venerdì 17 maggio 2013

L. elettorale, Cassazione invia atti a Consulta: "Premio maggioranza altera equilibri" - Repubblica.it

L. elettorale, Cassazione invia atti a Consulta: "Premio maggioranza altera equilibri" - Repubblica.it

26 commenti:

luciano ha detto...

Dobbiamo ringraziare Felice Besostri, Aldo Bozzi e gli altri avvocati che
con tenacia e passione civile hanno affrontato tutti i gradi di giudizio
fino ad ottenere, finalmente, il riconoscimento della verosimile
illegittimità costituzionale della legge elettorale vigente. La Consulta
si era già espressa - incidentalmente - per l'incostituzionalità del
Porcellum, sollecitando in sostanza i giudici a trasmetterglielo. Ma nessun
giudice di merito aveva osato farlo.

Bravo il nostro Felice !

Luciano Belli Paci

franco ha detto...

SISTEMA ELETTORALE E CONSULTA: LA LEGGE ACERBO ERA PIU’ DEMOCRATICA

dal blog: http://sinistrainparlamento.blogspot.it

“Repubblica” pubblica la notizia: da indiscrezioni molto attendibili la Cassazione
ha deciso di rinviare alla Corte Costituzionale la legge elettorale del 21 dicembre
2005, con la quale si è votata per le elezioni politiche del 2006, 2008 e 2013.

Un risultato di grande importanza ottenuto da 27 avvocati, rappresentati dall’avv.
Aldo Bozzi di Milano, nipote di quell’esponente liberale che presiedette nel 1995 la
prima “Bicamerale per le Riforme”, che avevano presentato un esposto denunciando
l’incostituzionalità della legge : incostituzionalità evidenziata soprattutto
attraverso l’attribuzione di un premio di maggioranza abnorme, che non prevede il
raggiungimento di alcuna soglia e che presenta “anomalie delle anomalie” il voto
indiretto proprio perché “non consente quello diretto ai singoli candidati
concorrenti”.

franco ha detto...

Espressa soddisfazione per questo esito, tutt’altro che scontato e ribadito che, a
mio giudizio, molti dei guai che ha incontrato negli ultimi 20 anni la democrazia
italiana siano stati dovuti al davvero improvvido esito referendario del 18 aprile
1993, che consentì il passaggio dal sistema elettorale maggioritario a quello misto
maggioritario (75%) e proporzionale (25%) fino all’aberrazione attuale, vale la pena
di rimarcare come l’attenzione non debba essere puntata esclusivamente sul premio di
maggioranza e sulle liste bloccate, ma come vi siano altri aspetti da sottoporre al
mirino della critica più serrata.

franco ha detto...

E’ il caso della difformità delle soglie di sbarramento, con l’assurdità della
differenza di percentuale da raggiungere per chi sta in coalizione o chi si presenta
in conto proprio (addirittura nella coalizione è previsto il recupero del miglior
perdente com’è accaduto, nel 2013, alla Lista Tabacci che con lo 0,6% ha ottenuto
sette seggi): se davvero una soglia di sbarramento deve esistere.

Non sta scritto da nessuna parte che la soglia di sbarramento sia necessaria:
sistemi per evitare un eccesso di frammentazione ne esistono di vario tipo, senza
ricorrere alla soglia. Del resto nel Parlamento italiano eletto con il sistema
proporzionale adoperato tra il 1948 e il 1992, almeno fino al 1987 allorquando il
rapporto tra politica e società ha cominciato vistosamente a sfrangiarsi e hanno
cominciato ad andare in crisi i partiti di massa, agivano – più o meno – non più di
8 partiti: successivamente, con il cosiddetto “Mattarellum” di cui molti invocano
il ritorno, è stato impossibile contarli sulle dita delle due mani.

Senza scandalizzare nessuno credo si possa affermare che era più “democratica” la
legge elettorale promulgata con Regio Decreto n.2694 del 13 Dicembre 1923: la legge
tristemente nota come “Legge Acerbo” attraverso la quale il fascismo pervenne
“legalmente” (si fa per dire..) al potere.

All’articolo 28 la Legge Acerbo infatti prevedeva il raggiungimento di una soglia
del 25% (almeno quella! Nella legge attuale non vi è traccia.. I fascisti poi
raggiunsero il 67% a forza di manganellate e olio di ricino, ma almeno quei voti
avrebbero dovuto prenderli in ogni caso..). Inoltre il quoziente di minoranza non
prevedeva il raggiungimento di alcuna soglia di sbarramento, come invece accade
adesso.

Si trattava, comunque, di un premio di “minoranza”, mentre la legge con premio di
maggioranza del 1953, la famosa “legge truffa” contro la quale le sinistre
scagliarono un’opposizione formidabile in Parlamento e nel Paese prevedeva, alla fin
fine, un vero e proprio “premio di maggioranza” da assegnare ai partiti
“apparentati” (non si parlava, allora, di coalizioni) che superassero il 50% + 1 dei
voti validi (il blocco di centro DC-PSDI-PRI-PLI si fermò al 49,8%, 40.000 voti al
di sotto della meta).

