrazia nelle società economicamente sviluppate

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Sergio Cesaratto: La globalizzazione e l’economia

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Cross-party Brexit talks have “gone as far as they can” – Corbyn's letter - LabourList

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Sulla Brexit il negoziato tra Corbyn e May è chiuso - Lettera43

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LA GUERRA DEI DAZI E IL DEFICIT USA - Prodi, Plateroti, Barlaam - si allarga il conflitto..e l'Eu? - | Sindacalmente

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I paradossi dell’euro e le elezioni di maggio | Eguaglianza & Libertà

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Sovranismo: le ragioni del successo elettorale in Italia - Economia e Politica

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Thomas Fazi: Euro: una questione di classe

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"La sinistra e la scintilla" di Giuseppe Provenzano - Pandora Rivista

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Il Rapporto EuroMemorandum 2019 è online - Sbilanciamoci.info

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Rethinking Europe—a challenge for trade unions • Social Europe

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De Michelis e il socialismo degli anni 80 nella satira di Vauro | Left

De Michelis e il socialismo degli anni 80 nella satira di Vauro | Left

Franco Astengo: Vexata quaestio

VEXATA QUAESTIO di Franco Astengo Sotto il titolo “Il Paese dell’Impunità – Mafia corruzione e non solo” Micromega ha pubblicato in questi giorni il suo n.3/2019 che contiene molti e autorevoli interventi raccolti intorno alle diverse sfaccettature dell’antica e irrisolta “questione morale” (irrisolta proprio come testimoniano appunto i diversi interventi). Mai scelta è apparsa forse più tempestiva considerato che, in queste ultime ore, il bollettino dei disastri provocati proprio dalle diverse “questioni morali” che attraversano la vita economica sociale e politica del nostro paese si è ulteriormente allargato. Stiamo assistendo a un vero e proprio florilegio di tutto il repertorio del genere “questione morale”: dalle presunte infiltrazioni mafiose nell’operazione (per ora infinita e forse interminabile) “ponte di Genova”, ad arresti di varia natura per tangenti et similia all’interno di diverse situazioni che comprendono esponenti di un vasto arco di forze politiche con annessi e connessi anche di tipo imprenditoriale. Nulla sembra essersi mosso, da questo punto di vista, nel corso di decenni e ancora la magistratura sta compiendo il suo eterno lavoro di supplenza rispetto alla “politica” mentre l’opinione pubblica appare, francamente, distratta se non del tutto anestetizzata. Un quadro come da copione con la scena coperta dalle consuete manfrine dei soliti noti in un crescendo a mio giudizio del tutto delirante di campagna elettorale. Una campagna elettorale (è il caso di ricordare che si voterà per il Parlamento Europeo) che ancora una volta si vuol rinchiudere nel recinto dell’OK Corral del “o con me o contro di me” con la velata minaccia che se prevalesse il “contro di me” saremmo all’“après moi le deluge”. Poi “moi” sparisce e la vita continua con il suo insieme di spine e dolori. Il massiccio ingresso in campo dei paladini dell’antipolitica facilmente creduti da una massa disillusa, stanca, sfibrata non ha sortito effetto alcuno. L’ascesa del M5S per adesso ha semplicemente ampliato il campo dei corifei del potere dato comunque come immutabile e aperto la strada a potenziali soluzioni molto pericolose. In realtà da Tangentopoli in avanti, anzi per limitarci al dopoguerra da Portella della Ginestra in poi, si è cercato accuratamente di evitare che la “questione morale” si trasformasse effettiva “questione politica”. Tutta la litania che è sempre seguita a ogni esplosione di vero e /o presunto scandalo è servita soltanto a confermare l’antico motto del Gattopardo. Non entriamo ancora una volta nel merito di cosa significa “questione politica e questione morale”: dal 1983, almeno personalmente (cioè dallo scandalo Teardo in avanti) c’è capitato di scriverne in troppe occasioni senza neppure aver bisogno di mutare più tanto approccio e accento: soltanto qualche pennellata di aggiornamento d’attualità di volta in volta. Qualche interlocutore noterà in questo testo un eccesso di “pessimismo dell’intelligenza”, ma la domanda finale è questa: potrà ancora essere possibile che non una rivista come Micromega oppure qualche intellettuale illuminato, ma un vero soggetto politico si dimostri capace di affrontar e rappresentare il complesso delle contraddizioni agenti nella realtà e suscitare così un moto di “ottimismo della volontà”? E’ l’eterno rincorrersi di scenari già visti e ripetuti che induce quasi in via naturale al pessimismo della fatalità.

