mercoledì 26 novembre 2014

Dario Allamano: Riflessioni su Decoubertin

Senza essere un decoubertiniano (l’importante è partecipare) ritengo che non sia possibile pensare di archiviare quanto avvenuto in Emilia Romagna con “l’importante è vincere” come dice Renzi, la partecipazione alle elezioni indica lo stato di salute o di malattia della politica, ed oggi la malattia è molto grave. Il crollo verticale dei votanti, al di sotto del 40% degli aventi diritto, in una realtà oltretutto che fino a pochi anni fa ne portava al voto l’80% è un segnale che deve preoccupare chiunque abbia a cuore il futuro dell’Italia. La disaffezione era già stato anticipata dal dato delle Elezioni Europee, in cui erano già scesi al 60%, e che solo una visione strabica portò ad archiviare come un’epocale vittoria del PD. Alle Europee il PD ottenne 1,5 milioni di voti in meno di Veltroni nel 2008, e già questo avrebbe dovuto far riflettere. L’altro dato di fatto è che questo “sciopero generale dal voto” avviene con un’offerta partitica molto ampia, erano presenti molte formazioni politiche e di varia estrazione e ideologia, l’effetto è stato però evidente: i cittadini non si sentono più rappresentabili dagli eredi di un ventennio fallimentare che ha portato l’Italia sull’orlo del default. Dopo i risultati di domenica non esistono più vincitori ma solo partiti “diversamente perdenti”. Ma quanto è successo riguarda direttamente anche noi socialisti e ci riguarda perché per la prima volta, dopo ventanni, si è creato un vuoto politico ed in politica il vuoto non regge a lungo, in un paio d’anni qualcuno lo deve riempire sia di contenuti che di presenze; quel che oggi manca sono i contenuti e sono contenuti che interpellano la migliore storia del socialismo democratico. Le domande che mi sto ponendo sono tante: - possiamo noi, che abbiamo fatto del recupero della migliore storia del socialismo, essere attori “importanti” nel governare il cambiamento che ormai è sempre e con sempre maggiore evidenza richiesto dai cittadini? - Il crollo di rappresentanza del PD trascinerà con se anche la residuale forza politica del PSI? Se si quale potrebbe essere il ruolo di una rete di circoli ed associazioni che, sia pure con difficoltà, si sta aggregando in Italia? È sufficiente continuare con una fase di pura testimonianza o è necessario passare alla costruzione di un Progetto per Governare il Cambiamento? - Quale potrebbe essere il ruolo dei Sindacati, che hanno dimostrato di poter fare molto male al PD, quello di oppositori senza progetto o quello di primattori nella costruzione di una forza politica dei lavoratori, tutti, nessuno escluso? Sono tutte domande a cui non ho risposte precise e definite, ma ritengo che una fase sia finita, quella della denuncia di una mancanza di un’area socialista, magari anche sovranazionale, non basta più dire che manca una sinistra socialista occorre dire cosa dovrebbero fare i socialisti se governassero questo Paese, a partire da Nencini che al Governo c’è. Oggi ai cittadini interessa molto poco sapere se esista un Gruppo, una Rete di Socialisti, una Costituente o una Federazione Socialista, se ci concentriamo sui nominalismi offriamo agli Italiani poco, oggi i cittadini vogliono innanzitutto capire perché l’Italia è in queste condizioni e soprattutto vorrebbero ricevere proposte su cosa intende fare un’organizzazione, che fa dell’equità e della democrazia i proprii assi portanti, per contribuire a redistribuire solidalmente le poche ricchezze che ancora si producono. Se davvero intendiamo proseguire nel nostro cammino di recupero della migliore Storia dei Socialisti per costruire un Avvenire interessante per i nostri figli ed i nostri nipoti occorre prendere atto che da domenica scorsa, almeno in Italia, una piccola storia è finita, quella di un ventennio nato male e finito peggio, nato, per come ce la raccontavano nel 1992 per risanare moralmente l’Italia e finita con un’Italia in cui si continua a gestire un potere senza etica e senza capacità, ma è finita anche un’Italia che stava fiduciosa a SPERARE CHE qualsiasi COSA si presentasse come NUOVA fosse davvero in grado di rinnovare questo Paese. Ho la netta impressione che d’ora in poi gli Italiani non daranno più deleghe in bianco Fraterni saluti Dario

3 commenti:

felice ha detto...

Sulla astensione attiro l'attenzione su quel passo della memoria presentata per l'audizione della Prima Commissione Senato sulla legge elettorale. Scritta prima delle elezioni regionali anticipate non ne ho parlato. Ora son per una regola che le elezioni se non partecipa il 50% vanno ripetute e con altri candidati. Premi di maggioranza e liste bloccate saltano se non partecipa la maggioranza assoluta degli aventi diritto, che serve anche per andare a ballottaggio. Penso al ruolo positivo che ha giocato la regola sovietica che le elezioni non fossero valide nei singoli collegi se non partecipava la maggioranza assoluta degli elettori. Era concepita come correttivo alla pratica del candidato unico. Nelle elezioni SEMI-LIBERE del giugno 1989 in Polonia i risultati, grazie ad un accordo preelettorale avrebbero dovuto dare una maggioranza artificiale al POUP e partiti Alleati lasciando Solidarność minoranza nel Sejm. Grazie a QUELLA NORMA LA MAGGIORANZA FU RIBALTATA NELLA RIPETIZIONE DELLE ELEZIONI. Se non diamo un peso legale alle astensioni dal voto si faranno sempre commenti alla Renzi. Un precedente c'era ma solo per i piccoli comuni. In caso di una sola lista di candidati le elezioni dovevano essere ripetute se non andava a votare la maggioranza dei cittadini. Ovviamente dopo la riforma dei sindaci eletti direttamente e ballottaggi, quella norma saggia non c'è più


Felice C. Besostri

mario ha detto...

E nel frattempo? Il potere a Felice!
Per parte mia credo invece che vada tolto il quorum per la validità anche delle votazioni sui referendum.
A voler seguire la pista pazza di Felice, si potrebbe ipotizzare che i seggi in palio fossero assegnati non integralmente ma solo nella stessa percentuale dei voti validi. A seggi semivuoti corrisponderebbero aule mezze vuote. Ma ci possiamo permettere di giocare con una materia delicata in un momento delicato?
Mario Viviani

felice ha detto...

Il quorum dei referendum abrogativi è altra questione. Sono anch'io favorevole ad abbassare il quorum. In Francia il quorum di partecipazione sta funzionando egregiamente. Stiamo votando con ballottaggio dal 1993 per i comuni e non succede nulla. Se invece del ballottaggio si ripetessero le elezioni dove sta il problema? Una elezione che elegge gli organi con la sola partecipazione dei candidati non piace. Rileggersi la storia delle elezioni politiche polacche semi-libere del 1989, che ha accelerato la crisi del regime grazie al quorum di partecipazione. Mi sembra che anche noi si stia attraversando una crisi politica che è un rischio per la democrazia.


Felice C. Besostri