La “legge truffa” non passò perché la DC alzò eccessivamente la quota di maggioranza
dei seggi fino al 65%, con l’intento di realizzare all’interno di questa percentuale
la maggioranza assoluta da sola, provocando scissioni dal PRI , dal PSDI e dal PLI
di piccoli gruppi che, alla fine, presentatisi autonomamente, pur non realizzando il
“quorum” necessario per avere rappresentanti in Parlamento sottrassero voti
probabilmente decisivi (per la verità storica occorre, comunque, ricordare che
rispetto al 1948 la DC perse suffragi soprattutto a destra e al Sud verso monarchici
e neo-fascisti, mentre i socialdemocratici non ripetettero l’exploit di cinque anni
prima (7,1%) essendo il partito socialista presentatosi distinto da quello
comunista, come invece non era avvenuto il 18 Aprile 1948 con la lista del Fronte
Democratico Popolare.

In ogni caso attendiamo tutti l’esito del dibattito alla Corte Costituzionale: ci
vorranno 6-7 mesi per vederlo pronunciato. Nel frattempo è probabile che in
Parlamento si cerchi di rimediare una qualche contromisura, ma, almeno dal mio punto
di vista, l’occasione sarebbe buona per porre, a sinistra, due temi: quello del
rapporto tra rappresentanza e governabilità e quello del sistema elettorale
proporzionale.

Franco Astengo

felice ha detto...

L'ordinanza n. 12060/13 della Prima Sezione della Casazione, rimettendo il porcellum alla Corte Costituzionale cambia segno alla politica. Il ricatto della destra di andare al voto se non si fa quello che vogliono loro confidando sui sondaggi che la danno in testa e quindi tributaria del premio di maggioranza, è un'arma spuntata . Nessun Presidente della Repubblica scioglierebbe mai le Camere con una legge elettorale sotto esame della Consulta http://www.corriere.it/politica/13_maggio_17/legge-elettorale-cassazione-boccia-premio-maggioranza_4a6bb2ee-bee7-11e2-be2c-cd1fc1fbfe0c.shtml
La Corte di Cassazione, Sez. I Civile ha fatto proprie le censure ci costituzionalità di 27 cittadini elettori patrocinati dagli avvocati Bozzi e Tani in un giudizio che prendeva le mosse dalle sentenze n. 15 e 16 del 2008 della CORTE COSTITUZIONALE DOVE LE CENSURE ERANO GIà STATE SOLLEVATE DALL'AVV. FELICE BESOSTRI nel febbraio del 2008. L'avv. Besostri, già componente della commissione affari costituzionali del Senato, è lo STESSO CHE HA DISCUSSO IL RICORSO DAVANTI ALLA CASSAZIONE LO SCORSO 21 MARZO.Si poteva arrivare prima se i giudici amministrativi avessero rimesso alla Corte la legge nei ricorsi contro le elezioni del 2008 e il Tribunale e la Corte d'Appello di Milano non si fossero, illegittimamente sostituiti alla Corte Costituzionale. Un pensiero va anche ai mezzi di comunicazione che hanno ignorato le vicende per ben 5 anni, con l'eccezione del Riformista diretto da Emanuele Macaluso e l'Avvenire dei Lavoratori pubblicato a Zurgo ed anche alle organizzazioni e associazioni politiche di qualsivoglia coloire che non hanno sostenuto politicamente il ricorso, anche qui con una sola eccezione, il Gruppo di Volpedo






Felice Besostri

lanfranco ha detto...

mi complimento con felice. lunga e solitaria battaglia. ma alla fine c'è un giudice a berlino!

maurizio ha detto...

La tenacia di Felice, dell'avvocato Aldo Bozzi e degli altri legali che si sono impegnati con loro è stata premiata. Parafrasando Fabrizio De André possiamo dire che anche dal letame in cui è immerso il Paese talvolta sboccia qualche fiore e questo è un gran bel fiore. Però adesso non si facciano avanti a rivendicare il merito i soliti grandi giuristi. Parlo ovviamente di Gustavo Zagrebelsky, di Rodotà e di Ainis. Loro non sono andati oltre qualche articolo suppongo ben remunerato.
Fraterni saluti
Maurizio

Alberto ha detto...



Mi associo ai ringraziamenti per Besostri e Bozzi.
Finalmente una buona notizia, anche se sarebbe toccato al PD muoversi un po'
prima .... a meno che.... anche al PD il porcellum non dispiace poi de
tutto. Berlusconi un giorno si e l'altro pure da gli ultimatum a Letta e il
PD non è capace di intimare a Letta di presentare entro un mese in
parlamento un decreto per l'abolizione del porcellum e il ripristino del
mattarellum ... in attesa delle fantomatiche modifiche del sistema
costituzionale per una nuova legge elettorale.


salvatore ha detto...