giovedì 9 maggio 2019

Erdoğan’s Civil Coup

Erdoğan’s Civil Coup

Franco Astengo: Riforma

RIFORMA di Franco Astengo Si sta concludendo in queste ore la prima “tranche” dell’itinerario parlamentare della riforma costituzionale riguardante la riduzione del numero dei parlamentari. Nella proposta avanzata dal M5S e all’esame del parlamento attraverso l’iter dell’articolo 138 della Costituzione, è prevista una Camera di 400 componenti e un senato di 200 per cifra tonda di 600 (più gli ex-presidenti della Repubblica e i senatori a vita): un taglio del 36,5%. Quello della riduzione nel numero dei parlamentari è un discorso avviato da molto tempo: fin dagli anni’80 lo stesso Centro di Riforma dello Stato diretto da Pietro Ingrao aveva avanzato proposte analoghe includendo nel ragionamento anche il discorso sul monocameralismo. Da più parti si stanno esprimendo perplessità per quest’operazione considerandola esclusivamente come di semplice “marketing” politico, non suffragata nella fattispecie da dati sufficienti di motivazioni riguardanti il quadro istituzionale complessivo. Si fanno diversi esempi di disfunzioni e di disparità che un taglio lineare porterebbe con sé sia sul piano della rappresentanza territoriale (l’aumento di popolazione necessaria per un collegio del Senato, per esempio) e della rappresentanza politica. I due termini, della rappresentanza territoriale e della rappresentanza politica, debbono infatti rappresentare la “stella polare” di ogni riforma del genere. Una riforma di questo genere ha bisogno d essere accompagnata da un progetto complessivo riguardante due punti essenziali: 1) La legge elettorale; 2) La suddivisione dei collegi sia alla Camera, sia al Senato (si è fatto notare come alcuni collegi uninominali al Senato, con il tipo di riduzione proposta, andrebbero a superare il milione di abitanti). Ricordando ancora come la riforma della legge elettorale non preveda passaggi costituzionali, è necessario far notare come l’impianto complessivo dell’articolato della nostra Carta Fondamentale preveda, nell’idea della centralità del Parlamento (che si è vanamente tentato in più occasioni di spostare proponendo la modifica nel ruolo dell’esecutivo) un’ipotesi di pluralità della rappresentanza che può trovare sbocco soltanto in un sistema di tipo proporzionale com’è stato, del resto, tra il 1948 e il 1992. La possibilità di discutere sul numero dei parlamentari deve essere, quindi, strettamente collegato al tipo di legge elettorale che s’intende adottare, all’eventuale meccanismo che all’interno di essa potrebbe promuovere la formazione di maggioranze (premio, coalizioni, premio alla lista, premio alle coalizioni) e alla suddivisione territoriale delle circoscrizioni e/o collegi. In assenza di ciò siamo di fronte ad un vero e proprio salto nel buio: così si sono espresso molti dei costituzionalisti sentiti dalle Commissioni Parlamentari e così deve essere confermato esprimendo un giudizio negativo di forte preoccupazione su quanto sta accadendo in queste ore alla Camera dei Deputati.

Exclusive: No “major Brexit backlash” for Labour in locals, new analysis shows - LabourList

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“Come si diventa leghisti” di David Allegranti - Pandora Rivista

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A proposito di socialismo (appunti per un confronto)

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Is America Ready for a Welfare State? by Jorge G. Castañeda - Project Syndicate

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mercoledì 8 maggio 2019

Turchia. Nuove elezioni il 23 giugno, tutti contro Erdogan: a Istanbul opposizioni unite - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali

Turchia. Nuove elezioni il 23 giugno, tutti contro Erdogan: a Istanbul opposizioni unite - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali

Le previsioni della Commissione Ue sull'Italia: niente crescita, il debito s’impenna - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali

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Polarisation, fragmentation—the challenge after the elections in Spain • Social Europe

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Is the crisis of social democracy a crisis of equality? • Social Europe

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Franco D'Alfonso: LE COLPE DEI GIALLOVERDI A NON SONO MERITI NOSTRI |

LE COLPE DEI GIALLOVERDI A NON SONO MERITI NOSTRI |

CITTÀ STUDI |

CITTÀ STUDI |

LE CONSULTAZIONI CLANDESTINE DI PALAZZO MARINO |

LE CONSULTAZIONI CLANDESTINE DI PALAZZO MARINO |

martedì 7 maggio 2019

Socialists Against Antisemitism: Who we are and what we're doing - LabourList

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Perché l'Italia è in declino - Sbilanciamoci.info

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What Labour should learn from the 2019 local elections - LabourList

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Macedonia del Nord, vince il candidato socialdemocratico. La Nato è più vicina | il manifesto

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Come domare gli ‘spiriti animali’ del capitalismo? - micromega-online - micromega

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Franco Astengo: Cultura e politica

