martedì 23 luglio 2013

Antonio Misiani: Con la crisi la povertà assoluta è raddoppiata

Con la crisi la povertà assoluta è raddoppiata www.nens.it Antonio Misiani In cinque anni la crisi economica ha causato la più forte contrazione dal dopoguerra del PIL (-6,9 per cento tra il 2007 e il 2012) e dei consumi delle famiglie (-5,0 per cento) e un’impennata del numero dei disoccupati, passato da 1,506 a 2,744 milioni (dal 6,1 al 10,7 per cento). Particolarmente negativi sono gli indicatori relativi al 2012, anno nel quale il PIL si è ridotto del 2,4 per cento, i consumi sono scesi La recente pubblicazione dell’indagine annuale ISTAT sulla povertà in Italia permette di analizzare l’andamento, nello stesso periodo, della povertà assoluta e relativa. I dati evidenziano un’esplosione della povertà che non ha precedenti nella storia recente del nostro Paese. Povertà assoluta L’ISTAT calcola l’incidenza della povertà assoluta in base ad una soglia corrispondente alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile. La soglia si differenzia per dimensione e composizione per età della famiglia, per ripartizione geografica e ampiezza demografica del comune di residenza. Sono classificate “in povertà assoluta” le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia. Nel 2012 erano classificate in povertà assoluta 1,725 milioni di famiglie (il 6,8 per cento del totale) e 4,814 milioni di individui (l’8 per cento del totale). Rispetto al 2007, prima dell’inizio della crisi, le persone in povertà assoluta sono raddoppiate (+2,387 milioni) mentre le famiglie interessate sono aumentate di 750 mila unità. L’incidenza della povertà assoluta è passata dal 4,1 al 6,8 per cento per le famiglie e dal 4,1 all’8 per cento per le persone. Povertà assoluta 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Δ 07-12 Famiglie in povertà assoluta (migliaia) 975 1.126 1.162 1.156 1.297 1.725 750 % famiglie 4,1 4,6 4,7 4,6 5,2 6,8 2,7 Persone in povertà assoluta (migliaia) 2.427 2.893 3.074 3.129 3.415 4.814 2.387 % persone 4,1 4,9 5,1 5,2 5,7 8,0 3,9 La disaggregazione socio-demografica delle famiglie in condizione di povertà assoluta evidenzia un andamento del fenomeno molto differenziato. Tra il 2007 e il 2012 l’aumento della povertà assoluta è stato superiore al dato medio (+2,7 per cento) nelle seguenti tipologie di famiglie: - con tre o più componenti; - coppia con figli - monogenitoriale - con persona di riferimento di età fino a 64 anni - con persona di riferimento dotata di licenza media - con persona di riferimento occupata indipendente - con persona di riferimento occupata dipendente operaia o assimilata - con persona di riferimento in cerca di occupazione - residente nel Mezzogiorno Particolarmente rilevante è stato l’incremento dell’incidenza nelle famiglie con cinque o più componenti (+9 per cento), nelle coppie con tre o più figli (+8,2 per cento), con persona di riferimento di età fino a 35 anni (+5,1 per cento), in possesso di licenza media inferiore (+5 per cento), in cerca di occupazione (+13,6 per cento). Povertà assoluta: % famiglie 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Δ 