Il risultato di Felice è grande per due ragioni:

1) Culturale. Ha dimostrato che non occorre essere "grillini" per contrastare un certo sistema. Vivaddio esistono ancora delle garanzie formali, esiste una Costituzione, e se si ha la volontà e la coscienza si può fare lotta politica in questo ambito ed ottenere dei risultati. Ovviamente non si può ridurre la lotta politica solamente ad una questione di leggi e ricorsi in tribunale, perchè sappiamo bene che la differenza fra Costituzione Formale e Costituzione Materiale è dettata proprio dai rapporti di forza politici nel paese. Ma la Costituzione ancora esiste, e finché regge nei principi fondamentali, è ancora un'ottima arma per agire, come cittadini, e ottenere risultati politici. Questa è dunque la prima ragione: non è necessario sbraitare e mandare vaffa a tutti o agitare il fantasma dell'antipolitica, ma si possono usare strumenti disponibili, a patto di conoscerli ed essere determinati. Consentitemi una scherzosa battuta: compagno Felice, hai dato un ottimo esempio di moderno pragmatismo Leninista!


salvatore ha detto...

2) Politico. Questo risultato rimette in gioco il tema delle riforme istituzionali NEL COMPLESSO. E' vero che la parte della costituzione che non può essere modificata è solo la prima, sui principi fondamentali, e quindi l'ordinamento dello stato può e deve essere adattato ai tempi e alle necessità storiche. Ma tali adattamenti non devono essere un modo surrettizio per stravolgere i principi democratici del nostro ordinamento repubblicano-parlamentare-rappresentativo. Sono proprio questi infatti gli argomenti utilizzati nella pronuncia della Cassazione: il porcellum è stato attaccato in quanto non garantiva rappresentanza adeguata. Allora, se tanto mi da tanto, mi sembra che gli appelli per il ritorno a Mattarellum o la ricerca di soluzioni comunque maggioritarie siano sbagliati. Ad esempio, sull'ultimo numero dell'Avvenire dei lavoratori, scrive così Stefano Ceccanti:

salvatore ha detto...

"(....) Tuttavia spetta alla politica, tra le varie soluzioni possibili individuare quelle piu' efficaci, oltre che coerenti col chiaro responso del referendum elettorale del 1993 sul maggioritario. (....) Le soluzioni sensate per una legge ponte sembrano essere due: o l'inserimento della soglia e in caso di mancato raggiungimento di essa un doppio turno nazionale di spareggio tra le due coalizioni piu' votate dopo il quale assegnare il premio o il ripristino della legge Mattarella con alcuni correttivi di tipo maggioritario."


Secondo me l'errore di fondo è proprio insistere sull'idea maggioritaria, che, in nome di un astratto principio di superiorità del bipolarismo (sancito da chi? boh!) e di una (dimostratasi inesistente) garanzia di governabilità, hanno portato ai referendum degli anni '90 e da lì a tutti i successivi disastri.

E' tempo di dire, politicamente, che si deve tornare ad un sistema proporzionale, e che i governi non devono essere precostituiti ma devono essere il risultato di ragionevoli accordi fra le forze presenti in parlamento. Ovviamente questo ha senso se le forze presenti in parlamento sono veramente rappresentative. Come garantire la governabilità e la snellezza procedurale? Credo che anche un bambino lo capisca: si deve abolire il bicameralismo perfetto, e, fra l'altro, trasformando il Senato in camera delle regioni (dove, a mio parere, dovrebbero andare solo 5 rappresentanti per regione, tre nominati dalla maggioranza e due dall'opposizione di ciascun parlamento regionale) si riuscirebbe ad attuare veramente quel principio di autonomia regionale che già era presente nella Costituzione ma che non si è mai veramente applicato (vi ricordate che solo negli anni '70 furono istituite le Regioni?)


Lo so che alcuni compagni mi risponderanno che così non andremo mai al governo....... Questo potrebbe essere anche vero, ma solo fino ad un certo punto, per due motivi:

1) La capacità di essere egemoni nella società non può discendere da una scorciatoia tecnico giuridica, ma deve essere il risultato di una reale condivisione dei nostri valori da parte della società. Altrimenti, cercare un trucco per governare da soli anche senza maggioranza, è tanto democratico quanto lo era l'Unione Sovietica. La democrazia è un valore in sé e per sé, e va rispettata anche quando non ci piacciono i risultati


2) Anche se non si ha la maggioranza assoluta, ugualmente si possono trovare ampi consensi e poi cercare accordi con blocchi sociali non troppo lontani da noi. Ad esempio, il blocco cristiano-sociale presenta la possibilità di condividere molte cose: non tante per fare un partito unico (il fallimento del PD è lì a dimostrarlo) ma senz'altro abbastanza da fare buone riforme e governare insieme. Certo, più voti si riescono a prendere, meglio è dal punto di vista dei rapporti di forza e della possibilità di realizzare certe riforme piuttosto che altre, ma la conquista dei consensi è proprio il "sale" della vita politica.


