martedì 14 giugno 2022

Franco Astengo: Amministrative 2022

AMMINISTRATIVE 2022: APPROSSIMATIVI SPUNTI DI ANALISI di Franco Astengo Premessa: E' molto complesso pensare di poter realizzare un'analisi compiuta di comparazione dei dati emersi dall'esito della consultazione elettorale amministrativa svoltasi il 12 giugno. Molti fattori indicano una necessaria cautela a formulare ipotesi di spostamento nei voti, di riferimento sociale del voto stesso, di attribuzione di peso nelle scelte sia a temi di carattere locale (che avrebbero dovuto risultare prevalenti nell'esame da parte dell'opinione pubblica) sia circa i temi di carattere generale, al momento di grandissima portata come quelli relativi alla guerra e all'emergenza sanitaria che sicuramente hanno inciso sull'orientamento elettorale suddiviso come sempre tra voto di appartenenza, voto d'opinione e voto di scambio. Al momento è' ragionevole quindi limitarsi ad alcuni spunti sui quali "progettare" ipotesi analitiche più compiute: 1) Partecipazione al voto. Il tema del calo partecipazione al voto può ben essere valutato sulla base dell'arco di tempo intercorso tra le elezioni politiche del 2018 e le attuali amministrative. I dati qui riferiti riguardano i 26 comuni capoluogo, geograficamente disposti in tutte le zone del Paese. Nell'occasione delle elezioni politiche 2018 risultavano aventi diritto in questi 26 capoluoghi 2.893.512 elettrici ed elettori; i voti validi furono 1.962.475 pari al 67.82%; il 12 giugno gli iscritte e gli iscritti nelle liste sono stati 3.026.154 (la differenza è dovuto alla diversa modalità di voto per i residenti all'estero) e i voti validi 1.391.435 pari al 45,98% con una flessione, nei quattro anni del 21,84%. Di conseguenza si può rispondere all'obiezione circa la diversità degli obiettivi del voto e quindi della maggiore o minore attenzione a seconda dei casi con una affermazione molto precisa: il calo della partecipazione elettorale sta aumentando di intensità sia a livello territoriale, sia a livello di condizione sociale, sia per fasce d'età. Si tratta di un costante calo verticale che le residue forze politiche sembrano non avvertire. 2) Presenza delle liste. L'estrema varietà nella partecipazione delle liste alla competizione elettorale ci ha costretto a svolgere una operazione di sfoltimento e raggruppamento nella raccolta dei dati. Sono state prese in considerazione: il PD, il Movimento 5 stelle pur presente con il proprio simbolo in 18 capoluoghi su 26, Europa Verde (11 liste su 26 con il proprio simbolo), sono state raggruppate le liste di sinistra sia nel caso di presentazione dell'ambito del centro - sinistra sia nel caso di presentazione autonoma comprese le varie liste "coraggiose" ecosocialiste o giù di lì, le liste civiche di centro - sinistra legate direttamente ai candidati - sindaci escludendone altre di non facile collocazione ancorché presenti nell'alleanza, le liste di Centro collegate a Italia Viva e Azione (18 presenze su 26), Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega (comprese le liste denominate Prima l'Italia), l'UDC ( 12 presenze su 26), le liste civiche di centro - destra collegate direttamente ai candidati - sindaci, l'area dell'Italexit e no vax (15 presenze su 26). In sostanza sono stati tenuti in conto 986.672 voti validi e esclusi da questa disamina statistica 404.763 voti espressi validamente per liste di difficile collocazione politica. 3) Raggruppamento per aree politiche. Da questo punto di vista il centro-destra mantiene la maggioranza assommando 487.775 voti tra Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega, UDC, civiche di centro destra; il centro - sinistra si ferma a 427.880 voti comprendendo PD, M5S, Verdi, sinistra (in questo caso sono stati sommati anche i voti delle liste di sinistra appoggiate a candidati - sindaci fuori dalle coalizioni come a Genova), civiche di centro sinistra. La frana del M5S non avrebbe consentito di superare il centro - destra anche nel caso delle liste di centro con riferimento ad Azione e Italia Viva (che del resto, in alcuni casi, hanno appoggiato il candidato di centro destra: quest'area infatti ha assommato nei 26 capoluoghi 56.373 voti. Di conseguenza l'eventuale "campo largo" di Letta si sarebbe fermato a 484.254 rendendo ancora 3.251 voti al centro destra. Soltanto a titolo indicativo rammentiamo le cifre assolute ottenute dagli schieramenti nelle politiche 2018 ( naturalmente in una situazione politica completamente diversa): PD - M5S- Sinistra 1.081.447, centro - destra 770.983, centro (si considera centro più Europa) 84.711, sinistra (poi posta fuori dal "perimetro" Draghi 22.359. 4) Infine a, a puro titolo indicativo le cifre totali per ogni singolo soggetto (tra parentesi sempre il dato - non comparabile - del 2018). Riferimento, va ancora ricordato, i 26 capoluoghi nei quali si è votato per i candidati sindaci il 12 giugno: PD 198.615 (358.797); M5S 33.653 (598.216) Sinistra 64.994 (Leu 124.414, Pap-PRC 22.359), Verdi 10.268, Liste di Centro 56.373 (più Europa 84.711) Fratelli d'Italia 135.233 (80.342), Forza Italia 74.830 (277.087) Lega 67.855 (390.488). UDC 36.884 (23.066). Si ricordano ancora i voti raccoti dalle liste civiche legate ai candidati sindaci: sul centro - sinistra 120.350, sul centro - destra 172.883.

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