07-12 Numero componenti uno 5,0 5,2 4,5 4,3 5,1 5,5 0,5 due 3,4 4,0 3,8 3,6 4,1 5,5 2,1 tre 3,3 3,0 4,2 4,1 4,7 6,6 3,3 quattro 3,4 5,2 5,8 5,7 5,2 8,3 4,9 cinque o più 8,2 9,4 9,2 10,7 12,3 17,2 9,0 Tipologia familiare persona sola con meno di 65 anni 3,2 3,4 2,7 2,8 3,5 4,9 1,7 persona sola con 65 anni o più 6,6 6,9 6,4 5,7 6,8 6,2 -0,4 coppia senza figli con p.r. con meno di 65 anni 1,8 2,2 3,0 1,9 2,6 4,6 2,8 coppia senza figli con p.r. con 65 anni o più 3,7 4,7 3,8 3,8 4,3 4,0 0,3 coppia con 1 figlio 2,6 2,7 3,6 2,9 4,0 5,9 3,3 coppia con 2 figli 3,3 4,9 5,6 5,1 4,9 7,8 4,5 coppia con 3 e più figli 8,0 8,7 9,4 9,4 10,4 16,2 8,2 monogenitore 4,9 5,0 6,1 6,9 5,8 9,1 4,2 altro 7,0 7,9 6,6 10,4 10,4 13,3 6,3 Età della persona di riferimento fino a 35 anni 3,0 4,6 4,8 4,3 5,3 8,1 5,1 35-44 anni 3,6 5,0 5,6 4,4 4,8 7,4 3,8 45-54 anni 3,4 4,0 3,9 4,9 5,3 7,3 3,9 55-64 anni 3,1 2,9 3,4 3,3 3,7 6,6 3,5 65 anni e più 5,6 5,7 5,5 5,4 6,0 6,1 0,5 Titolo di studio della persona di riferimento licenza elementare, nessun titolo 7,4 8,2 8,7 8,3 9,4 10,0 2,6 licenza media 4,3 5,2 5,3 5,1 6,2 9,3 5,0 diploma e oltre 1,5 1,8 1,7 2,1 2,0 3,3 1,8 Occupazione della persona di riferimento Occupato 2,7 3,4 3,6 3,5 3,9 5,5 2,8 Indipendente 1,4 2,9 2,0 2,8 2,9 4,6 3,2 Lavoratore in proprio 1,8 4,5 3,0 4,1 4,2 6,0 4,2 Dipendente 3,2 3,6 4,1 3,6 4,1 5,8 2,6 Dirigente e impiegato 1,3 1,4 1,5 1,4 1,3 2,6 1,3 Operaio e assimilato 5,2 5,9 6,9 6,4 7,5 9,4 4,2 Non occupato 5,6 6,0 6,0 5,9 6,6 8,2 2,6 Ritirato dal lavoro 4,8 4,7 4,6 4,7 5,4 5,8 1,0 In cerca di occupazione 10,0 14,5 14,5 12,8 15,5 23,6 13,6 In altra condizione 8,1 9,5 9,1 8,6 8,4 11,3 3,2 Territorio Nord 3,5 3,2 3,6 3,6 3,7 5,5 2,0 Centro 2,9 2,9 2,7 3,8 4,1 5,1 2,2 Mezzogiorno 5,8 7,8 7,7 6,7 8,0 9,8 4,0 TOTALE 4,1 4,6 4,7 4,6 5,2 6,8 2,7 La povertà assoluta si è ridotta nelle sole famiglie composte da una persona sola di età pari o superiore a 65 anni (-0,4 per cento). L’aumento è stato relativamente contenuto nelle famiglie di un componente (+0,5 per cento), nelle coppie senza figli con persona di riferimento di età pari o superiore a 65 anni (+0,3 per cento), con persona di riferimento di età pari o superiore a 65 anni (+0,5 per cento), in possesso di diploma o laurea (+1,8 per cento), ritirata dal lavoro (+1 per cento), residente nel Nord o nel Centro. La dinamica della povertà assoluta negli anni 2007-2012 ha prodotto alcuni significativi cambiamenti nell’incidenza socio-demografica. Se nel 2007 registravano un’incidenza superiore alla media le famiglie con un componente, composte da una persona sola con 65 anni o più, con persona di riferimento di età pari o superiore a 65 anni, con persona di riferimento ritirata dal lavoro, cinque anni dopo ciò non è più vero. Viceversa, cresce fino a superare il dato medio l’incidenza della povertà assoluta nelle famiglie con quattro componenti, nelle coppie con 2 figli, con persona di riferimento fino a 54 anni. Povertà relativa. L’ISTAT stima l’incidenza della povertà relativa sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. La soglia per una famiglia di 2 componenti è pari