Allora proprio adesso, dopo il pronunciamento della Consulta, occorre tenere gli occhi aperti: va combattuto qualsiasi progetto di stravolgimento in senso presidenziale o semi-presidenziale del nostro ordinamento democratico.



Fraterni saluti


Salvatore Salzano

claudio bellavita ha detto...

non sono bravo come Salzano, però dopo tanti anni di questa pessima seconda repubblica, mi sono convinto che non c'è alternativa all'uninominale a doppio turno, senza recupero proporzionale su scala nazionale e con obbligo di primarie , che magari rientrino nelle regole che un partito deve darsi per avere il finanziamento pubblico. Fermo restando che se una parte di italiani ama votare per dei partiti padronali, dove le nomine e le candidature le fa il leader, devono poterlo fare "senza oneri per lo stato".
In questo modo si attua, a mio parere, il massimo di democrazia compatibile con la governabilità. Resteranno fuori, come in Francia, Monti e Rutelli, e la cosa mi fa piacere, resteranno fuori le mosche cocchier che dal 1963 fanno scissioni per "ricostruire la sinistra italina ", e non prendo il lutto per questo, nè mi risulta che in Francia lo abbiano preso per Melenchon, che vale 5 Vendola, culturalmente e elettoralmente. Se ha voti proporzionali a sufficienza, può fare il deputato europeo, che non è un brutto posto per chi vuole teorizzare e non governare.

luciano ha detto...

Il Mattarellum era un pessima legge, che solo quella boiata del Porcellum poteva far rimpiangere.
Col Mattarellum convivevano in modo schizofrenico un sistema iper-maggioritario a turno unico, che costringeva a fare delle ammucchiate assurde, ed un sistema proporzionale che spingeva ogni partito a mettere il proprio simbolino.
Col Mattarellum c'era un parlamento di nominati appena meno spudorato di quello prodotto dal Porcellum: nella quota proporzionale (25 %) il meccanismo di lista bloccata era identico, nella quota maggioritaria (75 %) i collegi marginali erano circa il 20 % e quindi in tutti gli altri bastava metterci un candidato qualsiasi per farlo eleggere (ricordate il Mugello ?); per giunta l'incertezza di quel 20 % era in larga misura sterilizzata dalle candidature plurime (in più collegi e/o in collegi e listino proporzionale) che garantivano comunque l'elezione ai prescelti dalle direzioni. La possibilità di scelta dell'elettore era per certi aspetti perfino più ridotta rispetto al Porcellum. Infatti, col Porcellum puoi almeno sceglierti il partito, mentre col Mattarellum dovevi per forza votare il candidato messo dalla coalizione nel tuo collegio, che poteva essere di un partito diverso da quello che avresti votato tu (io, che ero iscritto ai DS, una volta ho dovuto votare un certo Amoruso Battista dell'Udeur, che se non erro oggi è in galera o ai domiciliari ...). La frammentazione era endemica e, contrariamente alla vulgata, era creata dai collegi, che erano spartiti col bilancino tra gli innumerevoli partiti della coalizione, non dalla quota proporzionale dove vi era lo sbarramento al 4 % che solo 5 o 6 partiti erano in grado di superare. Le primarie, col Mattarellum, sarebbero state improponibili, visto che occorreva garantire un accordo nazionale spartitorio.
Infine, col Mattarellum, una volta saltato il bipolarismo forzoso, alle elezioni di quest'anno avremmo avuto lo stesso risultato di ingovernabilità.
Lo dico non perché mi affascini la mitologia del popolo che si sceglie il governo - che nei sistemi parlamentari non esiste - ma perché vedo che molti cercano di far credere che lo stallo con una legge elettorale diversa non ci sarebbe stato, mentre il problema è politico, non di regole.
Perfino col sistema più maggioritario del mondo, in Gran Bretagna, una volta saltato l'assetto bipartitico hanno dovuto fare un governo di coalizione dopo le elezioni.

Luciano Belli Paci

salvatore ha detto...

Caro Claudio, non sono poi così bravo come dici, altrimenti sarei stato più convincente.
Vorrei spiegarti perchè su questo punto del sistema elettorale, contrariamente a come avviene per i tuoi altri interventi, non sono d'accordo.
Proprio oggi un intervento di Luciano Belli Paci sottolinea come il maggioritario non sia affatto una soluzione se non si risolvono prima dei nodi politici molto importanti, e, venerdì scorso un intervento di Franco Astengo invitava a riflettere sulla legge elettorale.

Vediamo se riesco a dire qualcosa di utile alla riflessione.