Come si può rispondere al sottotitolo della prima pagina del Manifesto del 7 maggio: “La presenza tra gli stand di Torino di un editore dichiaratamente fascista ha portato autrici e autori a dividersi se sia giusto o meno partecipare e in che forma. Ma essere messa in discussione è la presunta egemonia della sinistra nella produzione culturale italiana”? Due soli spunti di riflessione nel merito: la vicenda riguardante il Salone di Torino si inquadra nell’evidente presenza fascista ormai rampante. Ho semplificato la descrizione per renderla più chiara e per insistere su di un punto a mio giudizio assolutamente cruciale. Stiamo sottovalutando il fenomeno fascista sia dal punto di vista delle posizioni politiche sia nella mancanza di avvertimento dell’umore di fondo che ci arriva da un insieme di comportamenti quotidiani da parte di ampie fasce di popolazione. Comportamenti che sì fanno davvero “egemonia”. In secondo luogo il Manifesto fa bene a scrivere di “presunta egemonia della sinistra” nel campo della produzione culturale. Come possiamo pensare, infatti, all’esercizio di un’egemonia nella produzione culturale essendo la sinistra priva di una qualche minima strutturazione politica in grado di essere presente nel vivo della quotidianità, della capacità di informare i modelli di vita, di indicare un rapporto tra la realtà e l’agire politico? Non è certo il caso di tirare in ballo Gramsci come pure potrebbe essere opportuno ma di guardare in faccia la verità: senza soggettività politica non può esserci espressione culturale se non da parte di un’élite ristretta e quasi autoreferenziale, del tutto immersa nel seguire le mode correnti.

domenica 5 maggio 2019

La dinamica della disuguaglianza in Italia dagli anni ’80 ad oggi - Menabò di Etica ed Economia

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Democrazia culturale: i millennial nel vuoto politico - Menabò di Etica ed Economia

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La politica economica degli equilibristi ed illusionisti - Menabò di Etica ed Economia

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Lavorare meno lavorare tutti - Menabò di Etica ed Economia

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Il capo dei giovani SPD: ripartiamo dal socialismo – Strisciarossa

Il capo dei giovani SPD: ripartiamo dal socialismo – Strisciarossa

Patrizio Paolinelli. Tre domande a… Giorgio Benvenuto. Dal lavoratore-oggetto al lavoratore-soggetto padrone della propria dignità | Jobsnews.it

Patrizio Paolinelli. Tre domande a… Giorgio Benvenuto. Dal lavoratore-oggetto al lavoratore-soggetto padrone della propria dignità | Jobsnews.it

venerdì 3 maggio 2019

La Spagna del dopo elezioni di Simone Furzi

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L’EXPORT DEI DISTRETTI LOMBARDI CRESCE DEL 3,8% - GLI STATI GENERALI

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LA SFIDA PER L'UNITA' SINDACALE - Pezzotta risponde a Landini - Furlan, Barbagalo, Astengo - | Sindacalmente

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The Economy We Need by Joseph E. Stiglitz - Project Syndicate

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Identità plurale: la grande ricchezza d’Europa | Reset

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Spagna: vince la sinistra, non solo il Psoe | Eguaglianza & Libertà

Spagna: vince la sinistra, non solo il Psoe | Eguaglianza & Libertà

giovedì 2 maggio 2019

Le responsabilità della sinistra italiana nell’affermarsi dei populismi /2 di Rino Genovese – Dalla parte del torto

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È liberale chi sogna il golpe in Venezuela? - Lettera43

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Gli stipendi in Italia sono fermi a vent’anni fa - nuovAtlantide.org

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C’è più vita in Landini che in tutto il resto della sinistra italiana - Linkiesta.it

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Inequality: from redistribution to predistribution and beyond? • Social Europe

Inequality: from redistribution to predistribution and beyond? • Social Europe

Dati Istat: usciamo dalla recessione, ma per restare in stagnazione - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali

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NON HA VINTO NESSUNO, MA TOCCA AL PSOE DARE LE CARTE - GLI STATI GENERALI

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mercoledì 1 maggio 2019

La rivista il Mulino: Madrid, 30/4/2019

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L’Italia non è la Spagna, non c’è un Sanchez italiano « gianfrancopasquino

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Elezioni in Spagna: chi ha vinto e (soprattutto) chi ha perso - micromega-online - micromega

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5 lezioni dal voto in Spagna - YouTrend

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Pd, gli ex scissionisti di Articolo Uno tornano a casa. E a me viene in mente Fantozzi - nuovAtlantide.org

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Spagna, i socialisti battono la destra. Ma Sanchez è al bivio – Strisciarossa

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What Bernie Sanders and His Supporters Can Learn from Salvador Allende

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Venezuela: geopolitica di una crisi | ISPI

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