alla spesa media mensile per persona (nel 2012 pari a 990,88 euro, in calo del 2 per cento rispetto al valore 2011). Sono classificate “povere” le famiglie composte da 2 persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore al valore soglia. Per famiglie di ampiezza diversa la linea di povertà si ottiene applicando una scala di equivalenza. Nel 2012 erano in condizione di povertà relativa 3,232 milioni di famiglie (12,7 per cento del totale) e 9,563 milioni di individui (15,8 per cento del totale). In cinque anni l’incremento è stato pari a 579 mila famiglie (con l’incidenza passata dall’11,1 al 12,6 per cento) e a 2,021 milioni di persone (dal 12,8 al 15,8 per cento). Povertà relativa 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Δ 07-12 Famiglie in povertà assoluta (migliaia) 2.653 2.737 2.657 2.734 2.782 3.232 579 % famiglie 11,1 11,3 10,8 11,0 11,1 12,7 1,6 Persone in povertà assoluta (migliaia) 7.542 8.078 7.810 8.272 8.173 9.563 2.021 % persone 12,8 13,6 13,1 13,8 13,6 15,8 3,0 Dal 2007 al 2012 gli incrementi più significativi del tasso di povertà relativa si sono verificati nelle famiglie con cinque o più componenti, nelle coppie con 3 o più figli, nelle famiglie con persona di riferimento di età fino a 35 anni, in quelle con persona di riferimento dotata di licenza media inferiore, con persona di riferimento in cerca di occupazione e in quelle residenti nel Mezzogiorno. La povertà relativa è invece diminuita nelle famiglie di 1 componente, in quelle di 1 persona sola con 65 anni o più, nelle coppie senza figli con persona di riferimento con 65 anni o più, nelle famiglie con persona di riferimento con 65 anni o più e in quelle con persona di riferimento ritirata dal lavoro. In cinque anni è diventata peggiore della media la situazione delle famiglie con persona di riferimento di età fino a 54 anni, mentre è migliorata quella delle famiglie composte da una persona sola con 65 anni o più, delle coppie senza figli con persona di riferimento con 65 anni o più, con persona di riferimento con età pari o superiore a 65 anni, con persona di riferimento ritirata dal lavoro. Povertà relativa % famiglie 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Δ 07-12 Numero componenti uno 8,1 7,1 6,5 5,9 6,7 6,8 -1,3 due 9,7 9,9 9,5 9,5 9,4 10,8 1,1 tre 11,5 10,5 11,0 11,3 11,7 15,9 4,4 quattro 14,2 16,7 15,8 16,3 15,6 18,1 3,9 cinque o più 22,4 25,9 24,9 29,9 28,5 30,2 7,8 Tipologia familiare persona sola con meno di 65 anni 3,8 3,4 2,8 2,9 3,6 4,9 1,1 persona sola con 65 anni o più 12,0 10,7 10,2 8,9 10,1 8,6 -3,4 coppia senza figli con p.r. con meno di 65 anni 4,1 4,6 5,8 5,0 4,6 7,0 2,9 coppia senza figli con p.r. con 65 anni o più 13,5 12,6 12,1 11,5 11,3 11,9 -1,6 coppia con 1 figlio 10,6 9,7 10,2 9,8 10,4 15,4 4,8 coppia con 2 figli 14,0 16,2 15,2 15,6 14,8 17,4 3,4 coppia con 3 e più figli 22,8 25,2 24,9 27,4 27,2 29,8 7,0 monogenitore 11,3 13,9 11,8 14,1 13,2 14,8 3,5 altro 18,0 19,6 18,2 23,0 22,0 22,3 4,3 Età della persona di riferimento fino a 35 anni 9,2 10,4 9,9 10,2 10,8 14,7 5,5 35-44 anni 10,3 12,1 12,5 11,7 11,0 13,6 3,3 45-54 anni 10,3 10,7 9,6 10,6 11,4 12,8 2,5 55-64 anni 8,9 8,8 7,9 8,7 8,5 11,6 2,7 65 anni e più 13,7 12,7 12,4 12,2 12,2 12,4 -1,3 Titolo di studio della persona di riferimento licenza elementare, nessun titolo 18,0 17,9 17,6 17,2 18,1 19,0 1,0 licenza media 12,4 13,2 13,0 13,5 14,1 16,8 4,4 diploma e oltre 5,0 5,3 4,8 5,6 5,0 6,4 1,4 Occupazione della persona di riferimento Occupato 8,6 9,2 8,9 9,3 9,1 10,8 2,2 Indipendente 6,3 7,9 6,2 7,8 7,9 9,0 2,7 Imprenditore, libero profess. 