1) Il tuo ragionamento parte da una premessa che è quella del VOLER governare. Da questo punto di vista ne consegue, logicamente, che occorre trovare una forma di rappresentanza che elimini le piccole forze disturbatrici e minoritarie che impediscono di ottenere una maggioranza sufficientemente forte. Se il tuo obiettivo è INNANZITUTTO voler governare, allora hai ragione, niente di meglio di un uninominale che elimini Rutelli, Monti e Vendola. Però ti chiedo, onestamente, credi davvero che in un tal sistema ci sarebbe spazio per idee veramente di cambiamento? Idee che magari sono minoritarie, ma degne di essere rappresentate e che magari possono anche incidere nel definire la vita politica nazionale? Credi davvero che ci sarebbe spazio per idee Socialiste????

salvatore ha detto...

Anche ammesso che con qualche trucco elettorale riuscissimo a prendere saldamente in mano il governo, sei convinto che senza "disturbatori" si riuscirebbe a governare e fare cose importanti per questo paese? Guarda gli USA e dimmi: ti sembra normale che il presidente dello stato più forte del mondo non possa dare un sistema sanitario degno di questo nome ai propri cittadini? Eppure nella tanto vituperata Italia della prima repubblica, una sinistra che partecipava si e no al governo (un pezzo fuori e un pezzo dentro) è riuscita ad ottenere ben altre conquiste, al punto che un giorno ormai lontano (politicamente parlando) anche Cossiga si lamentò e disse che in questo paese occorreva eliminare le sacche di Socialismo presenti. Ergo: essere al governo non significa necessariamente poter cambiare le cose, se non ci sono i rapporti di forza nel paese, al contrario se si è forti si può incidere e molto, magari insieme ad altri, ma questa è la democrazia, non è una cosa "strana"......

2) Ogni volta che qualcuno torna a parlare di rappresentanza e di democrazia viene subito accusato, direttamente o implicitamente, di voler fare testimonianza e di non voler governare. Questo non è giusto, né dal punto di vista logico né dal punto di vista della correttezza nei confronti dell'interlocutore. Io voglio governare, eccome, tant'è che in molte mail precedenti ho elencato provvedimenti che ritengo importanti e che hanno trovato riscontro in tantissimi altri interventi e sono il programma di una sinistra riformista. Semplicemente credo nella forza delle idee, se sono giuste e se vengono lasciate libere di esprimersi prima o poi riescono a far breccia, e credo che i grandi cambiamenti possano venire solo se sono innanzitutto cambiamenti nel Paese, fra la gente. Infatti il vero problema che abbiamo adesso sono i 20 anni di cultura liberista che ha impregnato il Paese, e pertanto rende difficile tornare a parlare di giustizia, di equità, di difesa del lavoro, di beni comuni.......

Poi, probabilmente, potremo fare poco, e in questo mi sento molto vicino a quanto ha scritto domenica scorsa Paolo Zinna, e del quale intervento riporto il finale:

"Che fare, allora? Nessuno ha una risposta attuale, incontrovertibile. E'
opportuno dunque che ciascuno prosegua, per ora, nel percorso politico che
si è scelto, aspettando che il tempo ci indichi quale era la via del
successo. Nel frattempo, dovremmo mettere il silenziatore alle polemiche,
anche se giustificate, e alle rivendicazione di superiorità (meno
giustificate). Forme blande di collaborazione e di confronto reciproco,
come quelle proposte, senza pretese di primazia, dal Network per il
Socialismo Europeo, sono in questo momento le più utili a rafforzare la
sinistra."

Un saluto fraterno .....
Salvatore Salzano

felice ha detto...

gI sistemi politici e le leggi elettorali sono in relazione, ma è un'illusione pensare di modificare il sistema politico agendo soltanto SULLA LEGGE ELETTORALE. L'Italia è L'ESEMPIO CON 2 LEGGI MAGGIORITARIE mattarellum e porcellum. Un Fracasso anche perché con l'ossesione di non lasciar spazio al centro( premio di maggioranza e soglie di accesso sono una contraddizione) hanno commesso errori tecnici, in parte voluti perché la Lega non voleva dare un premio che potesse prescindere dai suoi voti. Per avere un doppio turno alla francese non si può prescicere dall'elezione diretta del Presidente perché è quella che da legittimità con la maggioranza assoluta del secondo turno, anche alle succesive elezioni parlamentari. Secondo esiste la disciplina repubblicana per cui al secondo turno la sinistra vota il candidato piazzato meglio e sul lato della destra un isolamento dei fascisti frutto del gaullismo tradizionale. In Italia non c'è disciplina repubblicana e la destra imbarca persino Casa Pound: quindi vittoria della destra assicurata. Per passare ad un sistema semipresidenziale occorre a sinistra un partito che non c'è ovvero c'è sociologicamente il PD, ma non politicamente perché su temi fondamentali come i diritti di libertà è confuso e quindi non avrà l'appoggio dell'elettorato generico di sinistra e della sinistra sinistra. Il modello Veltroni/Renzi prende voti al centro ma li perde per astensione dal voto a sinistra. Con il porcellum era possibile vincere con meno del 30%, se viene annullato il premio di maggioranza o si pone la soglia al 40% non più. Nello stato attuale il primo compito prima della RIFORMA ELETTORALE è L'ATTUAZIONE DELL'art. 49 cOST. Tra le cose che sembrano secondarie è proibire la proprietà privata di simboli che si presentino alle elezioni. Soltanto un partito politico registrato e per essere registrato deve avere uno statuto democratico può essere titolare di un simbolo elettorale. In ogni caso non si può proibire l'uso di un smbolo a chi sia stato eletto con quel simbolo. Il potere dei Grillo, dei Pannella, dei Di Pietro dei Berlusconi sarebbe finit. Secondo punto collegare la presentazione delle liste a livelli statutari. Ora il delegato del Presidente e/o segretario nazionale di un partito può presentare la lista che vuole senza un voto di nessun organo. Questo è più importante del sistema elettorale, non per nulla nessun partito ne parla.


