lunedì 15 agosto 2022

Franco Astengo: Parlamento

PARLAMENTO: NON E' SOLTANTO QUESTIONE DI NUMERI di Franco Astengo Avevamo impegnato la campagna elettorale avverso la riduzione del numero dei rappresentanti parlamentari (Settembre 2020) su due punti : quello riguardante la difficoltà che avrebbe incontrato la rappresentanza politica ad esprimersi in una dimensione più o meno compiuta e quello relativo alla probabile caduta verticale nella capacità del sistema di rappresentare i territori. Non siamo stati ascoltati e alla fine i contrari a quell'operazione caratterizzata da istanze meramente demagogiche e lontane da qualsivoglia ipotesi di equilibrio nel rapporto tra istituzioni e cittadini sono stati 7.691.837 contro 17.913.259 che hanno approvato lo stupido slogan della "casta contro la casta". Ci porterebbe troppo lontano un discorso riguardante la risposta politica che non è stata fornita a quegli oltre 7 milioni di voti da parte dei sostenitori del NO alla riforma. Entriamo allora per un momento nel merito di un aspetto che, in piena campagna elettorale, si sta rivelando assai complesso almeno se si cerca di seguirlo attraverso le correnti diverse espressione di opinione. Infatti nelle periferie gli organizzatori dei corpi intermedi (associazioni datoriali, categoriali, sindacati) hanno scoperto l'acqua calda della difficoltà ad avere rappresentanti alla Camera e al Senato con i quali interloquire nel senso di cercare di definirli come portatori di specifiche istanze. Beninteso: istanze specifiche che nella maggior parte delle occasioni rappresentano questioni di interesse generale e soltanto limitatamente temi di natura localistica e/o corporativa; quindi un sistema di relazioni non riducibile al semplice lobbismo. C'è da aggiungere che proprio la riduzione del numero dei parlamentari ha rappresentato un ulteriore tassello del processo di declassificazione sociale dei corpi intermedi. La "diminutio" dei corpi intermedi ha rappresentato un aspetto di quella ricerca di riduzione nel rapporto tra politica e società che ha costituito un punto strategico di "taglio" autoritario dell'eccesso di domanda frutto dell'affermazione ideologica del neo-liberismo fin dagli anni'80 del XX secolo. Sul terreno della rappresentatività politica e di quella territoriale il passaggio della riduzione del numero dei parlamentari ha comunque condotto alla necessità di aprire il discorso sulla qualità delle presenze sia nelle candidature sia, di conseguenza, nelle figure degli eletti nella ricerca di intreccio tra dimensione politica complessiva e presenza nella specificità locale (un parlamentare "glocal" si potrebbe affermare). Allo scopo di esplicitare al meglio questo discorso assumo ad esempio un caso che conosco per immediata esperienza locale: quello della provincia di Savona. Una provincia quella di Savona che dalla XVII legislatura si è trovata iperappresentata in entrambi i rami del Parlamento a causa di una combinazione fortuita che ha consentito (grazie al gioco delle liste bloccate, altro argomento che non si affronta in questa sede per economia del discorso ma che andrebbe sviscerato a fondo) al Movimento 5 stelle di eleggere 3 parlamentari poi confermati nella successiva XVIII legislatura. Ebbene questa massiccia presenza parlamentare mai registrata nella storia repubblicana (il PCI negli anni gloriosi eleggeva 1 deputato e 1 senatore, in questo caso sacrificando però un collegio di Genova con una doppia candidatura, idem la DC ma con il senatore sempre a rischio in competizione con la Spezia, al PSI capitò una volta nel 1958 così come allo PSIUP nel 1968 mentre l'elezione di Pertini alla Camera dalla II legislatura in avanti deve essere considerata come di carattare "nazionale" e non certo rappresentativa del territorio) non è stata minimamente avvertita sul territorio, anzi i 3 parlamentari del M5S sono risultati praticamente assenti dal dibattito politico locale sia al riguardo dei temi di carattere generale e ancor di più da quello sui temi riguardanti la provincia in materia di economia, sociale, sanità, lavoro. Localismo e corporativismo (si pensi alla vicenda dei balneari) hanno poi collegato l'iniziativa degli altri parlamentari (Lega e PD) eletti in provincia di Savona con determinati aspetti di "trasversalità" riferiti al governo della Regione: governo esercitato in forma paternalistica e clientelare. Insomma: un territorio quello della Provincia di Savona preso come esempio rappresentativo sotto molteplici punti di vista in una dimensione molto negativa per ovviare alla quale servirebbe proprio un salto di qualità sul piano della preparazione, della coerenza e dell'impegno anche morale. Lo scopo di questo intervento non era però quello di aprire una ricerca in quella direzione. In conclusione: L'evoluzione e la crisi dei fondamenti ideologici e dei caratteri originari della rappresentanza politica sembrano ormai irreversibilmente egemonizzati dal pensiero "unico"delle teorie (e conseguenti pratiche) ordoliberali e neoliberiste che stanno trasformandosi in teorie neo-corporative, ed è questo il vero pericolo derivante dalla probabile vittoria della destre il 25 settembre. Questi processi hanno svelato quel senso di alienazione e isolamento del cittadino globalizzato, un fenomeno dal quale deriva quella ricerca della disintermediazione politica che che si situa all'origine dei movimenti populisti.E’ necessario contrastare questa deriva che ha aperto la strada ad un mutamento profondo della sostanza di governo ben oltre la modifica della "forma" costituzionale. Da sinistra non possono bastare movimentismo, personalizzazione e semplificazione delle contraddizioni sociali ma si può rispondere soltanto attraverso una rielaborazione nell'utilizzo del concetto di autonomia del politico affrontando la necessità di modifica dell’offerta politico – elettorale e rispondendo con una proposta sistematicamente progettuale alla confusione della domanda che deriva dalla condizione appena descritta,confusione che corrisponde alla complessità sociale e all’assenza che dura ormai da troppo tempo (almeno dallo scioglimento dei grandi partiti di massa) di una visione di adeguata relazione politica posta anche sul piano organizzativo.

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