3,7 3,3 2,7 3,7 3,4 4,9 1,2 Lavoratore in proprio 7,9 11,2 8,7 10,7 11,2 11,9 4,0 Dipendente 9,4 9,6 9,8 9,7 9,4 11,3 1,9 Dirigente e impiegato 5,4 4,9 5,2 5,3 4,4 6,5 1,1 Operaio e assimilato 13,9 14,5 14,9 15,1 15,4 16,9 3,0 Non occupato 13,9 13,6 12,9 12,8 13,3 14,8 0,9 Ritirato dal lavoro 12,3 11,3 10,8 10,7 11,0 12,0 -0,3 In cerca di occupazione 27,5 33,9 26,7 26,7 27,8 35,6 8,1 In altra condizione 16,8 17,6 17,3 17,1 17,6 17,6 0,8 Territorio Nord 5,5 4,9 4,9 4,9 4,9 6,2 0,7 Centro 6,4 6,7 5,9 6,3 6,4 7,1 0,7 Mezzogiorno 22,5 23,8 22,7 23,0 23,3 26,2 3,7 TOTALE 11,1 11,3 10,8 11,0 11,1 12,7 1,6 Conclusioni A cinque anni dall’avvio della crisi economica il processo di impoverimento del Paese sta assumendo proporzioni estremamente preoccupanti. La riduzione dei redditi reali e dei consumi delle famiglie e l’aumento della disoccupazione (particolarmente marcato per i giovani tra i 15 e i 24 anni di età) hanno prodotto un’impennata della povertà senza precedenti. L’incremento della povertà relativa – le famiglie con una spesa inferiore ad una soglia predeterminata - indica un ampliamento della disuguaglianza economica. Il raddoppio della povertà assoluta rappresenta un campanello d’allarme se possibile ancor più grave, poiché evidenzia un fortissimo aumento delle famiglie il cui livello di vita è inferiore allo standard minimo accettabile. Le dinamiche della povertà fortemente differenziate dal punto di vista socio-demografico e territoriale chiamano in causa i tradizionali limiti della nostra rete di protezione sociale. Se la povertà tra gli anziani e i pensionati è rimasta infatti tutto sommato sotto controllo (grazie ad un sistema pensionistico che nel 2012 ha assorbito risorse pari al 16 per cento del PIL), è diventata ormai critica la condizione delle famiglie numerose (con particolare riferimento a quelle con 2 o più figli), di quelle con persona di riferimento giovane o di mezza età, delle famiglie operaie e di quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione. Queste criticità sono la diretta risultante di un sistema di welfare privo di un sistema universalistico di contrasto della povertà (unico caso in Europa insieme a Grecia e Ungheria), piuttosto avaro con le famiglie e i bambini (i relativi stanziamenti nel 2010 ammontavano al 4,6 per cento della spesa sociale in Italia, contro l’8 per cento della media UE) e pieno di buchi nella rete di sostegno dei disoccupati (secondo il rapporto CNEL sul mercato del lavoro nel 2011 i beneficiari di indennità di disoccupazione o mobilità erano pari a solo il 30,6 per cento delle persone in cerca di occupazione).

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