domenica 1 marzo 2009

Vittorio Melandri: il PD e il piacere dell'onestà

Non sono fra gli elettori scomparsi del PD, quelli descritti da Ilvo Diamanti su la Repubblica di domenica 1 marzo 2009.



Il PD non sono proprio riuscito a votarlo, e nell’ultimo tristo aprile 2008, ho disperso il mio voto nell’arcobaleno.



Da sempre socialista, dopo la demolizione del PSI ad opera della sua ultima “offensiva” classe dirigente, vilmente prona ai piedi di Bettino Craxi, nel 1998, ho creduto che si volesse rifondare in Italia un nuovo partito della sinistra, socialista e senza aggettivi, pure capace di ri-comprendere al suo interno una “frazione comunista”, come era all’inizio della “storia politica” di questo paese, anche perché il comunismo non è l’opposto dello “fascismo-schifo”, come con disonestà intellettuale si continua a sostenere, ma è una idea nobile al servizio dell’uomo, per quanto umanamente fallace e sempre aggiornabile.



Quando prestissimo, anche “cosa due” si è rivelata per l’illusione che era, ho sperato che almeno, in subordine, si mirasse alla costruzione di un “partito nuovo” e non di un “nuovo partito”.



Tutti gli eventi (anche i pochi positivi) “post-parto”, riguardanti il PD, stanno a dimostrare che il devastante deficit di laicità, che una “amniocentesi” precoce aveva immediatamente e facilmente rilevato, era insito in una insormontabile incompatibilità, puntuale conseguenza dell’apporto genetico dei portatori “sani” del loro stesso patrimonio genetico. Quello nato si è mostrato subito per quello che si poteva prevedere, un mostriciattolo deforme, che per nostra fortuna non appartiene alla specie umana e può essere soppresso senza colpa.



Oggi sono fra gli italiani che provano inane – indignazione – per il fatto che si preferisca il maggiordomo di Berlusconi a Soru; per l’ammirazione riservata ad Amici, al Festival di Sanremo e al Grande Fratello; attonito perché non ci si indigni per le interferenze della Chiesa Cattolica Romana (che non hanno niente a che fare con la – fede – e pure con il sacrosanto diritto di parola di uno Stato Straniero), e più che indignato, annichilito, per gli interventi del governo sulla vicenda di Eluana Englaro, oggi aggiornata alla persecuzione odiosa del padre Beppino.



Non mi riesce però di vivere in un mondo parallelo, sono un masochista che legge i giornali, e quando sono dinnanzi alla TV il programma che seguo maggiormente è “zapping”, alla ricerca affannosa di una sosta che qualche volta mi riesce, anche se, confesso, il paradigmatico, untuoso e perciò viscido, accarezzarsi le mani del dott. Bruno Vespa, va oltre ogni mia capacità di sopportazione.



Detto questo, vo cercando proprio l’opposto di quanto sostenuto da Ilvo Diamanti, e cioè quanto rafforzi i miei sentimenti di disprezzo e di indignazione per quanto ci circonda da ogni lato.



Al contrario, questi, sono sentimenti che voglio fortissimamente voglio, demolire, altro che rafforzare.



A tutto ho l’umana ambizione di assomigliare, meno che ad uno dei troppi sopracciò che hanno massacrato immagine e sostanza della sinistra politica italiana.



E sia chiaro, un aiuto a demolire il disprezzo e l’indignazione che mi abitano, lo attendo non da partiti illusori dispensatori di illusioni, e manco prestandomi a credere alla favola bella della scomparsa prossima ventura di tutte le brutture di cui sopra, ma più correttamente e semplicemente, un aiuto me lo aspetto dal ritorno della onestà.



A cominciare da quella onestà intellettuale che non può essere scomparsa dall’orizzonte politico italiano, e che, sia a destra, e per me ovviamente con più ansia a sinistra, mi aspetto di veder prima o poi ricomparire.



In attesa del ritorno dell’onestà, anzi, del risorgere del “piacere dell’onestà”, possiamo solo sopravvivere.



I più anziani di noi fra cui mi colloco, accompagnati dalla speranza di morire presto, ché la vita è fatta anche di questo, i più giovani, in tutta evidenza gravati da una angoscia straniante, di cui la mia generazione, quella che è nata sotto i favori della Costituzione, porta intera la responsabilità.



Vittorio Melandri

1 commento:

Anonimo ha detto...

Su una cosa soprattutto ha ragione Vittorio: sulla responsabilità.
Paola M.