Felice Besostri

martelloni ha detto...

Il compagno Belli Paci ha sacrosanta ragione storico-politica. In Italia, in
particolare, l'introduzione del sistema uninominale maggioritario ha
significato una potentissima regressione proto-liberale che doveva – ed ha -
concorrere a sfasciare e/o reder sempre più liquidii i partiti della cosiddetta
prima repubblica, nonché a reintrodurre un moderno "notabilato" politico-
professionale neogiolittiano (sebbene con una qualche mediazione burocratica
dei vertici di partito). Parimenti si voleva impedire, tendenzialmente, la
rappresentanza politico-parlamentare di forze di opposizione che partivano da
posizioni necessariamente minoritarie. Insomma: non doveva darsi l'opportunità
che dalla fine del PSI e del PCI potesse nascere e crescere una nuova forza "di
sinistra" a sinistra del PDS, (e poi DS e poi PD). Al proposito si veda
quanto segue (che è banalmente preso dalla rete):

«Il Sistema Elettorale più antico è quello maggioritario a collegio
uninominale, introdotto fin dal 600 in Inghilterra ed ancora vigente in quel
paese.

Tale sistema è stato adottato dai regimi liberali europei dell’800 (in Italia
fino al 1919) ed è attualmente in uso nei principali paesi di lingua inglese
(Stati Uniti, Canada, Australia).

Il territorio del paese viene suddiviso in tante aree geografiche (denominate
collegi) quanti sono i deputati, o i senatori, da eleggere.

Ad ogni collegio compete l’elezione di un solo deputato o senatore e, per tale
ragione viene definito collegio uninominale.

Ogni partito, o coalizione di partiti, presenta, in ciascun collegio, un solo
candidato e gli elettori hanno la possibilità di scegliere tra i candidati
designati da ciascun partito.

Viene eletto deputato o senatore il candidato che ha ottenuto il maggior
numero di voti all’interno di ogni collegio.

Tale formula elettorale determina la conseguenza secondo la quale i voti che
sono andati ai candidati rimasti in minoranza vengono perduti.

Il parlamento è, infatti, formato dai candidati risultati vincenti in ciascuno
dei collegi uninominali in cui è suddiviso il territorio nazionale.

Appare evidente, al riguardo, come tale sistema elettorali penalizzi i partiti
di piccole dimensioni.

Difatti, qualora un partito (o una coalizione di partiti), pur ricevendo una
consistente minoranza di voti in ciascun collegio, non abbia ottenuto il primo
posto in alcuno di essi, non avrà nemmeno un rappresentate nel Parlamento.

Il sistema maggioritario, allora, costituisce un disincentivo alla formazione
e alla presentazione di piccoli partiti, favorendo, viceversa, la formazione di
un sistema di partiti basato da pochi, grandi raggruppamenti.»

felice ha detto...

Finalmente si discute nel merito e non di formule elettorali inventate per
scopi come la governabilità, che in sé non significa nulla se non si sa quel
che di vuol fare al governo. Un esempio avesse avuto la maggioranza anche al
Senato IBC cosa succedeva della TAC(no TAV) in Val di Susa? e se nella
maggioranza c'era Monti del Ponte sullo Stretto? Senza politica non c'è
ingegneria elettorale che tenga. Lavoriamo per una nuova maggioranza sociale e
politica ( e l'ordine non è casuale). Mi piace questo slogan della campagna
della Bachelet per l presidenziali cilene


Felice Besostri

felice ha detto...

In Australia, come in Irlanda, si vota con il voto singolo trasferibile per cui
il voto per candidati minori non rimane senza effetto. Il maggioritario
uninominale ad un turno svantaggia i partito minori nazionali, mentre premia
quello localistici, come è successo in Scozia e nel Galles

Felice Besostri

claudio bellavita ha detto...

mah...caro Salzano, mi sembra che in Gran Bretagna e in Francia
l'uninominale abbia consentito grossi cambiamenti uniti alla governabilità
dei cambiatori.
Il fatto che dopo Blair i laburisti si siano spostati a sinistra con il
Milliband meno blairiano ha determinato un successo mai visto dei liberali,
che a loro volta potrebbero subire una batosta per esersi spostati troppo a
destra alleandosi con Cameron senza averne spazio. In Francia, col doppio
turno che elimina la necessità di paracadutare gli alleati nei collegi
buoni, e consente di fare le primarie in tutti, mi sembra che le cose siano
ancora più semplici, ed è certo che Mitterand e ora Hollande sono un grande
cambiamento rispetto ai loro predecessori. In nessuno di questi paesei si è
mai fatta la "grande coalizione" che invece piace tanto ai tedeschi, il cui
sistema elettorale piace tanto al PD...Un sistema tedesco con uno
sbarramento ancora più basso del 5% praticato dai tedeschi potrebbe avere la
firma del Gattopardo...

claudio bellavita ha detto...

neanche io ce l'ho con Luciano BP, anzi. Però io per grande coalizione
intendo quella che si è fatta due volte in germania, tra destra e sinistra e
che piace tanto al PD che ha silurato Bersani per attuare il governo Letta.
Dopo di che, fino a non molto tempo fa anche io giudicavo il sistema tedesco
il migliore per l'Italia, adesso ho dei dubbi, sarebbe senz'altro più
democratico il doppio turno alla francese, che , mi pare , al secondo turno
manda al ballottaggio i primi 3, ma soprattutto consente di fare delle
primarie di collegio e non le porcate del mattarellum. Nel ballottaggio,
fino a ieri c'era un alto rischio di prevalenza del grillino, ma mi sembra
che stiano facendo parecchio per autodistruggersi. Renzi (se è lecito
nominarlo qua sopra) ha preso un diluvio di applausi al salone del libro,
con una platea di 2000 persone in gran parte giovani, quando ha cominciato a
sfotterli perchè invece di proporre delle riforme parlano solo delle
ricevute delle loro pizzerie...Adesso si oppongono a regolare il
finanziameto ai partiti perchè Grillo non vuole ammettre che comanda solo
lui...

carlo ha detto...

Solo per precisare a Claudio Bellavita, oltre a quello già detto da Luciano
Belli Paci ( condivido), che anche con il collegio uninominale a doppio turno
in Francia si paracadutano gli alleati minori, com'è successo più volte per
verdi e MRG ( Mouvement Radicaux de Gauche) in collegi sicuri, spesso con
rivolte, più o meno contenute, degli elettori socialisti. Questo solo per dire
l'ovvia banalità che non esistono sistemi elettorali perfetti e che comunque
spetta, in ultima istanza, agli eletti interpretare al meglio gli orientamenti
dell'elettorato per dare al proprio paese il governo possibile in quel
determinato momento.

giovanni b. ha detto...

Luciano à sempre lucido e preciso. Condivido. Mi domando: è possibile condividere una proposta di sistema elettorale nell'ambito del Circolo Rosselli ed, eventualmente, almeno in una parte della galassia dei circoli socialisti ormai presenti e dialoganti anche oltre il nord- ovest? Sono sempre stato proporzionalista, con una preferenza per sistemi quale quello tedesco, ma, con l'importanza che ha assunto il Movimento cinque stelle e la sua indisponibilità a stringere alleanze, mi chiedo se un sistema uninominale a doppio turno non sia l'unica soluzione in grado di garantire diritto di scelta agli elettori e governabilità. Cari saluti. Giovanni Baccalini

felice ha detto...

SALVIONI DICE COSE ESATTE E POI IN FRANCIA Sarà SEMPRE Più DECISIVO IL RUOLO
DELLE TRIANGOLARI CHE SE FOSSEERO MOLTE DI Più FAREBBERO SALTARE IL BIPOLARISMO
SUL QUALE DI REGGELA LEGGE ELETTORALE. TORNO A RIPETERE I PROBLEMI DEL SISTEMA
POLITICO NON SI RISOLVONO CON LE LEGGI ELETTOIRALI. NON è UN CASO CHE IN GRAN
Bretagna SI FARà PRIMA UN REFEREMDUM SULL'Europa CHE SUL SISTEMA ELETTORALE,
CHE PURE ERA UNO DEGLI ACCORDI PER LA NASCITA DELLA COALIZIONE. Propongo un
nuovo compito cosa si fa per la legge elettorale europea altrettanto
incostituzionale e per i rimborsi elettorali in contrasto con la normativa
europea? aspettiamo Bozze e il sottoscritto o ne facciamo un'iniziativa
politica. Per tornare a bomba trascrivo il mio post ad un articolo di SALVI NEL
BLOG DELLA NENNI:
Approfitto dell'occasione per ricordare che questo risultato è dovuto
unicamente all'acribia e caparbietà di un gruppo di cittadini, tra i quali
anch'io membro del CdA della Fondazione Nenni, che si opposero all'ammissione
dei referendum elettorali del Prof. Guzzetta ( a proposto il silenzio di Parisi
e Veltroni, che appoggiarono quei referendum, sull'Ordinanza della Cassazione
è significativo) ,che l'incostituzionale premio di maggioranza volevano
attribuire alle sole liste e non più anche alle coalizioni. I referendum furono
ammessi e respinti solo per mancanza di quorum: bisogna dire grazie ai morti
ancora iscritti nel registro elettorale!

felice ha detto...

Ci hanno salvato da un golpe
istituzionale. Tuttavia le sentenze di ammissione n. 15 e 16 del 2008
contenevano quell'avvertimento sul premio di maggioranza. Nessun partito o
movimento politico ha proseguito la lotta, anche quelli contrari al premio di
maggioranza, ma assolutamente favorevoli alle soglie e soprattutto alle liste
bloccate. In sede di giudizio politico li si deve criticare, ma d'altronde
senza liste bloccate non sarebbe venuta alla luce Sinistra Arcobaleno nel 2008
e Rivoluzione Civile nel 2013. Un fracasso così si impara ad abbandonare per
un'illusoria convenienza contingente i principi costituzionali di forma di
governo parlamentare e UN SISTEMA Elettorale SOSTANZIALMENTE PROPORZIONALE COME
QUELLO disegnato dalla Costituzione. Nell'Ordinanza ma è sfuggito, non per
caso, alla maggioranza dei commentatori, si critica il premio perché concorre a
costituire gli organi di garanzia in maniera non pluralista e , aggiungo,
rendendo più difficile per le opposizioni parlamentari persino di chiedere i
referendum confermativi sulle modifiche costituzionali ( art. 138 Cost), il M5S
con il 25,5% dei voti non ha in nessuno dei rami del parlamento il quinto
necessario per chiedere i referendum. Il gruppetto di cittadini ha sostenuto in
varia composizione 3 giudizi innanzi alla Corte Costituzionale, 3 ricorsi alla
giustizia amministrativa, un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo
3 giudizi civili fino alla Cassazione perché Tribunale e Corte d'Appello di
Milano non hanno applicato la legge che impone di trasmette la eccezioni di
costituzionalità alla Corte Costituzionale quando non siano manifestamente
infondate: chissà se almeno ora provano vergogna? Il tutto nel più assoluto
silenzio stampa, con due eccezioni il Riformista di Emanuele Macaluso, Mondo
Operaio di Luigi Covatta e l'Avvenire dei Lavoratori di Zurigo duretto da
Andrea Ermano. Voglio ricordare anche Il gruppo di Volpedo che appoggiò i
ricorsi nella fase finale e la Fondazione Nenni che alla vigilia della Sentenza
della Corte d'Appello di Milano ospitò un seminario sulla riforma della legge
elettorale introdotto dal duo presidente Giuseppe Tamburrano. E' anche
n'occasione per ricordare che tra i costituzionalisti solo Augusto Cerri
appoggiò sempre anche con consigli i ricorsi, mentre altri che pure scrivono
sui giornali e vanno per la maggiore nella difesa del diritto si negarono
persino ad intervenire per rompere il muro di silenzio. Do una notizia in
anteprima ci sono problemi di costituzionalità e di contrarietà ai trattati UE
anche sulla legge elettorale italiana per il Parlamento Europeo, anche qui
dovranno agire in proprio dei singoli cittadini. PSI, SEL, Verdi e
Rifondazione impugnarono nel 209 le elezioni europe, ma poi abbandonarono la
lotta in primo grado. Ora l'Ordinanza ha aperto una strada per riproporre la
questione prima delle elezioni del 2014. Stavolta per chi suona la campana?


Felice Besostri

paolo ha detto...

Mi pare che, circa il sistema elettorale, dobbiamo tener fermo un principio
con particolare attenzione: la politica deve produrre decisioni giuste, in
base ai nostri valori. Ciò indipendentemente dagli effetti a breve termine
che avranno su questa o quella formazione politica. In particolare, la
rappresentanza, in linea di principio, deve riflettere la società
sottostante; per discostarsi ad questa linea occorrerebbero ragioni assai
profonde, ben al di là della superficiale maggior "capacità di produrre con
facilità decisioni" (perché a tanto si riduce la "governabilità") . Perciò,
il sistema proporzionale è assolutamente da preferirsi - se i risultati
daranno potere a M5S, saranno gli elettori ad averlo voluto. Ce ne faremo
una ragione. Cari saluti
Paolo Zinna